Autore Topic: La cipolla  (Letto 1440 volte)

chospo

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La cipolla
« il: Settembre 24, 2011, 01:39:47 »
Ho una cipolla che mi tiene compagnia a qualsiasi ora del giorno e della notte. E' classica, voluminosa, corpulenta, rossa, con la capacità di discorrere di qualsiasi cosa vi passi per il cervello. Possiamo rimanere inerti ore, poggiati sulla tavola, vittime delle nostre conversazioni, con la mente ottenebrata dall'alcol.
Quando la guardo pensando da quanto tempo ci conosciamo, mi sorgono spontaneamente le lacrime agli occhi. Fa nascere in me una grande commozione.
Io e lei siamo grandi amici; non c'è altro tra noi. Eppure mi vergogno a mostrarla in giro. Anzi, non è vergogna: voglio tenerla nascosta al mondo cossiché possa godere a pieno del nostro rapporto; farne qualcosa di speciale.
Su questo punto ci troviamo d'accordo. "L'originalità del nostro rapporto non verrà mai meno se sapremo celarlo gelosamente." mi sussurra quasi sempre la cipolla, impegnata a nascondersi nelle tasche del mio giubbotto quando andiamo a fare la spesa. Ovviamente non compro altre cipolle; non ho bisogno di nessun altra al di fuori di lei, dei suoi strati senza fine. E tornando a casa ci riscaldiamo al tepore del camino, ci leggiamo a vicenda storie capaci di risvegliare istinti mai prima d'allora conosciuti, senza mai temere di affrontarci a viso aperto, guardandoci negli occhi per cogliere anche la più piccola menzogna che si possa frapporre tra noi.
Quando ho ospiti - persone che, per inciso, non valgono una sola tacca della mia cipolla - tendo a nasconderla negli anfratti più impensabili. A volte la relego nel frigo. E mentre i miei conoscenti si dilungano nel consigliarmi di trovarmi al più presto un compagno, ecco che di punto in bianco si scatena in me la soddisfazione di possedere una cipolla; di averla esclusivamente per me. "Loro non sanno!", mi dico ridendo sotto i baffi, "Loro non sanno che ho la compagnia di una cipolla!" Discorrono degli amori insignificanti di cui si circondano di mese in mese, di anno in anno, a volte di giorno in giorno; uomini, donne, che si alternano senza lasciare traccia se non sulle loro bocche.
Io invece ho la cipolla! e questo mi basta a beffarmi segretamente della loro ignoranza. Ignorano, si, ignorano che mi faccio beffe di loro; che nella mia mente, ogni qualvolta mi descrivono un tenero abbraccio, si forma l'immagine di me e della cipolla teneramente rinchiusi in casa, avvolti nel nostro mistero, ghignanti di sadica vendetta.
Eppure, nonostante tra noi ci siano effusioni a tratti oltre il limite, credo che sia giusto definirci amici. Non è il caso che si arrischi di venirmi a prendere a lavoro. Se dovessero vederla chissà cosa penserebbero!
"Non credi che dovrei mostrarti in pubblico? Il mondo dovrebbe conoscerti! " le chiedo talvolta bonariamente, con l'intenzione evidente di scherzare e nulla più. A quelle parole rotola di disappunto sul tavolo. Io allungo la testa, le sorrido e lei si avvicina strusciandosi sul mio naso, arricciandosi tutta, socchiudendo la sottile bocca in uno tenero sibilo: "Sei proprio una piccola stronza."
Se ha una giornata storta invece, e mi arrischio a produrmi in scherzi di questo tipo, finisce per infuriarsi e ingiuriarmi con parole degne tutt'al più di una prostituta. Emana un fetore più pungente del solito, capace di disperdere nell'aria gli insulti più grotteschi.
In queste occasioni tende ad allontanarsi da me. Si fa scudo con il suo orgoglio da cipolla ferita. Mi scudiscia con minacce inverosimili. "Torna anche solo a disturbarmi nella credenza, a cercarmi in qualche angolo per casa, e ti giuro che verrai denunciata alle forze dell'ordine!".
Inspiegabilmente torna sui suoi passi. Non del tutto ovviamente; si prepara sempre una carta di riserva. Aggiunge: "Io voglio starti lontana, ma tu devi aiutarmi a starti lontana, tienimi alla larga! Se mi avvicino a te, tienimi alla larga!".
Il giorno dopo, a volte anche qualche ora dopo, come se nulla fosse si ripresenta con lo charme di un'amante: "Cara, scusami, ti ho sempre voluto bene. Non tenermi lontana". Al che io ovviamente ritengo giusto mantener fede alla promessa e tento di respingerla con le buone o con le cattive. Il battipanni è buon deterrente. Ma lei non apprezza.
Si è dimostrata in grado di comporre davvero un numero telefonico; ci è mancato poco che non mi sono trovata i carabinieri proprio sulla soglia di casa.
Il mattino seguente è in grado di dimenticare tutto questo con estrema facilità, a tal punto che mi viene da pensare che sia schizofrenica. Ma reprimo subito questo genere di supposizioni, di nefandezze; non voglio mancarle di rispetto, sono certa che tutte queste nostre diatribe hanno un origine più profonda, magari derivante da un suo periodo negativo che si viene puntualmente a ripresentare quando meno ce lo aspettiamo.
La perdono sempre e volentieri.
Non sarei nulla senza il suo apporto costante, senza quelle parole che mi elevano al di sopra della banalità quotidiana. Ora che ci penso però, alle volte mancano per interi mesi le argomentazioni; sembra non ci sia nulla di cui parlare. In quei momenti diventa gelosa per cose da nulla.
"La settimana scorsa al mercato ti ho vista che sorridevi ad un kiwi! Ti ho vista!" mi ha urlato un giorno per spiegarmi quella sua incapacità di comunicare con me.
Io dal canto mio le ho fatto notare che si trattava di un pomodoro e che il sorriso non era rivolto a lui. In quel momento avevo pensato a qualcosa di estremamente buffo e così era scattato quell'involontario moto delle labbra.
La cipolla si è impuntata sulla questione. Non ne voleva sapere di perdonarmi. Si è detta disposta ad uccidersi piuttosto che a credermi. In primis continuava a ribadire che si trattava di un kiwi e non di un pomodoro, dopodiché, saltellando nervosa sul pavimento, esigeva una spiegazione più dettagliata: "Non è possibile! Non è possibile!" urlava scuotendosi tutta da cima a fondo come in preda a una crisi di nervi "Mettiamo conto, si, mettiamo conto, si! Si! Mettiamo conto che fosse un pomodoro!
In ogni caso hai sorriso di fronte a qualcuno; e quel qualcuno non sono io! Possibile tu non sappia ricordarti a cosa pensavi?
E' una cosa della massima importanza. E tralasciando ciò, sapevi per certo che ero appena sbucata dalla tasca della tua camicia, incuriosita dal mondo esterno.
Quando hai pensato a quella cosa buffa, perché non l'hai condivisa con me mostrando solo ed esclusivamente a me quel sorriso? Dovevi nasconderti la faccia con entrambe le mani, ben attenta che nessuno ti vedesse a parte la sottoscritta!".
Alla fine ci siamo ritrovate a letto, stremate, distrutte nell'anima da quel litigio perdurato per tutta la notte.
Nella mia mente si muovevano i dubbi più atroci, le fantasticherie più sciocche; vedevo la cipolla che, indignata dal mio comportamento, si toglieva la vita lanciandosi da un posto molto in alto. Non riuscivo a decidermi se una torre, un promontorio, un fiordo, oppure un palazzo di più di tredici piani.
Ero entrata in un vero e proprio stato di panico.
Sudavo.
Da una parte consideravo finita la questione: c'era stato il litigio, la sfogo della mia amica (d'altronde, possibile che un'amica potesse ingelosirsi a tal punto?), una discussione equilibrata, assennata, dove mi ero difesa da tutti i lati, senza tralasciare nulla di ciò che potevo affermare a mia discolpa.
D'altro canto c'era in me molta paura; il terrore di essere venuta meno in qualche modo ai miei doveri verso la cipolla, d'averla irrimediabilmente offesa, o anche peggio, d'esserle stata inconsciamente infedele. La nostra amicizia era forse giunta al termine? Il giorno successivo per fortuna le nubi si diradarono: la cipolla, svegliatasi di buona lena, canticchiava felice e si era detta disposta ad aiutarmi a preparare la colazione.
Alla fine il suo apporto fu più che nullo: si limitò a sbucciare le uova sode grazie ai suoi piccoli dentini aguzzi. In quell'insolito lavoro la si poteva sentire lamentarsi, sputacchiare pezzi di guscio, o ridere malignamente.
Mentre mangevamo, nonostante di tanto in tanto alzasse gli occhi per sorridermi, mormorava tra sé e sé: "Pomodoro, kiwi, pomodoro.. altro che, sei solo una piccola stronza, una piccola lurida stronza."
Io restavo muta, masticavo lentamente, mandavo giù, e pensavo a quanto fosse adorabile.

.Mya

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Re: La cipolla
« Risposta #1 il: Settembre 25, 2011, 12:31:54 »
questo racconto mi ha fatto morire dal ridere  ;D è fantastico, giuro, l'amore per una cipolla è no limits ;D
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia,
signora Libertà, signorina fantasia.

nihil

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Re: La cipolla
« Risposta #2 il: Settembre 25, 2011, 15:15:44 »
 blisss l'amore prima o poi fa piangere.  MMMhhh non ho mai visto una cipolla nuda!

chospo

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Re: La cipolla
« Risposta #3 il: Settembre 25, 2011, 18:36:07 »
Citazione
questo racconto mi ha fatto morire dal ridere  Grin è fantastico, giuro, l'amore per una cipolla è no limits

Bene bene, speravo proprio che facesse sbellicare  ;D Al momento è solo un abbozzo  dharmas prevedo una seconda versione più lunga, con avventure strambissime.

gipoviani

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    • In questo sito ho postato i miei racconti e il mio romanzo
Re: La cipolla
« Risposta #4 il: Settembre 25, 2011, 19:26:20 »
Molto simpatico, mi è piaciuto

victor

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Re: La cipolla
« Risposta #5 il: Settembre 27, 2011, 23:39:14 »
Posso dire il mio pensiero?

Non l'ho capito ...

Sarò imbranato, o forse anche stupido ...

Ma è la verità.
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chospo

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Re: La cipolla
« Risposta #6 il: Settembre 29, 2011, 13:24:14 »
Tranquillo, non c'era nulla da capire  dharmas L'ho scritto pensando a quelle coppie unilaterali dove il partner o la partner sono disposti a perdonare tutto, a foderarsi gli occhi con il prosciutto, e a continuare una relazione nonostante sia evidente che dall'altra parte c'è solo dispotismo, gelosia immotivata che sfocia in assurdità.. etc..

victor

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Re: La cipolla
« Risposta #7 il: Settembre 29, 2011, 22:17:18 »
Lo leggerò in questa ottica ...
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