Autore Topic: Cesare Pavese  (Letto 394 volte)

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Cesare Pavese
« il: Agosto 19, 2012, 12:52:33 »
E' un mestiere la vita, impararla giorno dopo giorno in mezzo alla difficoltà di relazioni, al disagio nell'affrontare l'esistenza , diventa apprendimento con grande pena e spesso senza risultati. E così "verrà la morte e avrà i tuoi occhi" ...
Ciò che alla fine riesci ad imparare è scrivere e non vivere.


Leggendo il male di vivere, il lasciarsi vivere nelle poesie di questi giorni, mi è venuta alla memoria la poesia di Pavese, una prosa lirica a metà tra realismo e simbolismo. Penso che una tale forma poetica sia generata da un particolare sentire umano, o dall'inadeguatezza nel sentire il proprio sentire.

Da: Il mestiere di vivere

27 marzo
Una domenica passata a vagolare col pensiero come una mosca legata, tutto
intontito corpo ed anima, percorso da brividi di rabbia, o stretto dalla mano di
ferro, o blandito da una vagula apprensione di futuro meno atroce.
Osservo che il dolore abbruttisce, intontisce, schiaccia.
Ogni tentacolo con cui una volta sentivo, provavo e sfioravo il mondo, è come
troncato e incancrenito al moncone. Passo la giornata come chi ha urlato uno
spigolo con la rotula interna del ginocchio; tutta la giornata come quell'istante intollerabile. Il dolore è nel petto, che mi sembra sfondato e
ancora avido, pulsante di sangue che fugge e non ritorna, come da un'enorme
ferita.
Naturalmente, è tutta una fissazione. Dio mio, ma è perché sono solo, e domani
una rapida felicità, e poi di nuovo brividi, la stretta, lo squarcio. Non ho più
fisicamente la forza di star solo. Una volta sola mi è riuscito, ma ora è una
ricaduta e, come tutte le ricadute, è mortale.
Eppure a questo stato si aggiunge un'altra sofferenza, come chi, tagliato in due, senta ancora mal di denti. È questa: che da Brancaleone ho scritto un 2
febbraio una lettera simile, quella della crosta. Quale è stata la mia vita da
allora? Valeva la pena di essere così vile, per ottenere che cosa? Altri
squarci, altra cancrena, altro sfottimento.
Sono diventato idiota. Mi chiedo e richiedo: che cosa le ho fatto di male? Abbi
il coraggio, Pavese, abbi il coraggio.
Pensa che hai un merito se spacci te solo. Ti sarà contato.