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Arte e denari
Doxa:
A Parigi, fino al 24 settembre, nel palazzo dove ha sede la “zecca”, c’è la mostra titolata: “L’argent dans l’art” che illustra la complessa relazione tra arte e denaro: dal re Creso ai salvadanai di Bruegel il Vecchio, da una litografia di Marcel Duchamp ai dollari di Andy Warhol.
Il denaro è il centro dell'universo a “La Monnaie de Paris”. Fondata nell'864 d.C., è la più antica zecca al mondo tutt'ora in attività. È oggi anche un museo che ripercorre l'incredibile storia della produzione e coniatura delle monete.
L’esposizione evidenzia il modo in cui gli artisti, nel corso del tempo, hanno affrontato l’aspetto economico distinguendo chi mirava a valorizzare la propria creatività indipendentemente dal valore materiale dell'opera, da chi considerava l'arte come mezzo per arricchirsi.
Sono esposte circa duecento opere di varie epoche e stili, alcune delle quali provenienti da collezioni private e da istituzioni parigine.
Il percorso espositivo spazia dalla pittura religiosa, con la rappresentazione degli episodi della Bibbia legati all'avarizia e alla carità, alla Riforma protestante fino alla pittura impressionista, periodo in cui emersero nuove modalità economiche nel commercio artistico.
Henri Van Herwegen, (pseudonimo “Panamarenko, 1940 – 2019, ingegnere ed artista belga)
Chambres d'amis (Camere per gli ospiti), 1986
Panamarenko: “…ho preso una gabbietta per gli uccelli e l'ho riempita di soldi, insieme ad una scatola da scarpe piena di banconote (perché alla gente piaceva dire che i miei soldi li avevo messi nelle scatole da scarpe di casa), e come tocco finale, uno zerbino dove c'era scritto in grande 'Chambres d'Amis' ".
Doxa:
A Parigi la prima sala del “Museo della moneta” è dedicata alla mitologia, in primis a “Danae e la pioggia d’oro”.
Mito di Danae
Danae, figlia di Akrísios, re di Argo, capitale dell’Argolide, regione dell’antica Grecia, nel Peloponneso.
Impossibilitato ad avere figli maschi, il re Akrìsios si rivolse all’oracolo di Delfi per avere un responso, per sapere se poteva sperare in quell’evento.
Invece l’oracolo lo informò che nel suo futuro c’era la morte, ucciso dal figlio di sua figlia.
Per evitare la profezia il re fece rinchiudere Danae in una torre. Ma Zeus, attratto dalla ragazza, andò a trovarla nella prigione sotto forma di pioggia dorata e con questa la concepì. Nacque un bambino. Venne chiamato Perseo.
Il sovrano di Argo, seppur irritato, non volle far uccidere il neonato per timore dell’ira degli dei, però fece chiudere Danae e il figlio in una cassa di legno che venne abbandonata in mare.
Su richiesta di Zeus il dio Poseidone protesse madre e figlio e li fece giungere incolumi nell’isola di Serifos, nelle Cicladi.
Veduta del porto nell’isola di Serifos
Vennero accolti da Ditti, fratello del re Polidette che allevò il piccolo Perseo fino ad età adulta.
La profezia si avverò.
Perseo dopo aver ucciso Medusa e salvato Andromeda, andò ad Argo senza essere riconosciuto, per partecipare ai giochi funebri che il re Akrìsios aveva indetto in onore del fratello defunto.
Durante una gara di lancio del disco o del giavellotto, il giovane Perseo colpì a morte il nonno.
Danae e la pioggia dorata, cratere della Beozia, V sec. a. C., Museo del Louvre, Parigi
Il mito di Danae fu considerato un tema interessante dai pittori del Rinascimento. Numerosi furono gli artisti che raffigurarono la giovane nell’atto di ricevere la "pioggia d'oro", simbolica unione con Zeus.
Antonio Allegri, detto il “Correggio”, olio su tela, 1531 – 1532 circa, Galleria Borghese, Roma
Correggio raffigurò Danae come un’adolescente emozionata e incuriosita da quanto le sta per accadere.
La nuvola d’oro appare su di lei e le prime gocce cominciano a cadere. Per accoglierle, la ragazza sposta il lenzuolo (simbolo del velo virginale), aiutata a scoprirsi dall’alato Eros, che nella mano raccoglie le prime gocce di pioggia. Mano che è intenzionalmente puntata verso la zona genitale della ragazza.
I due amorini nell’angolo in basso sulla destra sono intenti a strofinare punte di freccia sulla pietra di paragone, usata dagli orafi per verificare l’autenticità dell’oro.
Nella scena sono preminenti i colori chiari.
La luce nella stanza proviene da sinistra, dalla finestra aperta , dalla quale si vede un edificio e dei monti in lontananza.
Questo dipinto faceva parte di una serie realizzata per il duca di Mantova, Federico II Gonzaga, sul tema degli amori di Zeus.
Un altro dipinto dedicato a Danae da Tiziano Vecellio.
Tiziano, Danae, olio su tela, 1545 circa, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Danae è raffigurata sul letto mentre guarda verso l’alto: Zeus si è trasformato nella nuvola dorata che la sovrasta e fa cadere la dorata pioggia fecondante nella zona genitale della ragazza, anche se ha un avvolto lenzuolo poggiato sulle cosce quasi aperte.
La donna ha il braccio sinistro vicino al corpo, quello destro (ornato con un braccialetto al polso) è piegato, poggiato su un cuscino, mentre con la mano stringe il lenzuolo.
In questa versione di Danae l’artista ha raffigurato la principessa di Argo mentre si dona a Zeus per amore, testimoniato dalla presenza dell’alato eros, che regge l’arco con la mano sinistra ed osserva l’azione.
Doxa:
Il tocco di Mida
Mida, mitico re di Pessinunte, città della Frigia, antica denominazione di una regione anatolica (Turchia).
Su di lui ci sono diverse versioni del mito.
Ovidio nel libro XI del suo poema epico-mitologico, “Le metamorfosi”, narra che il vecchio satiro Sileno, precettore del dio Dioniso, si attardò a bere vino, ed ebbro rimase separato dal corteo dionisiaco.
Il vecchio satiro Sileno
Sileno ebbro, scultura del II sec. d.C., Museo del Louvre, Parigi
Ha l'spetto di un anziano calvo e peloso, spesso raffigurato con attributi animaleschi.
Aveva il dono della divinazione. Era lo spirito della danza della pigiatura dell'uva.
Furono due contadini ad aiutare Sileno. Lo condussero dal loro re, Mida, il quale lo riconobbe e l’ospitò nella sua reggia per dieci giorni e notti, mentre il satiro intratteneva il sovrano e i suoi amici con racconti e canzoni.
L'undicesimo giorno, Mida riportò Sileno da Dioniso, il quale, felice di aver ritrovato il suo anziano maestro, offrì al re qualsiasi dono desiderasse. Mida, allora, gli chiese il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Fu esaudito.
Mida, però, constatò l’impossibilità di poter mangiare, in quanto i cibi che toccava diventavano istantaneamente d'oro. Capì che la sua cupidigia lo avrebbe portato alla morte, allora implorò Dioniso di togliergli tale potere. La divinità esaudì la richiesta.
Mida, nella tradizione popolare, è simbolo di ricchezza e di avidità. Quindi, Essere un re Mida significa essere capace di arricchirsi facilmente.
Doxa:
“Ricco come Creso”: è un’espressione ancora in uso. Evoca la leggendaria ricchezza di Creso, che
dal 560 a. C. al 546 a. C. fu il re della Lidia: antica denominazione di una regione dell’Anatolia (Turchia) con capitale Sardi.
Claude Vignon, Creso esige il tributo in denaro da un suddito, olio su tela, Tours, Musée des Beaux-Arts
Doxa:
Tracey Karima Emin, I’ve got it all, anno 2000, foto Polaroid ingrandita.
In questo ilare selfie si vede lei seduta su un pavimento color rosso ruggine; indossa un abito scollato della stilista inglese Vivienne Westwood; ha le cosce e le gambe divaricate mentre le banconote escono (o entrano ?) dalla vagina.
Tracey Karima Emin, la controversa artista britannica nata nel 1963 è nota per le sue dissacratorie opere d'arte contemporanea.
Fa parte del movimento Young British Artists, che ha iniziato a esporre alla fine del 1980.
Nel 2007, Emin ha rappresentato la Gran Bretagna alla 52/esima Biennale di Venezia.
Esprime la sua arte con mezzi diversi: disegno, pittura, scultura, fotografia, film.
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