Autore Topic: Galatea e Aci  (Letto 803 volte)

Doxa

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Galatea e Aci
« il: Novembre 12, 2020, 09:25:36 »
Galatea e Aci, due personaggi della mitologia greca che evocano il Mar Ionio,  le pendici dell'Etna e nove toponimi nel catanese. Perciò i due post  che seguono li dedico ai nick che abitano a Catania: Victor e Presenza.

Ma debbo cominciare con Roma e la Villa Farnesina.


Roma, Villa Farnesina.  In questo edificio rinascimentale c’è l’affresco raffaellesco “Trionfo di Galatea”.

La dimora fu costruita dal 1506 al 1512  su progetto dell’architetto e pittore Baldassarre Peruzzi per il ricchissimo banchiere senese  Agostino Chigi.

All’epoca il complesso edilizio era denominato “Villa Chigi”.

Con la morte del banchiere, nel 1520, la villa decadde e venne depauperata degli arredi e delle opere d'arte. Nel  1580 fu acquistata dal cardinale Alessandro Farnese e fu denominata “Villa Farnesina”.


Il giardino all'italiana che completava la villa è stato molto alterato nel tempo.

Nel  1884 l'apertura del  Lungotevere comportò la distruzione di una parte dei giardini e della loggia sul fiume.

Dal  1927 l’edificio appartiene allo Stato italiano, che l'ha fatto restaurare. E’ sede dell’Acccademia Nazionale dei Lincei, ma è visitabile.


La loggia serviva da palcoscenico per le feste e le rappresentazioni teatrali organizzate dal proprietario.
Per la decorazione interna Agostino Chigi chiamò i migliori artisti del tempo per eseguire negli spazi interni cicli di  affreschi.

Una delle sale contigue alla loggia è la “Sala di Galatea”, con archi aperti sul giardino, che vennero chiusi nel  1650.
La sala deve il nome all'affresco di Raffaello Sanzio, che dipinse il “Trionfo di Galatea”


 



Roma, Villa Farnesina, “Sala di Galatea”, nel riquadro sulla sinistra, sopra la porta d’ingresso, è raffigurato Polifemo, dipinto dal pittore veneziano Sebastiano del Piombo (1512 – 1513); invece sulla destra è rappresentato il “Trionfo di Galatea”, la bella ninfa fu raffigurata nel 1512 circa da Raffaello circondata da tritoni, nereidi e amorini.


Sebastiano del Piombo, “Polifemo”, Sala di Galatea
Il pittore raffigurò Polifemo nudo;  in seguito, per “decenza”, parte del suo corpo  fu coperto con una specie di  body clothes di tonalità azzurra.

“Trionfo di Galatea”


Questo dipinto fu ispirato da un episodio nelle “Metamorfosi” di Ovidio.

L'affresco parietale mostra la bella ninfa Galatea fra tritoni, nereidi e amorini. La giovane è su una conchiglia che funge da  cocchio tirato da due delfini.

In alto, tre eroti con archi e frecce stanno per lanciare i dardi amorosi contro di lei. Un quarto putto, quasi nascosto da una nuvola,  tiene un fascio di frecce.


 La scena si svolge in mare: Galatea è  l’unico personaggio in piedi.  indossa una veste rossa, gonfiata dal vento, simile a una vela; ha le braccia tese in avanti,  le sue mani sorreggono le briglie  che comandano due delfini che trainano sull’acqua il fantastico cocchio a forma di conchiglia, guidato dal putto alato Palemone. 

Guardando il dipinto, sulla destra ci sono due suonatori, di cui uno è un  tritone;  sulla sinistra è raffigurata una nereide col braccio destro sollevato mentre tenta di sottrarsi all’amplesso  di un tritone. 

segue
« Ultima modifica: Novembre 13, 2020, 14:54:20 da Doxa »

Doxa

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Re:Galatea e Aci
« Risposta #1 il: Novembre 12, 2020, 09:44:29 »
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Il mito narra che Galatea  era innamorata del giovane  pastore Aci, ma della ninfa  era “invaghito” anche il ciclope Polifemo. 

Un giorno  il ciclope sorprese insieme i due giovani amanti.  Il geloso Polifemo, adirato,  lanciò  un  macigno contro Aci, uccidendolo.

Il dio Poseidone, commosso dal dolore di Galatea trasformò il sangue del ragazzo in un corso d’acqua, che venne chiamato Aci: scendeva dall’Etna e giungeva al mare.  Oggi scorre sotterraneo nei pressi di Acireale.

In provincia di Catania, alle falde  vulcano nove toponimi  ricordano il mito: Acireale, Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Aci Catena, Aci Platani (frazione di Acireale)  Aci San Filippo (frazione di Aci Catena) Aci Sant’Antonio, Aci Santa Lucia (quartiere di Aci Catena), Aci Trezza (frazione di Aci Castello).

Ad Acireale, nella Villa Belvedere, c’è un gruppo scultoreo che raffigura  Galatea disperata vicino al corpo di Aci.

Rosario Anastasi, “Aci e Galatea”, Villa Belvedere, Acireale. La ragazza col braccio destro sollevato inveisce contro Polifemo che ha ucciso Aci.
 

Acireale, ingresso principale di Villa Belvedere, dalla quale si può scorgere Taormina e la  montagna dell’Etna.


Antoine-Jean Gros, “Aci e Galatea”,  1833, Chrysler Museum of Art, Norfolk, Virginia
I due giovani amanti si nascondono in una grotta per fuggire da Polifemo, che si vede su uno sperone roccioso al di fuori della spelonca.  Alcune ninfe, compagne di Galatea,  sono nel mare.


« Ultima modifica: Novembre 12, 2020, 09:55:07 da Doxa »

victor

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Re:Galatea e Aci
« Risposta #2 il: Novembre 12, 2020, 15:50:31 »

Oh … Doxa! …

Che bel regalo hai fatto agli Zammiani ed a me in particolare.

Che bellissime immagini.

Sei partito da Villa Farnesina. Ce l’hai mostrata e descritta con tutta la sua storia e ci hai mostrato anche il dipinto di Raffaello che rappresenta il trionfo di Galatea dipinto su una parete, che non conoscevo, assieme a quello di Polifemo del pittore Sebastiano del Piombo.

Poi hai anche inserito due bellissime immagini della città di Acireale (in precedenza avevi parlato di tutti i comuni e le frazioni che portano il nome Aci che si trovano nella zona). Ovviamente conosco bene la zona (quello che mostri è il cancello d’ingresso della Villa Belvedere di Acireale) e la statua di Aci e Galatea che si trova nella fontana della villa e che è una copia dell’originale che sta nella biblioteca Zelantea.

Anch’io ho scritto qualcosa su Aci e Galatea e la riporto.

Victor
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victor

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Re:Galatea e Aci
« Risposta #3 il: Novembre 12, 2020, 16:00:38 »

Leggendo le Metamorfosi di Ovidio, d’un tratto, mi sono tornati alla mente lontane immagini … lontani ricordi … miti … e storia … ma andiamo con ordine …

Galli e Galati

Nelle sue “Storie” Diodoro Siculo scrivendo dell'origine dei Galli ci dice che:

“Nella Celtica in antico era sovrano un uomo illustre, che ebbe una figlia di una statura fuori dalla norma e che, quanto ad avvenenza, superava tutte le altre ragazze. Ma costei, insuperbita per la propria forza fisica e la meravigliosa avvenenza, rifiutava ogni pretendente che la chiedeva in moglie, poiché pensava che nessuno di costoro fosse degno di lei.

“Poiché, nel corso della sua spedizione contro Gerione, Eracle arrivò nella Celtica e vi fondò la città di Alesia, la ragazza, vedendo Eracle ed ammirandone il valore e la superiorità fisica, ne accettò gli abbracci con tutto l’ardore, in quanto anche i suoi genitori avevano dato il loro consenso.

“Unitasi con Eracle generò un figlio di nome Galate, che superava di molto gli uomini della tribù in qualità d’animo e in forza fisica; quando si fu fatto adulto e succedette sul trono dei suoi padri, si assicurò il possesso di ampia parte del territorio confinante e compì grandi imprese di guerra. Divenuto famoso per il suo coraggio, chiamò i suoi sudditi Galli o Galati, dal proprio nome, e da lui prese nome tutta la Gallia”.


Ancora un altro mito: Galatea, Aci e Polifemo

Tutti conoscono la storia di Aci e Galatea, ma non tutti sono a conoscenza della fine …
Aci era un bellissimo e giovane pastore siciliano (aveva 16 anni) amato dalla ninfa Galatea, figlia di Nereo e di Dioride, la quale per lui aveva sdegnosamente respinto l'amore di Polifemo. Avendo però questi sorpreso l'amoroso abbandono dei due amanti, in un accesso di furore, staccato un pezzo di rupe, lo scagliò addosso al rivale uccidendolo. La ninfa ottenne da Poseidone che l'amato fosse trasformato nel fiume omonimo, che oggi scorre sotterraneo nei pressi di Acireale.

Morto Aci, a Galatea non restò altro che lasciarsi consolare da … Polifemo … anche se era “bruttissimo e dal pelo ispido”.

In effetti, da quanto ci narra Ovidio nelle Metamorfosi, Polifemo fece proprio di tutto per ingraziarsi Galatea. Le diceva:

“… Abbi solo un po' di pietà e ascolta, ti supplico, le mie preghiere: a te sola mi sono prosternato. Io che disprezzo Zeus, il cielo e il fulmine che tutto penetra, temo solo te, Nereide: peggiore del fulmine è l'ira tua.

… O Galatea, più candida di un candido petalo di ligustro, più in fiore di un prato, più slanciata di un ontano svettante, più splendente del cristallo, più gaia di un capretto appena nato, più liscia di conchiglie levigate dal flusso del mare, più gradevole del sole in inverno, dell'ombra d'estate …

… più amabile dei frutti, più attraente di un platano eccelso, più luminosa del ghiaccio, più dolce dell'uva matura, più morbida di una piuma di cigno e del latte cagliato, e, se tu non fuggissi, più bella di un orto irriguo; ma ancora, o Galatea, più impetuosa di un giovenco selvaggio, più dura di una vecchia quercia, più infida dell'onda, più sgusciante dei virgulti del salice e della vitalba …

… più insensibile di questi scogli, più violenta di un fiume, più superba del pavone che si gonfia, più furiosa del fuoco, più aspra delle spine, più ringhiosa dell'orsa che allatta, più sorda dei marosi, più spietata di un serpente calpestato, e, cosa che più d'ogni altra vorrei poterti togliere, più veloce, quando fuggi, non solo del cervo incalzato dall'urlo dei latrati, ma del vento che soffia impetuoso! …”


Certamente, come possiamo vedere, Polifemo non lesinò complimenti, né lusinghe … e alla fine … riuscì nel suo intento … Galatea cedette (forse anche per mancanza d’altro …) e la leggenda ci racconta come insieme a Polifemo generò una moltitudine di figli, che formarono una stirpe di alta statura e di notevole forza … Questa stirpe fu chiamata Galatesi (in greco Galatai).

Fino a qui il mito … anzi due miti.

Ed adesso passiamo alla storia: i Galli in Italia.

Plutarco racconta che i Celti, avrebbero lasciato il loro territorio d’origine per motivi demografici, in cerca di nuove terre in grado di sfamarli. La migrazione di decine di migliaia di persone avvenne principalmente su tre direttrici: un gruppo si diresse verso nord (verso la Scandinavia, questi poi divennero i Vichinghi); un secondo gruppo verso ovest, la regione compresa fra i Pirenei e le Alpi (grosso modo l’attuale Francia centro-meridionale; questi furono i Galli), un terzo gruppo si diresse verso sud (i Balcani, la Tracia e l’Anatolia).

Plutarco ci dice anche che, avendo i Galli (della zona francese) gustato il vino prodotto in Italia (introdotto dai Greci) ne rimasero così deliziati da diventarne folli (ἔκφρονες), tanto da migrare in Italia, la terra che offriva un prodotto del genere, e stabilirsi nella pianura padana (Gallia Cisalpina).

Tale testimonianza è confermata anche da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XII 2).

Brenno e il sacco di Roma

Nel 390 a.C. Brenno partì dalla Gallia Cisalpina con un esercito verso il Lazio. Giunto alle porte di Roma sconfisse le milizie Romane, e impose il pagamento di un duro tributo (mille libbre d’oro). Ma l’intervento di Furio Camillo (“non con l’oro, ma col ferro si difende la patria”) riuscì a capovolgere le sorti della guerra e a sconfiggere i Galli.

Dopo la sconfitta la maggior parte dei Galli ritornarono nelle terre di partenza, tranne alcuni gruppi che invece si diressero verso sud e fondarono alcune città che da essi presero il nome di Galati (una si trova in provincia di Reggio Calabria (vicino Brancaleone) e due in provincia di Messina (Galati Mamertina e Galati Marina).

Questi Galli, venuti a conoscenza della leggenda di Polifemo e Galatea se ne appropriarono e la utilizzarono per nobilitare la loro stirpe.

Victor
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