Autore Topic: Stefano  (Letto 808 volte)

eziodellagondola

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Stefano
« il: Luglio 10, 2011, 16:22:07 »
“Perché questa stupida pigrizia? – dice tra se e se Stefano – posso benissimo spostarmi fino in camera, prendere l’arnese che prolunga la portata delle mie braccia e recuperare il fazzoletto che ora sta beffardamente ai miei piedi e di cui ho un disperato bisogno! Dannata pigrizia! E’ proprio una questione di testa, sono dieci anni che non faccio altro se non riposare su questa benedetta sedia.” Stefano ora ripensa all’incidente che da così tanto tempo lo inchioda sulla sedia a rotelle, ripensa ai giorni spensierati durante i quali poteva correre, camminare, raccogliere ogni cosa gli fosse caduta dalle mani. Solo chi non può e non ci riesce, sente il disagio di non poter raccogliere qualcosa. Dieci anni! Un periodo veramente spropositato, una bella fetta di vita alla quale Stefano pensa con un senso di pace, di rassegnata soddisfazione; perché ogni medaglia ha il suo rovescio: dieci anni di immobilità forzata sono stati anche dieci meravigliosi anni segnati dalle costanti, amorose premure di Stella, la moglie più affezionata del mondo. Certo che Stefano non ha una grande esperienza, di mogli nella vita di un uomo non ne capitano molte. Ma Stefano non ne vorrebbe un’altra. Stella per lui è semplicemente perfetta. E l’incidente ha fatto sparire anche il suo unico, perdonabile difetto, la gelosia.
Stella un tempo era in effetti tremendamente gelosa: non che Stefano gliene fornisse motivo, ma questo morboso sentimento, questa esagerazione dell’amore che la portava ad uno spasmodico desiderio di possesso totale, incondizionato, era una costante nel suo abituale rapportarsi con il mondo che avvicinava il marito. Ed ora il mondo si è fatto piccolo piccolo, racchiuso tra quattro mura dove gli estranei sono ammessi solo in alcune feste comandate e in qualche raro incontro tra amici. Gli amici di Stefano e Stella si sono sempre più diradati; non è facile intrattenere rapporti amicali con una coppia così sbilanciata, così speciale.
Via via che le occasioni di incontrare gente si sono ridotte, Stella ha cominciato a vivere una nuova quiete, una serena e finalmente appagata smania di possesso. Ora il suo uomo è veramente, totalmente suo. Come un bambino va seguito, aiutato, accudito ma soprattutto coccolato. Certo tanti portatori di handicap come lui vivono soli, si arrangiano, magari seguiti da personale di servizio o assistenti sociali, ma non è la stessa cosa: nessuno di loro vive una vita tanto serena, felice come quella di Stefano, che nonostante la disgrazia, benedice il giorno che gli è capitata, e solo per la presenza premurosa e amorevole della moglie. I due vivono come in un’estasi la loro meravigliosa, reciproca dipendenza. Anche Stella vive solo per il suo uomo; si assenta da casa il minimo indispensabile: il lavoro, il governo della casa e della famiglia con le spese, tutte quelle cose che non può fare a meno di fare, tutti quei doveri che da sempre ha affrontato con puntigliosa efficienza.
Ma ogni attimo libero della sua esistenza lo trascorre per scelta assieme allo sfortunato compagno, con una dedizione totale, semplice e allegra, senza pentimenti, sempre gioiosa ed incapace di rancore verso un destino non proprio luminoso.
Ridono spesso assieme per una buffa cosa che emerge dai loro ricordi: di quando Stefano corteggiava Stella, che stentava ad accettare quel ragazzo così simpatico ma che non era certa fosse l’uomo della sua vita, tentando di dissuaderlo, di evitarne il tenace assedio opponendo un altrettanto tenace rifiuto. Si scrivevano, allora, una marea di lettere e Stella rimproverò una volta Stefano per essersi da solo imprigionato in una gabbia d’oro, ma poi accusava anche se stessa di aver accuratamente chiuso ogni varco. Al che Stefano rispose prontamente che se anche tutte le pareti della gabbia si fossero dissolte, lui liberamente sarebbe rimasto felice prigioniero.
E ora entrambi vivono con stupenda emozione in una prigione dorata, lui per necessità e lei per scelta.
Ma Stefano ora è alle prese con una banale ma improcrastinabile necessità: recuperare il fazzoletto caduto.
“Però potrei provare a chinarmi lentamente; anche se rischio di capottare dalla sedia; farò piano piano, ed al primo accenno di difficoltà, mi fermerò.”
Così adesso allunga il braccio sinistro, comincia impercettibilmente a pencolare; ha perso l’uso delle gambe, ma la colonna vertebrale fa ancora il suo servizio; certo è anchilosata per la prolungata immobilità, manca di allenamento, ma a poco a poco cede, il baricentro si sposta. Stefano spinge ancora di più verso il basso la mano, più con la forza della volontà che con i muscoli, ma le dita sfiorano appena il fazzoletto; ancora uno sforzo, bisogna insistere con il piegamento… un crack, rumore di ramo che si spezza e immediatamente un dolore lancinante dietro, che aumenta di attimo in attimo, fino a togliere il fiato. Sembra che qualcuno con un trapano gli perfori la spina dorsale, e mentre la fronte si sta imperlando di sudore freddo, Stefano finalmente perde i sensi, concedendosi la più naturale anestesia. Si risveglia dopo qualche minuto madido di sudore, con uno strano tremore alle mani. Ora il dolore è sordo ma molto più tollerabile, quasi un indolenzimento. Poco a poco i sensi riprendono il comando ed una rapida autoispezione segnala una anomalia: le gambe, abitualmente insensibili, ora sono percorse da un impercettibile prurito, come un formicolio inusitato. Basta questo a Stefano per realizzare che è avvenuto qualcosa di grande, di inaspettatamente devastante. Ora non può ancora muovere i piedi ma questa sensibilità riapparsa gli da la certezza che con pazienza, tempo e allenamento potrà tornare a camminare. E l’emozione per questa scoperta gli toglie ancora una volta il controllo di se. Stella rientrando lo trova così, svenuto, con la mano sinistra pencolante che artiglia un fazzoletto intriso di sudore.
Leggeri schiaffi sulle guance, sali sotto al naso, e Stefano torna in se; con un immediato, importante pensiero: decide lucidamente di mentire per la prima volta a sua moglie; non le racconterà il motivo dello svenimento. Le sbarre dalla gabbia sono dissolte, ma Stefano sa che non può, non vuole volar via.
eziodellagondola

nihil

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Re: Stefano
« Risposta #1 il: Luglio 10, 2011, 21:01:58 »
oddio, questo è puro amore , un poco masochistico, un poco narcisistico e un poco interessato. :dsew: abow

eziodellagondola

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Re: Stefano
« Risposta #2 il: Luglio 14, 2011, 15:06:18 »
oddio, questo è puro amore , un poco masochistico, un poco narcisistico e un poco interessato. :dsew: abow

L'amore ha sovente molte sfaccettature...

E
eziodellagondola

victor

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Re: Stefano
« Risposta #3 il: Ottobre 02, 2011, 21:47:49 »

Poco fa dopo aver letto il tuo scritto titolato “Valeria” ho detto che una donna come Valeria non esiste.

Ma donne come Sara esistono, e non sono poche …

Ancora complimenti.

Ma “Valeria” mi è piaciuto di più.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor