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Questo l'ho fatto io

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Rubio:
Chi ricorda la "Settimana enigmistica"? C'era una rubbrica "Questo l'ho fatto io" dove, all'interno di un quadrato, apparivano alcuni segni. Si doveva realizzare un disegno che doveva contemplare i segni originari. Per allenarmi alla scrittura mi invento un incipit e ci costruisco sopra una storia. Mi piacerebbe, dallo stesso incipit ottenere varie possibilità. Se ci limitiamo a poche righe (min 5 max 10?) può essere divertente. Il difficile è non farsi influenzare dagli altri e l'unica è laciarsi andare alla prima impressione.
Propongo:

"L'altra sera sono rientrato tardi ..."

Rubio:
Di getto:

L'altra sera sono rientrato tardi, non l'ho fatto apposta - amo i ritmi soliti e non faticare a svegliarmi al mattino - è che, a chiacchierare lì con gli altri, ho perso la cognizione del tempo. Marco ci ha raccontato di quella collega che l'intriga - finalmente, dopo quella buca con Sandra! - e Cinzia di come cerca di farsi accettare in quel nuovo ufficio. Ma soprattutto io volevo dire a tutti che senza di loro sarei perso. Non l'ho detto, non si dice, non si può dire. Ma, a mio modo, l'ho trasmesso; questa volta non volevo essere il primo ad andar via, alla chetichella, con un ciao strascicato. Sentivo che il mio posto era là. Lo dovevo a loro e a me.

piccolofi:

    L'altra sera sono rientrata tardi   perche' sono allergica al " presto ".
    Perbacco, bisogna far sempre presto in questa nostra vita perennemente di corsa.
    Ricordo che mi diceva mio cugino di Milano che a Milano si vive correndo, che la gente corre
    anche se non ha nulla di particolarmente urgente da fare : si corre perche' e' lo stile di vita,
    quick, da gente sveglia, moderna, attiva, piena di impegni, insomma e' come una seconda pelle.
    Ma io non sono di Milano!  No, io sono della piu' calma Emilia, della pacifica Emilia...  Eppero'
    corro anch'io !
    Corro, sempre corro : al lavoro, per gli impegni, per l'amico con la fissa della puntualita', e via
    dicendo.   
    Dunque, l'altra sera, dopo essere andata a tutta birra per non toppare l'appuntamento, final-
    mente ho permesso al mio tempo di rallentare, anzi proprio di oziare, e ho sbirciato felice il
    mantello di stelle nello scorrere pigro delle ruote.
 
 

ziaci:
 L'altra sera sono rientrata tardi, speravo fossero tutti a letto per potermi evitare le solite giustificazioni, ma invece no, mia madre era ancora li, in cucina, a rammendare solo lei sa cosa, quando sono entrata non si è scomposta minimamente e mi ha lanciato un'occhiata distratta da sopra gli occhiali da cucito che porta sul naso.
Sapevo perfettamente che quella sua, apparente, calma nascondeva una bomba pronta ad esplodere e qualsiasi cosa avessi detto non avrebbe scongiurato la sua ira funesta, comunque ci provai e con "beh, vado a letto...notte" cercai di svicolarmela ma tutto fu inutile, con gli occhi iniettati di sangue mi guardó e incurante dell'ora urló: "ma tu...ma tu...cosa credi che questa casa sia un albergo?", giá mia madre, santa donna, quando si arrabbia é la fiera dei luoghi comuni e delle frasi fatte, e cosa mai le si puó rispondere?, provai ad imbastire su due piedi una giustificazione plausibile che ovviamente non ascoltó mentre continuava a borbottare parole incomprensibili sicuramente poco amorevoli nei miei confronti, a questo punto non avevo altra possibilitá che spiazzarla e farla tacere e cosí con uno scatto le fui vicina e l'abbracciai, provó a divincolarsi ma poi cedette alle mie attenzioni, "mamma ti voglio bene, scusa" le sussurrai all'orecchio, la sentii rilassarsi e spuntó un sorriso. A volte basta veramente poco.

nihil:
L'altra sera sono rientrata tardi.Ero uscita a cena, volevo un bel ristorante per festeggiare il mio compleanno. Nessuno se n'era ricordato, non mi rimaneva che festeggiarmi da sola. Ho girato un poco per le strade cercandone uno adatto al mio umore, che non fosse troppo lussuoso, che non fosse troppo misero, o troppo affollato o vuoto. Un umore difficile da adattare ad un ristorante. Guardavo attraverso le vetrine e vedevo tavoli occupati da coppie e da amici. Io sola, avrei mostrato a tutti la mia solitudine. Avevo fame, alla fine pensai di arrendermi, entrare in un bar e prendere almeno un cappuccino e un pezzo dolce, ma ormai erano le 21, troppo tardi per un cappuccino. Già,  così tutti mi avrebbero guardato e si sarebbero domandati perchè di quella scelta. Non mi piace che mi si guardi o mi si parli alle spalle. Ho camminato a lungo per le strade fino che ho avuto più freddo che fame, ma tra la gente almeno la solitudine sembrava meno vera. All'angolo di una via una vecchia barbona sonnecchiava circondata dai suoi sacchetti, accoccolata su una panchina, mentre in terra un piattino di plastica richiedeva un contributo alla sua vita. Le ho lasciato 5 euro dicendo "nonna prenda un bel caffè". Lei mi ha sorriso con una sorta di complicità. Forse aveva riconosciuto la mia solitudine. L'altra sera sono rientrata tardi, infreddolita e affamata, con il sorriso di quella donna in tasca, lo so l'ho pagato, ma è stato l'unico regalo di compleanno che ho ricevuto.

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