Autore Topic: Corvus  (Letto 395 volte)

Doxa

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Corvus
« il: Agosto 24, 2022, 18:00:54 »
Il francese Michel Pastoureau, docente di storia della simbologia medievale, nel suo libro titolato:  “Il corvo. Una storia culturale”, evidenzia che questo uccello è presente nei miti di tutta Europa.



Nella mitologia greco-romana è considerato messaggero degli dei, elogiato per l’intelligenza, la memoria e il dono della profezia.

Particolare importanza ha il corvo nella mitologia  norrena e germanica. Tra i Germani i corvi sono sacri a Wotan-Odino, e i suoi due corvi Huginn e Muninn (“pensiero” e “memoria”) volano nel mondo a raccogliere ogni informazione, per poi tornare a riferirla al dio sovrano.

Il corvo è presente  anche in alcune pagine bibliche.
Nella Genesi, quando il livello delle acque del diluvio universale decrescono “Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra” (8, 6 – 7).

Preoccupato solo di trovare cibo, poi scompare, a differenza della bianca colomba, che torna nell’arca recando “nel becco una tenera foglia d’ulivo” (8, 11).

Agli esordi della vita pubblica al profeta Elia, in ritiro spirituale in Transgiordania lungo il torrente Cherit: “I corvi gli portavano pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera” (1Re 17, 6). Come “camerieri” erano dediti alla mensa del profeta solitario.

Nel Salmo 147,9 il Salmista dedica a questo volatile un solo verso: il Creatore “provvede cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano”.

Anche Gesù cita i corvi. Rivolto ai suoi discepoli: “Guardate ai corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre” (dal Vangelo di Luca 12, 24).

Il cristianesimo medievale considera il corvo un uccello empio, intermediario fra il cielo e la terra, fra la vita e la morte.

Il simbolismo negativo assegnato al corvo lo ha emarginato per secoli, anche a causa del suo nero piumaggio, la voce sgraziata e la  sua voracità.

I  “Padri della Chiesa” l’hanno relegato nel bestiario del demonio. Infatti per loro il corvo rappresenta sia il peccatore, reso nero dal fango delle proprie colpe,  sia l’incarnazione del diavolo e di tutte le forze del male.

Agostino d’Ippona detestava i corvi; considerava diabolico il loro gracchiare.

Un autore cristiano contemporaneo di Agostino, Paolino di Nola, distingue tra corvo buono e cattivo: “Questo uccello, nelle Scritture, a volte significa il peccato, a volte invece rappresenta la grazia”.

In epoca moderna la cattiva fama del corvo prende forma nelle favole, nei proverbi, nella lingua e nel lessico: animale dal grido luttuoso, uccello del malaugurio, delatore, personificazione della malvagità, è temuto perché associato all’inverno, alla desolazione e alla morte.

In epoca contemporanea viene detto “corvo” la persona che, nascondendosi dietro l’anonimato, diffonde ad arte calunnie e mezze verità per gettare discredito su qualcuno.

Come “nunzio di morte” il corvo evoca  il funereo thriller “Gli uccelli” (The Birds), un film del 1963, diretto dal regista britannico (naturalizzato statunitense) Alfred Hitchcock.

Un saccente corvo è invece protagonista nel film “Uccellacci e uccellini”, diretto da Pier Paolo Pasolini, nelle sale cinematografiche nel 1966.

Nel nostro tempo il corvo si sta prendendo la rivincita: le più recenti indagini sull’intelligenza animale dimostrano che è un uccello astuto e intelligente, con un sistema di comunicazione complesso: gracchia in diversi modi e tonalità. E’  capace di adattare il verso a seconda di ciò che vuole comunicare o esprimere.