Autore Topic: Metànoia  (Letto 627 volte)

Doxa

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Metànoia
« il: Marzo 06, 2021, 07:08:34 »


Metànoia:  deriva dal verbo  greco “metanoeo”: parola composta dal prefisso “meta” (= oltre, dopo) + “noeo”, “-nous” (= intelletto, mente, pensare”).

Il sostantivo “metànoia” allude al cambiamento di opinione, alla conversione; in ambito religioso cristiano indica il pentimento per i peccati commessi. 

Dal Vangelo di Marco (1, 4 – 5):  “vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati”.

Giovanni “il battezzatore” è presente anche nel Vangelo di Matteo (3, 1 – 2): “In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: ‘Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!’”.

Ma come profeta Giovanni Battista sbagliò, perché il “regno dei cieli” non avvenne. Sbagliò previsione anche Paolo di Tarso.  :dsew:
« Ultima modifica: Marzo 07, 2021, 07:29:20 da Doxa »

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Re:Metànoia
« Risposta #1 il: Marzo 06, 2021, 16:09:45 »
L’armamentario clericale dispone di alcuni sinonimi per definire il  dispiacere per i peccati commessi.

Pentimento: dal latino “paenitère”, = afflizione per aver compiuto un’azione peccaminosa.
 
Attriziòne: questo sostantivo nella teologia cattolica indica il “dolore” per il peccato o i peccati commessi, ed è detto “contrizione imperfetta”, perché deriva dal  timore della penitenza e non dal pentimento per aver “offeso Dio”, considerato giudice severo e non come “Padre buono”…

L’attrizione, da sola, non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo tramite la penitenza,  che può dare inizio a un’evoluzione interiore.

L’attrizione è collegata alla dottrina della “giustificazione”: l’individuo può ritenersi “giusto” se riceve la “grazia  salvifica di Dio” tramite la fede: “… Chi ascolta la mia parola (quella di Gesù) e crede a colui  (Dio-padre) che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5, 24)

Contrizióne:
nel catechismo della Chiesa cattolica (n. 1451) la contrizione  del penitente occupa il primo posto. Essa è “il dolore dell'animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire”. 

Per la teologia la contrizione è il pentimento “perfetto” dei propri peccati, in quanto determinato da “Dio” (contrizione di carità);  è contrapposta all’attrizione (contrizione imperfetta o contrizione da timore), determinata dalla paura della “dannazione eterna” e delle altre pene.

La contrizione di carità rimette le colpe veniali e ottiene anche il perdono dei peccati mortali tramite la  confessione sacramentale.

L’atto di dolore è la preghiera che esprime la propria contrizione, che si recita dopo la confessione dei peccati nel “sacramento” della penitenza.

Per alleviare l’afflizione c’è chi sceglie di confessarsi dal  presbitero e chi dal psicoterapeuta, perché  entrambi sono tenuti al segreto di quanto viene detto loro e ciò facilità la libertà di espressione delle persone.