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Topics - Serpico61

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Altro / Una notte, a Parigi... 1^ - parte
« il: Ottobre 24, 2011, 23:18:50 »
Francia 1940. La pattuglia procedeva lentamente lungo la via deserta. Il coprifuoco era iniziato da un paio d'ore e Parigi appariva deserta. A un tratto una figura attraversò la strada proprio dinanzi al mezzo dei militari. - Alt...stop! - L'Hauptmann Carl Wolfe estrasse la Luger d'ordinanza e sparò un colpo d'avvertimento. La persona si mise a correre più velocemente. Carl aveva vinto diverse gare di tiro prima della guerra. Senza fretta prese la mira e sparò di nuovo. La figura s'arrestò di colpo, per un istante sembrò che non fosse accaduto nulla, poi di colpo, s'afflosciò a terra. Carl scese dalla vettura e fece segno ai soldati di restare sul mezzo, quindi, da solo, s'avvicinò alla sagoma distesa a terra, la luger spianata davanti a se. Quando fu a circa tre metri sobbalzò spaventato. Un pianto disperato, il vagito tipico dei neonati gli perforò i timpani. Con cautela si chinò accanto a quello che sembrava un cumulo di stracci. Il foro della pallottola era ben visibile nella nuca. Quando girò il corpo per poco non gli prese un colpo. Il bel viso di una giovane donna lo fissava con gli occhi spalancati nella morte. Al petto, legata con alcune fasce, una creatura di qualche giorno appena stava urlando a squarciagola. Esitò solo un istante. Rinfoderò la luger e tagliò le fasce con il coltello che portava alla cintura. Il corpicino era talmente leggero e fragile che temette di provocargli qualche frattura. Si rimise in piedi e tornò verso l'automobile, i soldati lo fissarono senza emettere suono. - Helmut...- disse rivolgendosi al suo aiutante. - Helmut...andate a recuperare il corpo e caricatelo dietro...svelti! - Il giovane caporale lo guardò in modo strano. Era infatti alquanto inusuale una procedura del genere, di solito avrebbero chiamato squadre apposite,via radio,  create appunto a quello scopo. - Ma herr hauptmann... - fece per ribattere. - Helmut...obbedisci e basta! - Ruggì Carl mentre si sistemava sul sedile del passeggero. Il piccolo intanto si era addormentato. Era la fine di ottobre, l'aria a Parigi era pregna d'umidità. Prese una coperta dal retro della vettura e, con delicatezza, vi avvolse il corpicino. Berlino 1965. Abbracciato ai genitori, Joachim Amadeus Wolfe sorrise al fotografo. La toga e il cappello tipico da laurea sembravano calzare a pennello sul fisico alto e asciutto del giovane. La madre, una rotonda e rosea signora di mezz'età, si asciugava le lacrime con l'aiuto di un fazzoletto, mentre il padre, l'ex Hauptmann della Wehrmacht Carl Wolfe sorrise soddisfatto guardando il figlio. - Mentre il fotografo rivolgeva la propria attenzione verso altri neo laureati, Joachim gli si rivolse speranzoso. - Papà, è sempre valida la tua promessa di farmi scegliere il premio per la laurea? - Carl, che si aspettava quella domanda, sorrise annuendo. Di famiglia ricca, al ritorno dalla guerra aveva trovato praticamente intatte tutte le sue proprietà. Nonostante la Germania non stesse attraversando un buon periodo poteva considerarsi molto più che benestante. - Certamente Joachim, sai che mantengo sempre le promesse e dimmi, cosa ti piacerebbe? - Sapeva che il suo unico figlio amava in modo sviscerato le auto, ne possedeva un paio, ma da qualche tempo aveva messo gli occhi sull'ultimo gioiello di una casa italiana, la Ferrari. - Vorrei andare un mese a Parigi papà, non ci sono mai stato ma... ne ho sentito parlare molto e mi sono documentato...mi attira...è come se mi chiamasse... - Carl impallidì di colpo mentre il sorriso si spense del tutto dal suo viso.... Continua

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Horror / La visita - la fine
« il: Ottobre 22, 2011, 14:48:39 »
Stupita di vedermi dottoressa? - Allungò quindi una mano e le toccò sfacciatamente il seno. - Mi perdoni, è da un anno che desideravo farlo, da quando... - Un ombra lo fece voltare di scatto. Il palestrato dietro il quale aveva cercato scampo la donna lo stava attaccando. Il bisturi luccicò alla luce delle lampade. - Non toccarla bastardo...non toccarla! - L'affilatissima lama gli lacerò appena la manica della giacca.  Nello slancio l'uomo perse l'equilibrio rovinando rumorosamente accanto al cadavere del collega. Nel contatto il bisturi gli sfuggì di mano ed egli fu lestissimo ad appropriarsene. Lo puntò quindi deciso alla gola del medico. - Qualcun altro che voglia fare il furbo? - Fu un avvertimento inutile, nessuno dei presenti aveva mosso un passo. Quindi rivolse di nuovo l'attenzione all'uomo che teneva per i capelli ma si rivolse alla donna. - Dottoressa Pascal, lei mi delude. Non mi dica che si fa trombare da questo pallone gonfiato, non ci credo. Scommetto che l'unica cosa gonfia che non ha è proprio ciò che penso io. -  Con una mossa repentina tranciò di netto la cintura dell'altro. - Fermo! - La voce stridula della dottoressa lo bloccò, il bisturi tornò minacciosamente ad appoggiarsi alla gola dell'uomo a terra. - Allora non è il suo boy vero? - La donna iniziò ad annuire con veemenza. - Bene... allora se è così... - La lama del bisturi affondò con un rumore agghiacciante nell'occhio destro dell'uomo. Un istante dopo anche il sinistro fece la stessa fine. Un giovane medico vomitò la colazione mentre la dottoressa Pascal svenne accasciandosi sul ripiano della scrivania. L'urlo dell'uomo fu terrificante e rimbombò per tutta la sala. Lo squarcio che egli gli praticò tranciandogli la carotide lo smorzò di colpo. Alzandosi con calma fissò l'uomo ormai cadavere. - Non lo sapevi che masturbarsi troppo provoca le cecità? - La risata gli uscì sguaiata e terribile provocando ulteriori brividi nelle persone rimaste. Alcune voci risuonarono al di la della porta sprangata. Ordini secchi, precisi. Si voltò verso i medici che lo fissarono con espressioni differenti, ma con un unico comune denominatore...paura...terrore. - Bene... - Disse avanzando verso di loro. - Sembra che sia arrivata la cavalleria...non preoccupatevi...tu! - Disse rivolgendosi al giovane che aveva vomitato. -  Apri quella porta e fai entrare tutti...veloce! - Questi non se lo fece ripetere due volte e, nel giro di trenta secondi, dopo aver chiuso a chiave la porta interna egli rimase solo con la dottoressa Pascal ancora svenuta sulla scrivania. - Chiunque tu sia la dentro...sono l'ispettore Salandra, ti chiedo di uscire con le mani bene in vista e di lasciar libere le persone che sono con te. - La voce gli giunse come da lontano, ormai era arrivato al culmine. Si portò sopra la donna e, delicatamente, le scoprì l'abbondante seno. Avvicinò quindi le labbra tremanti ai capezzoli e si preparò a morderli con passione. Un colpo violentissimo rimbombò di nuovo nella sala. - Signor Marani...signor Marani...che succede! Ma che voleva fare... - La dottoressa Pascal sorrise e aiutò l'uomo ad alzarsi e a rimettersi nel letto, era privo d'entrambe le braccia. - Quante volte glielo devo ripetere signor Marani, se desidera qualcosa non deve far altro che usare il microfono che ha al collo. - Dopo aver dato un'occhiata alla cartella clinica gli sorrise di nuovo. - Tutto a posto? Si è fatto male? - Marani scosse la testa in segno di diniego. - Bene, allora vado...buonanotte signor Marani... -Osservò il seno della giovane donna sobbalzare mentre lasciava la stanza. Rimasto solo iniziò a piangere, lo faceva tutte le sere. Ripensò a quel giorno maledetto. Stava tagliando un albero d'alto fusto con una potente motosega. Non ricordò quale fu l'errore che fece, ricordò solo che la pericolosissima lama gli troncò quasi del tutto il braccio sinistro. Nonostante il dolore lancinante cercò, stupidamente, di arrestare la macchina che, come impazzita, roteava intorno al suo corpo. Fu la sua fine. Un secondo colpo gli mozzò anche il braccio destro all'altezza del gomito. Poi la motosega s'arrestò di colpo.

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Anch'io Scrivo poesia! / Attraverso i vetri
« il: Ottobre 21, 2011, 12:12:26 »
Attraverso i vetri vedo scorrer la vita
il pallido sole d'ottobre non riesce
a scaldare la mia anima sbiadita
un'ansia dentro me si nutre...cresce

Una coppia passa abbracciata
l'osservo con una punta di nostalgia
il mio pensiero corre all'amata
che come l'estate appena passata fuggì via

Mai riuscirò ad esser felice e sereno
mai riuscirò a goder appieno
delle gioie e dei dolori che l'amore

questo sentimento difficile e intenso
instilla nell'animo di chi lo vive
tutto ciò attraverso i vetri gonfia il mio cuore






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Horror / La visita - 1^ parte
« il: Ottobre 20, 2011, 21:52:14 »
Dopo cinque ore d'attenta osservazione decise che era giunto il momento d'agire. La sala d'attesa era ancora gremita, persone sofferenti e parenti inviperiti sembravano sul punto d'esplodere. Con calma si diresse verso l'entrata della sala visite. - Signore...ehi signore...dove crede d'andar... - Un'infermiera decisamente in sovrappeso cercò di trattenerlo per un braccio. Non le diede nemmeno il tempo di finire la frase. Come per incanto quella che sembrava una motosega apparve nella sua mano. Non ebbe bisogno di tirare alcun cavo per accenderla, premette semplicemente un pulsante e la testa della donna venne recisa di netto. Appena toccò terra iniziò a rotolare come una macabra palla da bowling andando a fare strike contro la macchinetta del caffè. Il sangue caldo che fuoriuscì dalle arterie tranciate con quel gesto deciso investì le persone immediatamente vicine. Il corpo rimase per un lungo istante in posizione eretta poi, come una marionetta a cui fossero stati tagliati i fili, s'afflosciò al suolo. Il suono che produsse al contatto col suo stesso sangue fu simile allo sciabordio delle onde contro una scogliera. Le urla iniziarono un paio di secondi dopo. La gente, come impazzita, iniziò a correre da tutte le parti. Un vecchio disteso su una barella con tanto di flebo venne travolto, ribaltato e calpestato. Il tacco dodici di un transessuale in crisi isterica e col naso rotto gli affondò in un occhio. Il bulbo oculare schizzò dall'orbita per finire spiaccicato da decine di suole impazzite. Si voltò e, con cura, richiuse la porta alle sue spalle sprangando l'accesso. Una ventina d'occhi lo fissarono terrorizzati. In un angolo un uomo in camice bianco batteva furiosamente sui tasti di un telefono. Un istante dopo il braccio del malcapitato, troncato senzaneanche aver fatto fatica, arrossava le mattonelle bianche della sala visite. L'urlo gli si spense in gola quando, un secondo potente colpo, gli aprì letteralmente il cranio in due parti. Quando il corpo ormai senza vita toccò il suolo, spense l'arma e passò in rassegna i volti cadaverici dei presenti. Puntò quindi deciso verso la donna che cercava di mimetizzarsi dietro un collega robusto. - Non si nasconda dottoressa Pascal...non mi costringa... - Gli bastò alzare l'arma silenziosa per ottenere l'immediata attenzione della donna. Mostrando una sicurezza che contrastava in modo evidente col pallore del viso, la dottoressa si fece avanti cercando d'evitare il corpo mutilato del collega. - Come fa a conoscere il mio nome? Chi è lei? - L'uomo sorrise e indicò il cartellino di riconoscimento appeso al camice in corrispondenza del seno abbondante della donna. - Ma non è per quello che l'ho identificata, lei mi conosce molto bene dottoressa, sono sicuro che i suoi colleghi vorranno sentire la mia storia...vero? - Se fosse stato possibile la giovane sarebbe impallidita ancor di più, improvvisamente ricordò tutto. Temendo di svenire s'appoggiò a una scrivania, le viscere le si rivoltarono provocandole ulteriore malessere. Fissando a bocca aperta l'uomo che aveva di fronte riuscì solo a mormorare - Non è possibile...mio dio..non è possibile... - CONTINUA...

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Anch'io Scrivo poesia! / Pianto
« il: Ottobre 20, 2011, 11:02:56 »
 

Riccioli d'oro sparsi sul cuscino

t'osservo riposar tranquilla e serena

guardando i tuoi occhi mi rivedo bambino

accarezzo il tuo bel viso e ciò attenua la mia pena

 

Ricordo i tuoi primi incerti passi

mi correvi incontro ridendo estasiata

non volevi mai che ti lasciassi

per me era un'estasi concluder la giornata

 

Ma il destino triste e crudele

come un ragno che paziente tesse le sue tele

pose fine con mio sgomento a quest'incanto

 

La legge arcana e alquanto assurda

decise che tutto ciò doveva finire

un bacio sfiora la tua guancia la pioggia fuori soffoca il mio

pianto

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Anch'io Scrivo poesia! / Scrivere
« il: Ottobre 18, 2011, 20:21:30 »
Scrivere a volte è una tortura
nella mente s'affollano svariati scenari
e pur di non metter giù una bruttura
vengono accantonati sogni di gloria e denari
 
E mentre cervello e cuor si dan ragione
e la notte cupa incombe
ci si allontana con tristezza dalla magione
uscendo all'aperto tra le fronde
 
L'aria umida e frizzantina stempera la tensione
ma tutto ciò serve a rinfocolar l'eccitazione
d'un disegno iniziato e mai finito
 
Il vento freddo assale la pelle nuda e scoperta
la mente stanca d'un tratto si riscopre di nuovo aperta
tornare indietro è un battito di ciglia nulla è sopito

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Fantasy / Il volto - la fine
« il: Ottobre 18, 2011, 20:13:02 »
Un nuovo risveglio, un nuovo incubo lo pervase quando si rese conto d'essere incatenato a un letto. Uno di quei lettini in acciaio destinati ai cadaveri. Era nudo. Tremava. Una figura immonda incombeva su di lui e lo fissava con un ghigno malefico. - Lei è dei nostri...si rassegni - Non ebbe il tempo di replicare, a un cenno dell'orribile essere un'altrettanta oscena figura s'avvicinò e gli afferrò i testicoli strizzandoli tanto da farlo urlare - Mi sarebbe piaciuto farmi scopare da te giovanotto, ora è troppo tardi...ora subirai la trasformazione... - La vecchia dell'aereoporto gli sorrise mettendo in mostra una fila di denti marci, i bulbi oculari pendevano sempre attaccati a un sottile lembo di pelle gelatinosa. La bocca gli venne immediatamente serrata da un potente nastro adesivo. Quindi la donna afferrò un bisturi coi tentacoli che aveva al posto delle braccia. -  L'anestesia...vi prego...datemi l'anestesia! - urlò nella propria mente. Quando il mostro calò il ferro verso il proprio ventre temette di svenire. Nulla di tutto ciò. Osservò senza alcun dolore i propri genitali mentre venivano recisi dal proprio corpo e posati in una bacinella d'acciaio. - Nella tua nuova condizione non ti serviranno più...tranquillizzati - Gli sorrise riprendendo la propria opera. - Ora installerò all'interno del tuo sterno una sostanza che il tuo mondo non conosce. Questa ti darà possibilità di mutazione secondo le situazioni. All'inizio troverai difficoltà...poi sarà facile... - Continuava a brandire, minacciosamente, il bisturi sporco del suo sangue e, seguendolo con lo sguardo, si accorse con orrore che gli stava incidendo il petto, tagliando energicamente, dando forma  alla classica incisione a ipsilon che si usa nelle autopsie. Di nuovo egli non sentì alcun dolore. Prese quindi un enorme siringa contenente un liquido lattiginoso di color porpora e calò l'ago al centro del suo petto. Un formicolio immediato gli percorse il corpo come una potente scossa elettrica. Vide i propri arti assumere sembianze simili a quelle dei due esseri presenti nella stanza. Tremando per lo shock e il freddo chiuse gli occhi cercando d'urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, ma il nastro soffocò ogni suo tentativo.Poi... d'un tratto... fu libero. Le catene giacevano ai piedi del lettino, i due esseri lo fissarono soddisfatti. Cautamente si mise a sedere e osservò il proprio corpo. Gli organi genitali erano ancora al loro posto, lo sterno ricoperto di peli non mostrava alcuna cicatrice. Fu l'omone, tornato a sembianze umane, a rompere il silenzio. - Le abbiamo dimostrato signore che noi possiamo tutto, noi siamo il popolo eletto  a insegnarvi a cambiare, a fare in modo che tutti, indistintamente,contribuiate a rendere ancora invincibile e sfarzoso il nostro mondo. Ora anche lei fa parte di questo popolo...lei è un nuovo Senza-Volto. Grazie a ciò che la nostra Regina le ha iniettato ora lei ha una nuova missione - La donna che, nel frattempo, era tornata la vecchia dell'aereoporto, accennò un inchino. - Ora lei ha il potere di restare senza volto quando vuole ma, cosa più importante, potrà imporlo anche agli altri. - D'istinto egli si portò una mano al viso. La pelle piatta sotto le dita lo sconcertò di nuovo. - Provi di nuovo... -Disse l'uomo. Obbedendo rifece  l'azione ...occhi naso e bocca ricomparvero quasi d'incanto. Guardò quindi interrogativamente  l'uomo. - Domani lei dovrà trovarsi nella zona Arrivi dello scalo principale. Una persona spaventata varcherà l'ingresso, lei dovrà accoglierla, il resto verrà da se...- Scese dal lettino e, nudo come un verme, fissò i due con un'espressione stralunata - Uno alla volta? Non finirà mai questa storia - La Regina prese la parola bloccando l'omone che stava per replicare -  Si...è un processo lungo, ma per aprire le menti delle persone ci vuole tempo...bisogna combattere. Tu non sei il solo, domani, in tutti gli scali del mondo, inizierà il Risveglio...vai e combatti... - L'indomani, una donna dal volto terrorizzato varcò la soglia dello scalo...egli avanzò sorridendo verso di lei...

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Fantasy / Il volto 2^ parte
« il: Ottobre 16, 2011, 21:48:41 »
Quando si risvegliò la situazione era completamente cambiata. Si ritrovò comodamente seduto su una poltrona in un elegante ufficio, un uomo dall'aspetto imponente lo fissava dall'altra parte della scrivania. Indossava un completo grigio ed era completamente calvo ma, cosa importante, il suo viso era del tutto normale. D'istinto si portò le mani al volto, occhi naso e labbra erano di nuovo al loro posto, tirò quindi un sospiro di sollievo e fissò a sua volta l'uomo - Dove mi trovo? Chi è lei? - Quest'ultimo si alzò e, dopo aver fatto il giro della scrivania, gli si mise di fronte. - Signore, lei è un eletto...benvenuto tra noi... - Gli porse quindi la mano che strinse automaticamente. Al contatto ebbe una brevissima e fugace visione dell'addetto ai rifornimenti, della hostess e dei passeggeri dell' aereoporto , per una frazione di secondo sembrò che anche all'uomo scomparisse la faccia, ma fu un attimo. Dopo aver chiuso e riaperto gli occhi, l'uomo stava sempre sorridendo - Il suo aereo portava 240 passeggeri, un tremendo temporale imperversava e un fulmine colpì un'ala facendolo precipitare in poco tempo . 239 morti...un unico sopravvisuto...lei... - Egli ascoltò quella ricostruzione a bocca aperta, ricordava vagamente d'essersi imbarcato. Gli unici ricordi vividi erano le non-facce. - Ma... - proseguì l'altro dopo un istante - Le autorità hanno dichiarato che nessuno, ripeto...Nessuno...è scampato al disastro, ma noi sappiamo che non è vero, lei è qui, sano e salvo, anche se per l'umanità intera lei non esiste più...lei è morto e defunto...lei ora ha una missione... -  Fissò l'uomo con un'espressione indecifrabile, quindi con un scatto che stupì persino se stesso, s'alzò di colpo. - Non so chi sia lei e non so dove mi trovo, ma di una cosa sono certo, io uscirò da questa stanza e me ne andrò a casa, da mia moglie, dai miei figli... - L'uomo sorrise e disse una sola parola - Prego... -  Aprì la porta con fare deciso e subito si bloccò inorridito. Centinaia di corpi bruciati e orrendamente mutilati occupavano l'ampio corridoio che portava all'uscita. La puzza terribile lo costrinse a tapparsi il naso, represse un conato di vomito e, quando fece per tornare sui propri passi, una voce lo fermò. Una voce stridula che parve riconoscere e che lo fece voltare nonostante il ribrezzo. La vecchia dell'aereoporto lo fissava con le pupille che pendevano sulle guance attaccate a un lembo di pelle sottile. - Che ci fa lei qui? Lei ha una missione...se ne vada! - Sbattè violentemente la porta e fissò con astio l'uomo che, sempre sorridendo, lo osservava. - Cosa cazzo succede! Chi sono quelle persone! Cosa mi sta succedendo! - Per tutta risposta l'uomo si sedette dietro la scrivania e l'invitò ad accomodarsi. - Posso ascoltare anche in piedi - s'affrettò a rispondere trattenendo a stento la voglia d'aggredire quel ciccione viscido e sfuggente. L'altro non disse nulla, si limitò ad alzare un braccio puntando le dita verso di lui. Un formicolio insopportabile iniziò a percorrergli le membra, istantaneamente si portò le mani al viso e, per la seconda volta, il panico lo pervase. Era di nuovo senza volto. Menando fendenti alla cieca, avanzò sin dove ricordava fosse la scrivania, ma le sue braccia mulinarono nell'aria senza incontrare nessun ostacolo. A un certo punto incespicò in quello che doveva essere il ricco tappeto visto in precedenza e cadde rovinosamente a terra. Fece per rialzarsi ma la suola di una scarpa gli premette il viso a terra - Lei è dei nostri ormai signore...se ne deve rendere conto... non può opporre resistenza... - In un ultimo tentativo di ribellione cercò d'afferrare il piede dell'uomo, la scarpa scivolò via dal piede con estrema facilità. Si ritrovò tra le mani qualcosa di viscido, bavoso e appiccicoso...svenne di nuovo....

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Fantasy / Il volto 1^ parte
« il: Ottobre 15, 2011, 22:59:14 »
Quando scese dall'aereo si rese immediatamente conto che qualcosa non quadrava. Ma fu solo quando toccò il suolo che capì di cosa si trattasse. Le persone. La gente sembrava diversa, strana. Il primo fu l'addetto al rifornimento degli aerei. La tuta arancione leggermente larga, le scarpe e i guanti da lavoro, tutto perfettamente nella norma. Ciò che stonava era il volto.Quando l'uomo si girò un brivido gli percorse la schiena sino ad arrivare alla base della nuca. Gli occhi, il naso e la bocca erano assenti. Uno strato di pelle completamente piatta le sostituiva. - Fatto buon viaggio signore? - Da dove provenisse la voce non seppe dirlo, si voltò e quasi si mise a correre verso l'interno dell'aereoporto. Trafelato e ansimante aprì la porta scorrevole e restò ammutolito. Un centinaio di persone si voltò e lo fissarono (per modo di dire) in contemporanea, erano tutti, indistintamente, senza volto. Completamente paralizzato osservò una vecchia signora zoppicante andargli incontro - Che ci fa lei qui? Non dovrebbe essere qui....se ne vada! - La voce stridula gli frantumò il cervello. Con uno sforzo immane riuscì a sbloccarsi. Mollando il bagaglio a mano, iniziò a correre verso l'aereo che aveva appena lasciato. L'addetto al rifornimento era sempre la. - Ci ha ripensato signore? La nostra città non le garba? - Stavolta la frase si concluse con una risata grottesca e macabra. Con due falcate percorse la scaletta. Stranamente i passeggeri si trovavano ancora tutti al loro posto, i volti perfettamente normali lo guardarono con espressioni di sorpresa. Occupò subito il proprio posto e chiuse gli occhi cercando di riprendere il controllo. - Si sente bene signore? La voce calda e suadente della hostess glieli fece riaprire. Inorridì nel vedere la faccia piatta della giovane, sentì che nella sua mente qualcosa andava spezzandosi. Il suo urlo echeggiò per tutto l'aereo. Silenzio. Quando si svegliò intuì d'essere in un letto. Cercò di muovere un braccio...inutilmente - Stia calmo signore...ha avuto un brutto incidente... - Aprì la bocca per dire qualcosa ma con orrore si rese conto di non averla più. Riuscì finalmente ad alzare un braccio e, con foga, si tastò il resto del volto. Nulla. I  polpastrelli toccarono solo una superficie liscia...piatta. - Si ritenga fortunato signore...lei è l'unico sopravissuto di un terribile incidente aereo - Disse ancora la voce. - Come faccio a respirare? - pensò, ma in quell'istante sentì un grosso ago penetrargli nello spazio in cui, una volta, erano posizionati i suoi occhi, poi...di nuovo...il buio... -

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Horror / Mater Dei ultima parte
« il: Ottobre 03, 2011, 18:51:59 »
Trascinò la ragazza svenuta sino dinanzi all'altare centrale lasciando la presa dei suoi capelli. Il tonfo che produsse la sua testa quando si verificò l'impatto col pavimento sembrò rimbombare per tutta la chiesa. Salì quindi i tre gradini che lo separavano dall'altare vero e proprio e s'inginocchiò. Quando si alzò si diresse spedito sul retro, attraversò i banchi deserti del coro e sparì dietro una porticina perfettamente mimetizzata col rivestimento in legno massiccio della parete. Ne uscì qualche minuto dopo reggendo sulla spalla sinistra una croce ad  altezza naturale. Nonostante il fisico possente faticò non poco a trasportarla proprio davanti all'altare. L'appoggiò quindi a terra e scostò una delle grosse pietre che costituivano il pavimento della chiesa.  Questa nascondeva un incastro che sembrava coincidere perfettamente con la base della croce. Dopo aver dato un'occhiata alla ragazza ancora svenuta, provo' a issare la pesante croce per riporla nell'incastro ritagliato apposta per ospitarla. la spinse un paio di volte per provarne la stabilità, annuendo soddisfatto. Tornò quindi in sacrestia e indossò con calma i paramenti sacri, facendo attenzione a non tralasciare alcun particolare. Ritornò in chiesa, si accorse che la scena era come l'aveva lasciata pochi minuti prima. La croce innalzata davanti all'altare svettava a sinistra, mentre la ragazza iniziava a dare segni di ripresa. Si avvicinò in fretta al corpo disteso a terra, la prese nuovamente per i capelli e la fissò in volto. Le palpebre sbatterono un paio di volte prima di mettere a fuoco il viso del prete. Poi un'autentica espressione di terrore apparve negli occhi della donna, si era ripresa del tutto. Senza pensarci due volte le passò le braccia sotto le ascelle e la rimise in piedi in un attimo. La donna non oppose resistenza, ma non fece nulla per agevolarlo. - Don Massimo...fermo...aspetta... - Elda, la perpetua, li scrutava immobile dalla porticina che portava alla sacrestia. - Ogni volta ti devo aiutare...sei un perfetto idiota...lascia quella donna...SUBITO! - Come folgorato da quella voce obbedì immediatamente. Il corpo della ragazza atterrò per l'ennesima volta sul pavimento con un tonfo sordo. - Come pensi d'inchiodarla con la croce innalzata? Le altre volte come abbiamo fatto? - Il prete abbassò la testa e arrossì a quel rimprovero. Sapeva perfettamente che Elda aveva ragione, ma nonostante ciò represse a fatica un moto di collera, avrebbe sistemato volentieri anche lei un giorno o l'altro. Afferrò la croce e la liberò dall'incastro distendendola a terra, quindi guardò di nuovo Elda con astio. - Bene, don Massimo...ora puoi agire... - disse la perpetua annuendo. Prese di nuovo la ragazza e la sistemò sulla croce, un Gesù Cristo al femminile lo fissava dal basso, gli occhi sbarrati e non ancora consapevoli di ciò che stava per succedere. Dalle mani della perpetua comparvero come per incanto un martello e una scatola di robusti chiodi. - Ora, don Massimo...è giunto il momento... - Completamente in trance il prete prese ciò che Elda gli porse, afferrò un braccio della ragazza cercando di tenerlo fermo, ma in un impeto di ribellione ella iniziò a dimenarsi in maniera forsennata. A questo punto Elda prese in mano la situazione. Con un gesto potente nonostante l'esile figura, scostò il corpo massiccio del prete mandandolo a gambe all'aria. Afferrò il martello e un grosso chiodo e lo puntò decisa alla fronte della ragazza. Levò il braccio sin sopra la testa per poi calarlo con forza sorprendente sul chiodo stesso. Uno schizzo di sangue caldo mischiato a frammenti d'ossa e materia cerebrale la investirono istantaneamente ma, per sicurezza, continuò a battere sino a che del chiodo non s'intravide solo la parte rotonda. La ragazza non emise alcun gemito, le gambe iniziarono a tremare convulsamente e uno schizzo d'urina bagnò la tunica. Poi rimase immobile. Elda si alzò. Il sangue della ragazza le colava dal volto ma il suo sguardo era deciso. S'avvicinò a don Massimo e lo guardò con disprezzo - Questa è la quinta maledetto incapace...grande e grosso come sei...un incapace...sei un incapace... - La rabbia sembrò montarle di nuovo e d'istinto alzò il martello puntandolo alla testa del prete - No...mamma...ti prego no... - Il martello rimase sospeso per un lungo istante, poi la mano della perpetua s'abbassò lentamente - Portala insieme alle altre...subito! - Egli s'alzò immediatamente e prese il cadavere in braccio. Senza guardare la madre si recò subito nel reliquario. Il tanfo lo assalì immediatamente, ma non vi fece caso. Aprì con cura la quinta delle dieci bare in vetro che occupavano per intero la stanza. Con altrettanta cura vi pose il corpo della ragazza e la baciò in fronte. - Questa è l'ultima figlio mio...il prossimo sacrificio dovrà essere cosa tua...sento d'avere ancora poco da vivere... - La voce di Elda lo fece sobbalzare ma, con le lacrime agli occhi  s'avvicinò alla donna inginocchiandosi - MATER...FIAT VOLUNTAS TUA... -

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Horror / Mater Dei 3^ parte
« il: Ottobre 02, 2011, 19:15:41 »
- La messa è finita...andate in pace... - Don Massimo s'inchinò davanti all'altare quindi si diresse verso la sacrestia. Dopo aver congedato i chierichetti ed essersi tolto i paramenti sacri si osservò allo specchio. La ferita bruciava ancora maledettamente, le unghie della donna erano penetrate in profondità tagliandogli mezza faccia. Sentì un tremito percorrergli le membra, avrebbe punito quella miscredente come meritava, avrebbe fatto la fine delle altre, nessuna che capisse, nessuna che comprendesse appieno il motivo del suo gesto. Quando si voltò si ritrovò di fronte il volto rugoso e rinsecchito di Elda, la perpetua, come sempre non l'aveva sentita arrivare. Fissava insistentemente la garza che gli ricopriva il viso. - Mai visto nessuno massacrarsi a quel modo nel farsi la barba...dovrebbe stare più attento don Massimo...si sente bene?... - Il prete cercò di ricomporsi, la donna non era una stupida ed era certo che non si riferisse solo alla ferita. - Stia tranquilla Elda, mi sono rasato in fretta stamani e a volte capita...può andare...ci vediamo domani... - La donna esitò un attimo, fece due passi incerti, si voltò e lo squadrò di nuovo, quindi si avviò verso l'uscita scuotendo la testa, un secondo dopo la porta si richiuse alle sue spalle. Era finalmente solo. Dopo aver ben sprangato ogni accesso alla chiesa tornò in sacrestia e si recò immediatamente dinanzi a una grande libreria dentro la quale, in perfetto ordine, erano stipati numerosi testi antichi. Con sicurezza passò una mano sopra un'antichissima copia della bibbia, Un sibilo leggero leggero precedette lo scorrere di tutto il mobile. Appena ebbe uno spazio sufficiente da cui passare, don Massimo invertì il meccanismo e il varco si richiuse in un attimo. Percorse quindi un breve corridoio e ben presto arrivò davanti a una porta. Una pesante chiave girò nella serratura, entrò e se la richiuse immediatamente alle spalle, respirò a fondo, un altro sacrificio si sarebbe compiuto quella notte. La ragazza era distesa su un tavolaccio in legno, le braccia e le caviglie saldamente fissate con cinghie di cuoio. Il naso aveva smesso di sanguinare ma appariva orribilmente storto, sformato. Il respiro era ansante e difficoltoso, non riuscì a capire se stesse dormendo o fosse ancora svenuta. Prese la borraccia e versò l'acqua direttamente sul viso della giovane. Ella ebbe un sussulto, tossì e spalancò gli occhi osservandolo con terrore. - Bentornata tra i vivi mia cara...anche se ancora per poco...- Da un vicino armadietto prese un altro indumento e si avvicinò di nuovo a lei. Questa volta si trattava di un velo dello stesso colore della tunica, con gesti rituali alzò leggermente il capo della donna e glielo sistemò nel miglior modo possibile. La osservò con uno sguardo che passò dalla venerazione all'adorazione, mentre grosse lacrime bagnavano il suo volto, facendogli bruciare tremendamente la ferita. - MATER - Una sola parola detta con una devozione e un candore che per un attimo la lasciarono senza fiato. Poi comprese. - Figlio mio...se vuoi che mi prenda cura di te devi liberarmi...vorrei abbracciarti...figlio mio...ti prego... - In preda a un'estasi tremenda don Massimo iniziò a sciogliere le cinghie che la tenevano ferma. Appena fu libera la ragazza ebbe l'impulso di fuggire ma per sua fortuna riuscì a trattenersi e prese l'uomo per le spalle attirandolo a sè con dolcezza. - Non preoccuparti figlio mio...siamo di nuovo insieme...nessuno ci separerà mai più.... - Don Massimo si lasciò andare dolcemente sul petto della donna, poi d'impulso le abbassò violentemente la tunica lasciandole il seno completamente scoperto. Prima che ella potesse aver modo di fare qualcosa le azzannò i capezzoli succhiando e mordendo tanto da far fuoriuscire il sangue caldo. Un urlo lacerante le uscì dalla bocca e questo sembrò aumentare ulteriormente la furia dell'uomo. Torcendole con forza il naso fratturato la fece inginocchiare e, come in precedenza, l'afferrò per i capelli iniziando a trascinarla. - In chiesa...deve avvenire in chiesa...- La giovane svenne di nuovo....

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Horror / Mater Dei 2^ parte
« il: Settembre 30, 2011, 19:16:36 »
L'uomo la squadrò dalla testa ai piedi e annuì soddisfatto. Le si avvicinò e fece scorrere un dito sulle labbra gonfie. -Ti fa molto male? - La voce era pacata, quasi gentile. Sentì di nuovo le lacrime scorrere lungo il viso, cercò di parlare, ma si accorse di avere la gola riarsa e in fiamme. Deglutì un paio di volte e con un fil di voce riuscì a mormorare solo poche parole. - Acqua...per favore... - Con una mano si massaggiò la gola indolenzita, mentre l'uomo si voltò e sparì dietro una porticina che non aveva notato in precedenza. Abituata la vista grazie alla flebile luce proveniente da una candela, fece scorrere lo sguardo per la piccola stanza in cerca d'una via di fuga, ma quello che vide, oltre la porta sprangata, fu una minuscola finestrella protetta da solide sbarre in ferro. Al posto dei vetri erano inchiodate delle massicce assi in legno all'apparenza indistruttibili. Fece per avvicinarsi ma venne trattenuta dal rumore dei passi dell'uomo che tornava. Nella mano destra teneva una borraccia da campeggio, nella sinistra un sacchetto di carta. Egli notò immediatamente la direzione del suo sguardo e abbozzò un sorriso benevolo. - Non riusciresti mai a passare da lì, anche ammesso che tu riesca a rompere le solide assi e procurarti una lima per segare le sbarre, ti sarebbe impossibile oltrepassarle...troppo strette...rimarresti incastrata - Una risata che le fece accapponare la pelle accompagnò quelle parole, ma durò soltanto lo spazio di qualche secondo. - Siediti! - Fu un ordine più che un invito. Quindi le lanciò la borraccia e il sacchetto che atterrarono in prossimità dei suoi piedi. - Ti consiglio di mangiare, mia cara, e ti conviene non fare troppo la schizzinosa per il contenuto, sino a domani a quest'ora non avrai più nulla - Le si avvicinò, quindi, con fare minaccioso inducendola a rannicchiarsi sul lercio materasso e s'irrigidì quando l'uomo infilò una mano sotto la tunica che l'aveva costretta a indossare, arrivando in pochissimo tempo al perizoma. Quando accennò una timida reazione, le afferrò un seno stringendo all'inverosimile. Il dolore lancinante e la paura fecero scattare in  avanti la sua mano. Le unghie lunghe e affilate incontrarono il viso dell'uomo graffiando fino in profondità la guancia dall'altezza dell'occhio fino alla mandibola. Il sangue schizzò violento imbrattandole il volto e la tunica, sangue caldissimo che le bruciò il viso come cera bollente. L'uomo emise un vero e proprio ruggito e la guardò con il furore negli occhi. La afferrò quindi per i capelli trascinandola di peso verso la porticina che celava la stanza a lei sconosciuta. Sentì la schiena lacerarsi al contatto col pavimento in pietra. Quando varcarono la soglia il tanfo che non aveva saputo riconoscere al momento del suo arrivo in quella casa dell'orrore si fece più acuto. Era odore di morte, di putrefazione. L'uomo la sollevò quindi di peso come se fosse stata una bambola di pezza - Puttana! Maledetta puttana! Mi hai fatto male...molto male... - Il tono di voce fu simile a quello di un bambino lamentoso e con orrore comprese d'aver di fronte un pazzo scatenato. Per la prima volta ebbe l'occasione di osservarlo bene nonostante la situazione. Ciò che vide fu un viso imberbe, un ragazzo col volto trasfigurato dalla rabbia e dalla follia. Non ebbe tempo di pensare ad altro, una violenta testata le frantumò il naso...sentì chiaramente le ossa sbriciolarsi prima d'accasciarsi svenuta sul freddo pavimento...-

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Horror / Mater Dei 1^ parte
« il: Settembre 29, 2011, 18:55:49 »
La ragazza ebbe solo il tempo d'intravedere un'ombra. Un braccio possente le serrò la gola mozzandole il respiro, mentre l'altro le strappava con furia il cellulare che, sino a un attimo prima, teneva incollato all'orecchio.Lo vide volare a parecchi metri di distanza per frantumarsi poi al suolo. Cercò disperatamente di girare la testa ma la morsa che la teneva bloccata era ferrea, decisa. - Non fiatare... - Due parole secche e perentorie che bloccarono ogni sua velleità di reazione. La piazza, in quella serata di fine novembre era quasi del tutto deserta, persone per lo più solitarie l'attraversavano frettolose, probabilmente ansiose di tornare alle proprie abitazioni. L'uomo la spinse lentamente ma con decisione verso il vicolo che separava l'imponente mole del Duomo con l'altrettanto maestoso edificio del Battistero, di forma ottagonale. La scarsa illuminazione li fece avanzare praticamente alla cieca, ma l'uomo sembrava molto sicuro della direzione da prendere. Dopo alcuni metri infatti s'arrestò di colpo serrandole ancor di più il braccio attorno al collo, alcuni pallini colorati le balenarono dinanzi agli occhi, temette di svenire. Fu un suono metallico a farla riprendere dal torpore, l'uomo stava frugando nelle tasche...chiavi... pensò lei. Con quel poco di movimento che le permetteva la posizione cercò di individuare una porta, ma non vide nulla...solo buio. Sentì l'uomo imprecare più volte, poi d'improvviso fu spinta con violenza contro la parete. Il contatto con i freddi mattoni fu tremendo, pur riuscendo con un braccio ad attutire l'impatto, parte del suo volto subì un colpo tale che la lingua le si chiuse tra i denti. Il dolore lancinante fu seguito subito dopo dal sapore metallico del suo stesso sangue. Quando cercò di sputare, un paio d'incisivi rotolarono a terra, nel buio del vicolo risaltarono candidi come solo i denti ben curati possono essere. Poi l'uomo la riprese. Questa volta furono i capelli ad essere afferrati con violenza. Si sentì trascinare all'interno di un edificio, il tanfo di chiuso e di un altro odore che non seppe riconoscere al momento e che le assalì le narici fu tremendo, sentì una porta sbattere con inaudita violenza. Il buio era totale. Si strinse le spalle con le braccia, il tremito che percorreva le sue membra era incontrollabile. Silenzio. No...qualcosa proveniva dall'angolo più lontano, sembrava piuttosto un ansimare lento e regolare. Si fece coraggio, si sforzò - Chi è lei...cosa vuole da me...la prego...sicuramente si sbaglia... - Per tutta risposta si sentì afferrare di nuovo, i suoi occhi non si erano ancora abituati all'oscurità del luogo. Fu sbattuta sopra qualcosa di morbido, un materasso probabilmente. Le dita dell'uomo s'insinuarono alla vita, con uno strattone poderoso la gonna al ginocchio venne strappata lasciandola col solo perizoma rosso acquistato il giorno prima. Uno schiaffo potente in pieno volto la fece desistere da qualsiasi protesta quindi le stesse mani passarono alla camicetta che cedette subito mostrando il reggiseno dello stesso colore delle mutandine. Gli occhi le si riempirono di lacrime, aveva sentito di alcune donne violentate e aveva ascoltato le loro esperienze allucinanti. Seppur con la mente in subbuglio si rese conto di trovarsi nella medesima situazione, in un gesto d'estrema difesa si portò le mani al seno e serrò con tutta la propria forza le cosce, chiuse gli occhi. - Indossa questi...subito... - Il tono perentorio fece si che lei obbedisse immediatamente,quando socchiuse di nuovo le palpebre una luce debole rischiarava appena l'ambiente. Riuscì a malapena a distinguere i lineamenti dell'uomo ma nulla più. Le stava porgendo alcuni indumenti che lei prese automaticamente - Mettili...in fretta...altrimenti.... - Non fu necessario che proseguisse, in preda all'angoscia la ragazza si alzò ed infilò quella che sembrava una tunica lunga e di un colore simile al viola. Il tessuto era grezzo e le solleticò la pelle nuda, un brivido la percorse quando fissò di nuovo il proprio aguzzino...
 

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Erotico / Novello de Sade- 2^ parte
« il: Settembre 26, 2011, 18:55:28 »
Attira la ragazza a se con decisione, ne studia ogni minimo particolare mentre il respiro si velocizza in maniera vertiginosa. In un attimo la gira sul ventre,un filo di saliva gli cola da un angolo della bocca leggermente socchiusa. In preda al delirio strappa letteralmente la camicetta e la gonna della ragazza che sembra sopportare il tutto con rassegnazione. Si aspettava un perizoma ed invece la ragazza indossa un paio di culotte che coprono buona parte delle parti intime. Sempre più eccitato e furioso si china di nuovo ai piedi del letto, una frusta terrificante quanto letale appare tra le sue mani, avrebbe fatto a pezzi quelle stupide mutandine e con esse quello che vi si trovava sotto. La giovane gira un attimo la testa sentendo la frusta vibrare nell'aria, con un fil di voce riesce a sussurrare " Ti prego...la luce...spegni la luce...ti prego..." sebbene in preda alla lussuria più sfrenata egli

non vede motivo per non esaudire quella richiesta, chinandosi verso il comodino cerca a tentoni il pulsante della lampada...tac!...rumore metallico...ad un tratto egli sente il polso attanagliato da qualcosa di freddo...duro...un lampo gli attraversa la mente ormai alla deriva..."Le manette!...cazzo...le manette!..." vicino alla frusta aveva posto delle manette, in caso la vittima fosse stata recalcitrante. Con orrore si accorge che il proprio braccio è bloccato alla testiera in ferro battuto del letto. Il silenzio è assordante ora, nelle orecchie solo il proprio respiro e il battito assordante del cuore. " Maledetta puttana...che vuoi fare?...vuoi
più soldi?...non c'è problema...ma liberami subito...altrimenti ti farò pentire d'esser nata..." la voce è stridula e se ne accorge anch'egli tanto che riprende cercando di assumere un tono più amichevole " Senti...non volevo davvero farti male con quella frusta...tutta messinscena capisci?...serve per eccitarmi..." silenzio...silenzio assoluto...comincia a provare prima freddo, nonostante la temperatura perfetta della camera. poi terrore...ad un tratto due braccia possenti lo issano del tutto sul letto, in ginocchio...il braccio libero viene fissato saldamente alla testiera con una corda robusta. Cerca disperatamente di distendersi, ma le stesse braccia lo afferrano per i fianchi costringendolo a rimanere in ginocchio, d'un tratto quello che sta per accadere lo travolge come un treno in assoluta velocità. Vorrebbe urlare, ma un robusto fazzoletto annodato gli viene passato sulla bocca, togliendogli quasi del tutto il respiro. Un lieve sospiro gli solletica il lobo dell'orecchio, una voce appena sussurrata..." Juan Manuel Garcia...per servirla...signore..."  Un dolore lancinante...buio...

" Notizie dall'interno " recita il giornalista alla tv " Il premier ha dovuto interrompere la prevista visita in Argentina a causa di un'infezione intestinale molto dolorosa, il portavoce ha affermato che la data del rinvio sarà comunicata al più presto" ed ora linea alla rete, buonasera.

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Erotico / Novello de Sade- 1^ parte
« il: Settembre 26, 2011, 18:54:07 »
La giornata è stata pesante, come tutte le sue giornate d'altronde. Sciogliendosi il nodo della cravatta si avvia verso la camera da letto, una stanza in cui potrebbe vivere tranquillamente una famiglia di tre persone. Seduto al tavolino si osserva nell'enorme specchiera in stile barocco, uno dei tanti regali ricevuti durante i suoi viaggi. Lisciandosi la pelle del volto sorride soddisfatto all'immagine riflessa, il chirurgo plastico ha fatto un ottimo lavoro, nessuno direbbe che viaggia ormai verso gli ottanta. Questa riflessione gli rammenta l'appuntamento di quella sera, un altro sorriso stavolta completamente diverso dal precedente affiora sulle sue non rughe...lussuria...lascivia...licenziosità, un moderno e attempato marchese de Sade, pronto all'ennesima sfida. Si alza e inizia lentamente a spogliarsi, l'abito su misura riesce in parte a nascondere il ventre prominente, nudo mostra tutti i segni dell'età, cosa alla quale nessun chirurgo potrebbe rimediare. Osservandosi di nuovo allo specchio porta una mano al pene flaccido che pende inerte da quel corpo in disfacimento, il contrasto col viso curato e florido è imbarazzante, con un'alzata di spalle si avvia quindi verso il grande letto, di lì poco la magica pillola assunta un paio d'ore prima avrebbe il suo massimo effetto. Un ronzio fastidioso gli fa aprire gli occhi, rendendosi conto di essersi assopito afferra il cellulare dal comodino " è arrivata signore..." poche parole che lo risvegliano immediatamente " Fatela salire " la laconica e secca risposta. Quindi si alza e si avvia deciso verso il grande armadio in noce che custodisce solo parte del suo guardaroba, i "capi notturni" ama egli definirli. Toglie quindi da una gruccia una vestaglia di seta rossa con bordi e cintura neri, uno dei suoi capi preferiti. Un altra capatina davanti allo specchio e dopo un'attenta valutazione decide finalmente di rimettersi a letto. La posa è preparata, l'ha sperimentata molte volte e ha sempre funzionato. Assolutamente calmo e tranquillo fissa la porta della stanza, sente già qualcosa a livello dei lombi agitarsi. Ne aveva viste molte, ma quella che si staglia sulla porta gli toglie letteralmente il fiato nonostante la sua espressione resti imperturbabile, un'erezione istantanea e potente tende il davanti della vestaglia, non fa nulla per nasconderla anzi, vuole che lei veda. Con passi felpati e studiati la creatura si dirige verso il letto, ha la pelle color dell'ambra, ambra scuro, levigata, indossa una camicetta bianca aperta sul davanti che mostra parte dell'abbondante seno, la gonna è solamente una striscia appena sufficiente a coprire il bacino, ma quello che colpisce il nostro uomo sono le gambe, lunghe, affusolate, i polpacci scolpiti e ben delineati guizzano mentre la giovane si avvicina, egli allunga una mano, lei l'afferra- continua...

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