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Post - vittorio banda

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Presentazioni / SALVE MI PRESENTO
« il: Marzo 10, 2012, 13:43:17 »
OTTO



Buona sera mi chiamo Otto e sono un figlio del sessantotto.

Ottavo figlio degli altri miei fratelli che si chiamano Primo, Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Sesto e Settimo.

Mio padre e mia madre erano ordinati per questo. A quell’epoca non c’era la pillola e le trasmissioni televisive finivano presto.

Dicono che quando sono nato, gridavo. Avevo dentro me innato il germe della protesta.

Mio padre in verità voleva chiamarmi Otto e mezzo in omaggio a Federico Fellini, ma mia madre si oppose sostenendo che era riduttivo e si poteva equivocare sulla mia interezza.

Mio padre portava i capelli lunghi come si usava allora. Era un capellone e mi ha spesso raccontato che le ragazze vedendolo gli dicevano: A Bono !

E lui, che da buon piacione si piaceva veramente tanto, s’accarezzava compiaciuto la chioma folta, convinto che da lì nascesse la sua forza. Così come per Sansone.

In quel tempo si chiedevano chi fosse il gatto più lungo e dicevano che era Mao perché aveva la testa in Cina ed i coglioni in Italia !

Cominciava a farsi strada la griffe preferita dai gay : Robbe di Kiappa !

Erano tutti orgogliosi di avere fatto il sessantotto del sessantanove non ne parlava nessuno. 

Mio padre e mia madre alle pareti della nostra casa avevano appeso i poster dei loro idoli: i Beatles, i Rolling Stones e Wood Allen, che amavano e ammiravano tanto. Erano estasiati.

La loro protesta si sa come è andata a finire. Si sono tagliati i capelli, si sono rimboccati le maniche ed hanno iniziato a lavorare. Finendo così di c a z z e g g i a r e.

Adesso ci sono:
i rasati
i tatuati
i piercing a tutto spiano anche dentro l’ombelico e al naso .

Io faccio parte della schiera dei rasati anche perché di mio ho perso i capelli.
Pazienza, vuol dire che risparmio sul barbiere.


Come cambia il mondo. Loro erano i figli dei fiori noi siamo i figli delle rape pelate.
Scusate stacco la spina: c’è la mia compagna che mi chiama per uno spinello.



Copyright 2008         Vittorio Banda


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Sentimentale / IL GABBIANO
« il: Marzo 10, 2012, 13:37:43 »
IL GABBIANO

Mamma, ti ricordi quando da piccola ti dicevo che avrei voluto essere un
gabbiano, si uno di quei gabbiani che noi vedevamo volare sopra il mare durante le nostre passeggiate sulla spiaggia.
Ero affascinata dal loro volteggiare e con il dito ti indicavo quelli che man mano si libravano dagli scogli verso il mare aperto.
Tu sorridevi e mi accarezzavi i capelli, io seguitavo, rassicurata dalla tua
carezza, a guardarli e ad immaginarmi al loro posto chiudendo gli occhi e pensando ai mille riflessi prodotti dal sole sull’acqua del mare che essi
ammiravano.
Pensavo è questo il senso della vita, anche io da grande dovrò librarmi dallo scoglio della mia esistenza verso il mare aperto della vita.
Quando sono diventata grande, lo sai, l’ho fatto e sono andata a vivere da sola la mia vita, lasciando la casa che mi aveva vista nascere spinta dal richiamo del mare della vita.
Poi, lo sai, mi ero illusa di avere trovato l’amore ed in quel momento la
mia casa mi è sembrata la nostra casa.
Questa è la gioia che avevo provata, ma poi quello che avevo pensato fosse l’amore, si è sciolto come neve al sole lasciandomi sola in quella casa che non era più la mia casa.
Il pensiero subito ha rievocato nella mia mente il gabbiano ed ho pensato che anche esso nel suo volo si allontana dal suo nido e che certe volte si spinge per l’anelito di libertà oltre le sue forze raggiungendo un punto di non ritorno dal quale cerca invano di ritornare al suo nido, ma
la lontananza ed il vento spesso contrario lo abbattono stremato sulla
superfice del mare, dove dibattendosi, per qualche istante, trova la sua
dolorosa morte.
Anche io, mamma, mi sono spinta nel mare della vita per l’anelito di
libertà verso un punto di non ritorno.
Invoco la tua mano che possa tendersi verso di me per guidare il mio volo verso casa, quella vera dove vi era una famiglia piena d’amore, ma tu non ci sei più e quella casa ormai è vuota.
Le mie ali sono state tarpate dal vento della vita e non sono più capace di volare, mi dibatto stanca e malata ed i bagliori che appaiono sull’acqua
prodotti dal sole della vita mi lasciano insensibile e mi rattristano profondamente.
Mamma, voglio dedicarti l’ultimo mio alito di vita pensando alle tue dolci carezze sui miei capelli biondi, quella sarà l’ultima immagine che porterò nel cuore, quando avrò dato l’estremo battito delle mie ali ed esalato l’ultimo respiro.

Vittorio Banda
13 Febbraio 2011


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Altro / RISVEGLIO
« il: Marzo 10, 2012, 13:34:29 »
RISVEGLIO


Erano le sette e come al solito era suonata puntuale la sveglia.
Luciano indugiava ancora sotto il tepore della calda trapunta
che tanto conforto gli aveva dato nel freddo dell’inverno che
sembrava non volesse cessare mai. Carla, sua moglie, appena
desta, aveva meccanicamente allungato la sua mano dando uno
strattone a Luciano invitandolo ad alzarsi.
Luciano, stropicciandosi gli occhi, si alzò e calzate le sue calde
pantofole si avviò verso il bagno come faceva sempre ogni mattina
per prepararsi ed andare al lavoro.
La sua mente cominciava a proiettarsi verso le occupazioni e gli
impegni della nuova giornata lavorativa, pensò al lavoro che avrebbe
dovuto affrontare in banca con una pratica di un mutuo che richiedeva
la massima attenzione.
Mentre pensava a questi eventi accese la luce del bagno, aprì l’armadietto
e prese la schiuma da barba ed il rasoio, ebbe il tempo di aprire il rubinetto
dell’acqua calda e di bagnarsi il volto per cospargervi la schiuma da barba che aveva già  spalmato nella mano, ma con sua enorme sorpresa guardò nello
specchio e non vide la sua immagine, rimase con la mano piena della schiuma
sospesa in aria e con l’altra mano si stropicciò di nuovo gli occhi ma non vide
la sua immagine allo specchio, rimase inebetito, uscì subito dal bagno e si
recò davanti alla finestra del corridoio, aprì la serranda e la luce del sole
lo colpì sul volto ancora bagnato, provò a vedere se riusciva a scorgere il
suo volto sui vetri della finestra, ma anche questo tentativo andò a vuoto.
Cominciò ad inquietarsi, riaccese la luce del bagno ed andò nuovamente
davanti allo specchio ma, anche questa volta sullo specchio scorgeva
solamente le immagini della parete opposta del suo volto nessuna traccia.
Enormemente inquietato uscì dal bagno e si diresse verso la camera da letto
e scuotendo Carla che si era riassopita le disse:
- Carla tu mi vedi?
Carla aprendo a fatica gli occhi gli disse:
- Certo che ti vedo cosa fai con la schiuma da barba ancora nella mano?
- E’ successa una cosa strana, non vedo più la mia immagine nello specchio,
  ho provato a vedere se,almeno,la potevo vedere riflessa sul vetro della finestra,
  ma niente neppure lì sono riuscito a vedere la mia immagine.
Carla mostrò a Luciano di essere tranquilla e lo invitò a seguirla nel bagno per
constatare lei stessa se nello specchio fosse visibile o no l’immagine di Luciano.
Appena giunti davanti allo specchio lei vide accanto alla sua l’immagine di
Luciano e gli disse che tutto era normale.
Ma lui seguitava a vedere solo l’immagine di Carla e della parete opposta allo
specchio della sua immagine non vi era nessuna traccia.
Carla gli suggerì di prendersi un giorno di ferie e di andare a farsi visitare dal loro
oculista per scoprire se questo inconveniente fosse dovuto a qualche patologia
dei suoi occhi.
Luciano telefonò in banca avvertendo che per cause di salute, per quel giorno,
non avrebbe potuto essere presente nel suo posto di lavoro, poi telefonò al loro
oculista che gli fissò una visita nella tarda mattinata.
Dopo la telefonata al dottore, riflettè che l’evento non poteva essere dovuto ad una
patologia oculare,perché tutto intorno gli era chiaro e visibile, riusciva a vedere
anche le cose piccole e provò, per fugare ogni dubbio, a leggere alcune righe di
una rivista e presa la guida telefonica scorse a caso un nome lo leggeva in modo
chiaro seppure i caratteri fossero piccoli.
Si risolse, comunque di aspettare, come da consiglio di Carla, la visita del medico
per decidere dopo l’esito il da farsi per cercare di risolvere questo grande problema che si era affacciato improvvisamente all’orizzonte della sua vita.
Le ore che lo separavano dalla visita trascorrevano lentamente ed in questo tempo
erano mille i pensieri che facevano capolino nella sua mente tormentandola alla
ricerca del perché gli stesse succedendo questo strano fenomeno che non sapeva
e non poteva spiegarsi.
La sua vita fino a quel momento era trascorsa in modo normale,sposato da cinque anni con Carla dopo quattro anni di fidanzamento, tutto andava bene e la loro
unione scorreva su un binario di normalità, per lui era bello svegliarsi ogni
mattina avendola al suo fianco ed era bello sapere che lei lo comprendeva in tutte
le sue aspirazioni e che cercava di soddisfare ogni suo desiderio, a volte riusciva
anche ad anticipare i suoi desideri ed era sempre presente anche nei momenti
nei quali lui sentiva di avere bisogno di conforto per lo stress sul lavoro lei c’era sempre cosa voleva di più dalla vita?
Eppure qualche cosa si era infranto nella loro unione per causa sua e non di Carla, perché lui aveva conosciuto Lisa una cliente della banca una avvocatessa con un fisico da mozzafiato, una donna che molti uomini avrebbero voluto avere
al loro fianco e che,dopo il loro primo incontro professionale per l’apertura di un
Conto in banca, si era trasformato in una relazione vera e propria perché lei gli aveva manifestato il suo interesse e lui non aveva resistito alle provocazioni di
quella donna che aveva risvegliato i suoi sopiti spiriti di maschio dominante, ma
in questo caso era stato dominato da lei che tutto aveva predisposto perché lui lo
fosse veramente.
Avviandosi verso lo studio del dottore decise,essendo sul percorso, di fermarsi per
un momento a casa di Lisa, sapeva che lei a quell’ora era in tribunale a lavorare,
ma lui aveva la chiave del suo appartamento luogo dei loro tanti incontri furtivi.
Arrivò nel palazzo,salì sull’ascensore ed aprì la porta dell’appartamento di Lisa.
Il suo primo impulso fu quello di dirigersi verso il bagno ed infatti lo fece subito
accendendo la luce si pose davanti allo specchio e questa volta vide il suo volto,
rimase stupefatto era come se si vedesse per la prima volta, gli sembrava di non conoscere quell’altro che nello specchio rifletteva il suo sguardo attonito e pieno
di interrogativi, perché? Già perché gli stava succedendo questo? Perché nello
specchio di casa non si vedeva? Spense la luce del bagno uscì dall’appartamento
chiuse meccanicamente la porta e riprese l’ascensore, uscì dallo stabile e si avviò a
casa decidendo che il consulto con il dottore non era più necessario, adesso voleva nuovamente vedere se nello specchio di casa sua avrebbe nuovamente visto la sua
immagine.
Arrivò a casa, Carla era già andata a lavorare, corse diritto nel bagno accese la luce e si pose dinnanzi allo specchio e vide che non appariva la sua immagine contrariamente a quanto lui si sarebbe aspettato.
Lo sconforto cominciò ad impossessarsi del suo animo, lui cercava disperatamente
una risposta ai suoi interrogativi ma non riusciva ad averne alcuna, si chiedeva
chi fosse quella figura riflessa nello specchio di Lisa e dove fosse finita la figura
a lui nota che non compariva più nello specchio di casa sua.
Cominciò a dubitare che quella fosse veramente la sua casa visto che non riusciva
più a “vedersi” nella stessa.
Cosa era successo nella sua vita? Una dicotomia o una dissociazione di personalità
e di immagine? La sua vita scorreva su un binomio sentimentale Carla e Lisa la tranquillità e la voluttà,ma adesso la tranquillità era scomparsa restava solo la voluttà e sentiva che a lui non bastava solo questo per vivere,voleva di più ma non sapeva come riuscire a riequilibrare i due piatti della bilancia si trovava in un
labirinto senza uscita.
Uscì di casa alla disperata ricerca di se stesso, camminava e sentiva che dentro di lui due esseri combattevano per avere il predominio sulla sua coscienza l’essere
della tranquillità e quello della voluttà, sentiva anzi aveva la prova che il secondo
avesse sconfitto il primo e che adesso,forte della sua vittoria, lo portava a vagare
per la città con pensieri che non erano più i suoi pensieri ma quelli della voluttà,
si meravigliava dei suoi pensieri e dei suoi desideri più occulti che adesso erano
manifesti e che gli procuravano tanto fastidio perché lui non era mai stato così
e non voleva esserlo, ma l’altro io che aveva dentro di se aveva vinto ed esultava
per questa trasformazione.
Mentre questi pensieri affollavano la sua mente i suoi passi si fermarono davanti
ad una chiesa, pensò subito che qualche prete potesse dargli una mano per
riuscire a ricomporre il mosaico scomposto della sua coscienza e che mettesse a
posto le tessere per sanare il suo “io” infranto.
Entrò in chiesa e vide un sacerdote seduto su un banco laterale che stava pregando, si diresse risolutamente verso di lui, il suo volto palesava ampiamente
il conflitto interiore che lo straziava, prima che lui potesse pronunziare una parola
il sacerdote guardandolo negli occhi gli disse:
- vuole confessarsi ?
- Si padre anche quello, ma vorrei parlarle di una cosa seria prima di confessarmi.
- Faremo l’uno e l’altro, l’importante è che si ninizi.
Luciano con parole accorate gli descrisse tutto quello che gli era accaduto in quella
strana mattinata sin dal suo “risveglio” e poi sconsolato disse: “Adesso cosa faccio?”
Il sacerdote rimase per un attimo  in silenzio poi incrociò le mani e cominciò a parlare dicendogli: “Hai intenzione di troncare la relazione con Lisa? “
Luciano si fece serio in volto e disse che se questo fosse stato necessario per riacquistare la pace allora lo avrebbe fatto, ma non aveva il coraggio di incontrare
Lisa, perché sapeva, anzi ne era certo, che lei con la sua forza e con la sua seduzione lo avrebbe soggiogato.
- Lo sai perché ti è successo questo?
-No,padre non lo so ed è per questo che sono venuto da lei, vorrei, se è possibile,capire e comprendere il perché di tutto questo fenomeno che mi ha investito.
- Vedi figliolo, tante volte permettiamo che il nostro “io” si sdoppi e si moltiplichi in tante “vite” che noi pensiamo di avere la forza di gestire, ma vi è un prezzo da pagare e questo prezzo è la pace, poiché la nostra coscienza si rifiuta di andare a braccetto con tutte queste vite e vuole rimanere solo con l’io che conosce e da cui
è stata generata, questo è il segreto che ormai molti non comprendono e non capiscono, non si può dividere ciò che è unico ed indivisibile ed il volerlo fare a tutti i costi porta tanta ma tanta infelicità, basta guardarsi attorno e vedere quanti volti sofferenti e spettrali incontriamo per questa assurda dicotomia, pensano di essere felici ma non lo sono. A te è accaduta una cosa meravigliosa poiché è raro
che questo avvenga, però ti è stata concessa la grazia di “vedere” nel non vederti
e per questo la tua coscienza si è svegliata dal torpore in cui l’avevi relegata donandoti la forza di reagire per vivere veramente la tua vita con lei.
Adesso se troncherai tutto con Lisa, avrai certamente la pace. Hai capito?
Luciano si sentì sollevato da quelle parole che come balsamo scendevano sulla sua ferita rimarginandola e sentiva dentro di se una dolce pace. Mise la mano nella sua
tasca ed estrasse il mazzo di chiavi dell’appartamento di Lisa, le porse al sacerdote
e poi trasse dal suo portafoglio un biglietto di visita dove sul retro scrisse l’indirizzo dell’appartamento di Lisa e pregò il sacerdote di consegnarle a Lisa da parte sua dicendole che non si sarebbero più visti.
Il sacerdote accettò e donandogli l’assoluzione lo invitò a recarsi a casa certo che tutto sarebbe ritornato nella normalità.
Luciano uscì dalla chiesa sentendosi più leggero e respirò a pieni polmoni l’aria
fresca, cominciando a camminare verso casa con la curiosità di verificare se quello che aveva detto il sacerdote fosse vero oppure no.
Intanto il sacerdote,verso l’ora di pranzo, si avvio verso l’appartamento di Lisa, arrivato bussò gli venne aperto da Lisa che stupita frugò nella sua borsa cercando
qualche spicciolo pensando si trattasse di una questua, ma il sacerdote rifiutò cortesemente l’obolo che Lisa gli porgeva e tirate fuori dalla tasca le chiavi disse:
-Non sono qui per la questua, ma per Luciano” Con grazia le porse il mazzo di chiavi dicendole che Luciano aveva deciso di porre fine alla loro storia e che non si
sarebbero più visti.
Lisa irritata lo invitò ad entrare e facendolo accomodare su una poltrona gli disse:
-Come mai è venuto l’ambasciatore, Luciano non ha avuto il coraggio di venire direttamente lui a dirmelo?
-Vede Signora…..
- Non mi chiami Signora io sono un Avvocato e desidero essere chiamata così !
- Vede Avvocato ci sono cose che,a volte,ci è difficile fare di persona e questa per Luciano era difficile farla di persona, comprenderà che lui è un uomo sposato e che ha una famiglia.
- Adesso lei viene a farmi la predica su cosa è lecito e cosa non lo è, la avverto io sono atea, sono una donna in carriera e credo soltanto nel mio lavoro ed in quello che con esso riesco ad ottenere.
- Non era mia intenzione farle la predica, ma desideravo solo compiere questo compito affidatomi da Luciano con la certezza che lei avrebbe capito il “messaggio”.
- L’ho capito del resto uomini come quelli è meglio perderli, dica a Luciano che
stia tranquillo sono io che non lo voglio più vedere ed adesso padre la prego di
andarsene.
Il sacerdote si alzò sentendosi  sollevato nell’animo e ringraziò il Signore per l’esito della sua opera.
Luciano,intanto,era arrivato a casa e subito si precipitò nel bagno accese la luce e
guardando nello specchio vide la sua immagine sorridente e tranquilla, allora si
diresse verso lo studio si sedette sulla sua comoda poltrona, si accese una delle sue preferite sigarette ed accese lo stereo subito si sentirono le note e le parole del “Cielo in una stanza” canzone che lui e Carla amavano tanto:
-Quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti ma alberi………………….


Vittorio Banda
07.02.2012

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Anch'io Scrivo poesia! / LA PURCE
« il: Marzo 10, 2012, 13:32:27 »
LA PURCE

‘Na  purce  fastidiosa  e  tanto  impertinente,
salì  pe  la  sottana  de ‘na  donna avvenente.
Arrivata sulla sua pancia bella e sostanziosa
disse:  “Qui  se magna bene e ce se arriposa !”

Ma ,  la  donna  stimolata  dar  forte  prurito,
fece  pe  grattasse  e  la  scaccio  cor su’ dito.
Er  compagno  che nun la vide tornà in tana
disse:”Ar solito si è messa a fare la puttana!”

Quante vorte nella vita esprimiamo un parere,
senza  che  semo  stati , veramente , a  vedere.
Spesse  vorte  ignoriamo  sempre  l’accaduto,
ce ostiniamo a parlare der fatto sconosciuto.

Vittorio Banda
Copyright 2011

20
Anch'io Scrivo poesia! / ER CONTADINO SEMPRICIOTTO
« il: Marzo 10, 2012, 13:31:04 »
ER CONTADINO SEMPRICIOTTO


Maria stava nella su’ stanza co la finestra spalancata
e  discuteva  co  Cinzia la su’ cara  amica affezionata.
Sai Cinzia , cara amica, come sarebbe veramente bello,
se io avessi tutto pe  me  un bellissimo  giovane uccello.

Sono  sicura  che  sempre,de certo, saprei  accarezzallo,
e  meglio  de tutte l’antre signore, certo, saprei sfamallo.
Ce  passerei  unita  a  lui  tutta  quanta la  mi’ esistenza,
e,  sono  certa  de  passalla senza fare arcuna astinenza.

Un  contadino ,  che  passò de sotto , udì  quer  suo  dire,
ed  in  un certo quar  modo , la  volle , de certo, esaudire.
Se  presentò  l’indomani  a lei  facenno un bello inchino
e  le consegno’ ‘na gabbia verde con dentro un canarino.

Signorina cara  me permetta de donalle  questo  uccello?
Lei  lo  guardò  e  disse, sconsolata , :  “ Quale  quello?”
Er  contadino  rifrette  un  poco  cor  su’  fine   cervello
e  rispose: “Perché Signorina volevate n’antro uccello? “

Vittorio Banda
Copyright 2010

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