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Amore passionale

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Doxa:

Pietro Canonica: “L’abisso”, 1909, Roma, Museo Pietro Canonica a Villa Borghese

Questo gruppo scultoreo  raffigura l’abbraccio  di due amanti come rappresentazione dell’amore passionale che trascina in un vortice fatale, nell'abisso, ed evoca l’amore di “Paolo e Francesca”, citati da Dante Alighieri nel Canto V dell’Inferno. Il poeta li colloca fra i lussuriosi del II Cerchio.

Nell’episodio è Francesca la sola a parlare, mentre Paolo tace e piange alla fine del racconto della donna, la quale tra l’altro dice:

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona”. 

Le due figure sono rappresentate in ginocchio davanti a un immaginario baratro. 

Braccia, mani e capelli si uniscono, i loro abiti si confondono nelle pieghe dei vestiti.

I volti sono affiancati e gli sguardi rivolti verso l’invisibile voragine che sta per inghiottirli.

In molti vedono nell’opera la celebrazione dell’esaltazione della giovinezza e della vita.

Doxa:
Ma cos’è l’amore passionale ?

E’ il vero amore secondo lo psicoterapeuta Nicola Ghezzani, al quale ha dedicato un libro, titolato: “L’amore passionale” pubblicato nel 2010. Egli considera l’amore un sentimento naturale, spontaneo, coinvolgente, che amalgama la vita e l’anima di due esseri umani, li fonde e li trasforma in un’unica entità.

L’amore passionale è un’esperienza totalitaria e chi ne è coinvolto crede che sia eterno, perciò disperante in caso di separazione.

Per l’amante la persona idealizzata è unica, ne diventa dipendente. Capita con gli amori “adulterini”, gli amori “a distanza”.

Il paradosso dell’amour-passion è la vicinanza: questa nell’amante affievolisce le psicologiche proiezioni, e la miglior conoscenza del/la partner nella sua limitatezza può indurre la delusione.

L’amore passionale dà la sensazione di essere finalmente e veramente vivi. Sentirsi “trascinati” in una esaltante “folie à deux”, in una follia a due, dominati dall’urgenza e dal piacere dei sensi, invece che dal rigido controllore cognitivo che regge molta della nostra vita, può essere liberatorio.

La passione amorosa può nascere dall’infelicità. Chi non si è sentito amato nel passato considera salvifico l’amore passionale.

Il filosofo Umberto Galimberti  nel suo libro “Sulle cose dell’amore” dice che “la passione non ubbidisce a regole, ignora il governo di sé, risponde a un’attrazione violenta che non conosce il limite…”, e una tensione incessante che non trova un modo per soddisfarsi.

La passione trasfigura e vive di fantasia. Infatti per Stendhal la passione non è cieca, ma visionaria.  Nel suo libro titolato “De l’amour“ dice che “Tutto comincia con l’ammirazione per una persona. L’ammirazione mette in moto l’immaginazione che adorna l’essere amato di tutte le possibili perfezioni, e così attiva nell’amante l’aspettativa e la speranza non tanto di essere ricambiato come avviene nelle vicende d’amore, quanto di fondersi con quella perfezione immaginaria che ha trovato nell’amato la sua incarnazione”.

L'amore-passione, scrisse Stendhal, è quello della monaca portoghese Eloisa per Abelardo.

La passione dà energia vitale e non patimento o rassegnata  sopportazione.

mr.blue:

--- Citazione ---Egli considera l’amore un sentimento naturale, spontaneo, coinvolgente, che amalgama la vita e l’anima di due esseri umani, li fonde e li trasforma in un’unica entità.
--- Termina citazione ---

A me sembra più la definizione di amore fusionale, simile a quello che prova un neonato per la madre. Non per nulla il bambino, matura e si sviluppa psicologicamente quando si accorge di essere un'entità separata dalla madre. Il pericolo dell'amore fusionale è l'aspettativa di vedere esauditi i propri desideri nell'immediato come se l'altro fosse un'estensione del proprio sè.
Due esseri fusi in un'unica entità, come il feto è unito alla madre con il cordone ombelicale, sono destinati a un amore drammatico, intriso di sofferenza ogni volta che si verifica una situazione fisica o psicologica di distacco.
L'altro, anche nella passione, va considerato come un completamento del sè non come un'estensione di un Io senza confini.

piccolofi:
Molto interessante il tuo post, Mister. Lo trovo giusto, vero. È pericoloso quello che chiami, con termine efficace, "amore fusionale".

Doxa:
Mister ha scritto

--- Citazione ---A me sembra più la definizione di amore fusionale, simile a quello che prova un neonato per la madre
--- Termina citazione ---

E’ la coppia simbiotica: desidera l’unità, la fusione, ma è vulnerabile alla durata della relazione per la troppa “vicinanza”, che diventa “asfissiante”.

Tale tipo di amore passionale evoca il “mito dell’androgino”, presente nel celebre dialogo platonico “Simposio”.

Nel dialogo interviene anche il commediografo Aristofane, che sceglie il mito per esprimere la sua opinione  su Eros.

All’origine del tempo, dice il poeta, gli esseri umani non erano divisi per genere, ma androgini,  avevano caratteristiche maschili e femminili, due organi sessuali, una sola testa con due facce orientate in direzione opposta, quattro braccia, quattro mani, quattro gambe.

Quegli ermafroditi erano superbi e insolenti verso gli dei. Intervenne Zeus, e li punì, con il fulmine divise i loro corpi, creando da ogni essere umano primordiale un uomo e una donna. Come conseguenza, ogni individuo cerca di ritrovare la propria iniziale completezza cercando la propria metà perduta, due persone  affini spiritualmente e sentimentalmente: le “anime gemelle” o le due metà della mela.

“…Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l’anima a noi più affine, e innamorarcene. Se dunque vogliamo elogiare con un inno il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più affine; ad Eros, che per l’avvenire può aprirci alle più grandi speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla nostra natura d’un tempo: egli promette di guarire la nostra ferita, di darci gioia e felicità.” (Platone, Simposio)
 
Il  messaggio di questo mito  è che Eros equivale al desiderio di  soddisfare la mancanza della persona che, se unita a me, mi darebbe la completezza.

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