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Topics - ninag

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Pensieri, riflessioni, saggi / Suviana
« il: Aprile 11, 2024, 20:48:00 »
Il rumore delle ambulanze riempie l’aria tranquilla del primo pomeriggio, guardo fuori non capisco da dove arrivi il suono se è un’ambulanza che arriva o che sta trasportando qualcuno.
Il rumore si spegne e torna il silenzio.
Esco, come sempre, per la solita riunione, mentre penso che qualcuno sia ferito da qualche parte, talvolta alcuni vanno verso il lago con le moto, incuranti dei possibili automobilisti che potrebbero incontrare dall’altra parte della carreggiata.
L’auto va quasi da sola mentre i pensieri vagano, il paesaggio inizia a cambiare, la primavera lascia segni sempre più evidenti, gli Iris adornano le cunette, mentre i rusticani hanno colorato tutti i rami spogli degli alberi, alcuni Cercis Siliquastrum, inondano il paesaggio di un rosa acceso.
La natura si risveglia, mentre mi avvicino alla sala dove abbiamo l’incontro sento il rumore di un elicottero che vola molto basso.
Continuo per la mia strada, scendo dall’auto, vado alla riunione, incontro le colleghe che come sempre hanno un’aria affaticata, mentre accendo il computer per registrare l’evento, arriva una delle colleghe che con enfasi annuncia che c’è stato un incidente, un incidente alla centrale. La calma dei minuti precedenti viene turbata da questa notizia.
La centrale si trova a pochi chilometri da noi, ma non è possibile visualizzarla.
Lei racconta di ambulanze e vigili del fuoco, non sa bene cosa è successo, parla di un incendio. Iniziamo subito una ricerca frenetica sui media, la notizia è confermata, è avvenuta un’esplosione in profondità, la centrale è situata in fondo al lago, e gli impianti si trovano a una quarantina di metri di profondità.
I volti si fanno preoccupati, un ‘esplosione all’interno di un edificio situato a quelle profondità è un evento tremendo.
Le prime notizie parlano di persone ustionate, che sono state le prime ad essere soccorse.
Le notizie si susseguono senza sosta, udiamo il rumore di altre ambulanze, la riunione diventa difficile, inizio a scrivere la breve relazione, ma con difficoltà, le mani sembra non vogliano piaggiare i tasti.
Arrivano altre notizie, le peggiori, hanno ritrovato tre persone prive di vita, non oso immaginare cosa hanno provato in quei terribili attimi, quando ti rendi conto che qualcosa di spaventoso sta accadendo che là finisce, la vita quella di ogni giorno, tuo figlio che chiede una merendina, un nipote che vuole essere preso in braccio, cosa mangiare, cosa indossare, lamentarsi del traffico, del caldo del freddo, dell’aumento della benzina. Il nulla, ti avvolge, ti brucia i polmoni e l’attimo è là, infinito, quando il sangue defluisce, ti lascia, l’aria si ferma, i tuoi occhi fissano l’ultimo istante, l’immagine che è rimasta là dentro la memoria del tuo ultimo attimo.
Tre persone hanno perso la vita, in quel momento capiamo quanto l’incidente è stato grave, mancano le parole, proviamo a occuparci delle solite inezie, trovare un documento che era incompleto.
Come ragnatele invisibili i nostri pensieri sono intricati, chi pensa all’amico che forse era là quel giorno, chi alza la voce forse solo per sentirsi vivo, chi si allontana dal gruppo cercando un attimo di silenzio.
Le notizie arrivano senza sosta, quattro persone sono disperse, la situazione è tremenda, un solaio è crollato investendo il nono piano sotterraneo, e i locali sono stati invasi dall’acqua, come nei peggiori film catastrofici l’immagine di quelle persone là sotto a quelle profondità mi suscita un profondo sgomento, perché, è la domanda che ci poniamo, la vita, i sentimenti, l’essenza di un essere umano, spazzati via senza un perché.
Il moloch sanguinario richiede sempre più vite è diventato esigente, presenta il conto a questa umanità persa spesso in facezie. La linfa vitale risucchiata, in mille modi, di guerre dichiarate e non, di altre combattute per dare un futuro ai figli, o anche solo per dire di esserci.
Non bastano guerre, malattie, a flagellare gli esseri umani, esistono migliaia di modi per soffrire, ma ognuno cerca di aggrapparsi a quel ramoscello sperando che le forti correnti non li porti via.
Sembra che non ci sia pace, che per ogni regalo ricevuto si debba pagare un prezzo molto alto, quali imperscrutabili disegni divini ci riserva l’ignoto, o forse è già tutto scritto e nulla possiamo fare per evitare quello che ci attende, la lotta non ha eguali, per avere un pezzo di cielo in terra a cui ogni persona aspira.



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Pensieri, riflessioni, saggi / Esseri
« il: Marzo 22, 2024, 20:34:20 »
Stracci di ecologia, avvolti in agende, agende illusorie di vane e fallaci promesse.
La povertà ohibò un fatto increscioso da eliminare, come? Forse eliminando il problema stesso, il povero cristo, senza arte né parte, senza speranze o desideri di orpelli ammanti di plastiche redditizie universali.
L’ecologia dello sguattero che raccoglie immondizie per chi saprà ben come usarle, travestite di colori sgargianti, illude i più di salvare il creato.
Noi, gaia, il pianeta allegro che di sorridente ha ben poco, un gruppo di indegni rappresentati ha deciso per tutti. Oggi tutti si vestano di blu, per rendere omaggio al cielo, ma domani tutti di rosso si renda omaggio ai vulcani.
Di concreto non vi è nulla, come il falso profeta che raccoglie fondi per sua chiesa. Accozzaglia di figure, fotografie di rettili in giacca e cravatta. Blaterano di armi e guerre, come le massaie del bucato.
Forse è stato sempre così, chi produce e chi raccoglie a piene mani, e guai a far sfuggire un granello, nulla deve restare per le formiche che hanno accumulato il grano.
Identità fittizie, bordate di segni, non volti ma simboli, come se l’identità si potesse declinare in numeri, persone o animali, leggiamo spesso sui libercoli che l’umano è un animale.
Forse, per alcuni è vero, ma poi cosa resta, se non l’ammasso di cellule. Il creato non ammette errori, riconosce sé stesso solo nella coscienza, senza coscienza non vi è l’essere.
Ormai i coscienti sono rimasti in pochi, di sapienti tanti, ma di coscienti davvero pochi e per lo più nascosti.
L’ecologia ci ucciderà se non saremo in regola, con le case di carta, i muri da leggere con il QR Cod,
l’aria a pagamento, le ore di luce controllate, come le marionette di un teatro.  Forse ci lasceranno una carriola, forse un cane.
Imperante il controllo, il desiderio di anime è così forte che sbavano al solo pensiero.
Ombre pallide, si aggirano fameliche vogliono oscurare l’astro, spazzare via le foreste, per i loro oscuri desideri, come dice Ghoete “Idee generali e grande presunzione sono sempre in procinto di provocare terribili disastri.”
Dunque, è questo che attende il genere umano, cibo chimico, anime rinchiuse in celle di latta.
Un mondo per pochi anzi pochissimi, che indossano corone, come un moderno Napoleone.
Il conflitto è ineluttabile, sbraita il novello Cesare di cui ha poco o nulla, siano raccolte le armi urla l’altra mentre piange per il suo cavallo morto, che disdetta.
Omaggia colui che ha suonato l’organo, in abiti poco adatti.
Indossano velette, dichiarandosi uomini, probabilmente Schopenhauer aveva ragione quando affermava che “Si sappia che le menti mediocri sono la regola, le buone l’eccezione, le eminenti rarissime e il genio un miracolo.” Ormai la mediocrità è la regola, la norma, specie sull’olimpo.





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Umoristico / Clo 21 Massimus
« il: Marzo 16, 2024, 20:30:29 »

Clò iniziò subito a organizzare un piano, sapeva bene che nelle segrete di Aviota esistevano ancora dei coccodrilli,
un vezzo dei Presidenti Massimus, la leggenda voleva che ogni presidente Massimus lottaste con un coccodrillo prima di giungere al potere, oltre che dover superare varie prove.
Erano anni che Clò sognava una borsa di coccodrillo, l’aveva vista in una sfilata di moda, le ragazze erano state pettinate da Stefanofairicci e Dolcelidisfa.
 I famosi stilisti espertissimi di moda, che curavano le donne dalla testa ai piedi avevano decretato che era di moda il coccodrillo; scarpe di coccodrillo, borse di coccodrillo, bracciali di coccodrillo, orecchini di coccodrillo.
Clò già si vedeva, elegantissima rilasciare interviste, lei la donna del giorno, colei che aveva salvato il presidente Massimus.
Tutte le TV nazionali ai suoi piedi, con il completo bianco panna, i capelli raccolti sulla nuca e la coda biondissima e con tutti gli accessori in coccodrillo e le sue scarpe di Scandelle ; tacco venti con la zeppa.
Sapeva di essere alla moda ed era certa del suo fascino.
Restava solo un problema, come trovare il Presidente Massimus, Clò iniziò a pensare alla miglior soluzione: annuncio sui social “Ho tanto buon cioccolato”.
 L’annuncio avrebbe avuto un grande riscontro, ma chi aveva rapito il presidente Maximus avrebbe potuto comprendere il messaggio.
Un video sul famoso Tac tuc tic, lei avrebbe potuto ballare in codice, 30 passi a destra 15 a sinistra, e una piroetta, solo che sarebbe servito un regista per fare delle riprese, lei non poteva affidarsi a chiunque.
Le sovvenne una grande idea, chiamò Luigi, dopo diversi mesi che gli aveva intimato di non avvicinarsi forse, lui, sarebbe stato contento di compiere questa missione per lei.
Clò, orgogliosa della sua brillante idea lo chiamò.
Il povero Luigi giaceva ammalato, pare che avesse mangiato trentasette barrette del nuovo Cioccolè, e a causa di questo problema non riusciva a spostarsi da casa.
Clò indignata gli disse che era indegno della sua amicizia.
 Chiuso il telefono pensò a un piano di riserva.
Mentre era intenta a decidere cosa fare. La TV annunciò che da quel momento gli alberi non dovevano avere foglie.
La cosa lasciò Clò perplessa, ma non più di tanto, aveva cose ben più importanti da pensare.
Si ricordò di aver conosciuto anni prima un anziano archivista, che aveva lavorato nel castello dei conti di Aviota al servizio di Massimus decimo.
L’uomo gentile e dai modi garbati, l’aveva invitata a uscire dal palazzo perché, secondo lui, il suo documento pass aveva solo 45 timbri e non 46 come da regolamento.
A Clò costui era piaciuto molto, nell’uomo si denotava una profonda conoscenza delle norme, non solo, ma vantava anche aveva una specialità in sigilli, donata dallo stesso Massimus decimo in persona.
Decise che lo avrebbe coinvolto nella ricerca del Presidente.



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Umoristico / CLò 20 I misteri di Aviota
« il: Dicembre 15, 2023, 17:40:59 »
La fabbrica produceva a pieno ritmo cioccolata di scarsissima qualità, ma in pochi se ne resero conto, in quanto il forte aroma di cacao dolce che si era diffuso in tutta la città impediva di capire cosa si stesse mangiando. Ma nel palazzo qualcosa non andava per il verso giusto. Il presidente Estremus Massimus Ventisettesimo era scomparso da giorni, nei palazzi si mormorava, si sussurrava, si vociferava che stesse poco bene.
Suo cugino Massimus Minimus ventiduesimo aveva iniziato ad apparire nelle manifestazioni pubbliche e aveva lasciato intendere che il presidente Massimus Estremus avesse problemi di salute.
Tutta Aviota era in ansia, ma la gente sì sa, basta che abbia un capo ed è quasi felice.
Clò nel suo ufficio continuava senza sosta a tradurre i dispacci, ma stranamente una mattina dopo colazione, in cui anche lei in ansia per Massimus Estremus, aveva appena spiluccato qualche banana, delle barrette dimagranti, solo quindici, un litro di latte, uno di tè, e appena mezzo litro di caffè. Quella mattina proprio non riusciva a mangiare, e si sentiva molto ma molto debole.
Quando aprì il primo dispaccio per poco non svenne.
Il dispaccio aveva il sigillo d’oro di Aviota e già questo era piuttosto inconsueto, ma si sa una persona avvezza a lavorare per il governo non poteva avere dubbi di nessun genere.
Con la solita flemma aprì il dispaccio. Era una pergamena intrecciata con fili d’oro. Appena lesse il contenuto Clò svenne per l’emozione, era un dispaccio del presidente Massimus Estremus in persona.
Il testo narrava: - Sono Max il generale di brigata della guardia nazionale e ho bisogno di cioccolata-
Clò non poteva credere ai suoi occhi, il presidente Massimus era in grave pericolo.
Durante i suoi profondi studi della mente umana e di decodifica dei dispacci lei, aveva imparato che bisogno di cioccolata significava bisogno di aiuto, non vi era alcun dubbio.
Iniziò subito a controllare tutti i documenti prodotti dal “Ministero della verità assoluta “stilati da Massimo Minimus e comprese che costui non era un Massimus affidabile, probabilmente come tutti i ventidue faceva il doppio gioco. Durante la ricerca trovò le tracce di una transazione in cui Minimus vendeva la cioccolata di Aviota al signor tal dei tali Tega Libil, un ometto dalle lontane e oscure origini, ma il suo nome appariva spesso nelle cronache mondane.
Pare, ma non era certo che costui avesse inventato un dispositivo per far suonare i clacson delle auto con un soffio, tale tecnologia aveva avuto un grandissimo successo in tutto il mondo. Tutti volevano il clacson con il soffio, o forse, non tutti, alcuni cittadini avevano tenuto le vecchie trombe e strombazzavano in giro per Aviota incuranti dei puristi della modernità
Spesso costoro erano aditati come reietti, antiprogresso, odiatori seriali della scienza.
La gente spesso durante i pranzi parlava di questo bellissimo clacson a soffio, e chiunque osasse anche dire che in fondo non era poi faticoso usare le mani, veniva subito invitato a lasciare la compagnia e tornare tra le caverne.
Libil era stato visto spesso ad Aviota e ultimamente appariva anche in tv. Ma si sa i notiziari  raccontano sempre tutto quello che accade.



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Anch'io Scrivo poesia! / I signori
« il: Novembre 02, 2023, 20:26:38 »
Indossano la fede come un coltello.
I signori vestono giacca e cravatta
Colpiscono anime in nome di Dio.
  Tele di ragno rivestite di profumo.
        Malefico il giogo di guerra.

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Umoristico / Clò 19 Cioccolè
« il: Ottobre 15, 2023, 18:38:34 »

Il mattino ha l’oro in bocca, disse la mamma di Clò mentre le preparava un maritozzo da due chili con tanta panna montata.
Clò, ne spiluccò qualche pezzetto, sua madre preoccupata le preparò sei panini con burro e marmellata, ma nulla pareva distogliere Clò dai suoi pensieri.
La notizia che nel regno di Erzpf si stesse studiando un nuovo tipo di cioccolata l’aveva lasciata  sconcertata,  erano anni che nel loro piccolo stato si produceva un’ottima cioccolata e lei non capiva come mai se ne dovesse  produrre un nuovo  tipo e per di più nel regno di Erpzf, un minuscolo regno famoso per produrre segatura, infatti, la loro attività principale era la produzione di segatura, ne producevano di tutti i tipi: di quella grossa, finissima, media, granulare, ondeggiante, semiliquida, liquida.
Lei non aveva mai capito a cosa servisse, ma pare che il principe di Erpzf ne fosse molto orgoglioso, difatti, era uso che durante i suoi viaggi all’estero donasse un sacchetto di segatura.
La segatura aveva molteplici utilizzi; spesso la usavano nelle case, ma anche per la produzione di oggetti dalle forme più strane, si diceva che fosse un prodotto assolutamente naturale e ecologico, si narrava che addirittura qualcuno ne avesse fatto un uso alimentare, dall’estratto poi si produceva un ‘essenza assolutamente unica, usata come elisir di lunga vita. Nessuno aveva mai visto quel prodotto, ma i soliti ben informati affermavano che era appannaggio dei più facoltosi, i personaggi più illustri addirittura, pare, che anche il nostro presidente il Leader Massimus Estremus ne facesse uso.
Clò era convinta che quelle fossero leggende.
Clò da convinta consumatrice di cioccolata non si dava pace, anche perché la cioccolata di Aviota era unica irripetibile, i frutti venivano asciugati con un sistema super segretissimo e dalla ciocca del cioccolato si produceva un farmaco speciale molto utile ai bambini, e non solo.
La mattina dopo aver fatto un giretto con Menelao decise di andare nel negozio vicino a comprare la cioccolata di Aviota, voleva farne una scorta, ma entrata nel negozio ebbe un sussulto.
La cioccolata di Aviota era scomparsa dagli scafali, guardò e riguardò ma nulla, al posto della cioccolata di Aviota c’era una nuova confezione con scritto:” Cioccolè per te”.  Clò si avvicinò e ne prese una confezione, e lesse le scritte minuscole con i suoi super occhiali per scritte microscopiche.
“Cioccolè per te”, prodotto e distribuito dal Regno di Erpzf, la migliore qualità in assoluto.
Lei si guardò intorno, tutti compravano la “Cioccolè”, non credeva ai suoi occhi, in una sola giornata avevano abbandonato il sacro cioccolato di Aviota, e nessuno pareva minimamente preoccupato per la specialissima fabbrica di Aviota.
Coerente con i suoi principi, non comprò la Cioccolè, e uscì sdegnata. Anche se a dire il vero era piuttosto curiosa di capire che sapore avesse.
Appena giunta a casa scoprì che al governo era successo qualcosa, il presidente il Leader Massimus Estremus era partito in vacanza, nessuno però sapeva bene dove fosse andato e al suo posto c’era il nuovo ministro, che appena venne investito della nuova carica istituì il “Nuovo ministero della verità assoluta”.


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Umoristico / Clò 18 Autunno
« il: Settembre 30, 2023, 20:12:33 »
L’autunno arrivò di nuovo e colse tutti di sorpresa, infatti iniziò a piovere, la gente non capiva.” Oh, perdindirina!. Disse il capo dei capi del capo. “Perché piove? “Chiese il massimo comandante in capo delle guardie del Presidente.
Nessuno seppe rispondere, naturalmente in un battibaleno, in tutti i telegiornali e le trasmissioni televisive non si parlava d’altro.
Arrivano gli esperti, poi gli espertissimi e poi i super esperti. Costoro stabilirono che la pioggia era causata dalle nuvole.
Nessuno ci credeva, perché le nuvole sono leggere e soffici e non si possono spremere.
Clò che lavorava giorno e notte nel suo ufficio e non aveva preso parte a quella querelle, ogni tanto usciva in giardino e faceva un giretto con il suo adorato Menelao, che sguazzava in tutte le pozzanghere, che scuotendosi vicino alle gambe di Clò le lasciava una maschera di fango.
Lei non era affatto preoccupata, anzi, pensò che fosse quasi giunto il momento di andare nel bosco in cerca di funghi.
Aveva trovato una ricetta speciale nei ricettari di sua nonna in cui si spiegava che in autunno si andava nei boschi in cerca di funghi.
Intanto il presidente massimo era piuttosto preoccupato perché la popolazione iniziava a mormorare.
“E’ colpa del governo se piove!” Dicevano taluni.
“Altri invece devano la colpa alla nazione confinante, che pare avesse fatto una qualche attività proibita.
Il malcontento regnava sovrano, il governo non sapendo che pesci pigliare annunciò che avrebbe fornito tutti i cittadini di ombrelli.
La gente si placò, ma come vennero distribuiti gli ombrelli smise di piovere e tornò il sole.
Per diversi giorni arrivò un bel caldo. La terra si asciugò e la gente era piuttosto felice.
Clò, soddisfatta del regalo ricevuto aveva preso l’abitudine di uscire con l’ombrello. Una mattina uscì di buon’ora per portare Menelao a caccia di insetti, la sua attività preferita, mentre attraversavano il ponte che portava al parco degli insetti, luogo incantevole per molti. Un gruppo di giovinastri notò il suo ombrello e iniziò a deriderla.
“Ombrellaia”. Le dissero. Clò continuò per la sua strada, ma quelli insistettero.” Menagramo, chiamerai le nuvole, lavori per il governo nemico?”.
Non si sa come e neppure il perché, Clò venne ripresa in  un video dove  camminava con il suo ombrello in mano.
In pochi minuti il video balzò in tutti i telegiornali.
“Ecco la causa di tutti i mali.” Sentenziò un noto opinionista, il cosiddetto Papunzolo,” Certamente “ribatté la Selva Oscura famosissima frequentatrice di salotti televisivi.
“Sono questi individui che portano la pioggia”. Asserì il famoso esperto espertissimo Burò.
La discussione balzava da una rete all’altra, mentre Clò ignara, aveva trovato un chilo di porcini e felice tornava a casa.
La notizia della terrorista climatica portatrice di pioggia fece il giro del mondo in otto minuti. Appena arrivò davanti a casa trovò un esercito di” influencer”, vero è, che alcuni erano davvero piuttosto raffreddati e non facevano altro che starnutire.
Clò era abituata alla ribalta e iniziò a sorridere, porgendo la mano a tutti con gentilezza.
Ma nessuno ricambiò il sorriso.
“Terrorista”. Urlò un tipetto smilzo, Clò non capiva, sconvolta entrò in casa seguita da Menelao.
Corse nel suo ufficio e riprese il lavoro. Qualcuno forse aveva saputo che era uscita tre minuti prima del previsto, decisa a recuperare il tempo riprese a tradurre i dispacci.




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Anch'io Scrivo poesia! / Moltitudini
« il: Settembre 24, 2023, 17:55:15 »
Moltitudini paure
di magico incanto
di tasche piene
di saggia certezza
di menti vuote
di aspidi infidi.

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Umoristico / Clò 17
« il: Giugno 03, 2023, 23:20:55 »
Arrivò un lungo periodo di pace, bandiere sventolanti sovrastavano ogni edificio, una era talmente grande che si narrava avesse portato in quota un edificio. Pare, che mentre si staccasse la suolo la bandiera s’impigliasse tra i fili dell’alta tensione, lacerandola in alcuni punti, ma un calo del vento fece tornare l’edificio a terra. Durante il ritorno a terra la casetta cadde in malo modo e la bandiera si librò in cielo, assumendo un aspetto mefistofelico.
La storia non venne mai confermata, a Clò non interessavano poi tanto i pettegolezzi. Aveva scoperto che la nuova Prima signora, moglie del nuovo ministro era amante dei dolci.
L’aveva vista in TV mentre sbocconcellava un qualcosa poco definito, un dolcetto a forma di zanzara.
L’animaletto dolce aveva un aspetto candido e gentile con le sue alucce di zucchero. Pare che il cuoco di corte, l’avesse creato appositamente per lei, infatti, il dolce era chiamato la Zanzi.
Un dolce che tutto il paese provò a riprodurre fedelmente immediatamente, ma il consumo eccessivo di zucchero provocò qualche malumore.
Un aroma di zucchero vanigliato aveva invaso, l’etere, in verità l’odore era un po’ nauseante, dal momento che spesso lo zucchero si bruciava.
Clò che ancora sognava di assaggiare quel dolce aveva deciso di buttarsi sul lavoro. Ma i suoi genitori esperti pasticcieri iniziarono a fare delle prove.
Clò lavorava senza sosta non lasciandosi sedurre dal profumo che in alcuni momenti le provocava seri turbamenti.
Aveva cento dispacci da tradurre in una sola giornata, e lei sapeva che queste missive erano di vitale importanza.
Il primo plico composto da venti dispacci era datato “primo aprile 1948”.
Alcune lettere erano ancora molto belle, scritte con cura, altre avevano un sigillo, per cui dovevano avere un’importanza fondamentale, la prima era una poesia.
La giostra
Ma che bella la carezza,
 se vuoi ascoltare mettici una pezza.
 Indubbiamente lo vedrai,
 se mesto resterai.
Stretta la foglia, larga la via
 domani vieni a casa mia.
Il mattino ha l’oro in bocca,
se riempi la brocca.
Clò si commosse profondamente per tali e profonde parole, lei esperta di ermeneutica non poteva non cogliere i grandi significati di quei versi alteri e radiosi.
Il suo lavoro d’interprete la rendeva cauta, per questo iniziò un minuzioso lavoro di decodifica del testo.
Dopo solo quattro ore risolse l’arcano.” È quasi autunno e bisogna raccogliere le castagne”.
Il suo acume e ingegno la portano in modo leggiadro alla soluzione, e senza indugi inviò il dispaccio al ministero.
Un nuovo funzionario, espressamente eletto aveva il compito di esaminare ogni cosa, anche i dispacci di tutti gli impiegati.
Anche lui come i suoi precessori aveva una vasta competenza in materia, non appena lesse in dispaccio capì di trovarsi di fronte ad un dilemma. Avvisare subito il capo sezione o aspettare che facesse colazione.
Indeciso si allontanò un attimo dalla scrivania, che si trovava proprio adiacente a quella del suo collega Ponzio, che curioso per natura cercava di carpire informazioni, un po’ si era stancato di ballare e di mangiare broccoli e Zanzi o quello che tutti dicevano essere la Zanzi originale.
Lo sguardo acuto e di costui si allungò verso la missiva, senza pensarci due volte copiò il testo e sparì dietro la porta in fondo al corridoio.
Convinto che il consulente generale, avrebbe sicuramente capito.
Il consulente generale, lesse il testo, ma era un tipino esangue flemmatico e inviò il testo al capo dirigente ammiraglio.
Dopo trentasei ore, il testo venne consegnato nelle mani del viceministro, perché il primo ministro era andato alle terme a fare i bagni.
Costui si agitò molto per questo biglietto.
Aveva forti dubbi sulla parola “Autunno”. Perché ricordava la parola auto, autorità, autorevole, non riusciva a decifrarne il senso.  Peso dal panico decise di dare l’allarme per un possibile attacco da parte di forze nemiche.
Gli piaceva molto la parola forze nemiche, la usava spesso.
La sua frase preferita era: Siamo in balia di forze nemiche”. Questo suo ingegno lo aveva portato a raggiungere uno dei massimi livelli in politica, molto seguito da gruppi di giovani che avevano il culto del nemico; infatti, avevano costruito piccoli centri per costoro, là costruivano fionde, archi, qualche pugnale di legno. Indossavano anche abiti particolari gialli e strisce rosse. Solo per non essere visti. Ragazzi di grande talento e cultura.
Una flotta si levò in volo, tutti i cittadini attraverso le informazioni su tutti i canali vennero informati e Il dispaccio reso pubblico.
È quasi autunno e bisogna raccogliere le castagne”.
La gente corse a cercare castagne, ma a parte delle pigne secche non trovò nulla, forse perché era estate.










10
Anch'io Scrivo poesia! / Fasci di luce
« il: Aprile 28, 2023, 18:58:17 »
Ho dimenticato lo spolvero
dei tuoi occhi,
ho dimenticato l'armonia
della tua voce,
ho dimenticato l'ombra
della luna,
ho dimenticato di sciogliere
i capelli,
ho dimenticato di raccogliere
i fasci di luce.

11
Umoristico / Le storie di Clò 16
« il: Febbraio 08, 2023, 20:21:51 »
Il cambio della guardia

Tornò l’estate e Clò iniziò a riacquistare la linea, decise allora di acquistare degli abiti nuovi. Trovò in un negozio del centro, un bellissimo abito color rosa pastello. L’abito disegnava audacemente le sue curve, sia a destra che a sinistra.
Mentre si ammirava davanti allo specchio sentì sua madre che urlava.
Si precipitò come un fringuello si spiccica su un vetro troppo trasparente, infatti ruppe lo specchio della sua camera ;con un  tale fragore che dopo due minuti  arrivarono  vigili del fuoco.
Clò si ritrovò con qualche centinaia di frammenti di vetro sull’abito nuovo, che acquistò una luce del tutto singolare, ogni movimento la faceva assomigliare a uno strobo.
A fatica suo padre convinse i vigili del fuoco che la casa non era andata a fuoco, almeno non quella volta.
Sua madre adagiata sul divano, aveva lentamente ripreso conoscenza.
Le sue parole furono” Il governo”.
Poi ricadde in uno strano torpore.
Non ci mise molto Clò a capire cosa fosse accaduto, tutti i televisori della casa si erano accesi simultaneamente, come per incanto.
Una voce metallica ripeteva meccanicamente ogni tre minuti” Qui è il comitato del nuovo governo, state sereni andrà tutto bene”.
Clo a quelle parole si sentì rassicurata, fino ad allora  nel suo paese si erano avvicendati  solo un centinaio di governi.
Rosso, rosa, verde, a pallini, giallo, bianco, bianco a strisce, Blu, bluette, celestino… l’ultimo quello a strisce verdi era in carica da quasi un anno, un vero record, per la nazione.
La mattina seguente si scoprì che il nuovo governo aveva raggiunto grandi risultati, con i nuovi colori, giallo, verde, blu. Una nuova combinazione di colori.
Il primo annuncio del nuovo capo del governo” Il supermassimoestremounicoillustre presidente Il professor Ficomoros, uomo di nobili origini, fu quello della riconversione alimentare.
Clò quella mattina aveva lavorato come sempre e decodificato un centinaio di messaggi risalenti alla prima guerra mondiale e data l’urgenza e le necessità del momento quei documenti erano assolutamente indispensabili.
Uno dei messaggi conteneva di sicuro una grande verità e narrava “Mamma, oggi abbiamo mangiato formaggio”.
La mamma era chiaramente un’allegoria, una figura retorica, e rappresentava esplicitamente il capo dello stato, mentre il magiare, mangiare formaggio era di sicuro una forma chiarissima di intenti. Il popolo doveva essere nutrito; ma non di solo cibo.
Il presidente Ficomoros messo al corrente di tale importante dispaccio, comprese all'istante il fine significato nascosto. Lui, essendo poco amante del formaggio decise che da quel giorno si dovessero mangiare i broccoli, a lui piacevano tanto, in fondo era il presidente, poteva invitare il popolo a consumare i broccoli.
Nel pomeriggio tutti i programmi televisivi parlarono di broccoli. L’ode al broccolo( opera scritta dallo stesso presidente  Ficomoros), le virtù e i segreti del broccolo, il broccolo e i sette nani, opera nata dalla fusione di storici racconti tramandati per secoli.
Per giorni e giorni l’etere venne inondato dal verde broccolo, tutti indossarono abiti verde broccolo. Lo stilista “ Mò ti vesto io” lanciò la moda delle gonne a broccolo. Ogni influencer, uomo, donna, bambino, indossò qualcosa con i  colori del broccolo.
Solo Clò impegnata a lavorare, non si accorse di questa nuova moda, quel pomeriggio decise di andare a prendere un aperitivo nel bar della piazza( Goccia dopo goccia), il locale aperto da pochi giorni.
Indossò il suo completo rosa pastello, ancora aveva qualche luccichio, ma Clò era fiera del suo stil, ed era sicura che presto tutti l’avrebbero imitata.
Appena scesa dall’auto si accorse che qualcuno la osservava. Era una donnina minuscola, magra magra, che indossava una strana gonna verde. La donna la guardò con sdegno.
Clò era disposta a pagare il prezzo per le sue scelte e andò oltre, fiera nel suo incedere. Il locale pareva una serra, tutto era verde, i divani, le pareti, i camerieri, le tende, le bevande.
Gli astanti si voltarono all’unisono al suo ingresso.  Il più sfacciato la guardò con disprezzo, e le disse” ecco la solita disfattista, quella che vuole sempre distinguersi”.
Clò non capì, una ragazza si alzò e le buttò addosso un liquido verde.
In un attimo tutti urlarono, vai  fuori ,via.
Clò li guardò e con voce soave chiese” Che succede?”.
Il barman la guardò con un leggero disprezzo e le disse” Si accomodi fuori, noi non vogliamo le roselline qua”.
Clò colpita da un tale affronto uscì  sdegnosamente dal locale.



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Umoristico / Le storie di Clò 15
« il: Novembre 22, 2022, 20:35:27 »
Presa da un grande fervore iniziò a consultare tutta la documentazione, ebbe un attimo di smarrimento quando capì di aver letto la frase al contrario; ossia: balla da solo, di notte.  Fu presa da un tale sgomento che iniziò a mangiare il pasto frugale che le aveva preparato la madre; due fiorentine di appena un chilo, una pagnotta senza sale; come le aveva consigliato l’ultima dietologa, settantadue cannoli farciti con appena sei chili di cioccolato, ma solo sulle estremità e ventiquattro arance, le vitamine servono sempre.
Appena riuscì a finire, quel misero pasto fu folgorata da un’idea geniale, avrebbe inviato un nuovo messaggio con la nuova decodifica; così avrebbe risolto tutti i problemi.
Mezz’ora dopo quando stava per calare la sera, tutti gli abitanti di Aviota erano già pronti a ballare e le strade iniziavano ad avere qualcosa di carnevalesco. Il messaggio giunse a destinazione, ma fu letto solo il mattino dopo, poiché anche i funzionari avevano passato il pomeriggio a ballare. D’altro canto il primo ministro che si annoiava in un modo talmente incredibile, che provò a pensare  come risolvere la situazione, del resto la gente aveva iniziato a lavorare molto meno e le casse languivano. La sua mente per lo sforzo si surriscaldò e per tale motivo crollò addormentato, ma nessuno se ne accorse.
Il primo ministro al suo risveglio trovò il nuovo messaggio “Balla da solo, di notte”, nel leggerlo fu preso da una tale ira che pensò di vietare i balli per almeno tre anni, mentre covava simili pensieri, arrivò il secondo messaggio che Clò aveva decodificato durante la notte” Se sei da solo in casa e non riesci a dormire puoi ballare, ma solo il sabato”.
Il ministro diramò subito un dispaccio urgente, un comunicato stampa, una bolla papale, provvedimento d’urgenza.
Tutti i cittadini dovranno lavorare, solo nel caso non riuscissero a dormire e saranno soli in casa potranno ballare.
Il messaggio fu trasmesso a reti unificate, su ogni radio, foglio, giornale, televisione di Stato.
Il ministro era piuttosto soddisfatto e sì congratulò con se stesso per aver risolto in  modo così brillante,  la crisi provocata dai balli di gruppo.
Clò riprese a tradurre i dispacci polverosi nel buio della sua cantina, ma non ci furono più messaggi da interpretare, a parte la volta che trovò la frase che poi creò qualche piccolo dramma” tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.”.
Quella sera la gente uscì da casa, nessuno aveva voglia di stare da solo o di ballare, le strade si riempirono di persone che parlavano e passeggiavano.
Qualcuno entrò in chiesa e accese un cero, in modo particolare quelli che da giorni avevano dolori alle gambe. Altri si dedicarono al giardinaggio, qualcuno riprese a occuparsi dei bambini, che in quel periodo avevano ballato tanto e mangiato poco, infatti, alcuni, erano dimagriti.
Anche Luigi bussò alla porta di Clò
Lei lo accolse come sempre con un ampio sorriso.
“ Che cosa vuoi”?  Gracchiò Clò mentre mangiava un cosciotto di pollo.
“ Non vedi che ho da fare… io… sono occupata!”. Esclamò, tirando su  con la mano il ciuffò ribelle che le copriva la fronte.
Lui la guardò e sospirò.
Fece per salutare e andare via.
Ma lei con il suo fascino lo fermò.
“ Sei qui adesso, entra, non posso mica mangiare qua davanti alla porta!” La voce di Clò graziosa come un tuono in una giornata estiva risuonò per qualche minuto.
Lui con fare dimesso entrò.



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Musica / Angelina Jordan
« il: Agosto 25, 2022, 20:18:57 »

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Anch'io Scrivo poesia! / Fioritura
« il: Gennaio 31, 2022, 20:35:33 »


Amo le prime giunchiglie

Punteggiano di giallo

Il bosco

Amo le nuove primule

Invadono di rosso

Il prato

Amo le rose

Ricoprono di luce

Il sasso.

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Umoristico / le storie di CLò 14-Il Ballo
« il: Gennaio 24, 2022, 20:38:16 »
Tutti gli abitanti della nazione, ebbero un lieve mancamento nell’udire l’ultima trovata del governo : Tutti devono ballare tutta la notte, ma da quei buoni cittadini che erano, si recarono a comprare abiti da ballo, dai colori sgargianti, ornati di paillettes, lustrini e piume. Appena il sole iniziò a calare, una folla festante si riversò nelle piazze, nelle strade, nei parchi, nei prati, la musica inondò l’aria di note, ora dolci e melodiose, ora gravi e solenni, o ancora rombanti e potenti.
Alcuni anziani scesero con le loro carrozzine, accompagnati dalle badanti, l’intera nazione pareva in festa. I giovani felici di quest’occasione strizzavano l’occhio ai più anziani. Dopo due ore il chiasso era diventato rumore ossessivo, i più fragili iniziarono a cadere addormentati, ma prontamente le guardie ligie al dovere, con gentilezza li facevano alzare, nessuno poteva fermarsi.
I bambini erano quelli più scatenati, saltavano come grilli, i genitori che in un primo momento avevano sorriso iniziarono a preoccuparsi. Che cosa sarebbe accaduto la mattina seguente, come avrebbero potuto lavorare, andare a scuola, senza crollare.
Clò appena udita la notizia chiamò subito Luigi, che per uno strano caso era partito per un viaggio all’estero.
La notizia dei balli notturni nel paese di Aviota si propagò in un attimo, tutto il mondo sapeva, difatti arrivarono frotte di stranieri; ispanici ballerini, zuavi, ballerini classici da ogni dove.
Ad Aviota regnava il caos più assoluto, verso le quattro del mattino la maggior parte dei cittadini non si reggeva in piedi, comprese le guardie presidenziali.
Clò danzò a lungo, ma il peso del sombrero le impediva di fare le giravolte e questo la irritò parecchio, rimase sveglia tutta la notte, solo quando apparve il sole, si buttò sul suo letto e dormi per ore.
Anche i cittadini di Aviota fecero la stessa cosa, difatti la mattina seguente Il presidente Massimo non trovò la sua solita colazione. Nel palazzo regnava uno strano silenzio, non si vedevano né camerieri né cuochi, e la cosa lo fece arrabbiare parecchio. Lui aveva dormito benissimo e non concepiva ritardi per la colazione.
Suonò e risuonò il campanello, ma non apparve nessuno, solo verso le quattro del pomeriggio, arrivò trafelato un ministro.
Il presidente Massimo, lo redarguì con enfasi, chiedendogli spiegazioni su quella situazione.
Il ministro gli spiegò che tutti gli abitanti di Aviota dormivano, perché avevano ballato tutta la notte.
Il presidente ebbè un moto di stizza, e si rammaricò del fatto che forse i suoi esperti avevano interpretato male il messaggio.
Fece svegliare tutti e proclamò un nuovo editto: nella nazione di Aviota si deve ballare solo di pomeriggio dalle 16:00 alle 18:00.
Appena gli abitanti di Aviota si svegliarono, udita la notizia, indossarono i loro costumi e si riversarono di nuovo nelle piazze, nelle strade, nei parchi, nei prati. La gente ancora esausta dalla notte precedente ballò con meno entusiasmo, ma sapendo che presto sarebbe finita si limitarono a movimenti più o meno precisi.
Clò non sentì la notizia e continuò a dormire.


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