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Chiare e dolci acque

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Platino:
Quanto ho in biblioteca reale non molto. Ma qui al solito tra i pochi presenti, Petrarca incanta, incita, offre. Trovo sempre "Chiare e dolci acque" unica. Ritrovata, con un segnalibro, stamattina in fase di riordino... Si pone in più letture, nella sensibilità di ognuno.

piccolofi:
 Erano anche fresche, quelle acque..

Platino:
La freschezza, mancava, hai ragione. Sensazione a pelle, forse perse. Chiare e dolci, percezioni intime, celebrali ancora.

Doxa:
Piccolofi ha scritto
--- Citazione --- Erano anche fresche, quelle acque..
--- Termina citazione ---

Si Piccolofiore, “na vorta” quell’acqua era fresca e non inquinata. Anche adesso sembra limpida, invece le recenti analisi ne evidenziano colibatteri, cromo, mercurio ecc. ecc.. E per le “belle membra de Laura” non è più indicata.

Adesso “sta santa donna” me pretende de “passà le acque” alle terme e in alberghi de lusso.

A Platino, “che to dico a fa”, da tanto gentile che era è diventata na vecchia rompiballe. “Nun je sta bene niente” e io “nun la sopporto più”.

Ma…

“Amor con amor si paga,
chi con amor non paga,
degno di amar non è”.

Questa terzina l’ho scritta il 31 dicembre 2018 nel topic omonimo nella sezione “Letteratura che passione”. Questo è il link

https://www.zam.it/forum/index.php?topic=5639.0

Però ancora non ho capito se la terzina è di  messer Francesco oppure, in lingua latina,  dello storico di epoca romana Valerio Massimo.

La strofa vuol significare  che quando si riceve l’amore totale si deve corrispondere altrettanto amore, altrimenti l’amante parziale non è degno di amare e nel contempo di ricevere l’amore totalizzante.

Allora, “S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento?” E’ voglia di amare altre donne senza pentimento.

“Piangete, donne, et con voi pianga Amore;
piangete, amanti, per ciascun paese,…”

Per lenir il mio dolor…

"Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi.

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui".


piccolofi:
Simpatico/elegante intervento, Doxa, ma quanto alla tua rimetta e alla spiegazione che ne dai... a me suona tanto come " Cicero pro domo sua "...
Per voi (uomini ) tutte le strade portano a Roma..

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