Autore Topic: "Che cosa è l'uomo ?"  (Letto 980 volte)

Doxa

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"Che cosa è l'uomo ?"
« il: Giugno 14, 2020, 17:00:21 »


La Pontificia Commissione Biblica ha pubblicato alcuni mesi fa  il libro titolato “Che cosa è l’uomo ? (Salmo 8, 5). Un itinerario di antropologia biblica”, pagg. 336, euro 15. Libreria Editrice Vaticana. Acquistabile anche nelle librerie Paoline.

Il testo è redatto da vari studiosi ed è basato sui primi tre capitoli della Genesi, in particolare sul dittico “In principio”, considerato non cronologico.

Il volume è diviso in quattro capitoli dedicati alla creatura umana e al suo rapporto col Creatore, alla  relazione interpersonale con la donna e con la famiglia, la ribellione verso Dio, la colpa, il male, la redenzione, la salvezza.

Il primo capitolo riguarda la concezione dell’essere umano creato da Dio e vivente per il “soffio”  divino. 

La seconda parte del volume riflette sulla condizione dell’uomo “nel giardino” approfondendo gli aspetti del cibo, del lavoro e del rapporto con gli altri esseri viventi, che contribuiscono a delineare la responsabilità dell’individuo nell’aderire al progetto divino.

Il terzo capitolo tratta dell’uomo in quanto essere in relazione, nei suoi rapporti di tipo sponsale, filiale, fraterno, amicale e sociale. Vengono affrontate  anche altre questioni: il valore della sessualità, i rapporti tra genitori e figli, l’etica. 

Il quarto e ultimo capitolo ha per tema la storia dell’uomo nelle due dimensioni di obbedienza e trasgressione ai comandi divini; alleanza con Dio accolta e rifiutata; intervento divino  che rende la storia evento di salvezza.

Per quanto riguarda il titolo del libro: “Che cosa è l’uomo ?” (in ebraico “mah-‘enosh), la frase deriva dal Salmo 8, versetto 5. Lo stessa frase  è nella “lettera agli Ebrei” (2, 6), inclusa nel Nuovo Testamento. Più che una lettera è un  anonimo trattato dedicato ai cristiani ellenizzati di origine ebraica.

La domanda “Che cosa è l’uomo ?” è presente con variazioni e contrappunti sette volte nella Bibbia. La domanda evoca anche Adamo: in ebraico non è un nome proprio, perché  è segnato dall’articolo “ha-‘adam” e significa l’Uomo.

Per secoli la Chiesa e il clero hanno insegnato che da una costola di Adamo sarebbe stato allestito il prototipo della donna, Eva (Genesi 2, 21 – 22). Nel nostro tempo non è più vero.  Si sono sbagliati. Nel citato libro dicono che nell’Antico Testamento il vocabolo ebraico selà non indica la costola né designa una specifica parte del corpo, ma soltanto un lato o un fianco di qualche oggetto.

Se si evita il riferimento a un organo anatomico, è possibile presentare “uomo e donna” fianco a fianco, simili nella loro natura costitutiva, nel contempo essi sono chiamati ad essere “fianco a fianco”, l’uno a lato dell’altro, come aiuto e alleato. L’umanizzazione di Adamo si compie come un essere in relazione, nel guardare negli occhi una donna che è altro da sé e, nel contempo, è parte di lui.

In tal modo si evitano i sarcasmi relativi alla donna creata da una costola di Adamo e le relative applicazioni della dipendenza della donna rispetto all’uomo, spacciandole come avallate sacralmente.

L’evento della creazione della donna, collocato durante il sonno di Adamo, non è una sorta di anestesia indotta dal Dio chirurgo che estrae la costola, ma, come accade spesso nella Bibbia, è la sede di una rivelazione trascendente.

Il messaggio è chiaro: dalla comune umanità (‘adam) si formano le due identità, che in ebraico sono definite con vocaboli  tra loro connessi e declinati al maschile e al femminile: ‘ish (= uomo), e ‘isshah (= donna). Commenta il testo vaticano: “Questo indica non solo la radicale somiglianza, ma prospetta che la loro differenza  sollecita a scoprire il bene spirituale del reciproco riconoscimento, principio di comunione e appello a diventare ‘una sola carne’ (Genesi 2,24). Non è la solitudine del maschio a essere soccorsa , ma è quella dell’essere umano a essere soccorsa, mediante la creazione di uomo e donna” (n.  153).

Nel libro ci sono anche altre sorprese,  criticamente fondate sui testi biblici, anche riguardo a questioni considerate spinose, per esempio la corretta interpretazione del “peccato di Sodoma”, una città condannata non tanto per la “sodomia” dei suoi abitanti, ma per la violazione di una delle norme etico-sociali-religiose: l’ospitalità allo straniero (si leggano i nn. 186 – 188). E questo non è frutto del “politicamente corretto”, ma deriva da una rigorosa analisi storico-critica, ermeneutica e teologica.