Scienza e filosofia/5
La percezione permette all’individuo l’elaborazione mentale e l’interpretazione di quel che considera realtà.
Vaso di Boring: anche se lo stimolo fisico non cambia, possiamo vedere un vaso bianco su sfondo nero, o due visi neri su sfondo bianco, ma non le due cose contemporaneamente.La conoscenza tramite i sensi e l’esperienza, l’osservazione del mondo e non l’intuito o la fede dovevano essere alla base del metodo scientifico secondo i filosofi dell’empirismo seicentesco.
Anche per Immanuel Kant (1724-1804)la realtà è ciò che ci appare ed è conoscibile tramite l’esperienza. Egli considerava reale il mondo materiale od oggettivo, irreale tutto ciò che non può essere considerato dai nostri cinque sensi.
Per il positivismo è realtà soltanto ciò che è suscettibile di essere oggetto d’indagine da parte della scienza usando il metodo scientifico.
La filosofia positivista mi fa ricordare il sacerdote filosofo e pedagogista Roberto Ardigò (1828-1920), che fu sospeso a divinis nel 1869 per un suo discorso sulla mortalità o immortalità dell’anima, tema che gli fu ispirato da uno scritto del filosofo rinascimentale Pietro Pomponazzi (1462-1525) autore del “
De immortalitate animae”. Così andavano le cose in quel tempo. La Chiesa cercava di respingere le nuove idee dell’ illuminismo e del positivismo naturalista, collegato alla filosofia della natura, secondo la quale la realtà può essere compresa tramite le leggi naturali, senza ricorrere a principi di ordine trascendente o spirituale. Il naturalismo può essere pertanto considerato come sinonimo di materialismo, in opposizione allo spiritualismo, all’idealismo ed al finalismo teleologico.
Un’ultima annotazione sulla natura per ricordare il “
De natura deorum” scritto da Marco Tullio Cicerone nel 44 a.C.. In tale opera c’è la locuzione latina “ipse dixit”, per significare “l’ha detto lui”, autorità sapiente. Cicerone usò la frase parlando dei pitagorici, i quali quando avevano diatribe filosofico-matematiche citavano il loro maestro Pitagora, come autorità sapiente e fonte delle proprie affermazioni.
L'espressione è oggi utilizzata quando, in un discorso, si vuole evidenziare la bontà delle proprie opinioni in quanto sostenute anche da una persona comunemente riconosciuta come autorità in materia. A volte viene usata anche in senso ironico, per deridere chi si considera autorevole senza esserlo realmente, o chi si sottomette acriticamente a una simile autorità. Io uso qui la frase “ipse dixit” in modo riflessivo, per autoironia e per informare che questo è il mio post conclusivo nel topic.