Era un giorno come tanti, percorrevo una via a passi larghi
e uno sguardo tra gli sguardi ho incrociato.
E tutto intorno d’improvviso nulla ha significato
come sbiadito nell’aria, tranne quello sguardo accompagnato per mano.
Decidere in un attimo di assecondarlo. Di non lasciarlo al caso
raccoglierlo per non dimenticarlo, viverlo, poteva non essere un passaggio…
Così tornando indietro, ferma ad una vetrina di libri in primo piano
come fosse un caso, ho conosciuto te, per caso.
Il cuore all’improvviso, un sogno in un incontro, la vita e il suo destino
tutto racchiuso nella promessa ci rivedremo presto.
Così ti ho conosciuto, quando il per caso fa capolino e non ce ne accorgiamo
io poco più che ventenne, e tu dopo un appuntamento di lavoro.
E dopo quel giorno, trascorso il tempo per vivere all’aperto, la voglia di conoscerti
approfondire il senso, correre allineata al desiderio, è arrivato il momento tanto atteso.
Ricordo l’incontro dopo la prima volta, scendevi le scale uscito da un albergo
ed io le salivo tenendo a braccio l’emozione, mentre i lampioni illuminavano la notte.
Fatti due passi, chiacchierato a rilento, io sempre a guardarti, tu a parlarmi di altrove, e dai mi accompagni dicevi sicuro, e sai non potevo perciò ho rifiutato.
Troppo oltre per me, con i libri alla mano. Troppo oltre il mio sogno, tutta quella realtà di carne e di niente. E perciò ho rinunciato, ed il sogno è crollato, e il saluto per sempre lo ha accompagnato.
Da allora anni e anni se ne sono andati, e ogni tanto ripenso a quel sogno lontano, e sì lo racconto, e sì è un ricordo, e sì è un passato di tempo senza tempo.