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Topics - SimOwen

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Fantastico / il marito gorilla
« il: Maggio 13, 2021, 11:23:51 »
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PREMESSA:
chiedo scusa per la sciatteria... stavo mettendo giù le idee per questa storia quando me ne è venuta in mente un'altra... visti i miei tempi biblici, la mollo qui - per ora - e mi dedico alla nuova. posto il soggetto del racconto, spero vi piaccia lo stesso. la storia è stata ispirata da un'immagine - credo la copertina di un romanzo pulp messicano - vista tempo fa in rete, e l'ho mischiata alla commedia sexy anni '70 italiana.
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 iniziamo con una scena sexy con SOLEDAD che interpreta un'avvocatessa lasciva

finisce la scena, SOLEDAD si ricompone e guarda la scena con PEDRO (rivale in amore) che le descrive come vorrebbe montarla. Lei gli dice sì sì, va a farsi la doccia, si riveste e prima di tornare a casa si fa consegnare una copia del girato che lui le ha preparato nel frattempo.

PEDRO le dice che vorrebbe girassero insieme qualcosa di nuovo, di più autoriale dell'ennesimo film sexy. Lei dice che tenterà per la centesima volta di convincere (il marito) RODRIGO, capo della casa di produzione.Esce dal set e va a casa

- scena di pianto in cui mostra tutta la sua frustrazione causata dal dover girare solo film sexy? - quando arriva il marito le annuncia che la serie di film "L'Avvocatessa" ("L'avvocatessa Assegnata D'Ufficio", "L'AVV fa carriera" che sta girando ora) sta avendo successo e stanno preparando già un terzo capitolo ("L'Avv. Dello Studio Legale"). SOLEDAD gli risponde che lui sa benissimo che lei vorrebbe cambiare genere ma lui risponde che è la star della loro casa di produzione, che si basa su di lei, che non può mollare ora perché i film "seri" non vanno più di moda e devono contrastare la concorrenza che produce film d'azione (cita la serie delle Amazzoni:"la furia delle Am.", "Am. vs Valchirie", "Valchirie vs Am."). Dopodiché mette su le scene sexy che ha girato nel pomeriggio, le dice che quando la vede recitare nuda si eccita sempre, la prende e fanno l'amore.


il giorno dopo Soledad va sul set dove incontra Pedro. Iniziano a girare una scena dove un personaggio deve farsi togliere il malocchio e si rivolge a una donna che pratica la Santeria. durante una pausa Pedro sente una assistente di studio lamentarsi della poca veridicità della scena. Pedro va da Soledad, la imbonisce dicendo che lei ha molto talento e dovrebbe osare di più, ma lei risponde dicendo che il marito non vuole (ripete il discorso della concorrenza con le avversarie). Lui prova a convincerla a lasciarlo ma lei tronca la discussione. Bofonchiando, esce dal camerino di lei, lanciando tra sé e sé stramaledizioni contro Rodrigo. Incrocia di nuovo l'inserviente di prima e le chiede lumi sulla Santeria. dopo una serie di descrizioni, gli fa il nome della sua zia STREGA

la STREGA gli propone un incantesimo che metterà fuori gioco Rodrigo, trasformandolo in animale; in camibio vuole che nei prossimi film ci sia una parte anche per la nipote. Pedro accetta e si procura gli ingredienti.

l'incantesimo viene praticato dalla STREGA durante una notte di riprese in cui Soledad e Rodrigo sono lontani. la Strega lo chiama dicendogli che tutto è stato fatto.

Rodrigo si ritrova trasfomato in gorilla e, impazzito, esce di casa e inizia a correre per la città.

Pedro allora  chiama la polizia dicendo che un animale è fuggito  dallo zoo. La polizia verifica con lo zoo, che dice loro che non è scappato nessun animale, ma in effetti arrivano altre segnalazioni in merito.

Rodrigo si risveglia ingabbiato allo zoo, con una gorillessa che gli fa la corte.

Intanto alla CasaDiProduzione, tutti (tranne Pedro) sono disperati perché il boss è scomparso. Pedro dice a Soledad che ora il capo è lei, e può fare quello che vuole. si incontrano in una sala riunioni, parlano delle proprie idee e la ragazza sembra essere ormai sedotta.

quando escono, Pedro incontra la nipote della strega che chiede quando inizierà a lavorare. lui la scarica sbrigativamente. Ella, per vendetta, nottetempo si reca allo zoo. spiega a Rodrigo cosa gli è successo, dicendogli che l'unico modo per spezzare l'incantesimo è uccidere Pedro, e questo impazzisce, sfonda le sbarre, e corre a casa propria. lì coglie la moglie e Pedro sul fatto, e diventa ancora più furioso. Pedro cerca di scappare e lui lo insegue.

Nel corso della fuga Pedro muore accidentalmente e Rodrigo torna in sé.

arriva la polizia (chiamata da Soledad) che trova il corpo di Pedro; Rodrigo (nudo) riesce a rientrare in casa, dove trova Soledad, spaventata. Le spiega tutto, e inizano a parlare del futuro della CDP e trovano finalmente un accordo



2
Horror / Pelle Di Lupo
« il: Aprile 13, 2021, 17:40:59 »
00


Tiziano aveva sentito spesso parlare, già da piccolo, del cugino Leandro. Un cugino del padre che aveva l’abitudine di viaggiare per il mondo, indistintamente, sia verso le mete turistiche più famose che verso luoghi mai sentiti e che di attrattivo non avevano assolutamente nulla.
Tale parlare del cugino era spesso accompagnato da quella reticenza tipica di quando non si vuole approfondire un argomento fastidioso.
Tiziano l’aveva incontrato in qualche rara occasione, da piccolo. Si era sempre chiesto, affascinato, perché viaggiasse così tanto, se fosse per lavoro e quale lavoro facesse. E soprattutto quale fosse il suo segreto.
Di recente il cugino Leandro era morto, per un’embolia, durante la notte, a casa propria. A scoprirlo furono i suoi vicini di casa (viveva in un appartamento fuori città) che chiamarono i Carabinieri. Questi, constatato il decesso rintracciarono ed avvisarono i parenti (il padre di Tiziano e altri tre cugini che nemmeno si conoscevano tra di loro) che iniziarono a procedere alla liquidazione del patrimonio.
Leandro non aveva redatto alcun testamento, così fare l’inventario di tutti i suoi averi fu un lavoro arduo. Fu una gran sorpresa quando si scoprì possedere un seminterrato in un palazzo in città, un vecchio laboratorio riadattato ad appartamento. Tiziano lo visitò insieme al padre per decidere se avesse potuto essergli utile come appoggio per il lavoro (dormire lì durante la settimana per risparmiarsi il viaggio sui mezzi pubblici) e per le nottate in città.
Questo monolocale conteneva un divano letto, mobili da soggiorno, un piccolo bagno e una biblioteca rifornita di libri di vario genere. Ma la cosa che più lo incuriosì fu un baule, tipo quello che si vedeva nei film dei pirati, che costudiva, ripiegata con cura al suo interno, una pelle di lupo.

01


Tiziano ammirava con piacere il suo nuovo monolocale. Il tavolo e le quattro siede erano solidi, in bagno la lavatrice in buono stato. Per la cucina il servizio di vettovaglie non era eccezionale, ma ancora utilizzabile. La lavastoviglie andava cambiata, faceva un rumore sinistro e dava l’idea di poter cedere allagando tutto da un momento all’altro, ma per questo c’era tempo. I mobili della stanza principale sembravano come nuovi: il divano letto era comodissimo, tavolo e sedie in ottimo stato e la libreria conteneva un sacco di libri dai temi più disparati, con una preferenza verso lo storico e l’esoterico. Non sapeva quando potessero essere presi sul serio certi titoli, ma avrebbe avuto tempo per leggerli, prima o poi. Quella sera sarebbero venuti i suoi tre “compagni di avventure”, con cui condivideva la passione per i giochi in scatola. L’ultima fissazione che era venuta loro era Zombicide, un gioco in cui sei avventurieri fantasy dovevano salvare un villaggio da un’invasione zombie. Proprio creare un’atmosfera più cupa, aveva disteso, seppur conscio non essere propriamente a tema, la pelle di lupo per terra, al centro della stanza, come tappeto. Certo, vedere quel pelo lucido e splendido e quel testone minaccioso era un po’ in quietante. Ma volete mettere la scena che faceva?
Il primo ospite ad arrivare fu Martino.
“Bella tana ti sei fatto” gli disse.
“Non c’è voluto nemmeno molto tempo, era quasi tutto a posto”.
“ma il tuo parente viveva qui?”
“abitava fuori città. Cosa gli servisse questo appartamento, non lo sappiamo. È morto senza fare testamento, e i parenti più prossimi si sono spartiti i suoi beni. Io ho deciso di prendere questo monolocale per essere più comodo per i miei spostamenti in città o per quando faccio tardi la sera per il lavoro”.
“e per giocare con noi”, aggiunse Martino ridendo.
Tiziano rise, poi fissò la pelle di lupo.
“Quello crediamo l’abbia ammazzato a mani nude”
I due risero ancora.
“sembra nuova. Da dove arriva?”
“anche questo è un mistero. Ero in dubbio se appenderla alla parete. A tenerla per terra ho paura si rovini”.
“al lavoro, invece?” cambiò discorso Martino.
“oh, guarda, altra giornata storica. Hai presente la collega stronza di cui parlo sempre?”
“la famosa Annabella?”
“già. Oggi mi manda una mail dicendo di controllare un conto che è andato a costo. Io guardo, e vedo che l’ho usato durante una registrazione, ieri. Ed era ancora coperto. Oggi è andato a costo dopo che ci ha registrato sopra lei”.
“e non doveva controllare lei, allora?”
“quando gli importi li mando a costo io, lo faccio. Lei no, troppo signora per farlo. E allora ha girato tutto a me. Ovviamente io le ho risposto che non spettava a me, lei ha iniziato a urlare, e il capo si è incazzato con me”
“quando mai!”
“allora gli ho detto che mi sembra assurdo che una collega che lavora in azienda dal doppio del tempo che ci lavoro io, non sappia fare certe cose e scarichi tutto agli altri. Insomma, è venuto fuori che sono dieci anni esatti che lavora lì… e l’altra collega, Serena, le ha organizzato una festa a sorpresa”
“ma davvero?”
“davvero. Adesso sono là a festeggiare”
“e tu non sei andato?”
“a festeggiare quella cagna? Ma non mi passa neanche per l’anticamera del cervello. Ovviamente domani mi diranno tutti che sono un musone e ‘ste menate qua”
“le hanno fatto pure il regalo?”
“yeah”
“e ti hanno chiesto di partecipare?”
“yeah”
“ma tu hai rifiutato?”
“e certo”
“incredibile. Certa gente, più è stronza, più ci vanno dietro”.
Improvvisamente il citofono suonò.
“sono arrivati gli altri due. Ordiniamo le pizze?”.



03

La città avvolta in sottile strato di nebbia
L’umidità scorre sulla pelle
Un odore che già sentito,
una voce che famigliare
muscoli che flettono
urla
un rumore da lontano
luci abbaglianti
uno scontro
scappi
sarà per un’altra volta



04

La sveglia suonò impudente. La giornata doveva iniziare e non ammetteva deroghe. Tiziano si risvegliò nella luce filtrata dalla finestra smerigliata che dava sul marciapiede. Ci mise un po’ a capire dove si trovasse. Le miniature del gioco sul tavolo, le bottiglie di birra e i bicchieri, le carte delle patatine. Era nella “tana”, come il suo gruppo di gioco aveva ufficialmente ribattezzato il monolocale.
Si alzò dal divano letto, con i muscoli indolenziti e un dolore tra fianco e femore. Il mal di testa per aver bevuto troppo ci poteva stare, anche il sentirsi intontito per il poco sonno, ma perché dolori muscolari? E quell’indolenzimento al fianco? I piedi nudi calpestarono la pelle di lupo per terra.
“dovrei darti un nome” le disse con voce impastata. Si avviò verso il bagno, e poi in cucina, dove accese la luce. Questa illuminò la pelle, e Tiziano poté notare che era spostata leggermente più avanti rispetto alla sera prima. E sembrava essere leggermente rovinata in alcuni punti.
Scrollò le spalle e preparò la colazione.
L’arrivo al lavoro fu semplice, quel mattino. Due fermate di metropolitana ed eccolo a passare il badge alla timbratrice, per far iniziare il conto alla rovescia per tornare a casa. Ma prima un passaggio d’obbligo alla macchinetta del caffè, in sala mensa. Serena e Marta stavano chiacchierando della festa della sera precedente. A quanto pare Annabella aveva rimorchiato un tipo che però non le piaceva e l’aveva rimbalzato. Marta, spocchiosa come sempre, sosteneva che il tipo non fosse granché, Serena invece diceva che potesse essere anche carino.

Quella mattina Annabella si presentò al lavoro alle 10.00 passate. Aveva gli occhi arrossati e l’aria scossa.
“è stato terribile, un animale, una bestia enorme! E mi ha aggredita!”.
Il resto della mattinata passò nell’ascoltare l’aggressione che aveva subito fuori dal locale, da parte di un grosso animale, che sosteneva essere scappato da un canile, che l’avrebbe assalita se un’automobile non lo avesse investito al momento dell’aggressione. In zona, di canili, non ce n’erano affatto, era più probabile fosse un randagio. Tiziano avrebbe voluto farlo notare ma decise di stare zitto. Lasciò come sempre che tutta l’attenzione fosse attirata dalla collega che, nonostante non fosse in grado di presentarsi al lavoro nella condizione agitata in cui si trovava lo aveva fatto lo stesso per poter raccontare la sua disavventura, farsi dare una pacca sulla spalla da tutti e avere il suo consueto palcoscenico. Dopo un’ora e un quarto di inconsolabile piagnisteo, col permesso del capoufficio tornò a casa.
A quanto detto, il conducente dell’automobile che aveva investito “il cane” era proprio il tipo che al bar aveva ci aveva provato con Annabella. Rimbalzato e con la macchina gibollata. Sfigato.


05
Il venerdì sera successivo uscì insieme a Lucio, un amico che non vedeva più da qualche tempo. Lo aggiornò sugli eventi, dalla morte del cugino, all’utilizzo part-time della “tana”, fino alla biblioteca dei libri esoterici. Lucio era un esperto di queste cose. O per lo meno millantava di tenersi informato su tutta la cronaca e i casi che riguardavano sette sataniche, logge massoniche, praticanti di magia nera e così via, nonché di approfondire tutte queste notizie con fonti sue. Tiziano l’aveva sempre considerata una stramberie, e gli aveva posto la questione tra il serio e il faceto, anche, per farsi due risate.
“possiamo andarla a vedere?” chiese Lucio
“adesso?” rispose stupito Tiziano
“e certo, quando?”
I due erano seduti al tavolino di un locale, avevano appena ordinato. Tiziano aspettava il momento di bersi la sua birra del week end. Non sarebbe andato via senza averlo fatto. E non aveva nessuna voglia di andare alla “tana”. Stavano aspettando il resto della loro compagnia, e ospitarli tutti sarebbe stato impossibile perché troppo numerosi. Oltre al problema di spostarsi in città e trovare parcheggio… e poi cosa avrebbero fatto lì, tutta la sera? Lucio avrebbe sfogliato i libri, gli altri si sarebbero annoiati. Lui compreso.
“no, dai” gli rispose “troppo sbattimento. Facciamo un’altra volta”.
“eh, ma cos’hai da fare?”
Tiziano sporse in avanti il capo come se stesse per svelargli una grande verità:
“aspettare gli altri e uscire con il resto della compagnia, per esempio?”
Lucio fece per ribattere, ma giunse la cameriera con le ordinazioni: la birra artigianale del mese e nachos per Tiziano, una dozzinale birra industriale e patatine fritte per Lucio.
La discussione venne rimandata.



06
Il mercoledì sera successivo Tiziano e i “compagni di avventure” si erano trovati nella “tana” per una nuova serata di gioco. Mentre preparavano il tabellone, Ettore stava annunciando di essere interessato all’acquisto di un’espansione per il gioco.
“La prendo io, non c’è problema. Se a voi non piace, la uso con l’altro gruppo di gioco che frequento, cosa che farei comunque”.
“non è questione che ci piaccia o no” gli rispose Alessio “è che in questo momento non abbiamo ancora imparato bene le regole di quello cui abbiamo appena iniziato a giocare”.
“Allora Ettore può acquistarla, imparare ad usarla, e poi portarla da noi e spiegarci le regole” sentenziò Martino salomonicamente.
Tiziano stava per dire la sua, quando il citofonò suonò, lasciandolo sorpreso.
“Chi cazzo è?” gli scappò.
“magari ci hanno portato delle altre pizze” disse Martino divertito.
“è l’abominio! Non rispondere, altrimenti ci attacca!” ribatté Ettore.
“Sì?” chiese il padrone di casa alla cornetta del citofono. “È aperto” disse poi riagganciando.
“è Lucio, chi cazzo gli ha detto che siamo qui?” chiese rivolto a Martino, l’unico a conoscerlo degli altri tre. “Cacchio, sono stato io” aggiunse poi.
Insomma, invitato o no, Lucio era riuscito a entrare nella “tana” per sbirciare nella libreria esoterica.
L’invasore apparve dalla porta con l’aria tronfia di chi riesce sempre ad averla vinta. Con lui, sorpresa delle sorprese, c’era una ragazza. Carnagione pallida, capelli scuri raccolti in due ciuffi sulle tempie, vistosi piercing al naso e alle orecchie, canottiera nera con pizzo che lasciava trasparire qualche tatuaggio e jeans neri bucati su un ginocchio e sulle cosce. Si chiamava Silvana, ma voleva che tutti la chiamassero Vania.
“scusa se ti sono piombata in casa così senza preavviso” disse parlando velocemente e con tono altissimo “ma io sono un’appassionata di zombie e quando Lucy mi ha detto che giocavate a questo gioco dovevo assolutamente sapere come era fatto!”.
Tiziano constatò che almeno la ragazza era educata. Non come “Lucy” che si era già isolato a guardare i libri e ne stava già sfogliando uno senza chiedere permesso.
“e poi Lucy ha detto che non te la prendevi, eh? E che sarei stata la benvenuta, eh? Te la sei presa? Eh? Sono la benvenuta? Eh?”.
Tiziano le porse un bicchiere e una bottiglia di birra.
“Prego, accomodati. Stavamo giusto ripassando le regole”.
Sarebbe stata una serata lunga.

In realtà la serata passò molto velocemente. Vania si era dimostrata interessata al gioco e alla fine tutti avevano deciso di farla partecipare, facendole gestire uno dei personaggi femminili, la suora sanguinaria.
Lucio restò tutta la sera a leggiucchiare un libro dopo l’altro, scattando fotografie alle copertine e segnandosi titoli e autori. Al momento di andare a casa, chiese al padrone di casa se poteva portarsi via alcuni volumi. Tiziano gli rispose negativamente, ma solo per ripicca alla sua intrusione. In realtà di quei libri non sapeva che farsene.
Rimasto da solo, stava riordinando la casa prima di andare a dormire, quando il citofono suonò ancora. Era Vania che diceva di aver dimenticato una cosa.
“Hai visto un mazzo di chiavi?” chiese, una volta entrata, iniziando a frugare sulla libreria, sul divano, sul tavolino.
“no, non credo” rispose Tiziano accompagnandola nelle ricerche.
La ragazza guardò allora nella borsetta.
“oh, che scema, scusa! Erano qui” gli disse mostrandogliele.
“no, figurati, nessun problema” rispose Tiziano gentilmente.
“posso andare in bagno già che suono qui?” chiese lei.
Lui le indicò la porta.
Mentre lei usava i servizi, Tiziano continuò a risistemare la casa. Si interruppe quando sentì la porta aprirsi. Vania sporse la testa e gli chiese:
“ma allora, dormi qui?”
“sì, invece di tornare a casa passo qui la notte visto che lavoro nelle vicinanze e così rispariamo qualche ora di sonno”.
Non fece in tempo a finire la frase che la ragazza, uscita dal bagno nuda, lo aveva già avvinghiato con le braccia e ficcato la lingua in gola.


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Fantasy / IL Pianeta Rosso
« il: Marzo 31, 2021, 15:50:44 »



Mentre Neil Armstrong sentenziava il grande passo per l’umanità, il generale Tokonov stappava lo Sovetskoe šampanskoye e aveva il piacere di versarlo ai suoi sottoposti. La cupola di sei chilometri di raggio e uno e mezzo di altezza teneva, l’atmosfera interna si era sviluppata, il terreno era stato terraformato e iniziava a dare i primi frutti. Perché quindi non festeggiare? Tutti i presenti brindavano al risultato di duri mesi di impegno che avevano temuto potesse essere infruttuoso o peggio. Al centro della sala riunioni del modulo esterno l’unica a non essere felice come gli altri era l’ingegnere agricolo Kyra Kasova. Per quale motivo il Cremlino insisteva a tenere segreta la prima base umana su Marte e permetteva agli Americani di festeggiare la loro arretratezza nella corsa per lo spazio?
Appoggiò il bicchiere e cercò di raggiungere l’uscita senza che nessuno la vedesse. Sgusciata nel corridoio della base la differenza di temperatura le fece venire un brivido. Accelerò il passo e si diresse verso il laboratorio che condivideva con il biologo Piotr Chelienko, l’altra persona scontenta della festa ma l’unica a ottenere il permesso di saltarla con una scusa. Entrò senza bussare, e l’uomo sobbalzò dallo spavento, rischiando di farsi scappare di mano una provetta contenente un liquido rosso trasparente.

“Shchekolda, compagna, qui dentro c’è l’ultima dose di fertilizzante. Le scorte ci arriveranno solo con la prossima spedizione, se fosse caduto per terra, sai quale danno sarebbe stato?”.
“Anche io, Piotr caro, sono contenta di vederti”.
“E la tossicità, non dimentichiamo la tossicità”.
La donna ignorò i brontolii del compagno di ricerche e si avvicinò alla teca che egli stava osservando.
“Sono confusa, qui dentro non dovrebbero esserci formiche?”
“Da, ma purtroppo non avevamo altri contenitori per i ragni rossi a sei zampe”.
“Ragni Rossi A Sei Zampe? Li chiamerete con questo nome poco fantasioso?”
“Sono ragni, sono rossi, hanno sei zampe… come avremmo dovuto chiamarli?”
“Una razza di insetti spunta dai nostri campi terraformati, fatto che può essere considerato il primo contatto alieno mai avvenuto, e tu gli dai un nome così banale come ‘ragni rossi’?” rispose lei con una smorfia di disapprovazione.
“A parte che sono aracnidi e non insetti, avevi qualche idea particolare?”
Kyra rimase in silenzio.
“Visto?”.
“Devono essere molto importanti se hai avuto il permesso di non partecipare alla festa del Generale”
“Oh, puoi star certa che lo sono: la loro ragnatela è molto resistente… Penso si possa utilizzare per qualche collante o guarnizione. Ne parlerò con i tecnici del reparto manutenzione”.
“Un brevetto fatto su Marte. I compagni al Cremlino resteranno stupefatti”.
“Ma soprattutto, sembra che abbiano una specie di… modo di comunicare tra di loro”.
“Tipo?”
“Ho catturato lo sciame di ragni trovati l’altro giorno nella sala macchine. Inizialmente li avevo tenuti in un unico contenitore. Si muovevano tutti coordinatamente per cercare di aprirlo. Successivamente ne ho travasati metà in quest’altra teca, che di solito si usa per le formiche. Vedi che rappresenta lo spaccato di un formicaio? Questi hanno cercato di organizzarsi e viverci, mentre quelli rimasti di là in un primo momento sembravano spaesati, ma ora si stanno riambientando”.
Kyra osservò il primo contenitore menzionato da Piotr. I ragni contenuti erano quasi inerti, rifugiati nella tela con cui l’avevano riempito. Quelli nel secondo invece si muovevano in gruppo tra la terra e l’erba cercando di organizzare una specie di formicaio.
“Telepatia?” chiese.
“Magari, o forse una coscienza collettiva”.



Kyra uscì di corsa dalla zona docce ancora bagnata e avvolta solo dall’asciugamano. Incrociò la tenente Aleita Tsavov, diretta verso i bagni, che la guardò preoccupata.
“Sono lì, sono arrivati anche lì!” le disse agitata, “Quei maledetti ragni sono arrivati anche in bagno!”.
“Do subito l’allarme” rispose prontamente l’altra.
Piotr, insieme ad altri tre commilitoni, utilizzarono come già fatto diverse volte nei giorni scorsi, un’aspirapolvere per catturare tutto lo sciame, per poi spruzzare l’area con un insetticida prodotto con sostanze di fortuna recuperate in magazzino.
“I bagni femminili resteranno inutilizzabili per qualche giorno, compagne”, annunciò il biologo di fronte agli elementi femminili dell’equipaggio, un terzo della cinquantina di persone che partecipavano alla missione.
“La mia divisa è ancora lì dentro” protestò Kyra, di ritorno dai dormitori, asciugata e con indumenti nuovi.
“Abbiamo dovuto disinfestare pure quelli. I ragni potevano essersi nascosti dentro ad essi”.
“Questi ragni si stanno facendo sempre più invadenti” disse il generale Tokonov, “Prima la cupola terraformata, poi i magazzini, ora le docce. Dovremo stare attenti alla zona dormitorio e alla mensa. Troviamo qualcosa che possa respingerli”.
“Sarà fatto” rispose Piotr, dirigendosi verso il suo laboratorio.
Poco dopo, Kyra lo raggiunse.
“Sembra che i tuoi amichetti mi abbiano presa di mira” disse ironica.
“Ci stavo pensando anche io” rispose il biologo. “La settimana scorsa hanno ricoperto con la loro tela i macchinari per l’irrigazione che hai progettato tu, ora ti cercano in bagno”.
“Si sono messi a spiarmi mentre facevo la doccia, i piccoli perversi” aggiunse lei ridendo.
“La doccia, gli irrigatori… temono l’acqua!”.
“Abbiamo trovato il modo di tenerli alla larga?”
“Resta solo un’ipotesi. E poi: siamo una colonia, l’acqua è importantissima, non possiamo sprecarla”.
“Sottoponiamo l’idea al generale. Però… se sanno che i macchinari trasportano l’acqua…”
“Dici che possono essere più intelligenti di quanto pensiamo?”.
La donna annuì, poi chiese:
“Hai risolto la faccenda della telepatia?”
“Vieni a vedere” le disse.
Piotr riprese la teca.
“Ho riunito i due gruppi separati. C’è stata una sorta di diffidenza, all’inizio. Poi si sono riuniti e hanno cercato di interagire. Quindi è scoppiata una sorta di guerra civile e la fazione che ha vinto ha dominato gli sconfitti. I sopravvissuti, almeno. Ora c’è un gruppo solo che agisce all’unisono”.
Kyra fu percorsa da un brivido di paura.
“Ne hai parlato al generale?”
“Oh, non gli frega proprio niente. Lui ha mandato il messaggio al Cremlino dicendo che tutto va bene, e non accetta ci siano intoppi. Che hanno iniziato a venir fuori proprio dopo il messaggio”.
Notata l’amarezza nelle sue parole, Kyra gli accarezzò una spalla per consolarlo. Lui le strinse la mano e i loro sguardi si incrociarono per alcuni secondi, poi si strinsero e si baciarono con foga.



L’espediente di respingere i ragni con l’acqua ebbe successo solo all’inizio. Diversi spruzzatori di plastica furono utilizzati per respingere gli assembramenti, il cui scopo sembrava essere quello di tessere più tela possibile, ovunque. Difficile da togliere, se non con l’utilizzo di solventi.
“Ma acqua e solventi, per la vita di una colonia, devono essere utilizzati per altre necessità” riconobbe Tokonov.
Organizzò un gruppo di sei volontari che, armati di fiamme ossidriche, attaccò il primo gruppo di ragni che trovò. All’interno di un magazzino di materiali metallici, esterno alla cupola ma collegato alla stazione principale, uno sciame di ragni aveva ricoperto tutto il soffitto di tele e ne aveva fatto la propria casa. I sei partirono all’attacco, e il risultato fu un incendio con uno scuro e denso fumo nero (le ragnatele presero fuoco, ma, a quanto pare, non bruciavano bene), e lo sciame che, per difendersi, si organizzò e attaccò all’unisono gli uomini
*
La “ribellione dei ragni”, come la chiamarono, fu tremenda. Sciami di aracnidi che spuntavano da ogni dove assalivano gli uomini e le donne della base, avvolgendoli nella loro tela per poi divorarli.
Tokonov dovette dichiarare allarme rosso, raccogliere i superstiti, e imbarcare tutti quanti sul razzo che fungeva da scialuppa di salvataggio. Un quarto dei pionieri marziani ritornava a casa, chi ferito, ciascuno sconvolto.
Tokonov sedeva nell’angusta sala comunicazioni insieme all’addetto e alla sua assistente. Stava redigendo il comunicato da mandare al Cremlino per annunciare il fallimento della missione. Pensò all’ultimo comunicato inviato: la trionfante richiesta di rifornimenti. Un razzo pieno di cibo, acqua, combustibili e parti di ricambio era stato ormai inviato con rotta preimpostata alla base ormai abbandonata.
Terminate tali formalità, si ritirò nel ponte passeggeri del razzo. Passeggeri nel vero senso della parola: sembrava l’interno di un aereo di linea, con una fila da due sedili a destra e una da due a sinistra. Una cinquantina circa di giorni di viaggio adagiati alla meglio. La numerosa conta dei caduti regalava, suo malgrado, tanti posti liberi, quindi ci si poteva accomodare con sufficiente spazio per ciascuno.

Attraversò la fila cercando un posto libero abbastanza distanziato dagli altri. Tutti gli porgevano il saluto militare, nonostante il fallimento continuavano ad avere rispetto per lui.
Incontrò lo sguardo di Kyra: gli occhi arrossati e alcune ferite sul viso incerottate alla bell’e meglio che probabilmente avrebbero lasciato qualche cicatrice. Aveva capito già da tempo che c’era del tenero tra lei e Piotr Chelienko. La morte del biologo l’aveva colpita, però lei era una militare, e avrebbe dovuto riprendersi. L'ufficio OKB-1 non vedeva di buon occhio le relazioni tra gli affiliati, e anche se Chelienko di fatto non era un militare, la cosa non sarebbe dovuta avvenire comunque. Incrociando lo sguardo della donna, il generale pensò fosse il caso di dirle qualcosa, ma le parole non gli uscirono. Accennò il saluto militare, che Kyra esitò a ricambiare.
Quando si portò la mano alla fronte, la donna emise due colpi di tosse, ai quali ne seguirono altri, sempre più violenti. Il generale richiamò il personale medico, rimasto ormai a tre infermieri indaffarati a controllare i compagni. Uno di essi si diresse verso la donna, proprio in tempo per vederla vomitare dalla bocca uno sciame di ragni rossi che iniziò a propagarsi lungo la cabina passeggeri.

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Presentazioni / ciao a tutti
« il: Marzo 24, 2021, 21:23:09 »
buongiorno,
mi sono iscritto anche io  ::.

ho ripreso a scrivere per mio gusto personale da un po' di tempo (miracoli del lockdown  :() e cercavo un forum attivo su cui condividere e mie scempiaggini

a leggerci presto, allora  8)

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