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"Il dolore"

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Doxa:
Il poeta ungherese Jòzsef Attila (1905-1937), suicida all’età di 32 anni, nella sua poesia titolata “Il dolore”, dice che questo è come un postino inatteso, ti  bussa alla porta,  “ed ha una lettera per te”: una malattia, la perdita di una persona cara, ecc..

Ecco la sua poesia:

“Il dolore è un postino grigio, muto,
col viso scarno, gli occhi azzurro-chiari;
gli pende giù dalle fragili spalle
la borsa, scuro e logoro ha il vestito.
Dentro al suo petto batte un orologio
da pochi soldi; timido egli sguscia
di strada in strada, si stringe alle mura
delle case, sparisce in un portone.
Poi bussa. Ed ha una lettera per te”.

“Perché Dio ci fa soffrire ?”.

L’antico scrittore e apologeta cristiano Lattanzio (250 circa – 317 circa) nel suo libro titolato “De ira Dei” attribuisce al filosofo greco Epicuro (341 a. C. – 270 a. C.) il paradosso basato sulla premessa apparentemente accettabile (tramite un ragionamento che sembra coerente) per giungere ad una  conclusione inaccettabile:

“Dio - dice Epicuro - o vuole togliere i mali, ma non può; oppure può, ma non vuole; oppure non vuole e non può; oppure vuole e può. Se vuole, ma non può, è impotente; il che è inammissibile in Dio. Se può, ma non vuole, è invidioso; il che pure è alieno da Dio. Se non vuole e non può, allora è invidioso e impotente; e anche questo non può attribuirsi a Dio. Se vuole e può, il che soltanto conviene a Dio, allora da dove vengono i mali? o perché non li toglie ?”

Dio può e vuole; ma poiché il male esiste allora Dio esiste ma non si interessa dell'uomo. Questa è la conclusione alla quale giunge Epicuro al termine di queste ipotesi.

Regina D'Autunno:
Secondo me Dio ha dato all'uomo il libero arbitrio di scegliere tra il bene e il male, e quest'ultimo provoca alla fine dolore ma è una scelta dell'uomo non di Dio.
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