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Pensieri, riflessioni, saggi / mente e corpo
« il: Febbraio 02, 2017, 09:48:50 »
Ci sarà mai un momento nella vita in cui la maturità del pensiero coincida con le possibilità del nostro corpo?
 Pare che le due cose non si evolvano nello stesso tempo. Da giovani abbiamo un fisico scattante e vorremmo fare grandi cose, ma non sempre abbiamo il discernimento per valutarle.
Da vecchi abbiamo grandi esperienze, ma non la forza per applicarle.  ;)

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Laboratorio di scrittura creativa / Sandokan e Haidi
« il: Febbraio 02, 2017, 09:39:55 »
Sandokan camminava tutto sudaticcio lungo il sentiero, cercando una tigre.
Haidi percorreva in senso opposto la stessa strada con le sue caprette, cantando a squarciagola.
Si incrociarono, si guardarono negli occhi, e poi muti continuarono per la loro strada.
Per tutta la vita si domandarono chi cavolo avesse sbagliato pagina.
 :happy:

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Enogastronomia / frittata di pane
« il: Marzo 05, 2016, 09:42:41 »
ricetta vista alla TV e davvero ottima:
aglio, rosmarino soffritti ( poco) in olio. Aggiungere pane vecchio a quadretti ( tipo toscano, non certo le michette), lasciarlo insaporire, versarci sopra uova sbattute con latte e la frittata è pronta. Sale e pepe. Se volete e avete avanzi di prosciutto o formaggi, potete aggiungerli a piacere. E' davvero buona ed economica.

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Altro / Amalia, Amelia, Amulia
« il: Gennaio 20, 2016, 10:34:54 »
 Amalia, Amelia, Amulia.
 
 
Alle figlie mise il nome Amalia, Amelia, Amulia ( per la cronaca Amulio era il nonno di Romolo e Remo). Poi vennero tre maschi ma  ormai  l’ uomo era un alcolista d.o.c. e i figli  risultarono  tutti gravemente dementi, di quelli che la scienza chiama i figli del sabato sera, anche se in realtà Ulisse, Ettore e Patroclo erano il risultato di tutta la settimana.
Il buon padre cercava di mettere nel nome dei figli tutta la sua originalità e cultura, imparata sui libri di scuola e naufragata in una collezione di vini a basso costo.
Il suo amore per i figli non gli impedì di mettere sulla strada le ragazze, appena furono in grado di essere offerte al migliore cliente, di solito  vecchi pensionati.
Queste ragazze crebbero con la convinzione che tutto ciò fosse la norma; la madre era morta precocemente, levandosi di dosso il peso delle responsabilità.
Quando capirono che non era proprio normale una faccenda simile, il padre era già morto di cirrosi, ma in compenso avevano ereditato il mantenimento dei tre fratelli dementi e una miriade di figlioli avuti da incidenti sul lavoro.
Non si lamentarono mai, ormai la strada era tracciata e loro non ebbero mai più un’altra scelta.
Mary era l’assistente sociale del comune, che si occupava delle loro storie, anche se loro non la conoscevano personalmente.
 Lei lavorava in un ufficio e smistava pratiche e sussidi .
Lei aveva procurato la grande casa in campagna dove la numerosa famiglia viveva e sempre lei in un certo senso le ammirava; di loro apprezzava il coraggio e l’amore equamente distribuito tra i figli di tutte e tra i fratelli del “sabato sera”.
Lei aveva anche recuperato tra le amiche i mobili per arredare l’abitazione.
Mary sapeva che se Amalia comperava le scarpe ai suoi figli, le comperava anche per gli altri ragazzi.
Se Amelia stirava la roba di tutti, Amulia andava a fare la spesa in bicicletta, creando un equilibrio cistercense tra le borse della spesa e i pedali.
Mary riconosceva che in quella casa c’era più amore che nelle case della gente detta perbene, e
 guardava quella strana famiglia alla quale il destino sotto forma di padre aveva segnato una strada in salita e si stupiva che nonostante tutto ci fosse tanta serenità.
Rassegnazione, fatalismo, incoscienza? Non avrebbe saputo dirlo.
E poi venne il giorno in cui la Regione inventò uno di quegli sceening pseudo sociali che non servono a nulla, ma che fanno fare tanta bella figura alle istituzioni.
Si trattava di fare una specie di intervista con radici socio-sanitarie e tra tante donne invitate a rispondere al questionario, c’era anche  Amalia.
Le donne aspettavano in sala di attesa di essere chiamate e Mary lo vedeva bene, stavano scostate da Amalia, parlando solo tra di loro. Con lei non volevano avere nulla da spartire, sapevano benissimo chi era e se ne guardavano bene d’avvicinarla. Tutto il paese conosceva le tre sorelle, e lei coraggiosamente cercava di darsi un contegno, guardando intensamente fuori dalla finestra o il pavimento o gli orari appesi in bacheca.
Nessuno le rivolgeva la parola, intorno a sé solo il vuoto dell’emarginazione; Amalia era una goccia d’olio in un bicchiere di acqua.
L’assistente sociale vedeva tutto ciò e soffriva come se lei stessa fosse stata ferita dal perbenismo, ma non poteva farci nulla.
Mary la invitò ad entrare in ufficio, le indicò la sedia , le rivolse le prime domande, cui lei rispose diligentemente , nome..cognome..titolo di studio… lavoro…quanti figli…
L’imbarazzo era tutto da parte dell’assistente, che non avrebbe mai voluto fare quelle domande, non ad Amalia, per non ferirla, ma non fargliele l’avrebbe fatta sentire diversa da tutte.
 
“Amalia Pesenti, scuole normali, casalinga…..”
 
E fu su quel “casalinga” che gli occhi azzurro slavati di Amalia si illuminarono, il sorriso ormai sdentato si allargò, la pelle cotta dal sole della strada parve persino elegante.
 
Ebbene sì, anche lei  poteva finalmente dichiararsi casalinga, esattamente  come tutte le altre donne: aveva raggiunto tramite quella qualifica, la parità o meglio il riscatto  sociale, un’aureola di vita normale.
Per lei essere definita casalinga era come dichiarare di avere cinque lauree, una carriera alle spalle ed un futuro fatto delle cose di tutte le altre donne.
 Era l’Uguaglianza.
Mary terminò il più velocemente possibile l’intervista e quando la donna uscì dall’ufficio, si concesse il lusso di lasciare scendere due lacrime di commozione, pensando a quante donne si struggono per essere “solo” casalinghe.
 Amalia non si immaginò mai che c’era chi l’ammirava, ma  forse non avrebbe capito.
 

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Anch'io ho scritto un aforisma / umorismo
« il: Novembre 16, 2015, 13:50:28 »
l'umorismo non ci salverà dalla morte, ma forse dalla vita sì! ;D

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Anch'io ho scritto un aforisma / libri
« il: Ottobre 13, 2015, 08:15:16 »
i libri sono come la nostra ombra, sono sempre con noi.

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Cinema e Tv / Boccaccio
« il: Ottobre 10, 2015, 12:19:56 »
visto ieri il film tratto dal Boccaccio. A parte la fotografia e alcune musiche, direi proprio che è un film non riuscito! lo spirito del libro non c'è, in compenso ci sono errori storici. Vengono riproposte alcune novelle a cui manca il brio, la tragedia o la passione. Insomma un film insipido e soporifero.

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Anch'io ho scritto un aforisma / lavoro
« il: Ottobre 10, 2015, 12:10:04 »
a volte per lavorare bisogna essere in due: uno guarda, l'altro lavora.
 ;)

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Diari di viaggio / Piccolo viaggio
« il: Settembre 18, 2015, 07:37:43 »
 Piccolo viaggio
 
 
Accompagnamento all'aeroporto del figlio che parte per Rotterdam. Gli accordi sono che lui e mio marito si alzino  alla 4.30 per essere all'aeroporto alle 6. Alle 4.30 il pappagallo si sveglia e comincia ad urlare, perchè a qualunque ora si sveglii pensa che sia ora di mangiare. Ovviamente passa il messaggio ai due cani e due gatti, che pensano la stessa cosa. Baraonda. Mi alzo per salutare il figlio partente. Del marito che doveva fare l'autista nemmeno l'ombra. Penso che forse non ha messo la sveglia e nonostante il baccano continua a dormire, ma visto ma che ormai sono alzata io, mi vesto e mi offro come autista , nonostante i miei viaggi più lunghi siano di circa 2 chilometri per andare a fare la spesa. Per arrivare all'aeroporto di XX ci vuole circa un'ora, ma poichè  guida mio figlio, ci arriviamo in metà tempo, io con il cuore fuori dalle orecchie e lo stomaco fuori dal finestrino.
Ore 5.30 ecco che telefona mio marito, urlando..."siete dueee testeee di cazzoooo!"..è mezz'ora che giro per casa e non c'è nessuno, sono tutto vestito e sbarbato e voi siete andati viaaaaaa...! e sboom, sbatte giù il telefono!
Annamo bene!
Mio figlio mi raccomanda di seguire per il ritorno i cartelli della nostra città, non posso sbagliare, mi spiega la strada, le curve, la direzione, ed io ascolto diligentemente non capendo nulla, già con il terrore di finire su qualche autostrada. Mi consolo pensando che se dovessi finire a Roma o a Napoli, posso sempre fare la strada alla rovescia, che magari con il sole ci vedo meglio.
Ciao, ciao, buon viaggio, telefona quando arrivi.
Monto in auto, l'aeroporto è illuminato a giorno, mi impongo di stare calma e non avere paura.
Appena fuori dalla zona illuminata, mi pare che l'auto abbia qualcosa che non va, il cruscotto è spento. Porca miseria, non ci sarà mica qualche corto circuito bastardo! E i fari? Spenti.
Accendo subito le luci di sicurezza, quelle che chiamano le 4 frecce, perchè da dietro non mi vengano addosso, e per la strada tengo pigiati gli abbaglianti.
Accosto, mi fermo e sospiro. Cerco gli occhiali e mi do da fare per individuare qualcosa per accendere i fari.
Riparto illuminando finalmente la riga bianca che mi porterà a casa.
Cerco il cartello indicatore, lo seguo, evitando i 18 cavalcavia, i 7 ponti, le 4 superstrade, 21 curve e mi ritrovo sulla mia strada, o almeno quella che credevo tale, perchè il mondo è tondo e se fai il giro arrivi alla fine dove dovevi andare. Sperduta nel buio, sola come un astronauta continuo a seguire il cartello, ma non trovo punti di riferimento, se non l'alba e cerco di capir se almeno lei è dalla parte giusta, visto che comunque devo andare a sud. Uccellini cinguettano, donnine in giro non ce ne sono più e fortunatamente nemmeno camionisti notturni assatanati.
Alla fine sbuco su una strada che riconosco, vicino ad una base militare. Chissà come mai sbuco da dietro invece che davanti, comunque sono salva, mi rilasso e oso mettere persino la quarta.
Mi  beo della mia ritrovata serenità, quando un allarme di pericolo si mette a suonare e capisco che è finito il gas. Cerco quale sia il pulsante da pigiare, visto che il cruscotto è pieno di lumini rossi che non so a cosa servano, senza risultati, poi alla fine infilo un dito in un buco lampeggiante e trovo quello  giusto.
In somma mezz'ora all'andata e due ore al ritorno, ma ce l'ho fatta, sono orgogliosa. Lui dorme, i nipoti anche, nessuno mi accoglie con mazzi di fiori e premia la mia avventura.
La prossima volta sveglio il marito e torno a letto a dormire.
 
 
 

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15 minuti per creare / Oggi no
« il: Agosto 05, 2015, 15:18:05 »
Era un vecchio ciabattino, uno degli ultimi. Lavorava in un negozino, tipo triangolino. Aveva la passione per i quadri, più che altro fatti dai suoi clienti illusi grandi artisti. Si vedevano quindi attaccati al muro quadri di marine rosseggianti in tramonti che parevano montani, cani da caccia prossimi a morire soffocati dal fagiano che tenevano in bocca, donne nude lascivamente sdraiate ma con le ginocchia che sembrano mortadelle ed altre facezie simili. Lo avevano soprannominato "Oggi no", perchè con un malinteso stile affaristico, voleva dare l'impressione di essere occupatissimo, ultimo esemplare di artigiano artista. In realtà le scarpe non le aggiustava più nessuno,  la risuolatura costava ormai  più delle scarpe.
Con dita nodose, scure di sudicio non più solubile, lui  parlava con le scarpe, le rare che soggiornavano da lui, convinto che quelle suole raccontassero la vita di chi ci camminava dentro. Non sbagliava, perchè da come esse venivano consumate si poteva dedurre l'andatura e quindi il carattere. Se poi le scarpe erano vecchie e fuori moda era logico che ci si potessero indovinare affanni economici e triste vecchiaia. Quelle del tacco 12 erano patetiche, o almeno così lui le considerava, perchè definivano il tentativo di essere più alte, più moderne, più sensuali. Spesso di domandava con quale criterio le donne scegliessero scarpe così dolorose da portarsi.
Passavo davanti alla sua bottega sempre di corsa; ogni tanto ficcavo dentro la testa e ancora prima che io potessi aprire bocca, lui diceva "oggi no".
Ripasserò pensavo, il lavoro non mi manca mai, non c'è fretta, e poi il giro è sempre lo stesso.
 Un giovedì di sole tornai da lui, ma quella volta non lo lasciai parlare, lo feci prima io.
Dissi "OGGI SI'"!
Lui capì, non disse nulla, e comunque non avrebbe potuto.
 Sdraiato in terra, ai piedi del suo sgabello, con in mano l'ultimo paio di sandali della sua vita, aspettava che qualcuno entrasse, contemplasse il suo involucro e tra urli e spaventi chiamasse qualcuno.
Gli occhi socchiusi guardarono per qualche secondo il quadro che rappresentava un fiasco di vino ed un panino, e purtroppo era quello che a lui non era mai piaciuto, ma che non aveva potuto rifiutare perchè il suo amico glielo aveva donato con il cuore.
 Poi tutto divenne ombra e poi buio.
Il suo negozio venne poi occupato da un fruttarolo: un giorno passerò anche da lui,  oggi no.

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Cogito ergo Zam / morti ammazzati
« il: Giugno 19, 2015, 07:58:04 »
l'umanità si è estinta ma non lo sa.
 ho contato i morti ammazzati dei film degli ultimi 10 anni!
 praticamente non ci è rimasto più nessuno!
 e pensare che basta il TG, per vedere morti: che senso ha farci pure dei film?

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Pensieri, riflessioni, saggi / Nutella
« il: Giugno 19, 2015, 07:56:30 »
ora la Francia ce l'ha con la Nutella! si vede che non ha niente di meglio a cui pensare. La colpa è dell'Olio di Palma! ma nessuno ha contato i prodotti francesi contenenti olio di palma? Sta a vedere che è una viscida manovra finanziaria per affondare la Ferrero, unica nostra grande azienda. Da domani, nonostante la dieta e il diabete, compererò un TIR di nutella, solo per fare dispetto a quella scopa di Sigolene!

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Anch'io ho scritto un aforisma / rivoluzione
« il: Giugno 19, 2015, 07:55:37 »
quando piovono ombrelli è bene aprire la pioggia. Siimo rivoluzionari!

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Pensieri, riflessioni, saggi / Contro l'omofobia
« il: Maggio 24, 2015, 16:33:58 »
 Contro l'omofobia 
 
Sto su FB.
 Scopro che un tizio della città vicina sponsorizza un Flash mob nella giornata internazionale contro l'omofobia.
Diobonino, mi interessa, ci voglio andare. Trascino mio marito nella cosa, anche perchè no so posteggiare, lui mi è indispensabile. Lui comunque è convinto sostenitore della cosa, anche se è una domenica splendida, sole splendido, mare splendido; nonostante ciò viene trascinato.
Arriviamo alla grande piazza, cerchiamo un gazebo che assomigli ad un flash mob. Ce n'è uno con i pagliacci dell'ospedale, quello dei Nasi Rossi. Uno che vende zucchero filato verde ( ohbò che schifo).Vediamo la bandiera arancione. Un gazebino storterello,  con una quindicina di avventurieri del diritto. Credevo che saremmo stati molto di più. Ci sediamo ad un tavolino da bar, per osservare la situazione.  Tutti giovani, più donne che uomini, qualcuno parla inglese, qualcun'altro parla con accento del nord. Mi viene da dire, ragazzi cari, ma in quindici che si fa? Per la rivoluzione non siamo sufficienti.
Il flash dovrebbe essere alle 17, siamo in ritardo di mezz'ora. Alla spicciolata arrivano altri personaggi, sempre pochi però. Alla fine saremo stati al massimo una trentina. Sul banchetto folleggiano magliette con scritte del tipo: ragazzi amano ragazzi, fatevene una ragione.
 Molti se la fanno, non tutti purtroppo.
Decido di cercare il tizio a cui avevo promesso la nostra partecipazione, non ricordo come si chiama, nè il volto, mi pare solo che non fosse giovanissimo. Poi ne agguanto uno ed è proprio lui. Mi presento, sono XXX e dico il mio nick di face book, altrimenti non saprebbe chi sono. Gentilmente mi chiede come mi chiamo, e ribadisce di chiamarsi Roberto. Mi dà un bacino sulle guance come se fossimo vecchi amici e a me viene spontaneo dire , non sapendo fare altro, che sono venuta con il marito. Avverto subito un irrigidimento del suo essere  e percepisco che lui pensa che siamo fuori luogo. Da anziana lesbica ero accettabile, da anziana etero evidentemente insospettisco.
Ritorno al tavolino e aspetto l'evento, che a quanto pare io non ho idea di cosa sia, ma nemmeno loro; non sta accadendo nulla!
Li osservo teneramente, non peraltro sono nonna, e questi potrebbero essermi nipoti.  Si accostano uno all'altro, i bacini sulle guance si sprecano, parole gentili e affettuose rotolano tra un abbraccio e un altro. Mi pare una ricerca spietata di affettuosità, non fisica di certo, ma una sorta di consolazione per la diversità, come viene comunemente recepita. Nessuno ci rivolge la parola, inizio a pensare che lì parevamo più che altro soggetti avulsi da quella realtà, una specie di agenti del nemico.
Insomma lì i diversi eravamo noi, due gocce di olio in un bicchiere di acqua, senza possibilità di miscelarsi, esattamente come loro non riescono a miscelarsi con la società omologata. Noi eravamo presenti per scelta, loro per avere diritti di una scelta fatta solo dal caso. Ovviamente non vado in ansia, ma capisco quella loro, diversi sempre e in qualunque luogo;  guardati ( se sono fortunati) con un sorrisino divertito. Altrimenti menati, offesi, vilipesi, odiati. In qualche Paese anche giustiziati, dopo torture, tanto per ribadire la giustezza di essere etero. E chissà perchè quando si parla di gay, si pensa solo a cose sessuali , mai che il tizio potrebbe essere  ingegnere, cuoco o ciabattino. Persino politico o calciatore.
Di etero come noi non ce ne sono, e ciò rende la faccenda non una dimostrazione contro l'omofobia, ma un incontro tra amici al pari di juventini, paninari, o amanti dei gatti.
Comincio a vedere che l'organizzazione è sbagliata, bisognava coinvolgere altre persone, trasmettere il messaggio  a tutti e non solo tra di loro.
 Loro conoscono già il problema e non è da loro che nasce, ma dagli altri, gli etero e specialmente dagli etero perbenisti.
Finalmente c'è un poco di movimento, tutti si alzano e si mettono in gruppo a fare una specie di ballo latino, cosa che io e mio marito non siamo in grado assolutamente di  fare,  per l'età artrosica, per il cado e per la timidezza.
Vengono lette pagine di Pasolini e la cosa finisce lì. Sono stupita, mi aspettavo qualcosa di più sostanziose, mi viene da gridare...ragazzi fatevi sentire, così sembrate dei pulcini timidi, ho quasi 70 anni ma avrei saputo combattere meglio di voi, e se non lo fate voi, chi lo farà mai per i vostri diritti?
Alla fine una bella foto di gruppo;  noi ce ne andiamo con la voglia di combattere per loro, loro con la soddisfazione di averci provato e con la convinzione di avere ottenuto qualcosa.
Io penso che la strada dell'illusione sia ancora lunga.
 
 
 

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15 minuti per creare / pensiero ondulato
« il: Marzo 14, 2015, 13:48:15 »
pensiero ondulato: voi mi domanderete perchè ondulato?

oh, bè, perchè con i riccioli non mi è venuto.

e voi mi domanderete..ma che c'hai contro i riccioli?

ed io: niente, ma ondulati e sempre meglio che piatti.

e voi mi diomanderete... ma se ti metti a testa in giù, ci sta che i capelli diventino verticali. Verticali all'ingiù ( si scrive così all'ingiù)?

ed io, ma che baggianate, e se mi metto sdraiata, ovviamente ce li avrò orizzontali.

e voi mi domanderete...ma perchè non cambi puscher?

ed io ;) : ho capito, vado a fare il caffè.


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