Autore Topic: Tempo di Natale  (Letto 11749 volte)

Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #30 il: Dicembre 21, 2013, 15:47:20 »
Beh, se io fossi un uomo di 70 anni non disprezzerei tanto il "santo prepuzio" ...  magari si può chiedere e ricevere la grazia e fare a meno del viagra. Tentar non nuoce; bisogna saper sfruttare le occasioni.


micio hai forse capito cosa vuol significare l'enigmatica azzurra ?

Io non riesco a trovare la connessione tra il prepuzio ed il viagra.

Micio

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #31 il: Dicembre 21, 2013, 17:07:35 »
io non capisco cosa c'entri il povero settantenne con i suoi problemi di alza bandiera  ahuh
Credo che si tratti di altra mancanza.. che quella del viagra  ;D
« Ultima modifica: Dicembre 21, 2013, 17:09:46 da Micio »

Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #32 il: Dicembre 21, 2013, 18:41:35 »
nick Micio ti ringrazio per il tuo intervento, ma involontariamente ho causato un'omonimia. Ho battezzato "micio" il disegno animato.


Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #33 il: Dicembre 22, 2013, 00:14:19 »
6 gennaio: Epifania di Nostro Signore

Il 6 gennaio la Chiesa cattolica celebra la manifestazione di Cristo ai popoli, simboleggiati dai Magi che si recano dal neonato Gesù per omaggiare la sua divinità.

La Chiesa definisce questa festa “Epifania”, parola che deriva dal vocabolo greco “epiphàneia” (= manifestazione, apparizione;  in latino“Epiphanìa”, in italiano  "Epifanìa”.
Lo stesso vocabolo greco fu tradotto in latino anche nella forma “Epiphània”, con l’accento sulla prima vocale “a” anziché sulla “i. E tale versione ha dato origine in Toscana alla parola "Befana", mitico personaggio sconosciuto nelle altre nazioni.

Per comprendere perché l’immaginario collettivo abbia creato nel passato un’anziana donna, non bella ed un po’ strega, si debbono esaminare in varie parti d’Europa alcune feste popolari, durante le quali veniva segato o bruciato un fantoccio con sembianze di vecchia, la quale  impersona l’arcaica figura di “madre natura” giunta invecchiata alla fine dell’anno. Ma prima di morire offre dei doni: le sementi, da piantare nella terra per germogliare e fiorire in primavera, e riapparire  nella forma di giovane “madre natura”.

La Befana di solito viene chiamata con aggettivi diversi:

la “vecchia”: simboleggia l’inverno;

vecchina”: evoca l’indulgenza, la bontà verso l’infanzia;

vecchiaccia”, invece, è la metafora dei doveri e delle punizioni, perciò viene rappresentata come la strega delle favole, brutta e sdentata, avvolta in un mantello nero, le scarpe rotte, un nero cappello conico, che nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio vola sui tetti in sella ad una scopa, tenendola però, al contrario delle streghe, con il manico davanti a sé, mentre sulle spalle porta un sacco pieno di doni. Essendo magica, la Befana scende attraverso i comignoli e deposita ciò che reputa giusto nelle calze.

Per i fanciulli l’attesa della Befana è ricca di stupore, mistero, anche un po’ di paura. Verrà ?  Lascerà il suo dono nella calza appesa sul camino o vicino la finestra ?

Molti bambini ormai non credono alla Befana ed è Babbo Natale che ad essi porta i regali, senza i pezzetti di carbone vero oppure dolce, che si usava mettere insieme ai regali nella "calza della befana" appesa alla cappa del camino, come monito e funzione pedagogica per le disobbedienze.

Babbo Natale è  pienamente inserito nella “civiltà dei consumi, invece la Befana fa parte della civiltà contadina e patriarcale.   

In Italia, fino al primo quinquennio del 1950 il prestigio della Befana era indiscutibile. Poi la “vecchina che vola sulla scopa” fu messa a dura prova da Babbo Natale e dalle decisioni governative, che in otto anni abolirono e poi ripristinarono la festa civile dell’Epifania. Infatti il 27 dicembre 1985 il Consiglio dei ministri ripristinò con un decreto legge la festività, soppressa dal Parlamento nel marzo del 1977.



Gli ortodossi per indicare l’apparizione, la  manifestazione della divinità,  usano il termine teofania, che è più appropriato della parola epifania.
 
L’Epifania del Signore cominciò ad essere celebrata nel II secolo per commemorare le “manifestazioni” che Gesù dette della propria divinità, per esempio i miracoli. 

In Spagna i regali ai bimbi li portano i Magi. La sera della vigilia dell’Epifania i fanciulli di Siviglia girano festosamente per le strade per assistere alla “Cabalcada de los Reyes Magos”, un corteo sontuoso di carrozze con figuranti che impersonano i Magi e distribuiscono caramelle durante la sfilata.


Micio

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #34 il: Dicembre 22, 2013, 10:04:12 »
Acc..  ;D
Allora evitate di cercar mici, al massimo micette che già va meglio  ;D
:gatt:

Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #35 il: Dicembre 23, 2013, 06:56:46 »
i Magi

L’evangelista Matteo narra che “Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: ‘Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo’. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: ‘Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo’.
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
 Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese
”.  (Mt 2, 1 – 12)

 I “Magi” (dal greco màgoi, plurale di magos)  vengono reputati da Matteo dei “sapienti”: astrologi ? Astronomi ? Appartenenti alla casta sacerdotale persiana di Zoroastro ? 

Questo evangelista non dice quanti erano i Magi né i loro nomi.  Ne furono immaginati da 2 a 12, come gli apostoli. L’incertezza appare anche nell’arte paleocristiana. A Roma ce ne sono 4 in un affresco parietale nelle catacombe di Domitilla,  2 in un affresco nelle catacombe di Pietro e Marcellino.

Basandosi sui tre doni offerti a Gesù, papa Leone I, che pontificò dal 440 al 461,  per simmetria decise tre Magi, elevati al rango di re dalla tradizione popolare, in riferimento al salmo 72 che nel verso 11 afferma: “A lui tutti i re si prostreranno, / lo serviranno tutte le nazioni”.

L’episodio dell’adorazione dei Magi (Mt 2, 1 – 3) fu utilizzato dagli artisti paleocristiani per rappresentare l’avverarsi delle antiche profezie bibliche.

Nell’apocrifo “Vangelo armeno dell’infanzia” colmo di notizie leggendarie, ci sono anche i nomi dei tre sapienti orientali: Melkon, Gaspar e Balthasar, da noi conosciuti  coi nomi italianizzati: Melchiorre, Gaspare, Baldassarre.

Secondo il racconto teologico di Matteo, una stella motivò i Magi a mettersi in cammino verso il luogo di nascita di Gesù. Questo evangelista  considerava quella stella un segno messianico, perciò è irrilevante sapere se è veramente esistita, se fu la cometa di Halley od altro.   

I Magi arrivarono a Betlemme 12 giorni dopo la nascita di Gesù.   “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e  prostratisi lo adorarono” (Mt 2, 11) In questa frase colpisce  il fatto che manchi Giuseppe.
“Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”.  Per la scelta dei regali Matteo trasse ispirazione dal profeta Isaia: “
“Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore
”.(60, 6)

Nei tre doni la tradizione della Chiesa vede rappresentati, con alcune varianti, tre aspetti del mistero di Cristo: l’oro rimanda alla regalità di Gesù, invece l’incenso e la mirra rimandano alla Passione di Cristo. L’evangelista Giovanni dice che  Nicodemo per l’unzione della salma di Gesù si procurò anche la mirra (Gv 19, 39) 

Nei presepi che si allestiscono nelle nostre case  a volte si usa collocare le statuine dei tre Magi  ad uno degli angoli della scenografia, per poi spostarle un po’ in avanti col passare dei giorni per farli arrivare a Betlemme nel giorno dell'Epifania, guidati nel loro cammino dalla cometa.

Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #36 il: Dicembre 24, 2013, 00:34:04 »
Fuga in Egitto della Santa Famiglia

“Essi (i Magi) erano appena partiti, quando un angerlo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode  sta cercando il bambino per ucciderlo’.
Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
‘Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio’”.
(Mt 2, 13 – 15)
 


Il profeta cui fa riferimento Matteo è Osea:
“Quando Israele era giovinetto,
io l'ho amato
e dall'Egitto ho chiamato mio figlio”.
(11, 1)

Il verso evoca l’esodo degli Ebrei dall’Egitto. Il popolo di Israele è chiamato da Dio “mio figlio”, come nel “Libro dell’Esodo” (4, 22 – 23)

Osea (VIII sec. a.C.) racconta la storia di Israele, come una storia d’amore tra Dio ed il suo popolo.
Joseph Ratzinger nel suo libro “L’infanzia di Gesù” dice che l’attenzione premurosa di Dio verso Israele non viene descritta da Osea come amore sponsale, ma come amore dei genitori per la propria prole, perciò Israele è definito “figlio”.

Per l’evangelista Matteo il profeta Osea ovviamente parla di Cristo, e non del popolo di Israele, Egli è il vero Figlio e non Israele. E’ lui che Dio ama e chiama in Egitto, tramite il padre Giuseppe, che agisce secondo gli ordini che nuovamente riceve in sogno da un angelo.

L’evento evoca l’”haggadah” di Mosé, la sua vicenda infantile. I dotti avevano predetto al faraone  che sarebbe nato da stirpe ebrea un bambino (Mosé) che da adulto avrebbe distrutto il dominio degli Egizi e reso potenti gli Israeliti. Allora il re avrebbe ordinato di buttare nel fiume ed uccidere tutti i bambini ebrei subito dopo la nascita. Al padre di Mosé, però, sarebbe apparso Dio in sogno e avrebbe promesso di salvare il bambino.

Ovviamente le analogie non bastano per far apparire il racconto matteiano come variante cristiana dell’haggadah di Mosé, tramandata dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, vissuto circa 50 anni dopo l’apostolo, però il racconto sembra testimoniare una tradizione più antica.   

L’episodio della fuga in Egitto e del ritorno in Palestina di Gesù e i suoi genitori è citato soltanto dall’evangelista Matteo, che non dice nulla  riguardo  ai mesi o  gli  anni trascorsi dalla famiglia in Egitto: che cosa fecero ? Dove vissero ?  Quanto tempo vi rimasero ?  Per saperlo bisogna consultare alcuni vangeli apocrifi, con notizie inverosimili e miracolose. Sicuramente ebbero subito bisogno di una casa e di un lavoro per Giuseppe. 
« Ultima modifica: Dicembre 24, 2013, 00:40:51 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #37 il: Dicembre 25, 2013, 11:25:53 »
Ritorno dall'Egitto della Santa Famiglia e dimora a Nàzaret

Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: ‘Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va nel paese d'Israele, perchè sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino’.  Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre ed entrò nel paese d'Israele.
Avendo però saputo che era re della Giudea Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.
Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perche si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: ‘Sarà chiamato Nazareno’
”. (Mt 2, 19-23)


Veduta di Nazaret

Anche in questo caso il racconto di Matteo è teologico ed evoca il biblico “Libro dell’esodo”  nella parte dove dice  che “Il Signore disse a Mosè in Madian: ‘Và, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!’. Mosè prese la moglie e i figli, li fece salire sull'asino e tornò nel paese di Egitto.” (Es 4, 19-20)

Secondo la tradizione Mosè da bambino scampò  alla persecuzione voluta dal faraone,  perché venne salvato dalla figlia di quest'ultimo ed educato alla corte egizia, da dove fuggì nell’età adulta dopo aver commesso un omicidio. Uccise un sorvegliante egiziano che stava picchiando un ebreo. Mosé si rifugiò a Madian, dove sposò Zippora, figlia del sacerdote locale, e vi abitò per  40 anni. 

Dei quattro vangeli canonici solo Matteo narra della fuga in Egitto della santa famiglia e del successivo ritorno di questa in Galilea. Invece seguendo il racconto dell’evangelista Luca si giunge  alla convinzione  che essi non furono costretti alla partenza, perché nel 40/esimo giorno dalla nascita di Gesù andarono nel Tempio di Gerusalemme, che dista circa 10 chilometri da Betlemme,  per la  “purificazione”  di Maria e la “presentazione” di Gesù, figlio  maschio primogenito, come da precetto della cosiddetta “legge mosaica”:

“L'Eterno parlò ancora a Mosè,
dicendo: 'Parla così ai figli d'Israele:
Quando una donna sarà rimasta
incinta e partorirà un maschio, sarà
impura sette giorni; sarà impura come
nel tempo de' suoi corsi mensuali.
L'ottavo giorno si circonciderà la
carne del prepuzio del bambino.
 Poi, ella resterà ancora trentatre
giorni a purificarsi del suo sangue; non
toccherà alcuna cosa santa, e non
entrerà nel santuario finché non siano
compiuti i giorni della sua
purificazione.
Ma, se partorisce una bambina, sarà
impura due settimane come al tempo
de' suoi corsi mensuali; e resterà
sessantasei giorni a purificarsi del suo
sangue”.
(Lv 12, 1 – 5)

Questa  parashah (sezione) della Torah afferma che  la donna è impura per sette giorni dopo il parto e in quei giorni non può avvicinarsi alle cose sacre. All’ottavo giorno il figlio maschio deve essere circonciso.
Il periodo di impurità della donna che ha partorito prosegue per altri 33  giorni se il figlio  è maschio,  se invece è femmina dura  il doppio, 66 giorni.
Il concetto ebraico di purità-impurità non è collegato in questo caso con lo “sporco” od il  “peccato”; mpuro è solo qualcosa di non adatto al sacro.

Nel “Libro del Levitico” è stabilito che la donna che ha partorito  un maschio, nel quarantesimo giorno dalla nascita del figlio deve offrire come sacrificio di purificazione  un agnello ed un colombo oppure una tortora. Se è povera può sacrificare due tortore o due colombi. (Lv 12, 1 – 8 ) L’evangelista Luca dice che  Maria offrì il sacrificio dei poveri (Lc 2, 24), anche se non aveva bisogno di essere purificata a seguito del parto di Gesù voluto da Dio,  ma ella obbedì alla legge mosaica. 

Dopo il rituale  per la sua “purificazione” Maria presentò Gesù davanti al tabernacolo per "offrirlo"  a  JHWH,  perché  ogni maschio  primogenito appartiene al Signore  (Lc 2, 23; Nm 18, 15 -16; Es 13, 2; Es 13, 12 s. 15) “, ma può essere “riscattato”  offrendo 5 sicli al sacerdote. Però l’evangelista Luca non dice nulla del riscatto di Gesù, invece fa sapere della consegna (“presentazione”) di Gesù. Evidentemente Luca intende dire che il bambino non  fu riscattato e non tornò nella proprietà dei genitori perché  essi lo "consegnarono" a Dio. Dopo questo atto cultuale seguì l’incontro della santa famiglia con gli anziani profeti Simeone ed Anna, che vedevano in Gesù il Messia atteso. Simeone lo reputò anche  “luce per illuminare le genti” (Lc  2, 32) . Questa frase simbolica dette origine in Occidente alla celebrazione della “presentazione  di Gesù al Tempio”, fissata dalla Chiesa cattolica  al 2 febbraio, 40 giorni dalla nascita di Gesù. La liturgia dispone la Messa  serale e la processione con le candele accese, da cui il termine popolare “candelora”, ma questa parola deriva dal latino “festum candelarum” ed è collegata all’usanza di benedire le candele, prima di accenderle e portarle in processione. Successivamente i ceri venivano (vengono ?) conservati nelle abitazioni dei fedeli come talismano. Questo rito  cristiano cominciò a Roma nel V secolo e fu sovrapposto alla cerimonia pagana dei Lupercali.

Dopo la digressione torno alla santa famiglia e mi domando cosa fece  dopo aver compiuto i precetti nel Tempio. Luca ci informa che Giuseppe, Maria ed il bambino “fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret” (Lc 2, 39), che dista  circa 150 chilometri da Gerusalemme. 

post scriptum per Azzurra.  Qui non sto elaborando una tesi di laurea e non ho bisogno di consultare numerosi libri  su un singolo argomento per dire tizio dice questo, Caio dice altro. Sto soltanto raccontando la natività di Gesù e ciò che dico non è smentibile. Tu rimani con le tue opinioni, io con le mie. 
« Ultima modifica: Dicembre 25, 2013, 11:34:01 da dottorstranamore »

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Re:Tempo di Natale
« Risposta #38 il: Dicembre 26, 2013, 08:51:05 »
Battesimo di Gesù

La commemorazione del “battesimo di Gesù” nella prima domenica dopo l’Epifania conclude il “tempo di Natale”. 
 
L’episodio è narrato nel Vangelo di Matteo (3, 13 – 17), nel Vangelo di Marco (1, 9 -11)  e nel Vangelo di Luca (3, 21 – 22)  Nel Vangelo di Giovanni c’è  invece la testimonianza del battezzatore della discesa dello Spirito Santo su Gesù ma non parla del battesimo di Cristo (1, 19 – 34). In tutti e quattro i vangeli la missione di Giovanni battista è descritta con un passo del profeta Isaia: “Una voce grida: ‘Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio’” (Is 40, 3). 
 
L’evangelista Matteo dice che “In quel tempo, Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: ‘Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me ?’. Ma Gesù gli disse: ‘Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia’. Allora Giovanni acconsentì.
Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “’Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto’
” (Mt 3, 13 -17).

L’evangelista Luca ci dice che Gesù ricevette il battesimo stando in preghiera (3, 21), mentre il quarto Vangelo  ci informa che Giovanni il battista nel vedere Gesù disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo !” (Gv 1, 29), con riferimento ad una allusione del profeta Isaia (53, 7). 

Il quarto evangelista  dice che  “Giovanni battezzava ad Ennòn, vicino a Salim, perché c’era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare.” (Gv 3, 23). A questa località hanno cambiato il toponimo, è denominata Qasr al-Yahud, nella Valle del Giordano, meta  ogni anno del pellegrinaggio di migliaia di fedeli che chiedono di potercisi immergere o di bagnarsi almeno la mano. Il biblico corso d’acqua è diventato esiguo. Ha perso il 95% delle acque utilizzabili perché usate per irrigare le campagne e per usi civili ed industriali. Il 54% del fiume appartiene alla Giordania, il 30% alla Siria, il 14% ad Israele e Palestina, il 2% al Libano. Ognuna di queste nazioni prende l’acqua che può senza rispettare il diritto internazionale. Chi controlla l’alto corso del fiume Giordano, dal monte Hermon al lago di Tiberiade, ha il potere di deviarlo, creando problemi a chi sta nel tratto finale.


pellegrini sulla sponda del fiume Giordano a Qasr al-Yahud

Il battesimo di Gesù fu diverso dal rituale che vediamo in chiesa o nel battistero. Diverso è anche il significato simbolico. Giovanni impartiva il  battesimo a chi si convertiva,  invece il rito cristiano rende il battezzato infuso dello Spirito Santo e figlio di Dio, purificato dal peccato originale. E’ per questo che il battesimo è sacramento, perché in esso “interviene Dio”.

Matteo nel suo Vangelo afferma che quando Gesù risorse disse ai suoi apostoli: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt. 28, 19).

Le parole “battesimo” e “battezzare” derivano da due verbi greci (“bàpto/baptizein”) che significano immergere. Nelle antiche culture religiose, compresa quella giudaica al tempo di Cristo, erano diffusi i “riti lustrali” con l’acqua, attestati dalle vasche e dalle piscine di Qumran, che fu sede dell’antica comunità ebraica degli Esseni, alla quale, forse, appartennero Gesù e Giovanni il battezzatore. 

Nel periodo paleocristiano non c’era un luogo sacro specifico per conferire il battesimo e si usava il “battesimo per immersione” nelle vasche.
 
Nel IV secolo  i cristiani cominciarono a costruire vicino le chiese gli edifici adibiti al battesimo, i battisteri,  con la vasca per l’immersione o col fonte battesimale. Col tempo vennero caratterizzati dal tamburo ottagonale e le decorazioni all’interno: mosaici o pitture parietali che mostrano scene bibliche, croci, pesci, cervi, alberi della vita, agnelli, monogrammi cristologici, ecc.. 
 
Gesù fu battezzato “Nell’anno decimo quinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea…” (Lc 3, 1) Però “Subito dopo(aver ricevuto il battesimo)  lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano (Mc 1, 12 – 13).  Giovanni il battista  fu arrestato e Gesù tornò nella Galilea, per  cominciare la sua predicazione itinerante, che esula da questo topic dedicato al “tempo di Natale”, che liturgicamente viene concluso con la celebrazione del “battesimo di Gesù”.