Autore Topic: Inverno 1949  (Letto 732 volte)

victor

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Inverno 1949
« il: Ottobre 04, 2011, 21:47:47 »

13 anni - Inverno 1949

Nel 1949 avevo cominciato a frequentare la terza media. Sfortunatamente mi ammalai. Avevo una febbricola che non passava assolutamente. Non era molto alta, pochi decimi di grado, ma era insistente e durava già da quasi un mese. Mio padre mi portò da mio nonno e da mia zia, per farmi cambiare aria, aria di montagna. Passai l'inverno con loro.

Quell'inverno nevicò. Osservavo, per la prima volta da dietro i vetri delle finestre, la neve che cadeva. Assaggiai anche la granita fatta mischiando la neve fresca con il vino cotto (ricavato facendo bollire il mosto non ancora fermentato). Ma nella mia mente sono impresse anche delle immagini che non potranno mai essere cancellate. Mio nonno era una persona molto buona e caritatevole. L'ho detto, c'era stata la guerra e c'era tanta fame. Ogni venerdì, dietro il portone d'ingresso c'era una fila di poveri, anche otto o dieci persone che chiedevano l'elemosina. Mio nonno scendeva accompagnato dalla persona di servizio e per ciascuno di loro c'era “mezza vastella di pane” (circa un chilo) e un pezzo di formaggio. Il primo venerdì del mese veniva distribuito un piatto di minestra caldo. Ricordo ancora quelle persone con vestiti malandati e mantelli rattoppati, alcune addirittura con i piedi nudi nella neve coperti da una pelle di pecora tenuta da fil di ferro …

Io ho avuto la fortuna di non patire la fame, ma la fame l'ho vista, e so cosa significa. Ho cercato di spiegarlo ai miei figli, ma le parole rendono sempre un'idea approssimativa delle cose. Io l'idea l'ho sempre avuta chiara.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

dorotychecorre

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Re: Inverno 1949
« Risposta #1 il: Ottobre 05, 2011, 16:50:59 »
Provo rispetto per questo tuo pezzo di memoria, un profondo rispetto.
Dorotychecorre

victor

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Re: Inverno 1949
« Risposta #2 il: Ottobre 05, 2011, 21:24:27 »

Sei tanto sensibile, Doroty! E tanto delicata! …

Si, se ancora oggi chiudo gli occhi vedo ancora quella donna, e non era neanche tanto vecchia, vestita di stracci e con i piedi protetti da un pezzo di pelle di pecora legata con un fil di ferro, in mezzo alla neve … e vedo quegli occhi lucidi quando mio nonno porgeva quel pezzo di pane a ciascuno, e talvolta c’era anche qualche bambino …

Oh, Doroty!

P.S, (per Presenza) – Credo proprio che una parte del mio DNA (questa parte bellissima) io la debba proprio a mia madre ed a mio nonno …

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