Visualizza post

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i post inviati da questo utente. N.B: puoi vedere solo i post relativi alle aree dove hai l'accesso.


Topics - nihil

Pagine: 1 [2] 3 4 ... 17
16
Zam News / pasquino
« il: Agosto 01, 2019, 16:36:45 »
Pasquino ci ha lasciato. Applaudiamolo un'ultima volta, se lo merita. Ciao Pasqui'.  :dfg: Grazie di essere rimasto qui con noi fino all'ultimo.

17
15 minuti per creare / Discussioni libere
« il: Maggio 21, 2019, 10:03:34 »

 

Discussioni libere.
Voglio discutere liberamente con tutti e nessuno.
Voglio esprimermi.
Tutti passano e nessuno si ferma ad ascoltare.
Tiro pomodori maturi contro una vetrina, un fiore rosso e colante sboccia con stupore sul vetro.
Tutti e nessuno allora si fermano ad ascoltare, vogliono sapere cosa avevo da dire di tanto importante.
  Niente, rispondo, niente che vi possa interessare; mi avete considerato solo a causa di un pomodoro, che cosa mai potrei dirvi ora?
   
 

18
Anch'io ho scritto un aforisma / ozio
« il: Maggio 21, 2019, 08:41:27 »
L'ozio è padre dei vizi?  noooo, è il padre del divano. :party:

19
Enogastronomia / finocchi allo zafferano
« il: Maggio 06, 2019, 09:57:37 »
Tagliare i finocchi a spicchi e lavarli. In una padella con un poco di olio fare soffriggere la cipolla a fettine. Adagiarvi i finocchi asciugati e fare rosolare. Sale, pepe e zafferano sciolto in acqua calda ( va bene anche la curcuma, che costa meno ) . Tempo di cottura 20/30 minuti. Se occorre aggiungere brodo o acqua calda. Io ci metto sempre anche un poco di vino bianco. :popcorn: :yujh:

20
Altro / il necrologio
« il: Maggio 06, 2019, 09:42:54 »
 Il necrologio
 
 
 
 
 Non molto spesso compro il giornale, perché per leggerlo ci vuole tempo, ma quando lo faccio, lo leggo tutto.
 Da cima a fondo.
 Compreso gli annunci economici e i necrologi.
 E’ incredibile quante cinesine appena arrivate si propongono nella nostra zona. Tutte 6° misura!
 Riuscite ad immaginare una cinese con la 6°?
 Ridicolo, non hanno la seconda nemmeno di cranio.
 Incredibile anche quante polacche, rumene, brasiliane, cubane … ma dico le belle e sane italiane dove sono finite?
 Perché leggo questi annunci?
 Per due motivi: a) ho pagato il giornale per intero e non una pagina sì e una no b) ci sono fatti di costume che sono interessantissimi.
 Avete mai letto gli annunci privati? Non sono quelli cerco fidanzata ricca, giovane, dominante, generosa nei fatti e negli affetti, no quelli fanno parte di un’altra rubrica.
 Parlo degli annunci tipo perso valigetta contenente 18 milioni d’euro, mancia competente a quel fesso che me la riporta.
 In un annuncio di questo tipo una volta, ricordo che era natale, lessi di un tizio che era disposto ad aumentare la mancia a chi gli avesse riportato il gatto siamese. L’annuncio si è ripetuto tutti i giorni sino a giugno e sempre si proponeva di aumentare la mancia.
 Secondo me si trattava di un ricatto o di un rapimento. Andai dal mio amico maresciallo e gliene parlai, tutta emozionata di avere scoperto una faccenda di spionaggio internazionale, tratta delle bianche, riciclaggio di mattonelle di margarina o che altro.
 Sapete quale fu la risposta? “ Ma perché non ti fai un poco i cazzi tuoi?”
 Sig!
 Ah, già, stavo parlando dei necrologi, ma prima voglio rammentare anche quel podere in provincia d’Asti, sono anni ( dico anni) che è in vendita.
 Vigneti, terre a coltivazioni varie, case coloniche sparse. Mah, ci deve essere un mistero anche lì, forse fantasmi, forse bunker con generali giapponesi nascosti dentro e che nessuno ha avvisato che la guerra è finita, forse un grande fratello piratato dai cinesi, fatto sta che anche questo annuncio non deve costare poco. Negli anni ci deve essere voluto il mutuo per mantenerlo, ma questa volta dal maresciallo non ci vado.
 Leggendo i necrologi si evidenziano tante cose curiose, che un poco commuovono. Solo i migliori se ne vanno, questo è risaputo.
 Mai letto di Rossi Ganimede deceduto, quel figlio di buona donna mi doveva un sacco di soldi!
 Sapete quanti tipi di morte ci sono? Verrebbe da pensare tanti, invece no, solo due: quello dopo lunga o breve malattia e quello improvviso e tragico. Penso che sia consolante perché esclude tutte le altre ipotetiche modalità.
 Il necrologio che ieri ha attirato la mia attenzione, lo riporto qui pari pari, e non credo di violare la privacy di nessuno in quanto è stato pubblicato sul giornale, proprio per rendere nota la dipartita del soggetto.
 Conte Walter Baldisseri Gaetani Albani Castelbarco Visconti Groppallo della Sforzesca Dell’Aquila D’Aragona.
 L’ho notato perché lì per lì ho creduto che un treno fosse deragliato compiendo una strage e quelli fossero i nomi delle vittime.
 Invece no, era tutto una persona sola.
 A parte il commosso saluto degli unici due amici che hanno firmato l’annuncio ( le due persone più note in Italia), la cosa che mi ha colpito maggiormente è che non c’erano le solite rimembranze della vita del conte, ma si rammentava come unica qualità, “splendido golfista”.
 Un poco riduttivo come discorso.
 Possibile che in tutta la sua vita abbia solo giocato a golf?
 La domanda che mi pongo ora è cosa diamine scriveranno gli amici nel mio necrologio?
 Considerando che conosco pochissima gente, che magari dopo una dibattuta colletta rimedieranno il pecunio per un annuncetto, mi troverò descritta solo come fautrice di favolosi ragù, o d’indefessa consumatrice di gelati all’amarena?
 Amici miei, mettiamo le cose in chiaro: qualora riusciste a rimediare due soldi, andate in pizzeria e godeteveli a nome mio, perchè confesso che detesto il gelato all’amarena e il ragù non lo so nemmeno fare.
 _________________
 
 
 

21
Enogastronomia / zucchine
« il: Aprile 16, 2019, 10:56:00 »
olio, burro, cipolla abbondante, zucchine a tocchetti, ceci anche in
scatola, sale, pepe, curcuma. Veloci, saporire, originali. Gradite da tutti.

22
Enogastronomia / zucchine
« il: Aprile 16, 2019, 10:54:35 »
olio, burro, cipolla abbondante, zucchine a tocchetti, ceci anche in scatola, sale, pepe e curcuma. Buonissime, veloci e di sicuro effetto.

23
Zam News / SPOSTATO: TEMA
« il: Marzo 02, 2019, 09:26:59 »

24
Cassonetto differenziato / ultimissime dalla cina
« il: Febbraio 13, 2019, 17:55:27 »
in vendita Panna da montare  con istruzioni ikea allegate.

25
Sentimentale / A carnevale ogni scherzo vale
« il: Febbraio 13, 2019, 17:51:09 »















 A carnevale ogni scherzo vale


Presi il treno per miracolo! Sempre la solita ritardataria, ma stavolta sarei partita qualunque cosa fosse  accaduta.
Avevo assoluta necessità di evadere dalla mia mediocrità. Commessa in una merceria, che avventura inquietante!
Desideravo quindi per una volta, una volta sola in vita mia, provare cosa significasse uscire dalla propria pelle, cercare di essere qualunque cosa tranne che una piccola commessa di un piccolo negozio di un piccolo paese.
Lì le uniche avventure erano indovinare il colore di un nastro o quanti bottoni servissero per una giacchetta.
Mai, mai che entrasse un principe azzurro, o magari semplicemente un giovanotto, al limite un nipote della mia età, mandato a comprare una cerniera.
Venticinque anni ad aspettare un incontro romantico, mentre le mie amiche avevano occasioni sul luogo di lavoro e mi raccontavano i loro flirt, le loro amicizie curiose e le loro esperienze.
Volevo anch’io qualcosa da raccontare, qualcosa che stupisse  Giovanna, Rosalia e le altre. Mi sentivo tagliata fuori dai loro racconti, stavo per essere emarginata, non è possibile essere interessanti raccontando quante paia di calze compera  la farmacista!
Da anni desideravo andare al Carnevale di Venezia e finalmente mi ero decisa. Una volta sul treno e sistemato il bagaglio  mi ero seduta  accanto al finestrino. Avevo cinque ore di viaggio davanti a me, tutto il tempo per pensare a cosa avrei fatto una volta arrivata a Venezia.
Avrei osato senza ripensamenti.
Il carnevale mi sembrava un’ottima occasione; avrei indossato la maschera della sfida alla mediocrità sotto la maschera del costume. Se avessi avuto un’avventura bella, di quelle che avevo sempre sognato, sarebbe accaduta a me, Clara, ma se si fosse presentata una delusione, l’avrei lasciata  alla maschera che avrei scelto di indossare o di essere.
Uscita dalla stazione mi trovai improvvisamente ad ammirare la maestosità del Canal Grande.
Stavo per commuovermi, e mi sentivo ridicola per quella nuova sensibilità che affiorava in me. Era il desiderio assopito di bellezza e amore che mi avvolgeva così intensamente appena arrivata?
Piazza San Marco  era davvero stupenda, con l’atmosfera del  Carnevale era ancora più bella, oserei dire surreale.
Mentre m’infilavo tra i vicoli alla ricerca del mio hotel, mi scontrai casualmente con un uomo  in costume del settecento. Mi cadde la borsa a terra, lui con un inchino la raccolse e porgendomela si scusò: “Mi perdoni damigella se l’ho urtata”.
Io un po’ sorpresa gli feci un sorriso e risposi: “Non importa”.
Ero un po’ turbata  dalla sua presenza, era alto, con un bel portamento e due spalle larghe e solide. Indossava una maschera che mi permetteva solo di vedere i suoi occhi stupendi.
Era la mia immaginazione o aveva gli occhi di Alain Delon?  Ad un tratto lui, prese dalla tasca un biglietto e mi disse: “Posso darle quest’invito ad una festa,  mia gentile damigella ? Oh! Mi scusi che maleducato! Il mio nome è Giacomo Casanova.”
Poi senza aspettare la mia risposta fece un inchino dicendo: “Spero di incontrarla alla festa, buonasera! “
Sparì tra la folla. Io rimasi un po’ perplessa col biglietto in mano e lessi: Ballo sul Canal Grande domani alle ore 23.30- Palazzo della Scala. La Signoria Vostra è invitata a partecipare. E’ obbligatorio il  costume, per  celebrare la magia e la tradizione ludica del Carnevale di Venezia.
Misi il biglietto in tasca e continuai a camminare verso il mio hotel con la testa tra le nuvole.
Ero stupita che il mio sogno romantico avesse preso forma, già a pochi minuti dal mio arrivo. Il sogno dunque era sempre stato lì ad aspettarmi?
Cercai un atelier per noleggiare un abito per la festa, non avrei badato a spese, una volta nella vita è lecito osare. Trovai un vestito di seta dorata, con pizzi splendidi e perle appuntate sul corsetto.
Domani sera sarei stata un’altra persona, felicemente protagonista di se stessa e dei propri sogni; non avrei fatto certo sfigurare Casanova.
Il ricordo dei suoi occhi, me lo avrebbero fatto riconoscere tra tutti i partecipanti al ballo; lui doveva solo aspettare che io mi rivelassi, travisata com’ero da quel costume.
Arrivai al ballo con un leggero anticipo, volevo cercarlo con comodo e osservarlo di nascosto per gustare appieno la delizia dell’aspettativa.
C’era molta gente con abiti strani e trucchi  fantasiosi.
L’atmosfera era eccitata ed eccitante: finalmente ero entrata in un altro mondo.
Giravo per le sale, cercando il mio Giacomo, il principe che mi stava aspettando; ma dov’era finito? Bisognava che guardassi i ragazzi  negli occhi, il solo dato che potevo riconoscere di lui.
Finalmente lo vidi e mi concessi una pausa per guardarlo bene. Stava presso una finestra con altri due giovanotti. Lui era il più alto, il più bello ed elegante, e aveva scelto me per la festa: ero emozionata.
La favola di Cenerentola si avverava!
Mi avvicinai lentamente per sorseggiare quel momento, ma istintivamente esitai.
Cosa stava dicendo quello più basso?
“Allora, siamo d’accordo, abbiamo dato un bigliettino d’invito a tre ragazze in piazza. Chi non vedrà comparire la sua, avrà perso la scommessa e pagherà la cena a tutta la compagnia, la settimana prossima a Cortina”.
Avevo capito bene? Si trattava di una scommessa? Di uno scherzo?
Il mio principe sorridendo, rispose: “ La mia verrà di sicuro. Conosco il tipo, provincialotta con la testa piena d’idee romantiche. La solita troietta in cerca della grand’avventura! Si riconoscono subito quelle lì. Ti guardano con occhi adoranti appena rivolgi loro la parola e sono pronte a creder che tu stia lì solo per loro! Non c’è pericolo poi di ritrovartele tra i piedi. Una botta e via. Non te le ritrovi di certo a Cortina! Ti dovrebbero solo ringraziare per averle portate a letto! Lo so, è fin troppo facile.”
Non sentii il seguito, cercai una sedia, sentivo le gambe che stavano per cedere.
Grandi specchi dorati riflettevano la mia immagine, ma fortunatamente le maschere  non piangono.
Rimasi immobile non so quanto tempo, congelata nel mio abito di seta dorata, ormai bandiera della delusione e dell’amarezza. Per un certo periodo rimasi cieca e sorda; era come se fossi andata via, come se non fossi più in quel salone. Sentivo i miei pensieri che si interrogavano e si muovevano in un’unica direzione: la vendetta.
Le avventure? Chi ha detto che sono solo romantiche?
Chi ha detto che una piccola commessa di merceria non sappia stare ad uno scherzo di carnevale?
Quando fui pronta mi rialzai; i miei pensieri si erano accordati per attuare un piano.
Mi avvicinai a Giacomo e posai con gentilezza una mano sul suo braccio: “Giacomo Casanova? Finalmente ti ho scovato, mi hai dato ieri  un invito per il ballo, ti ricordi?”
Il mio sorriso era speciale, luminoso e invitante, lo sapevo perché gli specchi dorati fornivano la regia dello spettacolo che intendevo offrire. Cercavo di dare alla mia voce un tono ricco di sottintesi, sapevo come fare, non per nulla  tutte le domeniche vado al cinema.
Lui fu molto carino, mi rovesciò addosso complimenti, sorrisi e premure. Tutta la sera mi fece la corte, prima prudente, poi sempre più esplicita; il finale era scontato, sentivo la sua eccitazione crescere già convinto della vittoria su di me, quasi annoiato della facilità con cui mi lasciavo conquistare.
Ballammo a lungo e bevemmo champagne. Io in realtà facevo finta, ma badavo che lui avesse sempre la coppa  colma; ormai avevo deciso  come  rendergli memorabile questa serata.
Verso le quattro del mattino, arrivò la fatidica domanda: “ Andiamo da te o da me?”.
“Meglio da te, Giacomo e portiamo un’altra bottiglia di champagne. Per scaldare l’atmosfera, sai”.
Mi dolevano i muscoli del volto, era tutta la sera che sfoggiavo sorrisi da locandina cinematografica. Presto il mio sorriso però sarebbe stato sincero e solo per me!
Arrivammo al suo albergo; era ovviamente di gran classe, mi domandai  chi fosse in realtà questo Casanova.
Infantile però  il nome che si era dato, chissà che grande amatore si credeva d’essere.
Io invece mi ero presentata come  Madame Mantide, lui non aveva chiesto perché o forse non aveva capito il doppio senso: tra poco lo avrebbe  scoperto.
La suite del suo albergo era molto elegante, non avevo mai visto nulla di simile. Si sa, io ero e  sono una provincialotta!
Pretesi di bere ancora e mentre lui si deliziava con battutine stupide e non badava a quello che facevo io, misi tre pasticche di  XXX ( ne porto sempre con me perché soffro d’insonnia) nel suo bicchiere, poi lo feci bere fino a vuotare la bottiglia.
Lo vidi vacillare e gli consigliai di stendersi sul letto mentre io andavo in bagno a “prepararmi”.
Chiusi la porta dietro di me e uscii dal bagno solo quando lo sentii russare.
Lo spogliai con grande fatica, non è semplice come sembra nei film, ma alla fine ci riuscii.
Stropicciai le lenzuola e misi in disordine le coperte. Ecco, ora sembrava un letto molto vissuto, testimone di grandi battaglie e splendide vittorie.
  Casanova chissà quando si sarebbe svegliato! Di sicuro avrebbe avuto mal di testa, non avrebbe avuto ricordi chiari della serata, ma la sua vanità gli avrebbe fatto credere di essere stato all’altezza della situazione.
Presi dallo scrittoio la carta da lettere e scrissi con calligrafia accurata: “ Ciao amore mio, ti ricorderò per sempre, anche se per me questo sempre sarà tristemente breve. L’aids è il cattivo ricordo di grandi amori. Perdonami se puoi.”
Chiusi la porta alle mie spalle senza fare rumore e tornai al mio albergo.
Strano, non avevo nessun rimorso, esattamente come non n’avrebbe avuti lui a portare a letto la povera Cenerentola e poi scaricarla come merce avariata.
La mia avventura era terminata,  la sua iniziava solo ora e si sarebbe chiamata per molto tempo ...PAURA.






 



26
Laboratorio di scrittura creativa / Dunque si inizia così
« il: Febbraio 10, 2019, 18:28:16 »

 
 
 
 Janette si sedette sulla panchina in mezzo al piccolo parco cittadino. Le tremavano le gambe, ma non era spaventata.

 Era incredula.
 Lei si sentiva esattamente come mezz’ora prima. Perfettamente in salute, perfettamente viva.
 Il profumo nell’aria era primaverile e dolce di fragranze appena sbocciate.
 I bambini giocavano e ridevano sotto gli sguardi attenti delle mamme nel prato fiorito di margheritine.
 Tutto come mezz’ora prima.
 Il mondo non era cambiato.
 Lei sì.
 Rivide l’infermiera che l’aveva guardata in modo sfuggente e aveva abbassato gli occhi. L’aveva poi rialzati e le aveva detto con voce falsamente sicura:”Il dottore le vuole parlare, ma non si preoccupi, è la prassi.”
 La poverina non voleva avere la responsabilità di farle capire quanto avrebbe saputo da lì a poco.
 “Sì, ho capito, ma piccolo quanto? – chiese al medico ed egli di dilungò in statistiche rassicuranti, prima di affrontare il discorso reale. Intervento, chemio, controlli trimestrali ecc.
 Janette non lo ascoltò con molta attenzione, sapeva già quasi tutto per le esperienze avute da amiche ed era troppo confusa e sbigottita.
 Seduta su quella panchina cercava di considerare tutti gli aspetti della vita che l’aspettava, ma il sentimento predominante era lo stupore. Aveva fatto la mammografia come consigliato dalla prevenzione ma recandosi a prendere la risposta si sentiva sicura. Non aveva considerato che tutte le volte che si va dal medico il responso è un sì o un no.
 Questa volta era stato un sì.
 “Dunque è così che si inizia a morire, senza un avviso, senza un sintomo…ma che differenza farebbe poi. E’ da quando nasciamo che lo sappiamo, solo che è sempre una sorpresa, sembra che a noi non debba mai capitare.
 Osservò una farfalla che volava alla ricerca di un fiore su cui posarsi e poi rinunciò volando via.
 Stranamente la farfalla le sembrò stupenda e tutto ciò che aveva davanti agli occhi assunse il vestito della meraviglia, come di ciò che si vede per l’ultima volta, e si ama come se fosse la prima.
 Pensò poi alla famiglia: come doveva dare la notizia?
 Suo marito aveva sempre detto di voler morire per primo, non poteva pensare di sprofondare nella vecchiaia , solo e alla deriva. Avrebbe dovuto sostenerlo.
 Sua figlia era terrorizzata dalle malattie e stava allattando il bimbo appena nato. Una notizia così avrebbe nuociuto persino all’equilibrio del bimbo.
 Suo figlio, tipo taciturno che nascondeva sempre le sue emozioni, poteva sembrare un duro: in realtà era il più sensibile ed era quello da proteggere maggiormente.
 Janette pensò a quelli che davanti ad una diagnosi così avevano preferito accorciare il percorso e considerò per la prima volta che forse non avevano avuto torto: che senso aveva combattere una battaglia persa in partenza?
 Si trovò a pensare di buttarsi sotto un’auto, ma avrebbe messo nei guai l’automobilista. Prendere barbiturici? Già, ma chi glieli avrebbe dati?
 Buttarsi da un ponte? E la sua famiglia cosa avrebbe pensato? Di certo che era impazzita , ma non voleva lasciare un ricordo così deleterio che inoltre poteva essere letto come un messaggio di sfiducia verso coloro che non se lo meritavano davvero.
 Le si assemblava nella mente tutto l’iter che l’aspettava, poco tempo da vivere e speso tutto in file negli ambulatori. Che fregatura!
 Ma non si potrebbe andarsene , punto e basta?

 Sapeva anche come avrebbero reagito i conoscenti e gli amici: dapprima avrebbero telefonato con affetto e gentilezza , poi avrebbero smesso senza volerlo perché non c’è nessun discorso che si possa inoltrare con chi ha un contratto a termine, o quanto meno diventa imbarazzante anche dire “ oggi è una giornata splendida” perché all’ammalato non appartiene più un presente.

 Diversamente far finta che ci siano anni e anni ancora da vivere può sembrare offensivo o stupido, per cui non sapendo come comportarsi, le persone si sarebbero rivolte prevalentemente a familiari, escludendola innocentemente dalla loro vita.
 Qualcuno, sì, sarebbe venuto a trovarla, fino all’ultimo, mormorando dietro la porta chiusa un sincero: “ Dio mio, in che stato si è ridotta!”
 Le pareva di sapere tutto ciò che sarebbe accaduto, come un film visto e stravisto, ma avrebbe dovuto recitare la sua parte sino in fondo, come tutti. Questa volta era toccato a lei, ma meglio a lei che a qualcuno dei suoi cari.
 La cosa che la preoccupava maggiormente , era dare questo dolore alla sua famiglia.
 “Ca…, non credevo che ci si dovesse sentire responsabili anche della propria morte!”
 Guardò una nuvola passare e istintivamente cercò Dio nel cielo: “ Va bene ragazzo, hai dato le carte, vedrò di giocarle al meglio, anche se non sono mai stata capace di barare. E poi il Dottore ha parlato di percentuali, non ricordo con quali numeri, ma può darsi che mi tocchi quella buona.
Forse addirittura il 50% di possibilità di guarigione: come dire il negativismo positivo che è fratello delle famose divergenze parallele.
 Continuavano a tremarle le gambe e non si azzardava ad avviarsi verso casa, mentre lasciava che i pensieri da forme sfuse si tramutassero in coerenti.

 Fu guardando una mamma che soccorreva il bimbo caduto e piangente che ebbe la sua risposta.
 La morte è pagata con l’amore.
 Non si ama in modo così assoluto e totale, se non quando si sta per perdere la persona amata.
 Sarebbe stata amata dunque come non mai ed avrebbe amato in modo altrettanto feroce.
 Questa moneta di scambio le parve l’unico peso sensato e consolatorio da mettere sul piatto della bilancia e l’unica giustificazione che potesse avere la morte.
 Tutto il resto diventò sfuocato come una vecchia storia che non può essere cambiata ma solo accettata.
 Janette si alzò, si diresse verso casa, doveva preparare il pranzo.
 Un futuro probabilmente a termine, ma per ora doveva continuare a vivere.

27
15 minuti per creare / De rerum tenditudine
« il: Novembre 23, 2018, 17:23:50 »
 De rerum tenditudine
 
Masochismo puro. Non ho mai saputo cucire, ma ho una macchina presa con i bollini della coop. Mi azzardo a comprare al mercato delle tende di tulle ricamato, che già è un'idiozia. Tulle ricamato per il bagno!
 Devo solo fare l'orlo. Scopro quindi che questo tulle ha un concetto diverso dal mio di tenditudine, un poco come la matematica nei miei confronti, quando mi confidò che tutto è relativo, tranne le tabelline. 
Scopro alla fine che il tulle è viscido e nonostante abbia appuntato la stoffa sul tavolino con lo scotch, tagliare l'orlo è un'impresa che equivale al Milione, nel mio caso un milione di improperi.
Questa stoffa è decisamente figlia di una madre poco onesta e anche sui parenti collaterali avrei da ridire.
Alla fine faccio l'orlo, tempo stimato un paio d'ore, tempo effettivo tre giorni. Il problema non è tanto fare la tenda destra, ma che abbia almeno i difetti della tenta sinistra.
le appendo e  le ammiro! una vera opera d'arte moderna, a loro insaputa.
 Posso sempre dire che è colpa del PD.
 

28
Zam News / messaggio per presenza
« il: Settembre 21, 2018, 14:40:54 »
ho letto con ritardo il tuo messaggio, vedrò cosa posso fare, ma non posso più contattarti direttamente, contattami tu in pvt e dimmi le ultime novità. :rose:

29
15 minuti per creare / Gli alleati
« il: Dicembre 04, 2017, 17:27:52 »
 Alleati. Ma chi sono infine gli alleati?
 persone con gli stessi interessi, lo stesso modo di pensare, gli stessi sguardi.

 Lei li guardava e li ascoltava, parlavano di cose che solo loro conoscevano, una specie di aureola li conteneva in un cerchio privato. Lei taceva e soffriva. Quelle cene con sconosciuti le trovava solo penose, colleghi del marito di cui non conosceva nemmeno il nome o il ruolo.

 L'altra invece conosceva tutti, era a suo perfetto agio, sfarfallava con tutti ed in particolare ovviamente con lui. Venne poi il rag. Cosimi a salutare suo marito e si complimentò con lui per la bellezza e la simpatia della moglie.
 Peccato che avesse scambiato la  cugina di suo marito  con lei.
 Chissà allora chi credeva che fosse lei, una segretaria, una che passava di lì per caso?
 Gabriella sentì di non avere un ruolo, nè a quella cena, nè altrove.
 Non era la prima volta che scambiavano la cugina con lei, quella sorta di complicità ed alleanza così radicata anche se non  voluta, era di sicuro inopportuna ed offensiva; forse era persino ovvia, visto che i rispettivi mariti erano colleghi e conoscevano tutti gli ospiti ma  era anche  la palese dimostrazione che lei era relegata decisamente su un piano inferiore. Quasi inesistente. Più semplicemente, non faceva parte di nulla.
Suo marito non parlava mai con lei del suo lavoro, giustificandosi che almeno in casa voleva non pensarci.
 Fu quella sera che scelse di non amarlo più, non ne valeva la pena ed ebbe così ragione che lui nemmeno se ne accorse.


 

30
Umoristico / Cesarina e Lindo
« il: Ottobre 05, 2017, 19:10:31 »
 Cesarina e Lindo

Lindo fece colazione con la solita fetta di polenta e una tazza di caffè d'orzo. Poi prese il  tovagliolo a quadri rossi con dentro il suo pranzo: altra polenta, una fiaschetta di vino , due mele e formaggio; dette come al solito una pedata alla gallina che girava in cucina e salutò la moglie con un'affettuosa pacca sul sedere, ricordandole che sarebbe andato al Campo Lungo con il trattore.
Ad essere sinceri, per andare a quel campo, una deviazione non sarebbe stata necessaria, ma la vedova Primina, aveva bisogno di aiuto, non per i suoi campi, ma perché vedova con alcune necessità. Necessità che Lindo si offriva di alleviare con impegno. Un poco gli rimordeva la coscienza, la moglie era devota a lui e alla chiesa, nulla aveva da rimproverarle, anzi era fin troppo premurosa, non gli faceva mancare nulla. Tutto era sempre preparato, puntuale, pulito; mai una smorfia, mai un'insofferenza. Quasi una madre. Ma l'uomo è cacciatore, così si giustificava Lindo e il suo tradimento con Primina lo considerava volontariato.
La sera era prossima e l'aria rinfrescava velocemente quando Lindo, mostrandosi volutamente più affaticato  del necessario, entrò nella cucina, già illuminata dal lume a petrolio.  Il gatto stava aspettando la cena presso il camino e poiché era tardi, iniziava a preoccuparsi;  l'uomo si stravaccò sulla solita sedia di legno nera, e iniziò a lamentarsi del faticoso lavoro nei campi. L'occhio gli cascò sulla tavola apparecchiata, in ordine come al solito, ma con un piatto solo.
"Cesarina, ma tu non mangi? non ti senti bene?"
"Lindo, non ti farò mancare nulla, tutto sarà come al solito, ma io con te non ci mangio più. Ti sarò moglie onesta, ma non sarò più tua moglie, mi hai inteso bene? Anzi, con te non ci parlo nemmeno più! Vigliacco! Farmi questo a me, dopo quindici anni di sposalizio!"
E furono davvero le ultime parole che Cesarina pronunciò; caparbia lo era sempre stata, ma in questa occasione esercitò la sua vendetta con una presenza muta, nessuno avrebbe saputo nulla, avrebbe recitato la parte di  moglie senza esserlo.
 La vedova invece recitò per qualche giorno con un occhio nero, ma si sa, alla povera donna era cascato addosso della legna mentre cercava nel pollaio le uova.
Lindo invece si esibì in modo poco convincente nella parte di innocente oltraggiato, domandandosi come la moglie fosse venuta a conoscenza del suo volontariato.
Di fatto lui nei giorni a seguire sentì la mancanza di Cesarina, delle sue premure, e delle risate che si godevano. Iniziò a domandarsi, con scarsa sincerità, se il suo traffico illecito con la vedova ne fosse valsa la pena; dopo un mese non ne poteva già più di quel silenzio ostile e se pensava ad un futuro in quel modo, gli venivano i brividi.
Decise di andare da Don Casimiro, parlare con lui e vedere se potesse intercedere presso Cesarina. La donna frequentava molto la chiesa, era cristiana convinta, lui no, ma comunque anche se il prete lo conosceva a malapena, avrebbe tentato di convincerlo ad una mediazione.
Strada facendo si domandava  cosa dire, un poco vergognoso del suo peccato, un poco orgoglioso dello stesso, e molto impacciato con le parole.
Lungo il sentiero  incontrò la veccia Armida, la più grassa del paese, con il suo solito grembiulone di tela nera, ma che strabiliava tutti per la sua agilità. Si fermò a salutarla e le disse che stava andando dal prete per la Cesarina. In realtà non voleva raccontare nulla, ma nella sua ansia e confusione d'intenti, gli era sfuggita la cosa.
"Per la Cesarina? oh che è successo?"
"Non parla più!" e scappò verso la canonica.
Armida scese al mercato e incontrò Giuseppe: " Hai sentito, la Cesarina sta male, non parla più!"
Giuseppe corse a parlare con la cognata Onestina, che era molto amica della donna.
Onestina si preoccupò, non sapeva nulla della malattia di Cesarina e domandò alla dirimpettaia Orsola, se avesse notizie.
Anche lei non sapeva nulla, povera Cesarina, sola in quella casa e ammalata, senza dire nulla a nessuno. Sempre stata discreta, povera donna!
Decisero di andarla a trovare, passando prima a chiamare Rosa, la postina.
Mentre discutevano tra loro la tremenda notizia, videro passare di corsa Don Casimiro con il cofanetto dell'Estrema Unzione e con i paramenti del lutto. Si sgomentarono e temettero di arrivare troppo tardi per l'estremo saluto e si affrettarono dietro a lui. Praticamente era una processione che andava di corsa; una banda non ci sarebbe stata male, pensò Amadio che assisteva alla scena dalla finestra dell'osteria. Le buone donne già pensavano che ci sarebbe stato bisogno di vestire la morta, chissà dove teneva il vestito buono. E poi aiutare Lindo a organizzare il funerale;  magari avrebbero pensato pure a preparare da mangiare a quel pover'uomo, ormai solo. Loro si sarebbero prodigate, come fanno sempre  le brave Figlie di Maria. Alla veglia ci sarebbe stata mezzo paese per il rosario e bisognava di sicuro portare altre sedia da casa.
Era accaduto che Lindo, arrivato in canonica, aveva trovato il prete che faceva colazione come al solito con pane e vino; si sospettava che il vino fosse quello della messa, che una volta un chierichetto aveva assaggiato e definito divino. Don Casimiro era sempre allegro e curiosamente rubizzo, ma era un buon prete e nessuno commentava Il sospetto.
Il parroco fu sorpreso dell'arrivo dell'uomo, visto che in chiesa erano anni che non si vedeva.
"Che c'è Lindo?"
"Cesarina non parla più!" poi non sapendo che dire d'altro o più onestamente non volendo, per non svergognarsi, pensò che l'idea di parlare con il prete  non era poi tanto geniale; girò quindi sui tacchi e scappò via.
Don Casimiro si ricordò improvvisamente che Cesarina ultimamente era un poco strana, pallida e taciturna e non si confessava  da tempo; ora che ci pensava era qualche giorno che non la vedeva.
Preso dallo sgomento che la donna se ne andasse senza i dovuti Sacramenti, si vestì in fretta con la stola viola e il resto e si recò di corsa dalla moribonda. Di corsa  perché alle dieci aveva il battesimo dell'ultimo figlio, il nono, di Rosolino e Felicina.
Eh, si sa, una vita va, una viene, così va il mondo.
Le amiche di Cesarina, vedendo passare di corsa il prete, gli si accodarono: dunque la cosa era proprio grave, c'era poco tempo per l'ultimo saluto.
Arrivati al podere, non trovarono Lindo, che era in realtà andato a comperare i sigari; un poco stupiti della sua assenza entrarono in  casa spalancando il portone con l'urgenza che suggerisce la paura di arrivare troppo tardi.
Ad un osservatore esterno, la scena si sarebbe presentata decisamente surreale: Don Casimiro abbracciato al cofanetto, Giuseppe con il cappello in mano per rispetto della morta, Onestina che si appoggiava alla dirimpettaia Orsola che essendo un  tipo emotivo da sempre, si asciugava già le lacrime con uno splendido fazzoletto giallo. Armida con lo scialle rosa ultima sua creazione all'uncinetto e la postina con il borsone della posta, poco pesante invero (a quei tempi pochi scrivevano lettere), già biascicavano l'Ave Maria.
Cesarina stava in piedi in mezzo alla cucina, con nella  mano destra due fetta di pane e salame e nella sinistra un mezzo bicchiere di vino buono. Addolorata per il tradimento ma non a digiuno! Anche San Dagoberto,  patrono del paese, avrebbe approvato! La gallina casalinga becchettava le briciole in terra.
All'invasione improvvisa dei paesani capitanati dal prete che brandiva il cofanetto e l'aspersorio, come una lancia contro gli infedeli, alla povera Cesarina andò di traverso il pane che cercava di masticare con i residui denti della gioventù. Fu un miracolo se non morì strozzata, ma fortunatamente gli amici presero a percuoterla sulla schiena, quasi fosse posseduta dal diavolo e cercassero di farglielo sputare. Le andò bene che non si ruppe nemmeno una costola.
Le spiegazioni furono zampillanti tra risa e guardatine all'orologio, perché erano quasi le dieci e battesimo era imminente; dopo ci sarebbe stato il  pranzo con i parenti del bimbo e Don Casimiro già pregustava le salsicce prodotte da Rosolino, per cui  era famoso.
 La verità non si seppe per ovvi pudori e si parlò solo di malintesi.
Lindo scelse quel momento per arrivare,  innocente come uno assolto per insufficienza di prove: intuì vagamente la causa del trambusto, rimarcò che lui aveva solo detto che Cesarina non parlava ovviamente per il mal di gola, tutto il resto era loro fantasia. Guardò di sottecchi  l'espressione della  moglie, che tra il vino, la sorpresa e le percosse era molto stralunata e  poco divertita. In realtà pensava alle manone di Giuseppe mentre le battevano sulla schiena, ma che le pareva avessero indugiato anche altrove.
Nessuno oltre il marito l'aveva mai accarezzata, ma si sa, c'è sempre una prima volta.

Pagine: 1 [2] 3 4 ... 17