Autore Topic: Che palleee !  (Letto 2146 volte)

Doxa

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Che palleee !
« il: Marzo 16, 2021, 17:03:48 »

 
Mister blue nel tuo forum è permessa la frase che titola questo  topic o è passibile di censura sacerdotale perché considerata peccato veniale ?

Anziché dire  “ma che noia” ormai si usa dire: “che palle !”



Nell’ambiente giornalistico il titolo di un articolo ha l’importante funzione di presentare al lettore il contenuto di una notizia, deve attirare la sua attenzione, lo invita o meno a leggere il testo, a seconda dei suoi interessi.

Il titolo  “Che palleeee” incuriosisce.

Causa “zona rossa” anti-Covid, voglio passare un po’ di tempo argomentando  sulla noia.

Chiarisco, non mi sto annoiando. Ho molte cose da fare. L’unico problema è il non poter andare ovunque.

Con questo topic voglio amplificare il “grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di Noi”,  ;D disse il re Vittorio Emanuele II il 10 gennaio 1859 a Torino nel discorso di apertura del parlamento piemontese.  :)
« Ultima modifica: Marzo 19, 2021, 08:02:21 da Doxa »

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Re:Che palleee !
« Risposta #1 il: Marzo 16, 2021, 18:01:57 »


Che giorno è oggi ?
La pandemia causata dal Covid 19 rattrappisce il tempo sul presente e diventa un esercizio di immaginazione tentare di guardare oltre l’orizzonte.

Secondo lo storico Georges Duby, un contadino francese del Medioevo  forse ignorava in che anno vivesse e a stento era a conoscenza del re che regnava in quel periodo. Del resto a che cosa gli serviva saperlo? La sua vita era identica a quella dei suoi genitori e dei  suoi avi.

Il mondo in cui viviamo, invece, è quello dei cambiamenti “intragenerazionali”:  tante cose cambiano durante  la vita di una stessa generazione. Le scoperte scientifiche e la tecnologia hanno un ruolo fondamentale, ci permettono più tempo libero da dedicare a cose che ci interessano. Ma in questo tempo di pandemia che significato ha parlare della qualità della vita ?

La parola d’ordine è “mindfulness: è una forma di meditazione che focalizza l’attenzione sul momento presente, senza giudicare. Permette di passare da uno stato di sofferenza ad una percezione soggettiva di benessere. L’obiettivo è quello di eliminare l’ afflizione tramite la conoscenza degli stati e dei processi mentali.
Divenendo consapevoli e non critici nei confronti di sé stessi e della realtà, gli individui dovrebbero riuscire a controllare e contenere emozioni e pensieri negativi che possono indurre il patimento. sofferenza.

Il lockdown  ci blocca a lungo in uno stesso ambiente e ci costringe a domandarci: voglio davvero che la mia vita sia soltanto un costante desiderio di essere altrove?

La quarantena è un tempo sospeso, dolente. Ci costringe a riflettere sul nostro rapporto con  l'attesa, la noia.  Questa si presenta quando non siamo  capaci di impegnare in modo efficace la nostra attenzione verso cose  di gradimento e attribuiamo a fattori esterni il  nostro stato aversivo: “quanto è percepito dal soggetto come avverso, ostile”.



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Re:Che palleee !
« Risposta #2 il: Marzo 16, 2021, 18:09:27 »
Mio zio prete, vecchio curato di campagna, la noia la chiama “acedia”, termine latino medievale per indicare l’inazione, la nostra accidia.

Ho cercato di spiegargli che è uno stato d’animo, ma non ci sono riuscito. E’ ostinato ! Per lui l’acedia è un peccato mortale e nulla più. E’ uno dei sette vizi capitali. Induce a non perseguire i beni spirituali ma neanche materiali.

L’acedia di solito colpiva come un virus chi si dedicava alla vita contemplativa, nel nostro tempo chi si dedica alla meditazione…, e al confinamento nell'ambito comunale.

L’accidia ha implicazioni  moralistiche ed ha tratti condivisibili con la noia, ma questa è studiata dalla psicologia. Per questa disciplina la noia è uno stato di apatia, irrequietezza,  riduzione della percezione e delle risposte agli stimoli interni ed esterni.

La noia è una condizione psicologica che può essere transitoria o permanente.

La noia transitoria è reattiva, causata da peculiari contesti o situazioni sociali. Può motivare alla reazione per tentare di raggiungere la soddisfazione.

La noia permanente è endogena, non dipende dall’ambiente esterno ma dall’insoddisfazione per varie cause, per esempio frustrante vita soggettiva, progetti o desideri irrealizzati, non sentirsi amati, ecc..

La noia è proteiforme e può manifestarsi in diversi modi. Può declinare verso la rassegnazione, la “noia apatica”,  o verso la “noia agitata,  anche detta irrequieta”. 

La “noia apatica” è connessa alla mancanza di gratificazioni, con conseguente frustrazioni, sentimenti di inadeguatezza,  di colpa, di sconfitta, si ha anche voglia di morire.
Induce alla rassegnazione, all’indifferenza, allontana i desideri, l’interazione con gli altri, ha contiguità con la depressione, ma si distingue  da questa per la conservazione dell'autostima.

Nel romanzo “Oblòmov” dello scrittore russo Ivan Aleksandrovič Gončarov (1812 – 1891), l'autore descrive Oblomov: “un proprietario terriero russo, fatalista, che vive a san Pietroburgo senza compiere alcuna attività particolare, trascorre molte ore sul divano o sul letto, circondato dal disordine”. 

Invece la noia agitata o irrequieta deriva da uno stato ansioso, che motiva l’individuo ad agire, a cercare situazioni stimolanti che possano placare l’insoddisfazione, poiché per lui ogni cosa raggiunta diventa insignificante, in tal caso  apre la strada alla bulimia, all’abuso di alcol o la dipendenza da droghe. Può tentare la “fuga dalla noia” anche con azioni violente verso gli altri o autodistruttive.
Per evitare la noia molte persone si creano motivazioni per viaggi, acquisti compulsivi,  gioco d’azzardo.



« Ultima modifica: Marzo 17, 2021, 18:52:06 da Doxa »

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Re:Che palleee !
« Risposta #3 il: Marzo 16, 2021, 19:19:37 »
Causa  Covid e le restrizioni indirettamente introdotte dalla pandemia, sperimentiamo come effetti collaterali negativi la noia, la mancanza di libertà, cerchiamo dei modi per tenerci occupati fino a che la pandemia finirà.

La noia si può vincere resistendole, dedicando il tempo del confinamento forzoso alla lettura, alla scrittura, al dialogo, virtuale  con me  quando non siete “afoni”.  ;D

Uno degli psicologi sperimentali  neurocognitivi che  ha fatto delle ricerche sulla noia è John Eastwood, della York University di Toronto, in Canada. I suoi studi evidenziamo che la maggior parte delle persone che soffrono di depressione lamentano anche problemi con la noia, che emerge quando non riusciamo a tenere impegnata l’attenzione e nel contempo non siamo capaci di individuare la causa della mancanza di concentrazione.
 
La noia è uno stato d’animo che si caratterizza per un senso di vuoto e di inutilità, costringe ad un vissuto crepuscolare di insoddisfazione permanente.

Sarebbero predisposti alla noia gli alessitimici: l'alessitimia è l’incapacità di esperire e verbalizzare le proprie emozioni.

Passaggio dalla noia alla paranoia.

La paranoia è una psicosi, caratterizzata nel soggetto da giudizi sbagliati, deliri basati su irreali convinzioni di tipo persecutorio. L’individuo si convince che le sue sofferenze e i suoi fallimenti dipendono da un nemico che si cela nelle persone che incontra. Un esempio, il timore di essere "colpito" dal Covid per colpa di estranei.

La mente paranoica " perde il mondo per salvarsi dal mondo", trova la sua unica salvezza isolandosi in un suo mondo allucinatorio, dove niente lo può minacciare perché il mondo reale è stato completamente trasformato in uno immaginario di cui possiede il controllo totale.

due "aforismi" sulla paranoia:

La tua mente lavora meglio quando sei in uno stato paranoide.La paranoia esplora ogni via e ogni possibilità della tua situazione e lo fa ad alta velocità e con totale chiarezza. (Banksy)

Woody Allen dalla psicanalista: “Direi che la mia paranoia è in fase calante. Continuo a credere che la gente mi segua… ma adesso ho l’impressione che lo faccia senza un vero interesse”. :)
« Ultima modifica: Marzo 19, 2021, 08:24:10 da Doxa »

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Re:Che palleee !
« Risposta #4 il: Marzo 16, 2021, 20:07:08 »
Lo scrittore e poeta Cesare Pavese fu accusato di attività antifascista  ed arrestato.  Imprigionato  nelle “carceri nuove” di Torino, poi  trasferito a Roma nel penitenziario di Regina Coeli. Dopo il processo venne condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro, ma in quel paese rimase per circa 8 mesi: dal 4 agosto 1935 al 15 marzo 1936.

Descrisse l’esperienza di confinato nella sua lettera al suo professore Augusto Monti:

“Qui i paesani mi hanno accolto umanamente, spiegandomi che, del resto, si tratta di una loro tradizione e che fanno così con tutti. Il giorno lo passo “dando volta”, leggicchio, ristudio per la terza volta il greco, fumo la pipa, faccio venir notte; ogni volta indignandomi che, con tante invenzioni solenni, il genio italico non abbia ancora escogitato una droga che propini il letargo a volontà, nel mio caso per tre anni. Per tre anni! Studiare è una parola; non si può niente che valga in questa incertezza di vita, se non assaporare in tutte le sue qualità e quantità più luride la noia, il tedio, la seccaggine, la sgonfia, lo spleen e il mal di pancia. Esercito il più squallido dei passatempi. Acchiappo le mosche, traduco dal greco, mi astengo dal guardare il mare, giro i campi, fumo, tengo lo zibaldone, rileggo la corrispondenza dalla patria, serbo un’inutile castità”.

Nel 1936 mentre era a Brancaleone scrisse anche la poesia titolata “Lo steddazzu”, parola dialettale che indica la  cosiddetta “stella di Venere”, dea dell’amore e della bellezza.

Il pianeta Venere è visibile soltanto poco dopo il tramonto e poco prima dell’alba, perciò   fu anche detto dagli antichi Greci (e poi dai Romani) stella della sera o stella del mattino.



In questa poesia Pavese  descrive la sua noia di vivere e la sua solitudine. Trasferisce sul pescatore la sua angoscia, per dire che la noia esistenziale non abbandona mai l’individuo.

“Lo steddazzu”

L'uomo solo si leva che il mare e ancor buio
e le stelle vacillano. Un tepore di fiato
sale su dalla riva, dov'è il letto del mare,
e addolcisce il respiro. Quest'è l'ora in cui nulla
può accadere. Perfino la pipa tra i denti
pende spenta. Notturno è il sommesso sciacquio.

L'uomo solo ha già acceso un gran fuoco di rami
e lo guarda arrossare il terreno. Anche il mare
tra non molto sarà come il fuoco, avvampante.

Non c'è cosa più amara che l'alba di un giorno
in cui nulla accadrà. Non c'è cosa più amara
che l'inutilità.


Pende stanca nel cielo
una stella verdognola, sorpresa dall'alba.

Vede il mare ancor buio e la macchia di fuoco
a cui l'uomo, per fare qualcosa, si scalda;
vede, e cade dal sonno tra le fosche montagne
dov'è un letto di neve.

La lentezza dell'ora
è spietata, per chi non aspetta più nulla.
Val la pena che il sole si levi dal mare
e la lunga giornata cominci? Domani
tornerà l'alba tiepida con la diafana luce
e sarà come ieri e mai nulla accadrà.
L'uomo solo vorrebbe soltanto dormire.


Quando l'ultima stella si spegne nel cielo,
l'uomo adagio prepara la pipa e l'accende.
« Ultima modifica: Marzo 18, 2021, 15:35:38 da Doxa »

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Re:Che palleee !
« Risposta #5 il: Marzo 17, 2021, 16:38:37 »
Beneee, mister Blue ancora non ha cancellato questo insulso topic, che elaboro come passatempo...  :)



La “noia endogena” può essere causata anche dall’insoddisfazione. Questo sostantivo allude alle frustrazioni derivanti dai progetti o desideri irrealizzati, dalla spiacevole vita soggettiva, dal non sentirsi amati, dal non sentirsi realizzati professionalmente, ecc..

L’insoddisfazione temporanea colpisce tutti, è “normale”. Può motivare alla reazione per tentare di raggiungere la soddisfazione.

Gli errori commessi servono anche per imparare ad elaborare azioni o scelte più efficaci. Se l’insoddisfazione persiste può indurre la depressione oppure all’abuso di alcol o sostanze stupefacenti.

Ci sono persone che non riescono ad essere contente, anche se hanno la vita ricca di avvenimenti e risultati. Può dipendere dal contrasto tra l’io ideale e la persona reale, che induce a “non accettarsi” per quel che si è.
Dietro l’insoddisfazione ci potrebbe essere pure la cosiddetta “ferita dei non amati”, che incide durante l’infanzia o l’adolescenza, periodi cruciali dal punto di vista psicologico, perché determinano una parte importante del destino del soggetto.

A volte per vincere l'insoddisfazione è utile pensare al proprio passato per ricordare la strada percorsa per giungere dove si è nella vita, senza dimenticare le cose realizzate, senza paragonarsi agli altri, senza invidiare chi ha successo, anche se l’invidia, nella giusta misura, spinge all’emulazione, serve per avere ambizione.

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Re:Che palleee !
« Risposta #6 il: Marzo 17, 2021, 18:20:05 »


Noia: scarsa volontà di fare, ma a non fare nulla ci si annoia. E la noia è un'esperienza spiacevole, connotata da tensione emotiva, frustrazione, che si determina quando gli stimoli sono percepiti soggettivamente come monotoni. Allora si cercano motivazioni addizionali o alternative.

Di solito la noia è temporanea, può servire all’evoluzione psicologica, in tal caso è detta “noia reattiva”, può capitare in alcune fasi della vita, come l’adolescenza e la pre-senilità, ma è considerata “normale”.

La noia dà una sensazione di malessere interiore connesso a una prolungata condizione di monotonia o di uniformità.

Numerosi adolescenti che compiono atti di vandalismo o di violenza, quando vengono arrestati e interrogati sulle motivazioni del loro agire rispondono che l’hanno fatto per gioco, non sapendo cosa altro fare. Nella loro noia c’è il “vuoto” interiore che pretende di essere riempito. Ma la noia non si riempie dall’esterno, la sofferenza è endogena.

Il timore per il vuoto esistenziale (horror vacui, in latino) è denominato “cenofobia”.

Quel “vuoto” può essere deleterio ma anche benefico, per esempio per gli artisti, è spazio per la loro creatività.

Il filosofo tedesco Martin Heidegger (1889 – 1976) definì la noia come un “vagare qua e là nell’abisso dell’esistenza come una nebbia muta”, che rende difficile orientarsi, capire dove si sta andando.

La noia sembra essere il filo conduttore che unisce apatia, depressione, incapacità a provare piacere per la vita, con le situazioni caratterizzate da dipendenza da sostanze stupefacenti o da comportamenti in grado di permettere una scarica adrenalinica come l’andar forte in macchina, mettere in atto condotte sessuali a rischio o la violenza verso se stessi o gli altri.

La realtà  dipende da come noi la elaboriamo nella mente e dal valore che decidiamo di attribuirle.

Spesso la noia segnala anche una difficoltà ad adattarsi ad una realtà percepita come inadeguata alle nostre aspettative; affrontare la noia significa fare i conti con la nostra realtà e provare ad accettarla per iniziare a cambiarla.

Ora debbo andare. La “cetra” mi aspetta per suonare l’inno alla noia.   :) L’ispiratrice del brano musicale è la musa Erato, cara ad Apollo, con la quale ho creato un sodalizio artistico.
Lei dopo il bagno purificatore nella fonte Eliconia, si cinge il capo con una corona di mirti e di rose, poi siede vicino a me e suona la lyra per accompagnare il mio canto. Pizzica le corde dello strumento in modo  leggiadro.  :)

« Ultima modifica: Marzo 18, 2021, 16:35:59 da Doxa »

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Re:Che palleee !
« Risposta #7 il: Marzo 17, 2021, 21:06:29 »


Nell’ambito della filosofia sono numerosi i filosofi che fin dall’antichità hanno espresso le loro opinioni riguardo la noia.

Ne cito alcuni.

Il filosofo e teologo francese Blaise Pascal (1623 – 1662), nei “Pensieri” scrisse: "Niente per l'uomo è insopportabile come l’essere in pieno riposo, senza passioni, senza affari da sbrigare, senza svaghi, senza un'occupazione. Egli avverte allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. Subito si leveranno dal fondo della sua anima la noia, la malinconia, la tristezza, l'afflizione, il dispetto, la disperazione”.

Ma spesso l'infelicità dell'uomo è semplicemente "quella di non riuscire a starsene tranquilli in una stanza".

I molti impegni che l'uomo assume non servono a fargli superare l'essenziale infelicità della condizione umana, ma solo a stordirlo e distrarlo mentre cerca di sfuggire da sé stesso.

"E quelli che sull'argomento fanno della filosofia e che giudicano assai poco ragionevole che la gente passi l'intera giornata a correr dietro a una lepre che non si vorrebbe aver comprato, non capiscono nulla della nostra natura. Quella lepre non ci impedirebbe la vista della morte e delle altre miserie, ma la caccia, che ce ne distrae, può farlo...e quand'anche ci si vedesse abbastanza al riparo da tutte le parti, la noia, di sua privata autorità, non farebbe a meno di venire a galla dal fondo del cuore, dov'è naturalmente radicata, e di riempire lo spirito con il suo veleno” (B. Pascal, “Pensieri”).

Per il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) “La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia” (dal libro IV de “Il mondo come volontà e rappresentazione”). Questa proposizione rappresenta una sintesi del pensiero di Schopenhauer sulla vita umana, nella quale prevalgono dolore e noia, poco piacere e rara gioia.

E quando pure l'uomo non viva nel bisogno fisico e nella miseria, quando nessun effimero desiderio (invidia, vanità, onore, vendetta) gli riempia i giorni e le ore, subito la noia, la più angosciosa di tutte le sofferenze, si abbatte su di lui: «Col possesso, svanisce ogni attrattiva; il desiderio rinasce in forma nuova e, con esso, il bisogno; altrimenti, ecco la tristezza, il vuoto, la noia, nemici ancor più terribili del bisogno".

La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia... Il godimento è solo un punto di trapasso impercettibile nel lento oscillare del pendolo. La vita è quindi un alternarsi di dolore e di noia, passando per la momentanea sensazione, meramente negativa, del piacere, del non dolore.


Dal nick Follemente:

(Da un libro di Zap Mangusta)

Secondo Schopenhauer, la Volontà, che per lui andrebbe scritta sempre con la V maiuscola, è l’autentica essenza di ogni creatura, il che significa che tutto ciò che è presente nell’universo, dal più misero filo d’erba alla più complessa galassia del sistema solare, non è altro che vita, volontà di esistere e di perpetrarsi, volontà di non sparire nel nulla, da dove, peraltro, ogni cosa proviene. Va da sé che questo vale più per l’uomo che per ogni altro animale, pianta o oggetto. E’ la nostra volontà, infatti, che ci spinge a desiderare cose in continuazione: cibo, sesso, vestiti, auto, casa, viaggi, gadget, in un vortice incessante di bisogni da soddisfare e di nuove mete da raggiungere: ragazze, sempre più belle, uomini sempre più affascinanti, case sempre più ampie, cieli sempre più blu.
Tuttavia, un attimo dopo che abbiamo concluso il nostro viaggio, acquistato il nostro orologio, mangiato la nostra aragosta, indossato il nostro completo ed espletato le nostre pratiche amorose, ci sentiamo soddisfatti, certo, ma…solo per qualche minuto, al massimo. Passato il quale non ci ricordiamo più dell’obiettivo raggiunto e nel nostro animo sopraggiunge, subdolo e velenoso, quel senso di incompletezza che prelude ad un nuovo bisogno; in poche parole: la noia.



La noia diventa così un rivelatore importante, perché ci aiuta a capire che rincorrere desideri alla rinfusa non ci libererà mai da quel perenne senso di insoddisfazione che attanaglia la nostra esistenza. La noia ci suggerisce di smetterla di andare in giro con tutti quei secchi bucati da riempire con qualsiasi capriccio. Non serve. Torneremmo indietro senza niente.
Secondo Schopenhauer non dobbiamo affannarci a cercare rimedi contro la noia, ma, al contrario, dobbiamo imparare a farcela amica. Sfruttandola, semmai, per appassionarci a cose che altrimenti ignoreremmo, e alle quali ci avviciniamo solo grazie a lei: perché, quando la incontriamo, ci lascia dentro un fondo di sedimentazione che poi comincia a ribollire e fermentare e ci fa venir voglia di soddisfare un impulso artistico, o un interesse filosofico, o di imparare il gioco degli scacchi o di praticare un massaggio alla thailandese o di mille altre cose ancora, che sono in grado di stimolare l’immaginazione e di arricchire la vita.
Come prendere un foglio bianco. E scriverci su qualcosa. Qualsiasi cosa. Oggi non si usa più. Perché a casa non abbiamo più carta. Al computer non serve (ed è un bene per gli alberi). Ma alla fine qualcosa si trova. E si può cominciare a scrivere… tutto quello che ci passa per la mente: la lista settimanale della spesa. Quella delle ex fidanzate, il catalogo mensile degli “sgarbi” ricevuti, quelli che noi abbiamo fatto agli altri. L’elenco delle parole nuove che abbiamo incontrato e di cui non conosciamo il significato: scriverle in bella calligrafia (che in Oriente è considerata un’arte), facendo attenzione a non fermarci o cercando di farlo il meno possibile.

Secondo il filosofo e teologo danese Søren  Kierkegaard (1813 – 1855) la dimensione esistenziale dell’individuo è segnata dall’angoscia, dalla disperazione, dai fallimenti. Nel suo libro “L’arte di sconfiggere la noia” afferma che tutti gli individui sono noiosi  e che l’umanità è coinvolta dalla noia. Per evitare di annoiarsi suggerisce di applicare nella vita quotidiana delle regole de seguire  per  trasformare questo sentimento in ozio creativo e sviluppo dell’immaginazione.

Kierkegaard dice che chi non sceglie e si dedica solo al piacere viene coinvolto dalla noia, dall’indifferenza verso ogni cosa, diventa demotivato.

Nel libro “Diario del seduttore”  questo filosofo dice che l’esteta vive “l’attimo fuggente” , e quando è colto dalla noia, smette di cercare il piacere. La sosta lo fa riflettere sulla sua condizione esistenziale e viene assalito dalla disperazione, che lo mette di fronte al vuoto della propria vita.

L'esteta tipico è per Kierkegaard il seduttore, rappresentato dal personaggio  letterario “Don Giovanni”, il cavaliere spagnolo prototipo del libertino che non si lega a nessuna donna perché non vuole scegliere,  vive cercando unicamente la novità del piacere, l’emozione del nuovo incontro. Questa “etichetta” mi sembra che si addiceva a Franco Califano, che ho citato nel precedente post.

Un altro filosofo francese Henri-Louis Bergson (1859 – 1941) scrisse che quando non  si riesce a dare significato ed importanza al tempo nasce la noia ed il tempo sembra immobile.   

« Ultima modifica: Marzo 20, 2021, 09:07:32 da Doxa »

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« Risposta #8 il: Marzo 18, 2021, 07:16:46 »
“Tutto il resto è noia”  è il titolo del testo della nota canzone  cantata da Franco Califano, con la quale esprimeva la propria filosofia di vita, il suo modo di vivere le relazioni “amorose”. Evitava il  legame stabile per avere l'emozione di una nuova avventura. Si fece tatuare la celebre frase sull’avanbraccio destro.

Questa canzone mi fa pensare al  romanzo di Alberto Moravia  titolato "La noia", nel quale rappresenta la borghesia che tenta di superare la noia con viaggi, sesso e denaro. Il protagonista si chiama Dino, assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda: “La mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi, per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all'appassimento e alla polvere”.

In una parte del romanzo Moravia evidenzia la noia di vivere del pittore Dino, che non ha soddisfazione nemmeno dal rapporto  amoroso o sessuale:

“Il tempo di Cecilia e del suo amante non era il mio. Il loro era il tempo calmo, sicuro, regolare dell'amore; il mio quello rabbioso e ineguale della gelosia.” “Comunque, non ricordo di avere mai amato Cecilia con tanta violenza come in quei giorni in cui la spiavo e sospettavo che mi tradisse.
Mi gettavo su di lei come su un nemico che avessi voluto fare a pezzi, caro nemico, però, che ambiguamente mi incitava a farlo; e non ero quasi mai soddisfatto di un solo amplesso.
In maniera significativa, la sensazione di non possederla realmente, mi assaliva il più delle volte al momento in cui, tutta vestita, dopo avermi salutato, si avviava verso la porta per andarsene; come se la sua partenza mi avesse rivelato a un tratto, in maniera tutta fisica, la sua immutata capacità di sottrarsi a me, di sfuggirmi. Allora la rincorrevo, l'afferravo per i capelli e la scaraventavo sul divano, senza badare alle sue proteste, del resto non troppo energiche, e la prendevo di nuovo, così com'era, tutta vestita, con le scarpe ai piedi e la borsa al braccio, sempre con l'illusoria idea di cancellare, prendendola, la sua autonomia e il suo mistero. Naturalmente, subito dopo l'amplesso, mi accorgevo di non averla posseduta. Ma era troppo tardi : Cecilia se ne andava e io sapevo che il giorno dopo tutto sarebbe ricominciato: l'inutile sorveglianza, il possesso impossibile, la finale delusione”.



Lo scrittore Georges Bernanos (1888 – 1948) nel  romanzo “Diario di un curato di campagna” descrisse la quotidianità del giovane e laborioso presbitero Jean-Marie Baptiste Vianney, curato di Ars, piccolo villaggio distante 35  km da Lione, nel dipartimento francese dell’Ain, dal nome del fiume omonimo che scorre nel suo territorio.
Nei 40 anni di servizio in quella parrocchia quel prete fu attivo nell’insegnamento del catechismo e divenne uno stimato confessore. Il sacerdote intuì che la “malattia dell’anima” più micidiale è la noia: “La mia parrocchia è divorata dalla noia. Come tante altre parrocchie ! La noia le divora sotto i nostri occhi e noi non possiamo farci niente. Qualche giorno forse saremo vinti dal contagio”.

Ancora un altro francese, Charles Baudelaire (1821 – 1867), nel suo capolavoro "Fiori del male", afferma: "La noia è un mostro delicato che, senza strepito, con uno sbadiglio, inghiotte il mondo." L’autore vuol evidenziare che la noia elimina l'interesse verso gli altri, la speranza, le attese, e si comincia a vivere come le famose "ombre che camminano" descritte nel Macbeth di Shakespeare.

Per Giacomo Leopardi (1798 – 1837) la noia "è figlia del nulla e madre del nulla". Era consapevole di quanto essa sia in sé sterile. “Anche il dolore che nasce dalla noia e dal sentimento della vanità delle cose è più tollerabile assai che la stessa noia”.

Ed ancora:  “La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall'esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccontarne, ma nondimeno il non potere essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir così, dalla terra intera; considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole maravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali” (Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, 1817-1819).


In una lettera del 1817 indirizzata al letterato Pietro Giordani,  Leopardi conferma questo suo sentimento che chiama il "vizio dell'absence"  considerandolo un suo difetto, una sua malattia spirituale che lo porta a non saper accettare il mondo così com'è nella sua mediocrità ma a lamentare invece l'assenza, la mancanza di qualcosa per cui valga la pena vivere.

La noia è presente in numerose pagine della letteratura romantica europea, per esempio nell’ insoddisfatta “Madame Bovary” e nella “vaga noia diffusa” di Frédéric ne “L’educazione sentimentale”, due testi dello scrittore francese Gustave Flaubert (1821 – 1880).

« Ultima modifica: Marzo 21, 2021, 10:23:17 da Doxa »

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Re:Che palleee !
« Risposta #9 il: Marzo 18, 2021, 08:12:04 »
Nel terzo libro del “De rerum natura”, scritto dal filosofo e poeta Tito Lucrezio Caro, che visse nel I sec. a. C. e fu un seguace dell’epicureismo,  dice che la noia è presente in noi come “taedium vitae”.

“Oh misere menti degli uomini, oh animi ciechi !
In quale tenebrosa esistenza e fra quanti grandi pericoli
si trascorre questa breve vita!


Secondo Lucrezio si cerca di fuggire dal mal di vivere, ma così facendo si fugge solo da sé stessi poiché si ignora la causa del proprio male, il significato della vita e il destino dopo la morte:

“Se gli uomini, come si vede che sentono di avere
in fondo all'animo un peso che con la sua gravezza li affatica,
potessero anche conoscere da che cause ciò provenga e perché
una sì grande mole, per così dire, di male nel petto persista,
non così passerebbero la vita, come ora per lo più li vediamo:
ognuno non sa quel che si voglia e cerca sempre
di mutar luogo, quasi potesse deporre il suo peso.
Esce spesso fuori del grande palazzo colui
che lo stare in casa ha tediato, e sùbito ritorna,
giacché sente che fuori non si sta per niente meglio.
Corre alla villa, sferzando i puledri, precipitosamente,
come se si affrettasse a recar soccorso alla casa in fiamme;
sbadiglia immediatamente, appena ha toccato la soglia
della villa, o greve si sprofonda nel sonno e cerca l’oblio,
o anche parte in fretta e furia per la città e torna a vederla.
Così ciascuno fugge sé stesso, ma, a quel suo 'io', naturalmente,
come accade, non potendo sfuggire, malvolentieri gli resta attaccato,
e lo odia, perché è malato e non comprende la causa del male;
se la scorgesse bene, ciascuno, lasciata ormai ogni altra cosa,
mirerebbe prima di tutto a conoscere la natura delle cose,
giacché è in questione non la condizione di un’ora sola,
ma quella del tempo senza fine, in cui i mortali devono aspettarsi
che si trovi tutta l’età, qualunque essa sia, che resta dopo la morte.
Infine, a trepidare tanto nei dubbiosi cimenti
quale trista brama di vita con tanta forza ci costringe?


Lo stesso tema è presente nel filosofo e politico Lucio Anneo Seneca (4 a. C. – 65):
"[...] perciò, tolte di mezzo le gioie, che proprio gli impegni offrono a chi si muove di qua e di là, l'animo di costoro non sopporta la casa, la solitudine, le pareti, contro voglia vede di essere stato lasciato solo con sé stesso. Di qui nasce quella noia e quella scontentezza di sé, quel rivoltolarsi dell'animo, che non si placa in alcun luogo, quella sopportazione malcontenta e malata del proprio ozio [...]” ("De tranquillitate animi", II, 9)

Coinvolto dalla noia l'uomo cerca di scuotersi con un insensato attivismo che non fa altro che renderlo ancora più inquieto e consapevole dei suoi fallimenti: "Di qui nasce quella noia, quella scontentezza di sé, quell'inquietudine dello spirito che non trova pace in nessun luogo, una rassegnazione penosa e amara alla propria inattività [...]" (Seneca, "De tranquillitate animi", II, 10)

L'imperatore e filosofo stoico Marco Aurelio (121 - 180) evidenzia l'insoddisfazione come porta d'ingresso per la noia:
“Tutti soffrono di questa medesima malattia, sia quelli afflitti dalla volubilità, dalla noia o dal continuo cambiamento d'umore che rimpiangono sempre quanto hanno lasciato, sia quelli che si abbandonano all'ignavia e all'indifferenza” […] “...quella noia, quella scontentezza di sé, quell'inquietudine dello spirito che non trova pace in nessun luogo, una rassegnazione penosa e amara alla propria inattività...”. Così l’individuo s’impegna in ciò che possa distrarlo ed aiutarlo a superare la noia di vivere: “Dobbiamo convincerci che non dipende dai luoghi il male di cui soffriamo, ma da noi; non abbiamo la forza di sopportare niente, né fatiche né piaceri, neppure noi stessi. Ecco perché alcuni si sono spinti al suicidio, perché le mete che si prefiggevano di raggiungere, a furia di cambiarle, riproponevano sempre le stesse cose, non lasciando spazio alle novità: la vita e il mondo stesso cominciarono a nausearli e alla loro mente si presentò l'interrogativo proprio di chi marcisce tra i propri piaceri: "Sempre le stesse cose! Fino a quando durerà tutto questo?"(Marco Aurelio, “Colloqui con se stesso”).
« Ultima modifica: Marzo 20, 2021, 09:03:28 da Doxa »

Doxa

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Re:Che palleee !
« Risposta #10 il: Marzo 18, 2021, 08:36:13 »


La noia  può emergere quando la quotidianità  e le relazioni  sociali sono insoddisfacenti, ripetitive.

La noia ci allerta sulla necessità di cambiamenti, ma non sempre l’annoiato coglie questo importante allarme psicologico.

Ci sono individui che ricorrono all'aiuto dello psicoterapeuta. Altri, per timore della solitudine sociale,  continuano a frequentare persone e situazioni che stridono con la sua natura. Preferiscono la noia come male minore pur di non sfidare e modificare attivamente convinzioni prese dall’esterno, dai genitori, dagli amici, ecc..

Ci si annoia quando non si dà ascolto  ai propri bisogni emotivi e passivamente si subisce la loro frustrazione per non evitare la solitudine. 

La noia evoca chi affronta le ore ”vuote”,  chiuso nella stanza, e ode soltanto il ticchetio dell’orologio.

“Uffa che noia!”, è l’espressione tipica di chi non sa cosa fare, si stanca a non far niente. E’ coinvolto  dalla noia  incoercibile, tutto si svuota di contenuto e di significato. Sembra avere un effetto paralizzante.

Sto rileggendo il libro titolato “Tempo variabile. Riflessioni sulla noia e sulla passione”, scritto dal filosofo e psicologo Guido Savio, il quale indica le dinamiche della passione e della noia nell’ambito del rapporto di coppia o tra due persone in rapporto tra loro.

L’autore dice che la passione come esperienza soggettiva deve avere le caratteristiche della visibilità e della comunicabilità, invece nel passato veniva considerata un’intima condizione dell’anima, che a volte poteva indurre all’ossessione, oppure alla passività di fronte ad un’entità più forte.

Nel nostro tempo la passione è valutata come impulso irresistibile che rende il soggetto protagonista.
La passione ha bisogno della relazione interpersonale, di un “chi” vive tale esperienza e di un altro “chi” che gliela fa vivere.

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Re:Che palleee !
« Risposta #11 il: Marzo 18, 2021, 09:06:11 »

Anche i gatti sbadigliano per noia !

In altro sito un mio amico virtuale ha scritto:

 “Taedium vitae" è noia della vita, è la fuga da sé stessi e spesso questo disgusto dell’esistenza, questa fuga, è l’unico modo per sfuggire all’angoscia di vivere.

A volte la fuga è solo ideale, altre volte si tratta di veri e propri viaggi. La fuga è un mezzo di evasione, una speranza di salvezza. Dal viaggio disperato nei vari paesi del mondo al rifugio nei paradisi artificiali. Dalla fuga vera e propria a quella ideale, il viaggio di fantasia. Il tema della fuga come via di scampo alla noia è molto caro agli artisti di tutti i tempi.

Se poniamo a confronto tre latini vediamo che ciò che li accomuna è proprio il modo di pensare circa la fuga (dalla noia). I tre latini in questione sono Orazio, Seneca e Lucrezio, che hanno trattato questo argomento, utilizzando a volte dei topoi letterari come l’idea del viaggio.

Osservando i passi dei tre grandi pensatori  notiamo che li accomuna la visione della vita. La vita è un continuo affanno, una continua ricerca. Lucrezio lo chiama Taedium vitae, anche Seneca usa termini simili, Orazio parla di una "strenua inertia". Tutti e tre si rivolgono ad un interlocutore più o meno fittizio cui spiegano, tramite esempi e citazioni, che il viaggio non può giovare al "malato" (chi ha in noia la vita è considerato tale); la visione di paesaggi esotici e la conoscenza di nuovi paesi non può sollevarlo dal suo male, poiché si tratta di un male interiore, che non dipende dal luogo in cui si trova, ma dal rapporto che ha con sé stesso.

La noia di vivere è conosciuta da sempre, perché fa parte dell’indole umana, cambia il nome, ma il senso è sempre lo stesso.

Infine...Charles Pierre Baudelaire che è stato poeta, scrittore, critico letterario, critico d'arte, giornalista, filosofo, aforista, saggista e traduttore; nonostante tutto questo, anche lui ha la noia di vivere... questa sensazione di angoscia e insoddisfazione non lo abbandonerà mai, fino alla morte.

Tuttavia, a differenza dei tre latini, egli cerca una via di scampo attraverso i "paradisi artificiali ". I paradisi in questione sono l’alcol, la droga, ma anche l’amore, visto nella sua duplice forma: sesso e amore spirituale.

Sperimentando ognuno di questi espedienti il poeta francese si rende pian piano conto che non ci sarà (comunque) via di fuga dalla noia di vivere, dal taedium, se non con la morte, che egli arriva ad invocare come unica salvezza”.

Un’altra amica virtuale evidenzia
che “la noia subentra quando si svolge ripetutamente qualcosa che a lungo andare diventa monotono e quindi noioso, oppure quando si svolge qualcosa d'insoddisfacente. Credo capiti a chiunque momenti in cui ci si può annoiare per mancanza di stimoli o momenti di stanchezza, come rimediare? Fare qualcosa di diverso, uscire dalla routine, occorre non adagiarsi nella propria noia, insomma agire che non significa buttarsi e diventare iper-impegnati, accettare anche i momenti in cui c'è bisogno di riposo.

Entro certi limiti la noia è un sentimento normale, se dovuta a cause esterne,  diverso se diventa uno  stato umorale di noia depressiva allora credo sia necessario ricorrere ad un aiuto medico per curare il disturbo”.

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Re:Che palleee !
« Risposta #12 il: Marzo 18, 2021, 09:18:57 »
testo della canzone “La noia”, cantata da Vasco Rossi. E’ un inno alla riscossa, al fare anziché subire passivamente.

La Noia

La noia, la noia, la noia,  la noia,  la noia, 
io non ci vivo più
restaci tu qui.

Soffrirò di nostalgia
ma devo uscire fuori da qui. 
Io devo, io devo,  io devo,  io devo,
e come dicevi tu
tornerai qui
solo quando avrai bruciato tutto
solo allora sì.

E la noia, la noia, la noia
che hai lasciato qui,
quella noia che c'era nell'aria,
che c'era nell'aria allora
è ancora qui
è qui che ti aspetta sai
e tu ora
non puoi certo più scappare
come hai fatto allora
ora sai che vivere
non è vero che c'è sempre
da scoprire
e che l'infinito
è strano ma per noi sai
tutto l'infinito
finisce qui”.


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Re:Che palleee !
« Risposta #13 il: Marzo 18, 2021, 09:23:09 »
Testo della canzone “Tutto il resto è noia”  che cantava Franco Califano.


"Tutto il resto è noia"


“Si, d'accordo l'incontro,
un'emozione che ti scoppia dentro,
l'invito a cena dove c'è atmosfera,
la barba fatta con maggiore cura,
la macchina a lavare ed era ora,
hai voglia di far centro quella sera.

Si d'accordo ma poi..
tutto il resto è noia
no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia,
maledetta noia.

Si, lo so il primo bacio,
il cuore ingenuo che ci casca ancora,
col lungo abbraccio l'illusione dura,
rifiuti di pensare a un'avventura,
poi dici cose giuste al tempo giusto
e pensi il gioco è fatto è tutto a posto.

Si, d'accordo ma poi...
tutto il resto è noia
no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia
maledetta noia.

Poi la notte d'amore,
per sistemare casa un pomeriggio,
sul letto le lenzuola color grigio,
funziona tutto come un orologio.
La prima sera devi dimostrare
che al mondo solo tu sai far l'amore.

Si, d'accordo ma poi..
Tutto il resto è noia,
no, non ho detto gioia,
ma noia, noia, noia
maledetta noia.

Si d'accordo il primo anno,
ma l'entusiasmo che ti resta ancora
è brutta copia di quello che era.
Cominciano i silenzi della sera,
inventi feste e inviti gente in casa,
così non pensi almeno fai qualcosa.

Si, d'accordo ma poi..
Tutto il resto è noia,
no, non ho detto gioia, ma noia, noia,noia
maledetta noia.”


Doxa

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Re:Che palleee !
« Risposta #14 il: Marzo 18, 2021, 09:39:48 »
In conclusione,  la noia è uno stato psicologico che nasce dalla ripetitività, dall'ozio, dalla perdita dell’interesse, dall’alienazione.

Più siamo allenati a tenere attiva la nostra mente, più la riempiamo di informazioni e desideri, più siamo propensi all'azione, ad agire.

Ci si sente annoiati quando non si ha la capacità di auto-intrattenimento, come chi medita o riflette e si apre alla creatività, alla capacità di risolvere i problemi.

Chi si annoia si lamenta che nella sua vita non ci sia niente di interessante: sono sempre le stesse situazioni che si ripetono, la solita routine poco entusiasmante. L’incapacità nel provare piacere ed interesse verso la propria vita nasconde un profondo vissuto depressivo.

Chi si annoia non riesce ad avere interesse in quello che fa, vive una vita in cui non si riconosce e di cui non è soddisfatto ma non sa come cambiarla: sa quello che non vuole ma non sa quello che vuole.

Quanto possiamo realizzare di positivo nella vita può sembrare misero e privo di valore rispetto a tutto ciò che è realizzabile nella fantasia o che altre persone più dotate o più fortunate hanno realizzato.

L’assenza di desiderio, tipica della noia, può proteggere dalla frustrazione di volere cose che si ritengono irrealizzabili o al di fuori della propria portata.

Se io desidero qualcosa che è importante per me e mi impegno per averla e non ci riesco, soffro, ma se io non desidero, non soffro.

Lo stupore protegge dalla noia, dalla demotivazione.

Ma cos’è lo stupore ? Questo sostantivo deriva dal latino “stupor”, dal verbo “stupēre” (= stupire), significa  “stare fermo”, ma non intende l’immobilità del corpo, fa riferimento alla reazione di sorpresa, di intenso turbamento dovuto ad un evento inatteso, piacevole o spiacevole, tale da  togliere quasi la capacità di agire o di parlare.



Il sinonimo di stupore è sbalordimento.
Chi non sbalordisce è depresso o annoiato ?

Annoiato per cosa ? La noia può anche insorgere quando abbiamo raggiunto la stabilità e  diamo tutto per scontato: il lavoro, il/la partner, gli amici, la famiglia. La natura umana è fatta per evolvere, imparare cose nuove. La voglia di conoscere è un potente antidoto alla noia.



The end, finalmente !  :)  ;D
« Ultima modifica: Marzo 20, 2021, 09:27:33 da Doxa »