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Topics - ninag

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Umoristico / Le storie di Clò-13 -Il sombrero
« il: Gennaio 23, 2022, 18:58:41 »
Appena giunta la notizia Clò corse fuori alla disperata ricerca di un sombrero, si ricordò che ne aveva avuto uno in dono in occasione della sua prima comunione ma Menelao, da quel cane curioso che era, lo aveva trovato in soffitta e lo aveva ridotto in mille pezzi. Clò ebbe un’idea, una grande idea, lo avrebbe realizzato di cartone.

La strada brulicava di gente che fingeva di indossare il sombrero, alcuni avevano dei fazzoletti variopinti, altri avevano ritagliato delle scatole di cartone creando fogge più o meno strane.
Clò trovato il materiale, rientrò subito in casa e con l’aiuto di sua madre realizzò il più grande sombrero mai realizzato nella storia, infatti, aveva una circonferenza di 4 metri e mezzo. Sopra c’erano nell’ordine, due quaglie impagliate, tre rametti di ulivo, due chili di mele rosse, tre metri di nastro giallo, tre metri di nastro nero, e per finire un pappagallo vivo, che si era sistemato il quel luogo per costruirsi un nido.
Clò uscì a testa alta, o quasi, il sombrero era leggermente pesante e ingombrante.  Lei lo indossava orgogliosamente.
Una passante la guardò con cupidigia, lei era certa di avere il più bel sombrero mai visto da un essere umano.
Passarono alcune settimane, le foglie di ulivo appassivano sul sombrero e il pappagallo, si era rivelato un pappagallo femmina e depose dodici uova, che si schiusero proprio la sera in cui Clò doveva uscire con Luigi.
A causa di questo imprevisto Clò restò in casa, e decise di riprendere il lavoro, in modo particolare quello che non aveva eseguito nei giorni precedenti.
Essendo il suo lavoro, importante e delicato, si chiuse nel suo studio, iniziò la sessione di mantra che era solita usare quando s’immergeva nelle complesse attività di decriptazione.
Aprì una scatola nuova e iniziò a decifrare, il messaggio era confuso, anche per lei grande esperta di messaggi in codice. La traduzione diceva: si balla solo di notte. Clò era incerta e confusa aveva paura che quel messaggio fosse fondamentale per la nazione, la data della missiva era del marzo 1949 per cui il messaggio doveva essere piuttosto urgente.
Senza indugiare oltre inviò il nuovo messaggio al suo supervisore. Questi appena lo vide, lo inviò al direttore. Il direttore lo inviò a funzionario, il funzionario lo inviò al responsabile di settore, il responsabile di settore lo mandò al vice direttore di settore, che a sua volta lo inviò al magnifico direttore, che a sua volta inviò al vice presidente, che poi con urgenza inviò al presidente della zona.
Dopo qualche settimana il messaggio arrivò nelle mani del ministro della consapevolezza, un grande ministro che passava le giornate a spiegare in cosa consistesse il suo importante ministero.
Incerto sul da farsi passò la missiva al Presidente Massimo.
Costui era solito fare colazione con piatti leggeri, quasi frugali, un tozzo di pane secco, una po’ d’acqua di fonte, appena portata dalla sorgente, non amava le cose conservate, il pane lo faceva seccare da un panettiere e se lo faceva inviare direttamente dalla Toscana, c’erano cinque corrieri che giornalmente gli consegnavano il pane secco. La marmellata la faceva preparare in cucina, con frutti raccolti giornalmente dai ventidue contadini nel frutteto. Aveva appena iniziato a mangiare la marmellata di fichi, quando lesse il dispaccio” si balla solo di notte”.
Convocò d’urgenza i ministri ed emanò un editto. Tutti i cittadini appena dopo il tramonto dovevano uscire dalle loro abitazioni e ballare per le strade della nazione, fino all’alba. Chiunque fosse stato trovato a dormire avrebbe dovuto pagare una multa di 200 Dindiri.

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Anch'io Scrivo poesia! / il viaggio è
« il: Settembre 11, 2021, 18:58:54 »
Un bel vestito
un ramo fiorito
uno stormo di uccelli
un canto di stornelli
un gioco di ruolo
l'attesa di un volo.

(  testo dei bambini)

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Anch'io Scrivo poesia! / Parole
« il: Luglio 28, 2021, 20:37:59 »
La verità è morta
sepolta dal male
La verità è morta
per gli esseri umani.
La verità è morta
sui ponti che crollano.
La verità è morta
divorata dal verde serpente.
La verità è morta
divorando le anime.

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Anch'io Scrivo poesia! / Viaggio
« il: Aprile 25, 2021, 20:06:56 »
Di nuovo, sobbalzo
ancora  mi alzo,
niente nuvole
 ecco  il sole.
È mattino
preparo il cammino
conto le ore
sono senza parole.

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Altro / Laiati 6
« il: Aprile 04, 2021, 20:47:59 »
L’uomo appena vide le nostre divise capì di essere stato scoperto, cercò con lo sguardo una via di fuga, ma Paola e Stefano furono più veloci, io ero rimasto a distanza in quanto non ero ancora del tutto operativo.
I due accerchiarono l’uomo e lo bloccarono con un elastico automatico che gli bloccò la possibilità di muovere le mani, avevo visto l’elastico nei giorni precedenti ma, vederlo in azione era altro, Paola e Stefano si muovevano quasi all’unisono, senza neppure parlare, mentre si avvicinavano all’uomo, la tuta cambiò colore e la visiera divenne scura, le loro tute apparivano di un verde metallico, per un attimo mi ricordarono certe auto viste nei vecchi video che avevo trovato in casa dei nonni quando ero piccolo.
L’uomo non parlava e neppure Paola e Stefano, stavano immobili, la cosa non lo nego mi creò un certo disagio, trovare un uomo che sfida le leggi in questo modo, ben sapendo che le conseguenze sarebbero state piuttosto serie.
Pochi minuti dopo arrivò l’unità di acquisizione, Antonio Brissi fu fatto salire a bordo di una grossa macchina nera della DEIN, sembrava una specie di grosso barattolo nero con porte che si aprirono tutte contemporaneamente. Dentro c’erano due uomini con dei camici meri, completamente irriconoscibili per via della maschera plastificata, e il copricapo a punta, non si vedevano neppure le mani.
Una voce proveniente dal sistema automatico, iniziò a recitare le formule di rito: Antonio Brissi sei colpevole di aver utilizzato i Talleri e per questo sarai portato nel centro Raccolta e Dissociazione della DEIM, nella nostra nazione è fatto divieto assoluto l’uso di denaro per l’acquisizione di beni, pertanto sei condannato a rimborsare lo Stato per un ammontare di cinque anni di lavoro nei campi di raccolta.
Brizzi pareva non prestare nessuna attenzione a quello che gli era detto, come se la cosa non lo riguardasse, quanto a me lo avrei pestato volentieri.


 

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Altro / Maghi 3
« il: Febbraio 23, 2021, 20:02:24 »
“ Volete finirla una volta per tutte!”
Ora sembra un po’ alterata.
“ Ricordatevi che c’è il virus!”
Sono perplessa, che cosa ha a che fare mio fratello col virus, e il fatto che mi tormenta, sospetto che forse lo abbiamo provocato noi sto virus.
Sono disperata, nessuno si è ricordato del mio compleanno.
Solo Steffi e Lucy mi hanno mandato un mare di auguri.
Forse non si dovrebbe vivere con le famiglie, ma con le amiche, già mi ci vedo, Lucy che cucina e Steffi che riordina, perché non esiste la felicità assoluta. Poi potrei invitare lui, Giulio, magari a cena.
“Pistaaaa!”
Francesco ha una spada tra le mani e lotta con un nemico immaginario.
Mi urta mentre ripongo il latte in frigo, che cade rovinosamente e si sparge sul pavimento, inondando la cucina di liquido bianco.  Asciugo il latte e vado in camera mia.
“ Sto studiando”! Annuncio con enfasi.
Questo compleanno non lo dimenticherò mai.

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Altro / Maghi 2^
« il: Febbraio 06, 2021, 20:30:39 »
“ Su, aiutami, disinfetta tutto, poi metti in frigo!”
“Sì! Mamma, ovvio!”
 
Lo odio questo stupido virus!
Mi ha rovinato la vita, per fortuna Steffi mi manda tanti messaggi. Poi c’è lui, il bello della terza B, dovevo invitarlo alla festa, ha qualcosa che mi stordisce, quando me lo trovo davanti, perdo la parola, inizio a balbettare e perfino gli occhiali mi si appannano. Sento il mio volto infiammarsi, e le lentiggini diventano enormi.
Mi manca tanto!
Andrea mi corre incontro e mi si butta addosso, è carino ma dispettoso come una iena, mi tira i capelli e chiede continuamente di essere preso in braccio, non è facile stare chiusi in casa quando si hanno tre anni, anche se per nostra fortuna abbiamo una grande terrazza.
Andrea è biondo come mio padre, peccato che anch’io non assomigli a mio padre, ma a mia zia Lucia, capelli lisci e castani, occhi castani, l’unico regalo le lentiggini ereditiate da un parente lontano.  Neppure un guizzo; no, troppa energia, pare che i miei mi abbiano concepita quasi per caso.
Francesco ha i capelli corvini, nerissimi pure gli occhi, una carnagione chiarissima, manco l’ombra di una lentiggine.
Quella venuta così così sono io, eccomi, con uno stupido nome da fiore, probabilmente i mei erano nel loro periodo naturalista. Solo un cervello folle poteva chiamarmi Margherita. Per fortuna mi hanno trovato un diminutivo, pronunciare Margherita tutte le volte risultava troppo lungo, mia nonna Federica ha avuto questa brillante idea e le sarò grata per sempre.
La casa mi sembra minuscola, vago tra le stanze. La camera dei miei appare silenziosa, mio padre era fuori per lavoro quando tutto si è fermato e non sappiamo quando rientrerà, già mi manca, sarebbe dovuto rientrare domenica, per festeggiare il mio quindicesimo compleanno. Sento un nodo alla gola, non è giusto.
Francesco mi scivola tra le gambe imitando il suono di un’ambulanza.
“Smettila, adesso te lo faccio vedere io, mi hai spaventa!”
“ Non mi prendi!”
“Se ti prendo, ti concio per le feste!”
“ Buuuu!”
“ Mammaaa!” Urlo senza ritegno.
“Finitela, lo sapete che non dovete litigare!”
Grazie mamma, lei è sempre così diplomatica.

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Altro / Laiati 5
« il: Gennaio 12, 2021, 20:54:17 »
Il loro compito era quello di controllare che tutti usassero le tesserine in modo coretto, Andrea era convinto che a nessuno sarebbe mai venuto in mente di usarle in modo improprio, anche se la vista di quella ballerina gli aveva lascito addosso una strana sensazione.
Erano quasi le dieci quando uscirono di pattuglia, erano in tre due esperti e lui, l’auto nera della Dein era piuttosto comoda e spaziosa, aveva due grandi contenitori posti ai lati degli sportelli, di cui non capiva bene il senso.
I suoi colleghi erano piuttosto giovani, Paola Rey e  Stefano Balini, Paola aveva dei lunghi capelli argentei che teneva molto alti trattenuti da un elastico nero e argenteo indossava una tuta come la sua, ma sulla ragazza appariva più sinuosa, per quanto non fosse aderente. Paola aveva un aspetto serio e rassicurante, era calma e parlava con molta naturalezza. La strada era quasi deserta cosa alquanto strana vista l’ora del mattino.
Stefano era un ragazzone alto e gioviale, rideva di continuo, e aveva il vezzo di lisciarsi i capelli all’indietro, la mascella squadrata lo faceva apparire più anziano, ma i suoi occhi tradivano la  sua giovane età.
L’auto filava veloce, come un gigante nero percorreva le vie semideserte, due o tre volte la macchina si era fermata davanti a uno strano congegno luminoso, non li avevo mai notati, forse perché in auto ci andava raramente.
Nella mia città  le strade  erano sopraelevate con i percorsi rapidi, ma raramente  si incontravano persone che avevano fretta.
Il congegno appariva ricoperto da una luce blu, mentre la parte sovrastante era nera,  alto quasi due metri e largo 40 centimetri.
Paola e Stefano si erano avvicinati, e dopo aver accostato il braccio vi erano apparsi dei dati, la sagoma di un uomo, e a fianco il suo identificativo, si trattava di Antonio Brissi, di cinquant’anni, medico, non più in attività, l’uomo doveva essere controllato perché era stato notato mentre faceva degli acquisti usando i Talleri. Le monete erano state fortemente sconsigliate per questioni  igieniche, per questo, chiunque fosse stato sorpreso ad usarle doveva essere dissuaso . Alcune persone avevano nascosto i Talleri nei luoghi più impensati , ma la campagna di igienizzazione aveva portato alla luce quelle minuscole forme metalliche, alcune le più antiche, pare, che fossero forgiate nell’oro, un materiale ad alta conduzione virale. Il mistero della Salvezza Nazionale aveva definito  il tallero estremamente pericoloso e per di più creava dipendenza.


 

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Altro / Maghi
« il: Gennaio 10, 2021, 20:10:59 »

Oggi è il mio compleanno, ho sognato questo momento per mesi, l’ho progettato nei minimi dettagli,  invece nulla, chiusa in casa per  uno stupido virus.
Tutto è iniziato Mercoledì pomeriggio, quando in tv hanno annunciato che tutte le scuole sarebbero rimaste chiuse per qualche giorno, non lo nego, ho esultato, quella” Gardei”, non la sopporto,  insegna matematica per due ore e non ci guarda neppure in faccia, non avrei mai pensato che sarei arrivata a odiare la scuola.
Quando frequentavo le scuole  elementari, ero molto più felice, mia madre mi comprava le matite con le piume, con i brillantini, anche le borse con i miei personaggi preferii.
Anche quella di quel personaggio che metteva i brividi, nel suo abito azzurro, che quando camminava congelava tutti quelli che aveva intorno.
Ho esultato e ballato quando ho saputo che la scuola sarebbe rimasta chiusa per una settimana, ma adesso dopo dieci giorni, inizio a essere stanca. Mi mancano le mie amiche, anche se ci mandiamo cinquanta messaggi al giorno.
La professoressa d’italiano ha inviato una valanga di compiti, che bel regalo di compleanno. Nulla non capiscono, la festa l’avevamo preparata insieme Lucy e Steffi, nel locale vicino a casa di Steffi, era tutto organizzato, il fratello di Lucy, avrebbe pensato  alla musica. I panini pizzette e bibite, erano già stati ordinati. Ho voglia di piangere,   mia madre mi costringe a fare da badante ai miei fratelli minori, me ne resterei a letto per tutto il giorno.
 Francesco ha otto anni, e non ha la più pallida idea di cosa sia una regola, non dico tante, ma una soltanto una. Quando rientra da scuola butta, qua è là tutto quello che indossa, le scarpe, lo zaino, il giubbino se è inverno, così quando rientra mia madre, che è sempre di pessimo umore e perennemente di fretta, se la prende con me, perché io sono la sorella maggiore e devo dare l’esempio, ma di cosa, in pratica devo sempre raccogliere tutto ciò che loro lasciano ovunque.
Quaderni, libri, scarpe, scarpe, scarpe. A volte, anche la tuta, la trovo sparpagliata sotto il suo letto.
Ma dico io, non sono mica sua madre.
Eccola mi chiama.
“Maghi, dove sei?”
Forse dovevo rimanere figlia unica, invece no, costretta a condividere la casa con due fratelli.

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Anch'io Scrivo poesia! / Il mantello
« il: Novembre 15, 2020, 18:37:34 »
Alcuni indossano larghi mantelli grigi
troppo grandi.
Altri indossano mantelli bianchi
troppo piccoli.
Ma il tuo mantello rosso
appeso infondo all’armadio
è perfetto.
Fuori moda e fuori tempo
calzava a pennello, ma
sai bene, che non lo indosserai mai più.


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Altro / Laiati "4"
« il: Novembre 07, 2020, 18:57:31 »
Le tesserine avevano qualcosa di magico, egli  nel guardarle provava un forte desiderio di toccarle.
Il grande schermo mostrava immagini voluttuose, alcune ragazze indossavano abiti succinti e mostravano con atti concupiscenti   le tesserine, le sfioravano con atti di voluttà, ne sfioravano i bordi con fare malizioso, una in particolare, la ragazza  biondo platino agitava il fondoschiena mentre di spalle mostrava  una tesserina  verde e oro.
Andrea non aveva mai visto una tesserina come quella, il comandante Tazzi  pareva piuttosto soddisfatto dello spettacolo appena visto, e attirò l’attenzione su di se mentre il video terminava.
“ Come avete visto, stiamo lavorando per incrementare l’uso della carta verde-oro.” Disse il comandante Tazzi con orgoglio, mentre parlava tirò fuori da un contenitore argentato una tesserina verde-oro e la mostrò con orgoglio.
“ Vi sono simboli innegabili che sono stati usati per secoli, ora noi con questo miracolo tecnologico abbiamo fuso i  due simboli  più importanti per la gente, il biglietto verde ha sempre rappresentato il sogno di ogni cittadino di qualunque parte del pianeta, come l’oro che nei millenni è stato il materiale più ambito dai potenti e dai cittadini comuni.”
Si fermò un attimo e con calcolata pausa riprese.
“ Noi oggi siamo in grado di dare a tutti questo bene prezioso, che permetterà a chiunque possieda questa tessera di accedere  in zone strettamente riservate e dove si può venire in possesso di qualunque  cosa sia a disposizione, possedere la tessera verde-oro non è da tutti ma è possibile con un grande impegno, anche voi miei incaricati potrete averla a patto di svolgere la vostra missione fino in fondo.”
Dietro di me udì alcuni mormorii di approvazione.

 

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Altro / Laiati 3
« il: Ottobre 30, 2020, 14:30:19 »
Andrea si sentiva piuttosto in forma e allungò il passo per entrare nel grande edificio nero, come tutte le strutture della DEIN.
Tutto appariva perfettamente organizzato e questo gli dava un grande senso di sicurezza, portò la tesserina al badge e proseguì il suo percorso.
Dovette inserire la tessera altre due volte prima di giungere a destinazione.
Raggiunse la sua unità in perfetto orario,  vide altri tre uomini seduti intorno a un tavolo lungo e nero, uno era il suo comandante, gli altri due non li aveva mai visti.
Il comandante Tazzi, lo accolse con un breve cenno  simile a un saluto militare, il gesto appariva come interrotto.
Aveva già visto quel gesto nei giorni precedenti  e rispose nello stesso modo, il comandante gli fece cenno di sedersi.
Andrea  si avvicinò e si sedette non lontano dai tre uomini.
Il comandante Tazzi, salutò il gruppo con un caloroso benvenuto, e iniziò a spiegare quanto la loro missione fosse difficile e importante.  Ma soprattutto riservata, infatti, loro sarebbero stati dotati di maschere speciali che avrebbero impedito a chiunque di identificarli.
L’uniforme che indossavano aveva un sistema di sicurezza antiaggressione, che sarebbe scattata in caso di conflitto, lui non riusciva a capire, aveva creduto di entrare in un corpo speciale di tutela, ma nel bando non aveva mai udito la parola conflitto.
La cosa lo irritò, ma non mostro alcuna reazione, quei mesi di addestramento lo avevano reso capace di bloccare la mimica faciale.
Il comandante spiegò che era iniziata la battaglia delle battaglie e che loro erano i pionieri, gli intepidi esecutori di un nuovo modello sociale.
La loro missione era quella di convincere le persone a usare le tesserine colorate.
Mentre spiegava, dall’alto scese un grande monitor, in cui si vedevano delle gigantesche tesserine colorate, le tesserine luccicavano come se fossero state tempestate di diamanti, e Andrea restò come affascinato da quel luccichio, le tesserine si muovevano in sincrono formavano dei balletti, ora voluttuosi, ora leggeri, parevano animate, di sicuro lo spettacolo era garantito.
Il comandante parlò per quasi mezzora sempre illustrando la bellezza e l’incredibile duttilità delle tesserine.
 



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Altro / Laiati "2"
« il: Ottobre 27, 2020, 20:02:26 »
In fondo se doveva affrontare il nuovo lavoro doveva essere tutelato, e i vaccini erano indispensabili.
I corsi erano durati due mesi, e ogni giorno apprendeva cose nuove, ma ancora nessuno gli aveva spiegato esattamente che cosa avrebbe dovuto fare.
Mentre si recava nel suo centro base, ripensò  alla reazione del bambino e del perché  gli aveva urlato, sei uno di loro.
L’autobus era semivuoto, forse a causa dell’ora, erano solo le sei, in un angolo c’era una donna sulla trentina aveva i capelli rossi e indossava un lungo cappotto nero, aveva l’aspetto di una che ha dormito poco.
L’autista guardava fisso la strada che era ancora leggermente umida per via della pioggia della sera prima, le stelle stavano scomparendo, e la luce dei lampioni era stata abbassata.
L’autobus si fermò, salì un ragazzo vestito come lui, Andrea lo guardò, per capire se era uno dei suoi nuovi colleghi, ma il ragazzo non si voltò e scese alla fermata successiva.
Si sentì vagamente deluso, forse aveva bisogno di parlare con qualcuno che potesse spiegargli qualcosa del suo nuovo lavoro, oltre alle fumose parole del suo preparatore.
Scese dopo poche fermate, la strada era poco animata, passavano poche auto, e tutte avevano  colori i scuri,  usati dalla DEIN  la sua unità di lavoro.
Era la prima volta che si rendeva conto che da quando era arrivato, non aveva mai parlato con nessuno, aveva sempre vissuto nel centro e aveva il suo alloggio, gli avevano fornito quattro carte colorate, una era quella sanitaria, la blu per i crediti, il comandante gli aveva spiegato che per i suoi acquisti avrebbe potuto usare solo quella e comprare solo che cose che avevano il marchio blu.
Fino a quel momento non aveva avuto bisogno di nulla in quanto tutto quanto gli era necessario gli era stato fornito dal centro, pensò che in fondo era comodo, nessuna fatica a scegliere, abiti, cibo, senza dover chiedere nulla.
La tesserina nera la più piccola era il pass per la sua unità, la carta rossa gli avevano spiegato che serviva solo nei casi di emergenza.

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Altro / Laiati
« il: Ottobre 26, 2020, 19:56:43 »
Andrea si era appena svegliato, il ronzio dell’aria condizionata lo stava leggermente innervosendo, ma si alzò lo stesso, l’aria fintamente fresca della camera gli aveva dato qualche minuto di sollievo.
Mentre si vestiva si guardò allo specchio, i capelli corti iniziavano a ingrigire nonostante avesse meno di quarantacinque anni, la maglietta verde che aveva iniziato a usare per il suo lavoro era leggermente slabbrata, indossò i pantaloni della stessa tinta, il giubbotto  e i guanti.
Era quasi pronto quando bussarono alla porta, era raro che ricevesse visite, restò un attimo in ascolto, in fondo potevano aver sbagliato porta.
Sentì bussare di nuovo,  ma non voleva aprire da quando si era trasferito nella capitale non aveva conosciuto molta gente e questo lo rendeva diffidente.
Con circospezione si accostò alla porta, guardò dallo spioncino elettronico, non vide nessuno, sentì bussare di nuovo, guardò meglio, si accorse che chi bussava era un bambino.
Aprì ma senza entusiasmo, il bambino poteva avere dieci   o undici anni , piangeva .
“ La mia mamma , hanno portato via la mia mamma “ .
Andrea lo guardò stupito, il bambino alzò lo sguardo e iniziò a urlare.” Sei uno di loro anche tu!”
Andrea non capiva, il bambino corse via e scomparve in fondo al corridoio.
La zona era poco illuminata e non vide in quale porta fosse entrato.
Il suo orologio gli segnalava che era giunto il momento di prendere servizio.
Con disappunto uscì di casa
Era giunto in città da due settimane, e in quei giorni aveva partecipato ad un corso di addestramento intensivo, era molto felice di essere stato selezionato per il lavoro di liquimonetiere, era stato scelto tra diecimila partecipanti , si era classificato  tra i primi 500, ancora non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare, ma era stato addestrato con tecniche innovative.
Prima di giungere in città aveva fatto un corso tra le montagne, dove avevano vissuto senza alcun supporto logistico, o mezzi tecnologici, o almeno questo è quello che gli avevano detto.
Aveva sostenuto uno strano esame, di cui non capiva bene la finalità, gli era stato chiesto di scegliere una modalità di gioco, doveva giocare a poker e poteva scegliere di fare la partita on line oppure con un mazzo di carte.
Lui non aveva esitato e aveva scelto on line, alcuni suoi colleghi erano stati scartati in base a quel test.
Dopo il test era stato sottoposto alle visite mediche e aveva dovuto firmare una serie infinita di documenti, per  essere sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie, a causa del  suo lavoro.
La donna vestita di scuro di chiamava Rebecca e gli aveva inserito sotto cute sei fiale, spiegandogli che erano necessarie per incrementare  le sue difese  immunitarie, oltre ai sedici tipi di vaccini
Lui non si era lamentato era giusto.

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Umoristico / Le storie di Clò-12 Il ritorno.
« il: Ottobre 10, 2020, 15:05:04 »
Clò non appena fu in cella, si addormentò di uno strano sonno profondo, la mattina seguente fu svegliata da un vigilante che le consegnò un foglio su cui era stato posto il timbro del” Presidente Massimo.”
Nel documento il primo ministro si scusava per l’evidente errore in cui erano incorsi i solerti poliziotti, anzi le solerti poliziotte.
Nel momento in cui Clò era stata rinchiusa in carcere, tutto il sistema di archiviazione documenti si era fermato e data l’urgenza del momento era necessario che tornasse immediatamente al lavoro.
Clò, molto orgogliosamente uscì dal commissariato a testa alta, fuori dalla porta trovò Menelao che l’attendeva  gli energici poliziotti di guardia non erano riusciti a tenerlo a bada, Menelao da quel buon cane che era, aveva messo a soqquadro mezza stazione di polizia, perciò era stato accompagnato fuori.
Ancora oggi non è chiaro cosa sia accaduto in quella stazione.
Clò e Menelao tornarono a casa, lei appena entrata andò immediatamente  nel suo ufficio.
Iniziò a elaborare i documenti giacenti, ne individuò uno di sicuro interesse, chiaramente era da interpretare e lei con le sue conoscenze crittografiche inizio subito a trascriverlo.
Dopo due ore il documento arrivò sul tavolo del primo ministro, il quale, al solo vederlo ,ebbe un malore nel leggere ” In autunno cadono le castagne”.
Lui comprese istantaneamente che si trattava di una minaccia serissima e che doveva intervenire subito, scrisse immediatamente un DPCM e convocò i giornalisti.
Si presentò alla conferenza stampa indossando un grosso sombrero marrone.
Alla sua presenza tutti si zittirono” Cittadini di Aviota, miei amati sudditi!” Esclamò mentre il secondo ministro gli faceva strani segni.
Lui continuò imperterrito, ” mi è giunta ora una grave notizia che mi ha costretto a prendere seri provvedimenti!”. Esclamò con enfasi.
“Un grave pericolo giunge dal cielo, e dopo aver consultato tutti i massimi esperti, con grande costernazione vi annuncio che da oggi per uscire da casa è obbligatorio indossare il sombrero.  Il decreto è stato già firmato e chiunque verrà trovato per strada senza sombrero incorrerà a pesanti sanzioni.”.
“Cittadini, paesani, campagnoli, boscaioli, con questo volgo a voi il più caro dei saluti.”.
Per un attimo sulla conferenza cadde un o strano silenzio, mentre il Presidente Massimo si allontanava.
Clò apprese la notizia mentre pranzava con la sua famiglia e per un istante restò interdetta.

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