Autore Topic: Islam ed Europa  (Letto 381 volte)

Annabel

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Islam ed Europa
« il: Febbraio 06, 2016, 17:05:22 »
Lo sceicco Yussef al-Qaradawi, capo spirituale dei Fratelli Musulmani, spiegava nel 1997 che la legge islamica tende a classificare il «Popolo del Libro», ebrei e cristiani, in tre categorie:

Anzitutto i «dimmi», i non musulmani protetti, viventi nei Paesi islamici che formano la «dimora della pace e della vera religione» chiamata «dar al-islam».

 Poi gli «harbi», i non musulmani dei Paesi nemici, raggruppati nella «dimora della guerra»
chiamata  «dar al-harbi».

Infine i «dar al-kufr» i non musulmani dei Paesi della miscredenza o «dimora della tregua provvisoria».

Gli americani e l'America, gli israeliani e Israele appartengono palesemente alla «dimora della guerra» che coincide con la nefanda dimora del Grande Satana. Forse vi rientrano, come sottogruppo nemico, anche gli inglesi e l'Inghilterra.

Dove, invece, le élite militanti, i dottori coranici e gli odierni studenti islamici mettono gli europei continentali e occidentali? Certo non possono considerarli come parte integrata nell'islamica «dimora della pace», così come non possono avere alcun interesse a respingerli nettamente nella «dimora della guerra» riservata agli ebrei e agli anglosassoni.
 Ma c'è, come abbiamo visto, una terza dimensione ambigua, la «dimora della tregua provvisoria», ed è in quel limbo ondeggiante che i fautori e strateghi del neoimperialismo islamico collocano mentalmente oggi l'Occidente europeo.

 Difatti, dove trovano accoglienza legale i tredici terroristi palestinesi espulsi dalla Cisgiordania? In Europa.

 Chi pone sullo stesso piano morale il terrorismo palestinese e le rappresaglie israeliane? L'Europa.

Chi finanzia in maniera indiretta il terrorismo con sovvenzioni ufficialmente destinate all'autogoverno «democratico» della cosiddetta Autorità palestinese? L'Unione Europea.

 Chi pratica una politica lassista nei confronti dell'immigrazione e tollera il radicamento, sui propri territori, del separatismo culturale o «discriminazione positiva» delle comunità musulmane che rifiutano l'integrazione (diritti e doveri) nelle società democratiche che li ospitano? I governi europei.

Per tacere delle sempre più serie discrepanze tra americani ed europei sulle rispettive strategie politiche in Afghanistan, in Medio Oriente, nei confronti dell'Iraq di Saddam Hussein. In tutti questi molteplici aspetti di acquiescenza europea davanti alle invasive migrazioni di massa e agli aggressivi dinamismi culturali e politici, collegati alla Rinascita islamica, s'intravvede l'insorgenza di una singolare sindrome storica e psicologica. Si nota da un pezzo, sui territori dell'Europa, la diffusione nei confronti del problema islamico di stati d'animo permissivi, di comportamenti omertosi e indulgenti, di calcolate sottomissioni e concessioni, di tolleranze legali dettate dalla paura della rappresaglia punitiva.