Scrittura creativa > 15 minuti per creare

Domus avita

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Doxa:
Lo scrittore Piero Chiara nel giorno del suo compleanno amava far ritorno a Luino, il luogo dove era nato, sulla  costa del Lago Maggiore, per rinnovare le emozioni, i ricordi, per incontrare gli amici, sempre meno col passare

Diceva che la sua vita cominciava a diventare troppo lunga, come quelle gallerie che sembrano non finire. A volte paragonava la sua esistenza a un viale alberato in fondo al quale, fra le brume, vedeva la casa dov'era nato.

Anch’io nel giorno del mio compleanno ritorno nel luogo natio, nella secolare dimora su una collina davanti al Mare Adriatico. L'edificio prospetta su un golfo, nella parte retrostante scruta le cime delle montagne.

E’ la casa avita. Ogni volta sembra accogliermi con un abbraccio affettuoso, consolatore.

Il bel portale d’ingresso immette nell'androne, che ha sul fondo un ornato cancello in ferro, dietro il quale c'è il giardino con una fontana ed alcune statue.

Nell'atrio, una porta interna immette nelle stanze al piano terra, nelle quali si può accedere anche da una porta sul fronte strada,  invece l'elecoidale scalone in marmo rosso conduce al piano superiore, dove ci sono altre stanze, alcune mostrano i segni del tempo che passa. Ogni camera ha un pavimento diverso per tonalità e con i disegni tipici delle ceramiche prodotte a Vietri sul Mare, gradite da mio nonno.

Nello studio-biblioteca lo scorrere del tempo sembra lieve, come il velo di polvere che si posa sugli specchi, sui mobili, sui libri che hanno conosciuto varie generazioni della mia famiglia.

Dietro la porta d’ingresso nella camera da letto dei miei genitori ci sono ancòra delle piccole incisioni quasi impercettibili. Vennero tracciate da mia madre per indicare periodicamente la mia crescita in altezza.

Nel salotto i segni del tempo sono sui bordi lisi delle vecchie poltrone in pelle, collocate davanti al decorato caminetto marmoreo.

Gli sbiaditi cuscini sul divano furono ricamati da una mia zia. Nei giorni d’estate si sedeva vicino la finestra che permette di vedere la baia, godere della brezza marina pomeridiana  e carpire la luce solare che le serviva per vedere meglio mentre con ago e filo seguiva il disegno sul tessuto incastrato nel telaio.



Quando ero adolescente alcune sere d’estate anziché andare a dormire mi sedevo sul davanzale della finestra nella mia stanza, pensavo a lei… , contemplavo le notti stellate, guardavo la rada inargentata dalla luce lunare e l'allontanarsi verso l'alto mare delle lampare

Nel silenzio della notte mi piaceva ascoltare i rintocchi delle due piccole campane che, con diverse tonalità, dal   campanile del duomo indicano lo scorrere del tempo nell’antico centro storico: con il battaglio una campana comunica l’ora, l’altra, col suono più lieve, la mezz’ora e il quarto d’ora.

Spesso rimanevo sveglio fino all'aurora per ammirare il sorgere del sole, che sembra alzarsi dal mare, e  per vedere le isole Tremiti.

Poi il giorno. Osservavo la gente sulla spiaggia, guardavo le barche da pesca con le vele colorate ed il volo dei gabbiani.

Reminiscenze..., pensieri che volano nel luogo dei ricordi, nel paesaggio dell’anima.

Doxa:
Ricordare per scrivere l’autobiografia.

Il sostantivo femminile “autobiografia” è una parola composta di origine greca. Scomponendo la stringa del nome nei suoi elementi costitutivi si ha:
“autos” (= stesso, di se stesso) + “bios” (=vita) + “graphé” (= descrizione…, tramite la scrittura): “vita di un individuo descritta da sé stesso).

Scrivere l’autobiografia significa sedersi davanti al foglio bianco, cartaceo o virtuale, mettere ordine ai propri ricordi, schematizzare gli argomenti e scriverli.

L’autobiografia è un procedimento di autoanalisi, coinvolge l’Io, la tecnica narrativa, la creatività. Permette di catalogare gli eventi più significativi della propria vita, diventa lo “strumento” che ci aiuta a capire quali sono i passaggi fondamentali del nostro processo di crescita personale, quale significato hanno gli eventi passati.

Inquadrare eventi, cose e persone: sono gli elementi base dello storytelling, dell’arte di raccontare, di strategia di comunicazione persuasiva. Elementi validi anche per descrivere eventi della propria vita, per trasformarla in oggetto narrativo, pensando al passato, alle esperienze positive e negative, alle situazioni e alle persone che ne hanno fatto parte.

Doxa:
Parafrasando Cartesio mi vien da dire “Scribo, ergo sum, ma per scrivere ci vogliono tempo e qualcosa da raccontare, per esempio narrare un ricordo, frammento del proprio esistere.

Ricordare può diventare “gaudium et spes”, gioia e speranza oppure “tristitia et desperatiōnis”, tristezza e disperazione.

L'autobiografia ci consente di “osservarci da lontano”, di attraversare e sostare nei luoghi più importanti della nostra vita, ci costringe a sequenziare gli eventi, a ricomporre gli episodi, a non trasfigurare le esperienze, le affettività, le emozioni, i sentimenti, gli stati d’animo.

piccolofi:
Che bellissima descrizione!  Induce come ad un respiro lungo e profondo e alla meravigliosa capacità di un certo passato di accompagnarci e consolarci per sempre.
Sembra che siamo noi a passare, mentre le cose e la " storia " attorno a noi paiono dover durare oltre la nostra vita, come pietre miliari più forti del tempo e dense di significato.

piccolofi:
 Ciao Doxa.  Ho riletto oggi questo tuo scritto e, dopo averlo gustato con vero piacere una seconda volta, mi sono detta : " Per una volta aveva scritto lui, quel che sentiva, riflettendo la dolce consolazione che la casa dei suoi avi, quella che racchiude le memorie e il tempo, gli aveva fatto provare e ad ogni ritorno gli fa provare.
Per una volta non ha citato altri e fatto esercizio di erudizione! Peccato che non succeda quasi mai".  Beh, sotto hai poi fatto delle aggiunte secondo il tuo consueto stile di ricercatore di curiosità erudite o comunque agganci culturali all'argomento. Però ......... è stato un leggerti diverso.  :rose:

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