Autore Topic: I siriani vengono in Europa perché i Paesi arabi non li vogliono  (Letto 558 volte)

Annabel

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I siriani vengono in Europa perché i Paesi arabi non li vogliono

Se il flusso migratorio del popolo siriano è diretto solo verso l'Europa è perché a sud della Siria i Paesi del Golfo hanno chiuso da tempo le frontiere
Sono in molti a chiedersi il motivo per cui il flusso continuo di profughi siriani sia diretto esclusivamente verso l'Europa, nonostante a sud della Siria ci siano tanti altri Paesi che potrebbero accogliere chi scappa dalla guerra, in cerca di una vita migliore.

Se l'Europa è sotto i riflettori con l'accusa di adottare una politica troppo restrittiva nei confronti di questo dramma, c'è tutta un'area geografica che ha fatto di pieggio, chiudendo totalmente le frontiere al popolo siriano. È l'accusa di Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie che puntano il dito in particolare contro sei Paesi del Golfo Persico: Qatar, Emirati, Arabia Saudita, Kuwait, Oman e Bahrain.

Queste sei nazioni sarebbero i candidati ideali per offrire la migliore accoglienza possibile a chi chiede rifugio. Oltre alla vicinanza con la Siria, i Paesi del Golfo hanno la stessa lingua e la stessa religione, godono di economie ricche, dispongono di enormi risorse finanziarie che potrebbero essere destinate a forme di aiuto di vario titolo e - cosa non di poco conto - hanno imprese di costruzioni capaci di erigere grattacieli che superano ogni volta record d'altezza e che potrebbero in poco tempo costruire rifugi per il popolo siriano.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/i-siriani-vengono-europa-perch-i-paesi-arabi-non-li-vogliono-1166685.html

Annabel

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Re:I siriani vengono in Europa perché i Paesi arabi non li vogliono
« Risposta #1 il: Settembre 08, 2015, 13:58:44 »
La politica restrittiva adottata finora dagli Stati europei nei confronti dei profughi ha
suscitato grande sdegno internazionale, ma ci sono altre aree del mondo che adottano una politica ancora più restrittiva, chiudendo completamente le loro porte ai siriani. Si tratta, in particolare, di sei paesi ricchi del Golfo: Qatar, Emirati, Arabia Saudita, Kuwait, Oman e Bahrain. Amnesty International li ha accusati di recente di aver “offerto zero posti per il collocamento dei rifugiati siriani”.

Accuse analoghe sono state mosse da Kenneth Roth, direttore si Human Right Watch. Come hanno sottolineato molti osservatori, si tratta di paesi che dispongono di grandi risorse, oltre a essere geograficamente vicini alla Siria, alla quale sono affini anche per lingua e religione. Si tratta, inoltre, dei paesi arabi che destinano il più alto budget alle spese militari e che hanno tra i più alti standard di vita.

Si tratta, infine, di paesi che, in varia misura, hanno contribuito ad alimentare il conflitto siriano, finanziando e armando vari gruppi ribelli che combattono contro il regime di Bashar al-Assad. Ma nessuno di questi paesi ha aderito alla convenzione Onu sui rifugiati, del 1951. Per entrarvi, quindi, i siriani necessitano di un visto. Ma ottenerlo in questo momento è quasi impossibile.

Per giustificare il loro atteggiamento, i governi del Golfo ricorrono ad argomentazioni come la sicurezza, la minaccia del terrorismo e il rischio che si stravolga il mercato del lavoro a danno dei loro cittadini. Ma il Washington Post sottolinea che la scarsa generosità della regione nei confronti dei siriani non riguarda solo l’accoglienza. La regione ha infatti destinato, complessivamente, circa un miliardo di dollari ai profughi siriani, mentre gli Stati Uniti da soli ne hanno versati circa quattro volte tanto.

Il dato colpisce soprattutto se paragonato all’enorme investimento saudita in Yemen, dove ha lanciato una campagna militare contro i ribelli sciiti, innescando una guerra di cui per ora non si vede la fine. Bobby Ghosh, direttore del sito Quartz, ha sottolineato come i paesi del Golfo disporrebbero di tutti gli strumenti per l’accoglienza.