Autore Topic: Comunic@re di speranze  (Letto 932 volte)

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Comunic@re di speranze
« il: Marzo 07, 2011, 15:45:51 »
All'improvviso si trova seduta su un divano a pensare a se stessa, a ciò che ha, ma soprattutto a ciò che  manca. Tra le pentole, il pranzo da preparare, “oggi cucinerò frittata e melanzane arrostite”, i bimbi che in giro per la casa urlano giocando o fanno ancora richiesta di cioccolato dopo averne ingoiato una tavoletta da 200 g a testa... che manca, il desiderio, il sentirsi attraenti ed esserlo di nuovo per gli altri. E poi c'è lei che invece non è tra le pentole, ma sta a lavorare tutto il giorno e quando si ritira la sua casa odora ancora di chiuso, le mura non hanno visto la luce del sole e in frigo ancora qualche avanzo dall'ultimo pranzo in casa della mamma. E tra il pensiero di trovare il tempo per fare un po' di spesa, il lavoro sempre uguale, e l'amica che insiste a voler uscire per “evadere”, c'è il pensiero di trovare, cercare e ancora desiderare.
Si esce da casa, in giro per la città, tutto sembra uguale, mancano le sfumature, i colori, anche i suoni sembrano piatti, oh, guarda chi si vede, che fai da queste parti, son venuta a guardare...le vetrine, do' un'occhiata in giro cerco un maglioncino color glicine.
In testa solo un'idea, che cosa c'è che non va, sarà l'età, i quarant'anni, voglia di nuove amicizie, e così su due piedi la città non aiuta, quelli vecchi non bastano più. Si può stilare un profilo,  vuol dire registrarsi, inserirlo nella community e il gioco è fatto. Si aspetta.
Che strano, o forse tanto strano non è, scrivere su un pc in cerca di sentimenti da condividere. Tra il profumo che si espande in cucina, il minestrone per il pranzo, e la bimba che si aggira per casa in cerca della sua bambola di pezza, leggere e pensare, pensare, leggere e desiderare, che cosa, un mondo interno, un mondo in cui esprimere astraendosi dalla realtà, quella fatta del vivere spicciolo e sognare, esprimere il proprio mondo interiore, ma perché poi questo tanto soffrire, e voler riportare tutto alla realtà dalla quale prima si è cercato di scappare.   
E innamorarsi poi, chi ci crede, chi non ci crede, perché succede, quante domande quante risposte, ognuno esprime se stesso, forse mette a nudo come mai nella realtà, i propri sentimenti, e per questo ci si innamora, ci si innamora della speranza, dell'amore, della voglia pazzesca di non essere più soli. E lei che fa? Guarda ogni giorno la posta nella speranza di un messaggio piacevole, e poi improvvisamente succede, o forse il desiderio che qualcosa succeda realizza il sogno.
Perché un vero sentimento nasce in un luogo virtuale?

E l'unica  realtà è una voce, che comunica parole, che sveglia sentimenti, che si appropria dell'essere. Non occorre capire perché, e non è importante toccare, vedere e vivere una realtà che dalla realtà viene distrutta. Importa solo vivere, sentire e sentirsi vivi in mezzo ad un mondo che stenta a vivere in quella stessa realtà di cui è materia e forma.
Si ama, si sogna di amare, si soffre e si sogna di soffrire, e si vorrebbe essere e ci si scopre diversi, mentre la vita reale limita, e quella sognata libera.
Ma lei continua la sua vita reale, e lascia che la ragione domini il sentimento, così si scopre stupida a scrivere, a rispondere, a vivere un'illusione. E s' impone il silenzio, ma il silenzio non impedisce di sentire, di provare e sperare. Allora riempie le ore, la spesa al supermercato, compro fagiolini o funghi, no funghi, no fagiolini, compro entrambi e preparo una bella insalata, e se... mi manca, oh dimenticavo le uova e il burro, e se...scrivessi ancora, oh devo anche sistemare la spesa e cucinare ed è già tardi, e se... guardassi i miei messaggi mentre sistemo la spesa?
Niente, nessun messaggio, ho sognato, devo tornare alla mia vita reale, è giusto così, non ha senso questo sogno, e se...  gli scrivessi, sì, scriverò che abbiamo giocato con noi stessi, abbiamo voluto sognare, ma né io né tu siamo reali l'uno per l'altra, e non ha senso sentire una voce ogni giorno, e scrivergli alimentando la passione.
E mentre scrive scorge la cartella dei messaggi e si scopre delusa perché è vuota. E la delusione crea un  vuoto sordo. E continua a scrivere, e il tempo passa e sentimenti diversi si alternano, ma lei è sempre uguale, uguale a sperare, a soffrire, ad amare, gli stessi, identici modi reali per affrontare ciò che nasce nella fantasia e dalla fantasia si origina. Non c'è alcun uomo, sono tanti nick che vogliono dire tanto e niente e nelle mani non rimane niente. Ed è inutile sentirsi dire che la verità e la realtà sono tutt'altra cosa, ciò che conta e che si sente è il proprio essere, che duole o gioisce veramente da tutte le parti, senza o con ragione.
E poi d'improvviso delle risposte, il cuore salta in gola e si ricomincia a sperare, e a sentirsi vivi in un mondo irreale. Ed è paradossale, credere in chi non esiste o esiste per se stesso.
E poi tutto ritorna di nuovo come prima, non ci sono variazioni sul tema, realtà e virtuale presentano, in verità, le stesse dinamiche perché sono gestite dall'uomo, perché sono vissute dall'uomo e l'uomo è fatto di materia, e il suo spirito non può rimanere tale se viene toccato con le mani, ascoltato con le orecchie, visto con gli occhi e raccontato con la bocca.
Quante domande, quanti pensieri, e non c'è soluzione finché l'uomo è corpo e spirito a metà.
E tuttavia comincia a insinuarsi la passione, e si comincia a star male, si diventa distratti e ci si sente irrazionali, si perde il proprio equilibrio e si ha solo voglia di sentire e basta, sentire la propria passione. A volte manca l'aria e quel che rimane da respirare è pesante, e si ha sempre più consapevolezza che la gioia per ciò che si prova è tanto forte da assomigliare al dolore e ad esso si identifica. 


Mi costa tanto il silenzio, ma so anche che mi farei tanto male, e proietterei su di te ciò che mi manca e non ne avrei il diritto.
Perciò preferisco placarmi, non far fuoco sul mio fuoco, non ho più voglia di sorridere alle parole, ma vivere di te, in qualunque modo, chiunque tu sia. E non posso farlo.

E dopo ritorna l'amaro, o ciò che è poi la vita, nel suo dispiegarsi, nel suo realizzarsi ogni giorno, ogni momento, ogni attimo. A fatica si raccolgono i brandelli e si fa i conti con se stessi, con ciò di  cui si è privi, con ciò che è rimasto. E rimane continuare a leggere evitando di non farsi ancora male. E rimane di affrontare il proprio io, e non è semplice, niente è semplice e si ricomincia.
Ma prima viene il silenzio, si ha bisogno del silenzio come della parola.
E lei prepara il pranzo come se niente fosse, che cucinare, oh sì ho trovato, oggi cucinerò ceci. E mentre li sente borbottare nella pentola, sente una gran voglia di piangere, ma per cosa poi, per ciò che le manca, per chi non conosce, per  ciò che prova, o per  ciò che non può provare? E poi c'è la casa, la pulizia, i letti da rifare, i piatti da lavare, e poi c'è ancora se stessa, il suo animo lacrimoso. Ritrovarsi in balia dei sentimenti, credeva che ormai il tempo d'amare così forte da sentirne il dolore fosse ormai trascorso, aveva i suoi ricordi, quelli che non facevano più male, forse, sì avvolti di nostalgia per tempi in cui si era sentita viva. Ma adesso riprovarli fa sentire la vita e la morte. Fa sentire che il tempo non ci cambia, ci addormenta, e quando una qualche condizione cambia ecco il risveglio e doloroso anche.
E mentre si vive il quotidiano, il pensiero ritorna ai messaggi, e  il non trovarne aumenta la sofferenza, nonostante tutto e ancora una volta.
In verità lei non piange per l'uomo, piange per l'amore, per quell'idea di amore che ha dentro da una vita intera. E non aver voglia più di niente, che fare, continuare a scrivergli per riceverne briciole, o mantenere il silenzio. Sembra semplice farsi capire, in verità ognuno di noi ha difficoltà a farlo perché si hanno idee diverse, sensazioni diverse, e spesso non ci si incontra.
E lei deve far forza su se stessa per rispettare l'altro, nel suo spazio. Ma manca quell'appuntamento serale, quello scambio di pensieri, quello stato di felicità e tensione che ogni giorno per 20 giorni ha accompagnato la sua esistenza. Che strano come il tempo è un concetto relativo, sono passati soltanto 20 giorni ed è come se fosse passata una vita intera, e ci si ritrova svuotati come quando ci si è lasciati dopo tanto tempo. Come corre il tempo sul filo!
E lei non è mai riuscita a mantenere il suo silenzio, l'ha sempre rotto perché forse in fondo in fondo non crede nel silenzio.
Ma anche rompendolo non cambia niente, si è persa quella magia delle parole, quella sottile intesa.  E presto quell'anima ha accettato il silenzio, senza discutere, senza replicare. E per un'anima che manca, altre si intravvedono e con esse si può provare a intrattenersi ancora. Ma mentre per lei lui era unico, le sue parole, la musica e le sensazioni, per lui lei era insieme ad altre, un nick come tanti, una foto da aggiungere alle foto in bacheca. Fa male questo, questo sentire piatto, questo sentimento tutto uguale, questa incapacità ad uscire dal coro e farne a meno. Fa male questo gettarsi nella mischia, ma ormai è tutta mischia ciò che rimane del pensiero, della parola. Non si distinguono più i colori, non c'è più alba e tramonto, e tutto ha la stessa, monotona luce. Non ci si batte più, non si difende più ciò che pensiamo nostro, ciò che fino a poco prima abbiamo definito “regina”. E un sottile sorriso d'ironia le si poggia sulle labbra, lei che aveva vibrato di piacere per quelle parole, ora vibra di freddo per il vuoto che quelle stesse trasmettono.
Manca il romanticismo, le parole affascinanti, suadenti, manca tutto un contesto, un retroterra che  non si conosce, e nonostante una vita intera, si legge soltanto, è fatto di parole, nessuno, nel mondo vive così, perché la vita è fatta di quotidiano, di lavoro, e l'aura magica, è solo dentro ognuno di noi, non si può portarla nel mondo reale, perderebbe di significato, verrebbe uccisa sul nascere.  No, non lui, ma le sue parole, quelle parole che evocano senso e anima, e toccano il più profondo animo umano fino a raggiungere il suo vuoto, lei leggendole ha tirato fuori le sue speranze di un tempo, le assenze, la sua ricerca, sogni e desideri.
Ed ecco il bisogno di riprendersi quello che si è lasciato, per risentire il battito, per risentire il tatto. E ci si rincorre, e chissà se il ritrovarsi avviene, bisogna provare, dare una mano e attendere che venga stretta. E sentendo il contatto, respirare nel profondo mentre l'altro entra dentro e si appropria di tutto il nostro essere, senza filtri, senza veli.
E il giorno appare diverso, c'è sfumatura nei colori, si odono suoni e rumori, e il proprio cuore vive la  benefica ansia di voler esser posseduto.
E lei vorrebbe mettere le sue mani sul suo petto nudo aprire i bottoni della  sua camicia azzurra e allargarla, facendola cadere e svelare il suo petto e le sue spalle, e poi attirarlo a sé per far aderire i loro corpi, e con la mano carezzare la sua schiena e con l'altra all'altezza del suo collo avvicinarlo per accostare le proprie labbra alle sue in un lungo bacio, per sentirne il calore e perdersi al suo interno. E continuare così mentre gli occhi chiusi sentono le vibrazioni del corpo che risponde ai sussulti del piacere, e l'animo si riveste del calore, si scioglie come burro.
E finalmente vivere la passione...e lei vuole vivere, vuole sentire e sentire ciò di cui è andata alla ricerca. Ma dove porta tutto questo, sì, si può viverla dicendo è solo virtuale, ma quanto di virtuale e quanto di reale c'è, dal momento che ci sta dentro tutto, anima e corpo e mente?
C'è una gran voglia di ...lui e lui ha una gran voglia di lei...
E poi una gran tristezza la prende, e si vede in casa compiere gli stessi, usuali gesti, quelli che la fanno sentire inutile, e scopre che non bastano più, che le mancanze di cui soffre sono sempre là, e se prima sembravano non fondamentali, adesso, adesso che sente una sintonia di spirito e materia, adesso sono insormontabili. C'è una vita che scorre dietro un monitor, e quella vita non avrebbe compilato la voce “profilo”, se non avesse sentito il tempo scorrere dinanzi. E adesso che sente ciò che voleva sentire da tempo, lo vuole con tutte le sue forze, con tutta se stessa.
E tuttavia questo non basta, lo scorrere del tempo sempre uguale, privo di emozione, non emoziona più, e si cammina nel vuoto silenzio della vita annaspando, e senza volontà di ricerca ci si scopre morenti, e ci si spegne.
E così  sentirsi svuotati da ogni senso, privi di ogni volontà e desiderio, perché non c'è emozione, e tutto è un'illusione, e ci si spegne dentro, piano, piano fino a morire, morire dentro e scegliere il silenzio per comunicare l'assenza, il vuoto che circonda e annulla, e non si reagisce più.
A che serve scrivergli... a sfogare la malinconia e l'incapacità ad andare avanti sempre e solo in un unica direzione.
La delusione non abbandona, soffoca e impedisce il movimento. E tutto il pensiero, tutto il vissuto sembra assolutamente inutile, vuoto di significato, e nonostante il senso profondo di una vita costruita, di fronte al vuoto interiore anche il senso profondo non ha senso.
E lei si sente ridicola, a cercare, a sperare, a scrivere parole, a trovare il senso in ciò che senso non ha. Eppure lei si è persa, non trova più se stessa e il suo senso.
Scava in profondità il male della vita, secca la gola, la bocca, il viso. I gesti e le parole languiscono, e tutto sembra nell'immutato eterno.
E d'improvviso scorgere la fine del buio, e una tenue luce illuminare il cammino. Una brezza mattutina sfiora il viso e si ricomincia a vivere.
 E così viviamo, oscillando come l'ago di una bilancia, a testa in giù mentre il peso ci appesantisce. A volte ci sentiamo leggeri, ma è un attimo, e per quell'attimo impazziamo nel tentativo di ricrearlo, perché è fuggevole. Cerchiamo, annaspiamo, scaviamo e poi ci ritroviamo sempre allo stesso punto, al punto di partenza e ricominciamo.
Malesseri si alternano a gioie effimere più o meno profonde perché la vita è trascorrere un tempo che fugge con la volontà di inseguirlo.

LeD

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Re: Comunic@re di speranze
« Risposta #1 il: Marzo 07, 2011, 19:37:17 »
Eh c'è tanta roba qui, devo rileggerlo.
La frase finale è molto significativa, credo proprio che Schopenhauer sarebbe orgoglioso di te.
sono una persona INGESTIBILE e INDIGESTIBILE

presenza

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Re: Comunic@re di speranze
« Risposta #2 il: Marzo 08, 2011, 00:03:30 »

Eh c'è tanta roba qui, devo rileggerlo.
La frase finale è molto significativa, credo proprio che Schopenhauer sarebbe orgoglioso di te.


... leggerò attentamente il tuo parere, e di quanti vorranno darmelo... qualunque esso sia.

nihil

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Re: Comunic@re di speranze
« Risposta #3 il: Marzo 08, 2011, 08:13:43 »
 C'è la voglia di un'altra possibilità, di qualcosa da covare nell'anima. Si arriva ad un certo punto consapevoli che quelle vibrazioni di una vlta non arriveranno più, ed allora si cercano altrove per vedere se erano solo immaginazione o reali. C'è il desiderio di non accontentarsi della routine, di riprovare a essere desiderate e desiderare. Ma perchè poi? Già..perchè?

mr.blue

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Re: Comunic@re di speranze
« Risposta #4 il: Marzo 09, 2011, 20:10:27 »
Ci sono stati dei punti che mi hanno fatto palpitare di gioia, altri dove la mente vagolava altrove per poi ripiombare adesa a qualche altra bella immagine nel testo.