Autore Topic: le due parole  (Letto 40266 volte)

ciro

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Re:le due parole
« Risposta #210 il: Aprile 17, 2013, 06:27:16 »
Frequento poco questa sezione e forse sbaglio. Il racconto di Claudia è meraviglioso, anche se fuori sezione, riuscirebbe a staccare qualunque bambino dal suo amato vidogioco. Ma definirla favola per bambini sarebbe ingiusto. Oltre alla fantasia contiene la grazia e la  delicatezza che abbiamo conosciuto nella nostra infanzia quando non c'era la dannata fretta, anche nello scrivere e leggere un racconto. Un braciere acceso al centro e intorno qualche adulto e tanti bambini ad ascoltarti a bocca aperta con una meraviglia che va scomparendo, questo sentivo e vedevo  durante la lettura.
 Vorrei ricordarti, cara Claudia, che ci sono ancora editori che pubblicano esclusivamente fiabe per bambini e se tu riesci a scriverne altre così belle avresti ottime possibilità di successo.

Ciro
« Ultima modifica: Aprile 20, 2013, 07:26:22 da ciro »

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #211 il: Aprile 17, 2013, 08:21:28 »
dai Ciro, a questo giro scrivi tu il racconto.  :D

ciro

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Re:le due parole
« Risposta #212 il: Aprile 21, 2013, 09:40:53 »
P.C.  si ritrovò in una stanza sufficientemente illuminata da una lampadina ad incandescenza che credeva ornai estinta o comunque fuori commercio. Si guardò intorno e non vi erano che scatoloni di cartone impolverati sui quali accanto alla descrizione del contenuto vi era sempre la stessa scritta: FUORI USO. Ma dove era finito, si chiese più volte. Lui si sentiva in perfetta forma, aveva ancora tanti programmi nuovi per la testa. Certo era ancora insostituibile. Non voleva certo diventare in pensionato baby.
MdS gli degnò appena di uno sguardo, da anni era lì e ne aveva visti tanti con quell’aria smarrita, prima che un cartone con la fatidica dicitura li coprisse per sempre. Con lei non era successo. Una dimenticanza o una possibile speranza? Ormai non ci pensava neanche più.  Troppo tempo era passato!
P.C. ripensava agli ultimi mesi, certo aveva subito qualche messa a punto, piccoli trapianti, qualche volta era andato in tilt, più volte gli avevano praticato la tabula rasa senza alcun riguardo per i suoi sentimenti. Troppo pesanti i lavori che doveva svolgere in tempi sempre più veloci, nemmeno il tempo di pensarci su un solo attimo, questo gli si chiedeva ininterrottamente notte e giorno.
Tra i tanti scatoloni anonimi notò MdS che subito abbassò  lo sguardo. Almeno una generazione li divideva o forse un secolo addirittura e fu subito attratto da un simile esemplare, mai incontrato prima, nemmeno nei tanti laboratori informatici che aveva visitato recentemente. Lei aveva delle forme dolci, armoniose, non squadrate come le sue giovani colleghe, seppure sempre più slanciate e sottili. Sentì subito un forte calore riscaldargli la Ram e invadergli completamente l’Hard Disk. Non gli era mai successo una cosa del genere, lui aveva pensato solo al lavoro, ad aumentare le prestazioni, senza concedersi niente di più, forse una nuova vita lo stava spettando in quella squallida stanza.
MdS sentì lo sguardo del giovane ospite che la guardava con insistenza. Divenne rossa per tanto ardore e nera per la rabbia. Che sfacciato! MdS non aveva altri colori. Lei era di una generazione in cui il pudore era ancora una valore, il valore primario per il gentil sesso. Giovani studenti ma anche grandi  scrittori avevano scritto con lei romanzi e poesie  d’amore lettera dopo lettera, parola dopo parola  correndo avanti e indietro in una frenetica danza  mentre uno scampanellio le faceva girare la testa. Ma ora non si sentiva più solo un semplice strumento da riporre un giorno in un grosso sgabuzzino.
Non  stava scrivendo una bellissima storia, la stava vivendo.  Quel giovanotto sfrontato  con due grosse spalle e mascellone squadrato alla Beautiful non abbassava lo sguardo neppure un secondo e lei non riusciva più a controllare il suo respiro affannoso. Cosa avrebbe mai potuto pensare costui? Stava perdendo la testa per così poco pensò cercando di recuperare un contegno degno di una gran signora, quale certamente lei era. Ma più soffocava i suoi sentimenti più le sue fantasie divenivano incontrollabili. Mille dita avevano battuto con forza i suoi tasti ma ora il desiderio di essere solo sfiorata con delicatezza dello sconosciuto  non aveva più confini. Intorno a lei svanivano  i cartoni impolverati, i grigi scaffali, la lampadina a luce gialla e i muri screpolati. Le tornavano in mente paesaggi meravigliosi dove la natura come sempre aveva trovato il suo sfogo e lei si rotolava come una giovane fanciulla tra verdi prati rinfrescandosi con la rugiada del mattino sotto un sole che le accarezzava la pelle. L’amore, sì, doveva essere questo l’amore su cui aveva consumato risme e nastri bicolori. E lei era innamorata, una follia certo, forse a quell’età era perfino ridicolo sentirsi innamorata o era più ridicolo non essere mai stata innamorata. Sentiva che il cuore poteva scoppiare da un momento all’altro ma non aveva paura, si muore una volta sola e quella volta sarebbe stata la volta migliore.
Superstiti frammenti di ragione le attraversavano ancora la mente: cosa mai poteva dirle questo fanciullo, un po' troppo casual per lei, cosa mai avrebbero potuto condividere insieme? Lei da un paio di decenni era fuori dal giro,non frequentava più nessuno, forse lui la guardava con compassione e lei si era illusa come una  liceale alla prima cotta. No, no, anche lui voleva conoscerla, parlare con lei, dividere qualcosa insieme, qualunque cosa, mille volte aveva descritto l’amore a prima vista per non riconoscerlo. L’amore non conosce età, cultura, regole sociali, questo aveva sempre scritto, seppure sotto dettatura. Quante mani tremanti avevano retto i suoi fogli e quante lacrime li avevano bagnati. A modo suo era un’esperta in materia. Forse che  per lei questo non era valido? Forse che l’amore aveva stupide regole?
P.C. non riusciva a togliere lo sguardo da MdS, un desiderio irrefrenabile di accarezzare e abbracciare la dolce sconosciuta cresceva in modo esponenziale soprattutto dopo che era ormai chiaro che era ricambiato, di che cosa non avrebbe saputo dire, ma forse non era il momento di farsi tante domande. Per una vita intera avevano fatto domande, anche le più strampalate,  digitando  i suoi tasti, ora non voleva più risposte, voleva vivere quei momenti meravigliosi che non aveva vissuto nemmeno quando nuovo fiammante era stato scartato tra i commenti lusinghieri dei presenti che lo guardavano a bocca aperta. Acqua passata, pensava. Voleva sascoltare la sua voce, i suoi racconti, i suoi versi, senza fretta, senza alcuna maledetta fretta. Ora c’era solo lei. Forse c’era sempre stata o l’aveva vista su qualche sito per un solo momento ma le si era stampato dentro, per sempre. Lui di certi sentimenti, di certe pulsioni non ne capiva niente. Era vero che nella sua intasata memoria vi erano migliaia di libri e poesie sull’argomento ma  erano come libri in una libreria che non aveva mai frequentato, ci sarebbe voluto troppo tempo per farlo e lui era sempre in lotta contro il tempo. Non poteva certo permettersi tale lusso. Sentiva che non avrebbe più potuto vivere senza di lei, che pure non esisteva solo fino a cinque minuti prima.
Ora non restava che fare il primo passo, non restava che ….

Ciro


Due parole : fiore e banco
« Ultima modifica: Aprile 21, 2013, 19:11:36 da ciro »

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #213 il: Aprile 21, 2013, 12:08:41 »
racconto perfetto Ciro! due tempi tecnologici che si incontrano sotto lo stesso amore. Sei emulo di Asimov, il grande animatore di robot umanizzati e al fine diventati umani.  :prtr:

Claudia

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Re:le due parole
« Risposta #214 il: Aprile 21, 2013, 19:10:57 »
Ho letto con emozione la tenera storia del PC innamorato della vecchia MdS.
Che dire, Ciro, sei stato davvero bravo ad animare di sentimenti questi personaggi che, a chi è privo di fantasia, potrebbero sembrare aridi e improbabili protagonisti di una storia, invece, così tenera e delicata come tu l'hai intessuta.
Con te gli oggetti si animano di vita propria e assumono aspetti delicatamente umani.
Bellissima l'idea  della tabula rasa praticata senza alcun riguardo per il povero PC e la sua RAM che si emoziona come se fosse un cuore.
Nostalgico lo scampanellio della MdS che conosce solo l'ardore e la rabbia, sentimenti legati al nastro rosso e nero.
E i pensieri convulsi della povera macchina da scrivere, restia ad arrendersi all'evidenza di un sentimento che la pervade tutta, rendendola pudica, timida e colma di amorose aspettative....
Povero, vecchio strumento di scrittura...non è mai troppo tardi per amare!!
Bravissimo!

 
Fammici pensare, tenterò di scrivere qualcosa con fiore e banco

Claudia
 
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S.  Quasimodo

ciro

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Re:le due parole
« Risposta #215 il: Aprile 21, 2013, 19:42:48 »
Grazie Nihil per l'invito che ho raccolto con gioia , grazie Claudia, ci aspettiamo una bella storia.
Mi sono gustato molto il Cocomero, in senso letterario intendo, e ripeto,come per la graticola, che le favole per bambini le racconti come pochi sanno fare. Una fantasia genuina, delicata, di altri tempi.

Ciro
« Ultima modifica: Aprile 24, 2013, 06:10:34 da ciro »

Claudia

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Re:le due parole
« Risposta #216 il: Aprile 25, 2013, 18:30:20 »
                                                               STORIA DI BERNARDO E DEL SUO AMICO CELESTE

Il vecchio banco Bernardo, impolverato  e ormai inservibile,si sentì scaraventato in malo modo in un angolo del cortile della scuola, dove giacevano ammucchiati altri banchi rotti, lavagne spaccate, cattedre traballanti.
I due bidelli, che l'avevano  depositato lì, si pulirono le mani strofinandosele sui camici azzurri e, imprecando , si allontanarono perchè, a fine giugno con il caldo, trasportare un bel peso, dall'aula al cortile, non era stato uno scherzo.
L'anno scolastico si era concluso e si revisionavano le aule per eliminare le suppellettili ormai inservibili.

E Bernardo, infatti, non serviva più: dopo anni e anni di onorato servizio,era diventato vecchio e inutile.
Non era un tavolino monoposto moderno con le gambe in metallo e il ripiano di formica verde.
 Era un sopravvissuto, uno di quei vecchi banchi di pesante legno a due posti, verniciato di nero e con i ripani ribaltabili, sui quali c'erano ancora i fori per i calamai ed anzi, in uno di essi, c'era ancora saldamente  incastrata una boccetta di vetro in cui, nel corso degli anni, si erano depositati polvere e terriccio.
Dunque, il nostro amico cercò di aggiustarsi alla meglio e si sforzò di trovare una posizione più comoda perchè sapeva che il suo soggiorno in quel luogo sarebbe durato a lungo, ma, nonostante tutto, era contento perchè, nel calamaio superstite, il vento aveva depositato un semino e, di lì a poco, sarebbe spuntato un fiorellino...perchè la natura è più forte di tutto ed esplode prepotentemente,  ed esige di vivere anche nei luoghi più improbabili.

Bernardo, trepidante come un papà in attesa davanti alla sala parto, aveva salutato con gioia la nascita del tenero fiorellino azzurro, che subito aveva chiamato Celeste, e ne spiava, con ansia, la rapida crescita.
Nacque, tra loro, un tenero rapporto di amicizia.
Il vecchio banco si sforzava di proteggere il giovane amico dal vento e dal calore eccessivi, sollevando ad arte il ripiano, su cui tanti bambini avevano poggiato i libri e i quaderni.
E Celeste, che non conosceva nè erba nè campi fioriti nè alberi, ma solo quell'arido angolo di cortile, era comunque felice, perchè si sentiva amato e adorava ascoltare le interminabili e affascinanti  storie che gli raccontava Bernardo, storie vere o forse favole, ma , in ogni caso, meravigliose.
L'amico banco gli narrava delle aule in cui era stato, quasi sempre addossato alla parete posteriore, sino a sfiorare i cartelloni su cui erano ben visibili le misure di lunghezza, capacità e peso.
Aveva condiviso successi e dolori dei piccoli alunni, che sapeva accogliere amorosamente fra le sue dure, ma solide braccia.
-Ecco, vedi-diceva mostrando dei numeri incisi sul ripiano di sinistra- qui un bambino scrisse la tabellina dell'otto, che proprio non riusciva a memorizzare e sperava così di ingannare il maestro, se lo avesse interrogato.
- Qui, invece, sulla spalliera di destra, c'è ancora un cuore che racchiude un nome: Giulia.
Già, perchè il piccolo Roberto si era teneramente innamorato di Giulia, una dolce ed esile bambina dai lunghi capelli scuri che, quando si emozionava, balbettava penosamente e arrossiva, ma con lui non accadeva, anzi sarebbe stata capace anche di snocciolare persino uno scioglilingua.
Un giorno, Giulia non si presentò più a scuola: i suoi genitori si erano separati e lei aveva dovuto seguire la madre, che si trasferiva in un'altra città.
Non le avevano nemmeno concesso di salutare Roberto ,che versò cocenti lacrime di dolore per l'amica perduta.
E mostrava al fiore i profondi segni sul ripiano inferiore, su cui innumerevoli piedini avevano strisciato nervosamente lasciando solchi profondi.

E poi c'era quella bellissima incisione : un cane in procinto di balzare in avanti, era così  perfetto che  l'animale sembrava animarsi di vita propria con quei muscoli tesi ,così ben disegnati.
Il piccolo Nicola era stato, molti anni prima, l'autore di quel piccolo capolavoro,.
Era uno strano bambino silenzioso e solitario che non riusiva ad imparare nè a leggere nè a scrivere, ma, piccolo genio della matita,  esprimeva il suo mondo interiore disegnando mirabili capolavori, davanti ai quali tutti rimanevano a bocca aperta, insegnante compresa.

I banchi moderni avevano il ripiano fisso e tutti avrebbero voluto sedersi su Bernardo che possedeva quelli ribaltabili, che, sapientemente sollevati, offrivano un discreto riparo a chi, preso da compassione per il compagno interrogato e totalmente impreparato, cercava di suggerire qualcosa al malcapitato.
Oppure celavano il passaggio di bigliettini con la risoluzione del problema, quando l'insegnante si distraeva per un attimo.
O quando  un inesorabile appetito stringeva lo stomaco di qualche affamato studente, Bernardo lo aiutava a nascondersi mentre, mostrando di cercare un quaderno, addentava, famelico, la merenda portata da casa, sotto gli occhi della maestra che fingeva di distrasi.
E il fiorellino rideva di gusto nel sentire i racconti di Bernardo, ma la sera, prima di addormentarsi, voleva ascoltare le storie del Cielo.

E il banco gli spiegava che il caldo, allegro e passionale Sole e la fredda, ombrosa e austera Luna, erano davvero una coppia male assortita e litigiosa, così avevano deciso di separarsi e , per questo, occupavano a turno il cielo, per non incontrarsi.
Il Sole dimorava durante il giorno illuminandolo e la Luna,sempre di cattivo umore, governava di notte oscurando ogni cosa.

Passò l'estate e venne l'autunno e Celeste cominciò ad accusare i primi sintomi della sua fine: con il sopraggiugere del vento e del freddo cominciò a perdere i petali e ad appassire.
A nulla valsero i tentativi dell'amico che cercò, in tutti modi, di proteggerlo dalle intemperie.
Una mattina, alle prime luci dell'alba, Celeste reclinò il capo, perse gli ultimi petali e  piegò lo stelo... per sempre.
 
Quell'autunno fu foriero di piogge abbondanti a cui il vecchio banco non tentò nemmeno di sottrarsi, perchè non gli importava più di niente, senza Celeste non valeva più la pena di vivere!
L'umidità lo ferì profondamente facendogli dolere ogni cellula, la vernice venne via quasi tutta e le viti e i chiodi si arrugginirono impedendogli ogni movimento.
Viveva in uno stato quasi comatoso...in lontananza sentiva le voci dei bambini che gli giungevano ovattate, attutite... e ondate di nostalgia lo colpivano dolorosamente perchè ciò che è stato non torna più.
Ma  la primavera tornò e anche l'estate, ma lui era sempre sprofondato in una tristezza senza, nonostante il sole avesse asciugato tutta l'umidità che era penetrata nelle sue fibre.

Un giorno, lo portarono al centro del cortile e cominciarono a spaccarlo in tanti pezzi con un'accetta tagliente.
Ad ogni colpo, Bernardo riviveva un pezzo della sua lunga vita, rivedeva un volto, udiva le risate squillanti dei bambini e la voce severa degli insegnanti.
Lo ammucchiarono in un cesto, lo caricarono su un furgoncino e lo portarono in una pizzeria, dove, di lì a poco, fu messo nel forno profumato di  mozzarella e pomodoro.
Subito sentì un grande calore, insopportabile  e sinuose lingue di fuoco lo circondarono, mordendolo ferocemente, all'improvviso.
Poi non sentì più nulla e si afflosciò in un mucchietto di cenere incandescente...ma le pizze erano state cotte a puntino, croccanti e saporite al punto giusto.

   Claudia
 
 Le mie due parole sono: poesia e musica
 
 
« Ultima modifica: Maggio 04, 2013, 12:54:16 da Claudia »
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« Risposta #217 il: Aprile 25, 2013, 20:20:47 »
Quanto nostalgia ci hanno donato il tuo banco e il tuo fiore! Quanta Claudia in questo bellissimo racconto! Il susseguirsi delle stagioni che solo la scuola può dare con tanta partecipazione, le storie scritte in ogno angolo del banco o nel tuo cuore, il fiore che nasce dove non deve contro tutti e tutto. La fine di tutto, inevitabile, ed in lontananza un nuovo anno scolastico coni suoi piccoli protagonisti. Un tuffo nel passato per tutti, vero Claudia ?

Ciro
« Ultima modifica: Giugno 04, 2013, 06:16:51 da ciro »

nihil

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Re:le due parole
« Risposta #218 il: Aprile 26, 2013, 09:19:40 »
mamma mia che bellezza, quante tenere storie dentre tenere storie. L'ho avuto anch'io un banco così, molto più bello di quelli di ora! Ti consiglio di postarlo anche in narrativa, poichè questo forum è poco frequentato , ma il pezzo merita di avere più visibilità.  :-*

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Re:le due parole
« Risposta #219 il: Aprile 27, 2013, 09:48:32 »
Grazie, Nihil e Ciro, per i lusinghieri giudizi.  :rose: :rose:
Cercherò di pubblicarlo in narrativa, ma essendo molto imbranata con il computer, devo farmi aiutare da mio figlio, perchè altrimenti dovrei ricopiarlo e, poichè il racconto è  un pò lungo, non mi va tanto.

Claudia     
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Re:le due parole
« Risposta #220 il: Aprile 27, 2013, 11:26:45 »
basta fare copia incolla. :)

patriziagiangregorio

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Re:le due parole
« Risposta #221 il: Aprile 27, 2013, 12:33:44 »
Claudia un racconto davvero bellissimo e commovente fino alle lacrime.Davvero davvero brava!

piccolofi

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Re:le due parole
« Risposta #222 il: Maggio 02, 2013, 20:00:54 »
Cara Claudia,
era un po' che non venivo qui, ma devo dare ragione a tutti quelli che ti hanno fatto i complimenti : per le storie di pura immaginazione, quelle che sarebbero adatte al mondo incantato dei bambini ma non solo, hai una fantasia stupenda, condita da quella delicatezza d'animo e dalla profondita' che sempre affiorano in tutti i tuoi interventi.

Claudia

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Re:le due parole
« Risposta #223 il: Maggio 03, 2013, 15:39:39 »
Grazie, Piccolofi!

 Claudia
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Re:le due parole
« Risposta #224 il: Maggio 27, 2013, 19:57:49 »
sabbia- neve

camminando su quella spiaggia deserta, inciampai in una conchiglia. era rosa e bianca. la poggiai all'orecchio per sentire il suono delle onde, ma nell'istante in cui lo presi tra le mani, un vento gelido mi circondò e ad un tratto, cadde la neve. la neve in settembre! quella neve era candida e fredda, ma soprattutto fece sparire il tumulto di emozioni che avevo dentro, comprese rabbia, ancoscia e paura! quella neve mi aveva calmata dentro. e da quel giorno, tutte le volte che ho emozioni negative, prendo la conchiglia e loro scompaiono, come per magia!
Gi <3