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Girotondo, girotondo,
noi giriamo tutto il mondo.
C'è Gianduia e Meneghino,
Pulcinella e Arlecchino.
C'è Brighella e Pantalone,
Meo Patacca e Balanzone,
Beppe Nappa siciliano,
Stenterello che è toscano...
Girotondo, girotondo,
noi viaggiam per tutto il mondo,
e con noi portiam la gioia
che è nemica della noia.
In Italia le più note maschere di Carnevale derivano dalla commedia dell’arte, dal teatro di genere buffonesco.
La prima maschera comica fu “
Zanni”. Originario del bergamasco, rappresentava il contadino povero e ignorante. Con il tempo lo Zanni fu “scisso” in due categorie: il servo furbo (primo Zanni) ed il servo sciocco (secondo Zanni). Da questo immaginario personaggio scaturirono le maschere di Brighella ed Arlecchino.
Brighella. E’ la maschera in livrea bianca di Bergamo. E’ denominato Brighella perché intrigante ed imbroglione, intrigante, ossequioso con i potenti e insolente con i deboli.
Brighella è compare di Arlecchino, anche questo di Bergamo, Brighella però ci tiene a precisare che lui é di Bergamo alta, mentre Arlecchino è di Bergamo bassa.
Arlecchino. Questo personaggio teatrale fu creato in Francia ma Carlo Goldoni lo introdusse nella commedia italiana. Nella maschera di Arlecchino confluiscono i tratti caratteriali del bergamasco Zanni e quelli diabolici e farseschi della tradizione popolare francese. Arlecchino indossa un abito multicolore confezionato con pezze colorate. Si narra che il suo vestito è così perché, essendo povero, i suoi amici, in occasione del Carnevale, gli regalarono dei pezzi di stoffa avanzati dai loro costumi per farne avere uno anche lui. Si copre il viso con una maschera nera ed ha una spatola di legno. E’ astuto, coraggioso, pigro. Le sue doti caratteristiche sono l'agilità, la vivacità e la battuta pronta. Il suo principale antagonista è Brighella.
Colombina. E’ il nome di una maschera veneziana della Commedia dell’arte. E’ la scaltra serva fidanzata con Arlecchino. E’ maliziosa e convince Arlecchino ad esaudire i suoi desideri. E’ vivace, allegra e sapiente, furba, parla il dialetto veneziano. E’ molto affezionata alla sua signora, Rosaura, giovane e graziosa. Pur di renderla felice le diventa complice nei sotterfugi domestici ed amorosi. Con gli anziani “padroni” va poco d’accordo e schiaffeggia chi osa importunarla mancandole di rispetto.
Pantalone: anche lui è una maschera veneziana che impersona un anziano mercante avaro e brontolone, raggirato dalla moglie e dalle figlie. S’intromette, non invitato, in dispute e litigi ma finisce col ricevere botte da entrambi i contendenti.
Pierrot: è una maschera italiana del ‘500. Il suo nome è un francesismo, deriva da Pierre (Pietro) con l’aggiunta del suffisso “-ot”. Il personaggio è rappresentato come pagliaccio triste, raffigurato con la lacrima che scende sulla gota; si strugge d’amore per Colombina ma non viene corrisposto perché ella ama Arlecchino.
Gianduia. E’ tra le più famose maschere di Carnevale piemontesi, originaria della provincia di Asti.
Fu ideata dal burattinaio Gian Battista Sales nel 1798, pensandolo come contadino buono, ma sospettoso e furbo. Il suo nome originario era
Gioan d’la douja,, che vuol dire “Giovanni del boccale”, abbreviato poi in Gianduia. Questa maschera indossa in testa un tricorno e la parrucca con il codino. Ha un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto. Gianduja ama il buon vino, la buona tavola e l'allegria.
Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino “Gianduiotto”.
Meneghino (da Domenichino): è una maschera milanese che nacque nel ‘600 per la commedia dell’arte. Rappresenta il servo rozzo ma saggio, abile nel deridere i difetti degli aristocratici. La domenica svolgeva il ruolo di cicisbeo, accompagnava le nobildonne a messa o a passeggio. Durante l’insurrezione delle Cinque Giornate di Milano nel 1848 fu scelto dai milanesi come simbolo di eroismo.
Balanzone: questa maschera del ‘500 è di origine bolognese. Il suo nome si fa derivare da Graziano di Baolardo, detto Balanzone perché raccontava balle, frottole. Rappresenta il giurista ma anche il medico. Vesta la toga con collare bianco alla spagnola, cappello nero a grandi falde; porta sempre con sé un grosso libro.
Capitan Spaventa (o Capitan Fracassa): il suo nome per intero è Capitano Rodomonte Spaventa, anche chiamato Capitan Fracassa. Capitan Spaventa è una maschera tradizionale italiana della regione Liguria dell'XI secolo. E’ uno spadaccino temerario che combatte più con la lingua che con la spada.
Stenterello. Questa maschera nacque a Firenze nel 1793 come personaggio della commedia dell’arte. Personificare la generosità, la scaltrezza ma anche l’ottimismo e la saggezza che gli permettono di superare le avversità della vita. Stenterello viene continuamente cercato dai suoi creditori.
Burlamacco: questa maschera è anche il logo del Carnevale di Viareggio. Il nome Burlamacco deriva da Buffalmacco, pittore fiorentino e personaggio del Decamerone. Indossa una tuta a scacchi biancorossi suggerita dal vestito a pezzi di Arlecchino, un ponpon da cipria rubato dal camicione di Pierrot, una gorgiera bianca e ampia alla Capitan Spaventa, un copricapo rosso a imitazione di quello in testa a Rugantino, un mantello nero svolazzante, tipico di Balanzone.
Rugantino: è un personaggio del teatro popolare romanesco, il cui nome sembra derivare dal dialettale “ruganza ” (arroganza). Questa maschera rappresenta “er bullo de Trastevere”, svelto con le parole e con il coltello; arrogante
Il suo tratto caratteristico è quello di un provocatore, insolente, ma in realtà, è un can che abbaia ma non morde. In fondo è anche un pò vile.
"Cerca rogna, je puzza de campà, je rode", minaccia, promette di darle, ma le prende, consolandosi con la battuta divenuta giustamente celebre: "Me n'ha date tante, ma quante je n'ho dette!".
Agli inizi della sua carriera era vestito come un gendarme, ma per questo personaggio fu preferito un abbigliamento da popolano,
Meo Patacca: è un'altra maschera romana che rappresenta il coraggio e la spavalderia. Spiritoso ed insolente, Meo Patacca é il classico bullo romano, esperto ed infallibile tiratore di fionda. Il suo nome deriva dalla “patacca”, termine con il quale venivano indicate diverse monete, in genere grosse, pesanti e di scarso valore. Di qui l'uso in italiano del termine "patacca" per indicare qualcosa che vale meno di quello che sembra.
Pulcinella. Celebre maschera napoletana della commedia dell’arte. Furba e pigra, nella maggior parte dei casi riesce solo a farsi bastonare.
Pulcinella indossa un camicione bianco con larghi pantaloni bianchi, ha un cinturone nero in vita, il ventre sporgente, scarpette nere, un cappuccio bianco in testa e una grossa maschera al viso che lascia scoperta sola la bocca; ha un naso ricurvo, le rughe sulla fronte.
Peppe Nappa: è una maschera siciliana della commedia dell’arte. E’ diventata il logo del Carnevale di Sciacca. Rappresenta un servitore goloso e pigro, capace di salti acrobatici. Il suo nome deriva da "nappa", "toppa" in siciliano.