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"Adam dove sei ?"

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Doxa:
Jan van Eyck (1390 circa – 1441) fu uno dei più noti pittori del XV secolo.
Tra il 1426 e il 1432 eseguì, con la collaborazione del fratello Hubert,  il polittico dell’Adorazione dell’Agnello mistico per la chiesa di S. Giovanni, a Gand. 


particolare del polittico di Gand: le figure di Adamo ed Eva
 
I loro volti  in primo piano


 


I credenti cristiani  cercano spesso nella Bibbia le risposte alle loro domande riguardanti la fede, il significato della vita, il Dio nascosto creatore di Adamo, il quale si è  occultato  nel giardino  dell’Eden dopo aver trasgredito: 

“…il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: ‘Dove sei ?’ “ (Genesi 3, 9).

Perché ha bisogno di cercare Adamo?  E' onnisciente, perciò sapeva quanto accaduto nell'Eden tra il "serpente" tentatore,  Eva e Adamo.

Quell’interpellanza  divina potrebbe oggi essere così trascritta: “Adamo chi sei ?”
 
L’interrogazione retorica  implica una determinata risposta, perché l’uomo e la donna sono “a sua immagine e a immagine del Signore, maschio e femmina li creò”  (Genesi 1, 27); il  prototipo è Gesù Cristo,  “immagine del Dio invisibile” secondo Paolo di Tarso nella sua lettera ai Colossesi (1, 15). Dio è Spirito, perciò invisibile, ma si è reso visibile con Jesus.
 
Questo “riconoscimento” coinvolge la cosiddetta “salvezza”, l’immaginario abbraccio interpersonale tra il Creatore e la creatura. E quando la libertà dell’individuo traligna nel peccato subentra la dimensione della redenzione, connessa con l’espiazione, il sacrificio di Jesus con la sua morte sulla croce, la risurrezione e la successiva “ascensione”.

“Padre nostro che sei nei cieli, restaci !”: con questa frase dissacrò  la preghiera del “Padre nostro” il poeta e scrittore francese  Jacques Prévert (1900-1977), divenuto famoso come cantautore (con la Gréco e Yves Montand) e sceneggiatore cinematografico.

A lui si deve anche la sarcastica deformazione della scena della Genesi:  “E Dio, sorprendendo Adamo ed Eva, disse loro: ‘Continuate, ve ne prego; non disturbatevi per me. Fate come se io non esistessi !’ ”.

Prévert con queste provocazioni  evidenziava la situazione in cui versa oggi la religiosità e che intacca anche i cosiddetti credenti.

Non si ha più il desiderio di combattere Dio, di espellerlo dalla storia e dalla vita personale. Dio semplicemente lo si ignora, lo si lascia fuori dell’uscio di casa e dell’esistenza. “Fate come se non esistessi”: sembra che sia ormai questa la scelta che gli attribuiamo. Egli non deve disturbare coi suoi comandamenti, non deve interferire nei nostri affari, ci deve lasciar liberi dalla sua ingombrante presenza, relegandosi nel suo cielo dorato.

È la stagione non della morte di Dio (per chi crede nella sua esistenza)  ma della sua inerzia e assenza e questa concezione è più pericolosa perché non inquieta, non costringe a una presa di posizione, non richiede argomenti.

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