Autore Topic: Ballata senza un senso  (Letto 304 volte)

presenza

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Ballata senza un senso
« il: Luglio 30, 2015, 23:30:18 »
C'è molto poco a questo mondo di principi e regine, solo giullari senza più una corte, e cavalieri senza più cavalli che girano solitari in mezzo alle radure dove né un fiore o forse un filo d'erba, timido nasce senza più chiedere nemmeno un po' di luce.

E chi si fida ancora dei sovrani, laggiù li aspetta e trova solo cenere raccolta tutta in un pugno senza forza. La società è civile solo alla parola, né re né regno tocca di trovare, tanti coriandoli in pezzi se ne vanno come cascate in cima alle montagne.

Non più ragione nemmeno sentimento, forse soltanto un pizzico di momento, servito freddo su un piatto decorato a pelle. E se un perché rimane da capire forse è soltanto quello di domandare quando, mentre utile sarebbe aspettare solo alla fine.

Rimane ancora il saluto da lontano come una barca quando in mare passa e si sofferma per gettare l'ancora. Ed il sorriso si è perso nella notte, le labbra e il viso si sono irrigiditi come d'inverno le foglie, i corpi e il senso.

Quello di chi si è spento, quello di chi cammina a stento, quello di chi sta per cominciare e non vuole più andare. E poi compare il vento tra i capelli come la vela a farla da maestro, e di gran lunga l'acqua sotto il ponte aspetta soltanto di asciugarsi al sole.

Dov'è finito il temporale d'inverno, quello che tuoni e fulmini incollava le madri alle vetrate di case buie appena riscaldate? Passo i confini di un tremore antico come quello di chi al fuoco si riscalda senza sentire calore, e poi lo dice che viene da se stesso.

Laggiù li vedi i cerbiatti alla deriva, sembrano vivere e invece sono morti, statue di un tempo che si è congelato a stento, prima che il grande caldo sopraggiungesse lento. E con gli specchi funziona come un tempo, prima ti guardi e prima capisci qual'è il momento.

Non c'è signora che possa stare al passo, nemmeno quella che si affaccia a stento, poi ecco che ritorna il ritornello, quello di giorni insieme allegri e senza tempo. E poi il presente irrompe come un vento, lascia che sia, ti prego almeno quello.

E se bilancio ancora la mia parte, solo una marionetta stanca direi della miseria di me stessa, quella che guarda e parla senza più un movimento. Non dico più, nemmeno ai sordi ho conquistato il cuore, fervida immaginazione di chi sa già che è chiuso in una torre.

E non rimane che il freddo nel suo inverno, il caldo è solo un pallido ricordo. Andiamo a tempo è solo una richiesta, quella che leggo fa parte del ritorno. Tutto è presente anche soltanto quello, per puro caso, per spirito di adattamento.   
« Ultima modifica: Luglio 30, 2015, 23:42:54 da presenza »