Ci ho messo qualche minutino in più a scriverlo, ma non è revisionato. L'ho scritto tutto in una volta, volevo che fosse naturale, perché ci tengo particolarmente. Quindi lo posto qui, con tutti i suoi errori e stranezze
- - -
Nel mondo reale ci sono troppe cose impossibili.
Nel mio non è così: non c’è tempo, non c’è spazio, c’è solo ciò che voglio. Decido: è lì che voglio passare i prossimi dieci minuti, o le prossime due ore. Non lo so, non voglio saperlo e ha poca importanza.
Appoggio la schiena al muro, chiudo gli occhi e mi rilasso. Quando li riapro dietro di me non c’è nessun muro, ma uno spazio sconfinato. Non sono venuta qui per restare da sola.
Mi siedo a terra, con le gambe incrociate, chiudo nuovamente gli occhi e sospiro forte, sorrido, gusto dentro di me il momento. Quando li riapro sono in loro compagnia.
Holden e Xavier sono con me. Si guardano per un attimo incuriositi l’uno dall’altro, ma qui, nulla è strano, nulla è impossibile. Illogico forse, ma non impossibile. Continuo a sorridere, chiedendomi in scala da 1 a 10 quanto sembro ebete.
«Ora spiegami come t’è venuto in mente di vedere noi due insieme. Un indiano cree uscito dalla guerra eccetera eccetera e un tipo come me, e tutto quello che segue. Cioè, è assurdo, Cristo» mi dice Holden.
«Siete i miei preferiti» rispondo con un certo orgoglio.
Mi accorgo del leggero smarrimento di Xavier. Capisce perfettamente ciò che diciamo, ma forse non si aspettava tutto questo.
In quanto a Holden, penso di “averlo lasciato secco” e quindi resta a riflettere in silenzio.
Forse faremo una partita a dama, ma io non sono Jane, io uso tutte le mie dame, anche se spesso perdo. Gli spiegherò dove vanno le anatre in inverno e come fanno i pesci quando si ghiacciano i laghi. Gli dirò che se mai volesse andarsene di nuovo dal college, così, d’un tratto, può chiamare me anziché la vecchia Sally, di sicuro ci divertiremmo di più. Ci capiamo, anche se alcune delle sue teorie non mi sono chiare.
Sicuramente voglio fare una passeggiata insieme a Xavier, da sola. Voglio sedermi sotto un albero con lui, fargli tante domande. È molto diverso da Holden. Lui rispecchia la parte di me più debole e più forte allo stesso tempo.
«Sai, Xavier» gli dico guardandolo «nella seconda pagina del libro, quando tu ed Elijah andate a caccia, lui ti ha detto che eravate dei grandi cacciatori. E poi ha aggiunto un’altra cosa.»
Ci alziamo senza dire nulla, e andiamo a fare la nostra passeggiata, ho bisogno di sapere come ha fatto.
Magari dopo farò una partita a dama, per schiarire le idee.
