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Cassonetto differenziato / lettori
« il: Marzo 14, 2015, 11:19:04 »
persone che leggono la copertina di un libro e pontificano giorni sullo stile, contenuto eccetra. A volte sono così vili, da sembrare normali.
 A me incendivano la sindrome di Nerone: darei fuoco.

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Cassonetto differenziato / tatuaggi
« il: Marzo 14, 2015, 09:55:02 »
Mi sono decisa a farmi un tatuaggio, nonostante la paura che ho degli aghi, aguzzoli and company. Sarà un tatuaggio su tutto il corpo.
 Mi farò tatuare una donna alta e un poco più magra —

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Anch'io ho scritto un aforisma / dieta
« il: Marzo 14, 2015, 09:51:32 »
le diete sono un'invenzione dei magri. I cicci si limitano a provarle. :prtr:


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15 minuti per creare / Ravioli cinesi vs ravioli romagnoli
« il: Marzo 11, 2015, 12:02:21 »
In Cina, dopo i biscotti della fortuna, hanno inventato i ravioli primavera contenenti bigliettini romantici come i baci Perugina. Unico guaio è che non si accordano con la cottura a vapore. E inoltre sono scritti in cinese. Pare che in Romagna abbiano copiato l'idea, ma con bigliettini più adatti al ragù. Una nota ditta ha proposto anche messaggini pubblicitari, ma pare che la cosa non sia gradita. Meglio proverbi locali, inni di squadre di calcio, e oroscopi.
 Altre aziende hanno iniziato la produzione su richiesta, ovvero bigliettini a tema, con insulti o dediche tradizionali. Messaggi personali o personalizzati verrannoi prodotti, ma con una piccola maggiorazione. Per frasi copiate da libri è inoltre prevista una tassa per i diritti d'autore. Per poeti o scrittori antichi, non ci sarà la suddetta tassa, ovviamente. Sono già all'opera numerosi scrutatori di paginate, alla fine di offrire suggerimenti e consulenze. Nei pressi delle scuole sono a disposizione anche ravioli con formule matematiche , geometriche ed altro e per i licei classici verranno anche preparati motti latini e greci.
 Per cenoni scolastici c'è la possibilità di ravioli a puntate dell'Iliade e dei Promessi sposi.

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Cassonetto differenziato / cazzeggiare
« il: Marzo 10, 2015, 11:27:10 »
accidenti, cosa c'era di meglio di cazzeggiare? si dicevano cassate, si ridacchiava, si faceva a chi la spara più grossa.
Era l'unico divertimento gratuito rimasto! abow
Ora per cazzeggiare bisogna prendere la tessere di qualche partito e darsi alla politica! :happy:

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Altro / La notte
« il: Marzo 10, 2015, 10:32:50 »
 La notte
 
 
 
Pochi vivono la notte e se lo fanno, di sicuro o soffrono d’insonnia e non gli frega niente della notte, o vanno a divertirsi e non gli frega niente della notte. Ma la notte è anche uno splendido isolamento, così almeno pareva a Lucrezia, che trascinava il suo valigione a rotelle per arrivare alla stazione. Ore tre di notte, in giro nessuno, solo silenzio, anzi, solo il rumore sassoso del suo trascinamento. Lucry, come la chiamavano le amiche, sospettava che chi sentisse quel suono,  che continuava almeno per un chilometro e più senza mai dissolversi, si stesse domandando cosa mai fosse. Secondo lei era come una lunga frase trascinata in una discussione, una specie di filo di Arianna costituito da un’eco. Per lei quell’insolito andare notturno era divertente, le sembrava di procedere lungo un corridoio infinito, e le strade erano come stanze laterali. Di solito la città è di tutti, per suoni, voci, rumori, luci, semafori, ma così, ora silente e assente, le pareva essere solo sua come una vecchia zia.
Certamente avrebbe potuto prenotare un taxi, ma la sua parsimonia l’aveva bloccata mentre faceva il numero di telefono, in fin dei conti si trattava solo di un chilometro o poco più. E se avesse incontrato un malintenzionato? No, via, ma perché un tipo doveva proprio rifarsela con lei? Però ritenne prudente accelerare il passo, mentre la valigia pareva un Boing, sia per peso che per rumore.
In stazione c’era il treno già pronto, non poteva certo sbagliare binario, da momento che ce n’erano solo due, uno diretto a nord, l’altro a sud.
Vagoni vuoti e desolati, finestrini ramificati da fiori di ghiaccio, che presto si sarebbero sciolti, e l’odore di umido riscaldato si sarebbe diffuso. A Lucry tutto ciò non importava, andava a Roma a trovare il suo ragazzo. Inutile dire che non sentiva freddo, ma proprio nemmeno un pochino.
La ragazza si addormentò pressappoco a Bologna e si svegliò a Roma, dove si recò subito nell’albergo prenotato, vicino alla stazione.
Aspettò, e poi aspettò e poi riaspettò. Al cellulare Antonio non rispondeva, nessun amico comune sapeva dove fosse finito. Dopo due giorni di attesa Lucry tornò a casa, conscia che Antonio l’aveva piantata, lei ancora si ricordava la scenata di gelosia che le aveva fatta una settimana prima quando l’aveva trovata in compagnia di Roberto, che lei manco sapeva che si chiamasse Roberto. Antonio era un tipo strano, ma a lei piaceva così. Giusto: piaceva! Ora Lucry era tra il desolato, e incavolato!
Arrivata a casa, alle sue coinquiline disse che avevano litigato di brutto, si inventò cose improbabili ma di rilievo; non avrebbe mai ammesso di essere stata scaricata dopo un viaggio di sette ore, senza nemmeno una parola.
Fu solo dopo una settimana che trovò la foto di Antonio su un giornale, dove in rilievo veniva descritto il corpo, l’omicidio (evidentemente passionale), il luogo del ritrovamento, il coltello però non si trovava.
Cercavano una ragazza.
E la polizia alla fine la trovò: una certa Lucrezia Bellariva, che si ostinava a negare, ma le sue tracce nell’albergo, le telefonate, i discorsi con le amiche, insomma tutto lasciava intendere che gli indizi fossero attendibili e le indagini  terminate.
L’unica cosa che non tornava agli investigatori era come mai un ragazzo alto quasi due metri e pesante cento chili, avesse potuto essere accoltellato alla gola da una piccoletta di un metro e sessanta scarso con le scarpe, e di 54 chili con gli orecchini.
“Né, marescià, ma che vor dì?! Ha mai visto come se ingrugnano le donne se je fai  torto? Magari è salita su uno sgabello!”
Il maresciallo si accese una sigaretta, non rispose e guardò fuori dalla finestra, pensando: “ Boh, peccato, perché è una bella ragazza, comunque tra una balla e l'altra tra tre anni sarà fuori. ”
 
 
 
 

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Altro / L'ascoltatrice
« il: Febbraio 24, 2015, 13:45:05 »
 L’ascoltatrice
 
 
 
C’è chi fa la passeggiatrice, la pittrice, la direttrice e altro: lei faceva l’ascoltatrice.
La sua era una missione.
Sapeva che le persone, gli anziani in particolare, hanno bisogno di parlare ma pochi hanno chi li ascolta.
Lo aveva scoperto viaggiando in treno: negli scompartimenti, ad esimi sconosciuti, si raccontano anche le cose più personali o intime, tanto non si rivedranno più.
Aveva preso a frequentare i giardinetti ed a iniziare discorsi con le vecchiette. Antichi ricordi venivano riesumati, rigirati, sviscerati e commentati. A Eva pareva che le persone poi sorridessero, sgonfiate da antichi vissuti, ormai stesi al sole ad asciugare.
Una donna piangeva, seduta ad un tavolino del bar della stazione. Lei chiese: “Posso fare qualcosa?”
La donna la guardò sorpresa, improvvisamente conscia delle sue lacrime pubbliche e se ne vergognò, ma raccontò di quell’uomo. Eva consigliò di ammazzarlo. Non seppe mai se poi accadde davvero, ma di sicuro quella donna ora sapeva che c’era un’alternativa ed era più serena. Aveva una soluzione estrema e nascosta, ma era anche la sua valvola di sfogo.
Un’anziana ciondolava per strada, evidentemente non aveva una meta oltre la sua solitudine, l’importante era non stare chiusa in casa a pensare. Il vento e l’autunno la distraevano dal silenzio. Eva sorpassandola le disse: ” Che bel golfino, fatto a mano, eh?”
Seppe che l’aveva fatto la madre, a occhio e croce quindi il golfino doveva avere 20 anni, ma per la donna conservava il calore delle mani della madre. Le confidò che aveva avuto otto fratelli, ormai tutti morti, che lei aveva lavorato venti anni in comune, era vedova senza figli, aspettava di morire. Aveva paura. Eva le ricordò che la paura è inutile, siamo immortali sino all’ultimo giorno, ma quello è scritto su un calendario nascosto. Fino all’ultimo giorno potevamo quindi permetterci di essere sereni.
Felicina stava seduta sulla panchina degli autobus. Non doveva andare da nessuna parte, ma le piaceva guardare la gente andare e venire, e inventava storie su di loro.
Erano un libro da scrivere, lei ci provava creando personaggi in base al modo di vestire. Un divertimento gratuito, particolarmente primaverile, altrimenti avrebbe avuto troppo freddo o troppo caldo.
Eva le si sedette accanto e lasciò cadere la borsetta.
L’altra la raccolse e rendendola le sfiorò le mani.
“ Eh…noi anziane…vado al cimitero a trovare mio marito. E’ morto 10 anni fa, ma tutte le settimane lo vado a trovare”.
Felicina la guardò e smozzicò una bestemmia a fior di labbra.
“Gli uomini…tutti bastardi! Mio padre era un bell’uomo, aveva tre amanti, che venivano anche in casa come se la casa fosse la loro. Facevano e disfacevano e mia madre che era allettata, doveva subire. Un giorno, avrò avuto quindici anni, presi un bastone e le vergai bene bene e le cacciai di casa.
Mio padre allora decise di maritarmi per levarmi dalla famiglia e dai suoi divertimenti.
Dopo il ricevimento di nozze, mio marito, un contadino che conoscevo di vista, voleva consumare. Mi trascinò in camera, ma a me nessuno aveva detto nulla, mi spaventai e scappai per tornare a casa mia. Mi raggiunse in mezzo ai campi e lì mi violentò!”.
Quella volta Eva rimase ammutolita, non sapeva cosa dire, ma raccolse quelle storie, e le custodì tra quelle più amare.
“ E poi come è stata la sua vita?”
“Mi sono vendicata! Gli ho messo più corna che un cesto di lumache!”.
Eva sorrise: bene! La donna aveva reagito e fatto tornare i conti.
Presero il caffè insieme e si salutarono come vecchie amiche.
Romeo fu uno di cui raccolse  confidenze antiche: avvicinare gli uomini la metteva a disagio, non voleva sembrare una in cerca di avventure, nonostante l’età.
 Lo trovò in adorazione del solito cantiere. Rimarrà per sempre un mistero perché gli anziani siano attirati dall’edilizia. Questa volta anche lei era affascinata, perché una grande benna prendeva a colpi feroci un tetto, poi le mura, poi tutto ciò che aveva osato resistere alla sua violenza. In poche ore una casa di tre piani era ridotta ad un piano raso-terra.
Lo strano era l’assenza di polveroni!
Romeo alla fine fu l’unico superstite del gruppo di pensionati spettatori; Eva osò introdurre il discorso: “ Nemmeno in tempo di guerra erano così veloci a buttare giù le case!”
“Già, l’agonia era più lunga. Mi ricordo bene. Rimasi sotto le macerie tre giorni prima che venissero a tirarmi fuori. Per il mio fratellino fu troppo tardi. Gli tenevo la mano e la sentii diventare sempre più fredda, una cosa che non si può scordare. Abitavo qui, proprio qui, nella casa che c’era prima di questa che hanno demolito”.
Due lacrime ed una smorfia coronarono il ricordo.
“Quanti anni avevate?”
“Io quindici, lui quattro.”
“E poi cosa è accaduto?”
“Mio padre era in guerra, mia madre morì due settimane dopo. Andai a stare con una zia, che fu buona come me, come una vera madre. Seppi che per campare me e i suoi figli, faceva la vita. Una grande donna!”.
Eva si domandò perché le persone ricordassero solo cose tristi. Possibile che non ci fosse gioia nei loro racconti?
La cosa in realtà non era importante, quanto il fatto che sputassero il veleno della tristezza, per morire con meno zavorra possibile, insomma lasciare il dolore più grosso sulla terra, che poi sarebbe stato riciclato; nell’esistenza tutto ha un valore. Anche la felicità ha il suo, ma poiché viene ricordata con minor frequenza,  viene riciclata in minor quantità e maggior parsimonia.
Fare l’ascoltatrice era la sua missione, altri sarebbero passati a raccogliere le anime più tardi: lei avrebbe voluto ascoltare anche loro, ma avevano tempi e percorsi diversi.
Eva aveva anche un altro pensiero fisso: chi ascolterà me?
 
 
 

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Pensieri, riflessioni, saggi / omicidio Loris
« il: Dicembre 17, 2014, 13:29:22 »
ipotesi del Procuratore sull'omicidio di Loris:
 è stata la madre
 è stata la madre con un complice
 è stato un altro soggetto Che genio!
 fortunatamente ha escluso il suicidio!

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15 minuti per creare / Noia
« il: Dicembre 14, 2014, 11:57:07 »
Giro per casa, chi è a letto a leggere, chi gioca al pc. I gatti dormono, il pappagallo guarda furi dalla finestra. Noia. Vado in cucina, mangio. Vado in sala, mi metto sul divano, so che dovrei fare qualcosa, non ho voglia. Giornate piatte e grige, torno in cucina e mangio una banana.
Guardo un poco di TV e mi ripeto di nuovo, stupendomi, di quante cavolate trasmettano. Prendo un libro in mano, ma la mia mente vaga, non capisco ciò che leggo.
Provo a immedesimarmi nel gatto, ma non funziona. Dovrei lavare i vetri, ma chi me lo fà fare, tanto si sporcano di nuovo. E' domenica, una domenica di nulla.
Assaggio un biscotto, se va a vanti così, se non accadrà nulla, ingrasserò. Il cibo come consolazione non funziona più, i pensieri si chiudono su se stessi come un gorgo.
Quando lavoravo a quest'ora avrei già fatto un sacco di cose, il tempo correva, lo sfruttavo in ogni suo centimetro: ora lo sperpero come spiccioli intorno ad una fontana asciutta. Non c'è soluzione. Noia.

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Altro / Personaggi e interpreti
« il: Dicembre 11, 2014, 11:50:03 »
 Personaggi e interpreti
 
 
 
 
La preside:

non molto alta, secca, un fisico nervoso che è sempre in movimento. Agita le mani.
Ha le unghie lunghe da arpia. Pettinata con una coda di cavallo lunghissima di capelli tinti di nero, agita la testa per sottolineare le sue parole. Si trucca lievemente, sembra più sulla cinquantina che sulla quarantina. Occhi vivaci scuri. La voce è dolce e schietta, sembra in cerca di conferme. Una persona che nasconde la sua solitudine.
Probabilmente non è sposata, non porta la fede, o forse è divorziata. Si riempie la giornata di impegni superflui, riunioni, scuola di  teatro, scuola di cucito, presentazioni di libri dell’autore, volontariato.
Aspetta il grande amore, o forse lo ha già perduto.
 
La prof. di italiano:

più piccola della media, sembra antica, ma  non lo è. Capelli scarruffati e rovinati da permanenti mal gestite e dal colore incerto. Viso scarno, occhi dolci. Parla dei suoi moltissimi viaggi in Cina, in India, Lituania eccetra. La faccia è rugosa, ma quelle rughe non sembrano mai state stanche.
Non lo fa per vantarsi, ma per condividere emozioni. Ha un carattere avvolgente, si ha l’impressione che si sempre disponibile ad aiutare. Gli studenti la amano, di lei si fidano. Non ha figli, forse per questo si dedica con amore ai suoi studenti. A Natale già inizia con il marito a progettare altri viaggi estivi: la vita va riempita, la vita corre, la vita non aspetta nessuno.
 
 
 
La prof. di matematica:

un poco sovrappeso, non ride quasi mai, mette soggezione. Capelli a caschetto, con scriminatura nel mezzo, che lascia indovinare un diradamento dei capelli. Gesticola con calma, non trasmette comunicatività, ma piuttosto ansia. Parla lentamente, forse per avere la certezza di venire capita, come fa con i suoi allievi, che di matematica capiscono poco. Porta sempre braccialetti d’argento molto belli, che le ragazze ammirano. Sposata e con due figli, sembra lì per caso, il suoi pensieri sono rivolti ai suoi problemi, nessuno sa quali, ma è evidente che ci siano. Una volta si è commossa, quando le hanno regalato per il suo compleanno una stella di Natale: non credeva di meritare nulla di più di una stretta di mano.
 
La prof. di religione:

a vederla viene in mente una torta di panna o un panettone bel lievitato. Sembra morbida. Non parla mai di sé, forse ha avuto un marito, ma il fatto che si vesta in modo assurdo pieno di colore, denota un’esca per attirare l’attenzione. Se è sposata, non è amata. Porta sempre collane lunghe di pietre dure e anelli enormi, che sulle dita grassocce fanno un effetto ridicolo. Ha i capelli biondo platino, quasi fosforescenti. Nessuno la invita mai in pizzeria,  le colleghe pensano che la religione sia una materia superflua. Lei sorride sempre, fa finta di essere accettata e così si consola. Porta smalto blu con disegnati fiorellini gialli per essere come le ragazzine, nemmeno lei è convinta della cosa, ma non si arrende all’evidenza: non ha 15 anni.
 
Il prof. di inglese.

Sportivo suo malgrado, si crede bello. Cerca sempre di dire una battuta spiritosa, per altro di solito non capita. Si sente in dovere di essere galante con tutte le donne. E’ alto sopra la media, molti gli chiedono se ha giocato a pallacanestro e lui dice di sì, ma che ha smesso per via dei tendini. In realtà non ha m ai giocato, ma sembra che gli “alti” siano condannati alla pallacanestro e lui non vuole deludere le aspettative di chi parla. Però gioca a tennis con grande impegno e va in palestra. Non ama lo sport, ma non vuole rimanere da solo in casa, e in palestra ci sono tante ragazze single della sua età, che sono lì per lo stesso motivo: conoscere qualcuno.
Ogni tanto si lascia crescere la barba per sembrare più interessante, a volte porta occhiali a gradazione zero per lo stesso motivo, poi si vergogna di queste sue idee, si rade e toglie gli occhiali. Si sente solo e non amato. Durante le feste di Natale va a sciare, ma torna senza gioia, anche lì nessuna donna lo ha preso in considerazione.
I ragazzi della scuola lo sfottono, lui lo sa, ma pensa che anche lui ai suoi tempi faceva lo stesso. L’importante è resistere.
 
 
La bidella:

ragazza madre ormai invecchiata, si sente in dovere di trattare tutti come se fossero suoi figlioli, non riesce a fare diversamente. La sua maternità illecita si è trasformata in bandiera. Tutti sono suoi figli, di tutti si preoccupa, cerca di nascondere le marachelle degli studenti, consola cuori trafitti, rimprovera i mascalzoncelli.
Grassottella, non se ne fa un problema, mangia merendine a tutte le ore, e sorride pacificata. Se può, dispensa ricette di cucina esotica mai provate, ma le pare che faccia tanto donna di mondo. In realtà  il curry, il cumino, il coriandolo e le spezie che tanto sicuramente suggerisce, non sono mai entrate nella sua cucina. Così facendo sente che se avesse voluto, avrebbe potuto essere un’altra persona, invece che una bidella.
La figlia della colpa è insegnante di storia in un paese vicino,  lei è il suo riscatto relativo: relativo perché in realtà è stato il lucchetto chiuso sul suo futuro. Rimpianti? Sì, ma non lo ammetterebbe mai.
 
La segretaria:

donna di liberi amori e disinibita, è stata con molti e se ne vanta senza vergogna. Dispensa lenzuola con frequenza e poca discrezione. Anche lei vorrebbe un amore stabile,  quando era giovane non ci pensava, si sentiva una star, ora che il tempo passa, inizia a domandarsi se ne sia valsa la pena o se si fosse solo illusa di essere applaudita e ricercata. Si concede ancora qualche avventura romantica, ma sempre più spesso il suo unico ospite e commensale è il gatto. Alta, davvero bella, bionda spumeggiante e sempre allegra, sotto la sua noncuranza,  si sente ormai come la mitica Cicala, non sa se pentirsi e continuare su quella strada.
Tra una fotocopia per la preside, circolari da smistare, politiche e progetti incomprensibili, comincia a guardare il prof. di inglese . E aspetta.
 
 
L’insegnante di ginnastica:
 
bellissimo uomo, fianchi stretti e spalle larghe. Capelli neri con codino, gesti regali e autoritari, abbronzatura da lampada. Gestisce la sua materia militarmente, pensa corpo sano in mente sana: o viceversa, non ricorda molto bene il detto.
E’ stato due volte fidanzato, mai sposato. Si è fatta una corazza emotiva perché il suo più grande problema è la voce, decisamente femminile. Un tormento, niente di più assurdo, niente di più umiliante che dire sono Arturo con la voce di Valeria Marini. Gli occhi degli interlocutori prima sorpresi, mettono subito il pilota automatico del “ facciamo finta di niente”. Non abbastanza in fretta perché lui non capisca. La rabbia e il dispiacere per quella voce, lo mantengono asciutto nel fisico e nell’animo, ma spera sempre in un miracolo: una donna tutta per lui.
 
 
Questi sono i personaggi.
 Punto.
Non ho mai detto che ci sarebbe stata una storia.
Se vorrete, la scriverete voi.
A pensarci bene, però, una storia c’è: è l’attesa dell’amore, unico alibi per stare al mondo.
 
( quante altre materie ci sono? coraggio, aggiungete i vostri personaggi!)


 

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Cinema e Tv / Il giovane meraviglioso
« il: Dicembre 06, 2014, 14:40:33 »
film su Leopardi. Lo hanno reso semplicemente grottesco. Ottima la fotografia, l'ambientazione, ma gesummio, come lo hanno mostrato! se voleva essere una biografia storica, hanno sbagliato tutto. Se voleva essere una biografia di Leopardi, hanno sbagliato di nuovo.
Mi domando quale fosse l'obiettivo reale del film, considerando che sicuramente tutti quelli che vi hanno partecipato dovevano essere innamorati di lui, altrimenti non avrebbero fatto il film!
L'attore che fa Leopardi è bravissimo, lo ammetto e pure gli asspmiglia.
A me questo Leopardi è sembrato davvero grottesco e i commenti in sala erano concordi con il mio.

57
Anch'io ho scritto un aforisma / ideali
« il: Dicembre 03, 2014, 09:39:05 »
IDE-ALI = idee con le ali.


Vero!


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15 minuti per creare / Vado a comprare le sigarette
« il: Dicembre 01, 2014, 09:02:19 »
 Vado a comprare le sigarette
 
 
Adele sonnecchiava sul divano ascoltando sì e no la tv accesa. Il gatto allungato sulle sue ginocchia russava beatamente e protestava se lei cercava di muoversi.
Romeo, il marito, si mise il cappotto e mormorò: “esco a comprare le sigarette”.
Lei assentì con il capo, distratta dal gatto, dalla tv e dal dormiveglia.
Verso l’una di notte si svegliò definitivamente, si alzò e decise che era meglio andare a letto.
Senza nemmeno accendere la luce per non svegliarlo, si infilò sotto le coperte, avendo in fondo ai pensieri un qualcosa che si stava dipanando senza però riuscirci.
Scivolò nei sogni, i quali ormai non erano più avventurosi o stimolanti come in gioventù, ma anche loro con l’età si erano come ammosciati.
 Praticamente ricalcavano una vita altrettanto ammosciata.
 I dialoghi erano gli stessi di quelli reali: dove hai messo il caffè? Oggi l’Inter ha perso, alla Rosina è nato un altro nipote eccetra.
Parole che non dicevano più nulla, puntualizzavano le ore in decadenza e basta, ma ormai bisognava ammetterlo, la quotidianità assorbiva la vita; né ad Adele né a Romeo importava ormai più di tanto.
La donna si rigirava nel letto, sempre con un pensiero molesto che rimbalzava nel dormiveglia.
Con dispiacere e forse noia, ogni tanto ammetteva che erano invecchiati su due binari paralleli, non erano realmente separati in casa, caso mai erano vedovi virtuali. Ognuno viveva ai margini del matrimonio, senza scontri e senza slanci. Dunque è questa la vecchiaia, si diceva Adele, chissà se lo pensava anche Romeo.
Verso le cinque la donna si alzò, e ciabattando piano e sempre senza accendere il lume, andò in cucina a farsi un caffè. Non voleva svegliarlo, almeno questa delicatezza le era rimasta e poi da sveglio che doveva fare lui? Semplicemente guardare la TV, poi guardare fuori dalla finestra, poi guardare se aveva ancora le sue medicine, poi guardare il muro. Noia. Vuoto. Attesa.
Alle dieci, Adele si decise ad andare a vedere perché Romeo ancora non si era alzato. Il letto era vuoto. Dalla sua parte le lenzuola erano intatte. In effetti, erano così mingherlini tutti e due che raramente i loro corpi coricati venivano in contatto, ovvio quindi che la sua assenza non fosse stata percepita.
Fu allora che quel pensiero che rimbalzava nel sonno, prese vita: Romeo non aveva mai fumato in vita sua.
Adele tornò in cucina, domandandosi cosa doveva fare.
Il marito era scappato di casa? Si era perso come accade ai vecchi? Aveva avuto un malore, e poi perché era uscito dicendo che andava a comperare le sigarette?
La donna rassettò velocemente il piccolo appartamento, si vestì con cura, quasi allegra che finalmente fosse accaduto qualcosa di nuovo, poi telefonò alla polizia e alla sorella.
Si sedette e aspettò i giornalisti, mentre con una mano cercava di sistemarsi i capelli per le foto di routine e intanto pensava: “ chissà se devo offrire il caffè ai poliziotti”!
 

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15 minuti per creare / Calendario Pirelli
« il: Novembre 20, 2014, 10:31:39 »
non ho mai conosciuto qualcuno che comperasse i Calendari Pirelli!
 I cammionisti, famosi consumatori di calendari osè, no di sicuro perchè costano un occhio.
 Il Papa no, perchè lui usa Frate Indovino.
 Gasparri no, perchè XXXXX.
Eccetra no.

 E allora?sig, sig a me mai nessuno ha regalato un calendario Pirelli, solo un calendarietto del forno dove mi servo. Però una volta mi hanno scambiato per una delle ragazze della Pirelli, ad essere sinceri mi ci sono scambiata io. Ero alle Poste, incavolata nera per altre faccende, indossavo un giacchetto smesso di mia figlia, un paio di scarpe da tennis del mio figliolo abbastanza canciucate e la fila era lunga assai. Un giovanotto mi si avvicina e mi chiede se per caso ci conoscevamo. Non era un abbordaggio, avevo 55 anni e non mi sono certo illusa. Gli ho risposto che forse mi aveva visto sul calendario Pirelli, lui dice...di quale anno?, io dico XXX, e lui...ah, quello non ce l'ho. E se ne va. Adoro questo paesino, dove due sconosciuti entrano in simbiosi per pochi attimi e sorridendo si lasciano per sempre.

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Anch'io ho scritto un aforisma / stella cadente
« il: Novembre 20, 2014, 10:30:03 »
Una stella cadente cade per l'eternità nell'infinito.
 Posso immaginare solo la stella.

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