Arte, Musica e Spettacolo > Arte

Paesaggio

<< < (2/8) > >>

Doxa:
Tiziano Vecellio


Tiziano, Sacra conversazione Balbi (dal nome del precedente possessore: il marchese Balbi di Piovera, Genova), olio su tela, 1513 circa, Fondazione Magnani-Rocca, Traversetolo  (prov. di Parma).

Questo dipinto è una delle opere più significative di Tiziano in età giovanile. Raffigura la Madonna con il Bambino, santa Caterina di Alessandria, San Domenico,  un donatore.

La Vergine in trono, col Bambino in grembo, si volta verso il donatore, in ginocchio, con le mani giunte in preghiera,   introdotto da san Domenico,  con la tonaca bianca e la cappa nera.

Gesù bambino ha un panno bianco sulle spalle ed  ha il capo rivolto verso santa Caterina d’Alessandria.

La “michelangiolesca” Madonna indossa la  sontuosa veste rossa e il mantello blu.

Nell’iconografia il rosso simboleggia il potere, l’autorità, il sangue di Cristo sulla croce, invece il blu rappresenta la trascendenza (Maria portatrice della divinità, Gesù, nella sua umanità), è il colore del cielo.

La bionda e riccioluta santa Caterina d’Alessandria (d’Egitto) è seduta su un architrave, volta di profilo verso il donatore; sopra lo scollato camice bianco indossa una veste  color lilla e il mantello verde scuro che dalla spalla sinistra le scende fino a terra.

Il fondale è diviso in due parti. Quello sulla sinistra è una parete nera, mette in risalto le donne con il Bambino;

sulla destra, alle spalle di San Domenico, c’è un declivio con alberi, arbusti e case rustiche; 

all’altezza della fronte del donatore si vedono prati, un tratto del letto di un fiume; 

in lontananza alberi e una chiesa con il campanile, le montagne, il cielo leggermente velato dalle bianche nuvole.

segue

Doxa:
Estetica del paesaggio


Capri vista da Punta Campanella

Nei post precedenti vi ho proposto la visione di dipinti con paesaggio, adesso voglio argomentare sull'estetica del paesaggio.

Cos'è l'estetica.

Gli antichi Greci non conoscevano il sostantivo estetica. Usavano la parola "àisthesis", che significa sensazione,  da cui l'aggettivo "aisthetikòs" = che può essere percepito dai sensi, come la bellezza.

Platone, influenzato dal razionalismo pitagorico,  espresse le sue riflessioni sul bello collegandolo all’ordine matematico: proporzione delle parti, simmetria e armonia delle proporzioni.

Secoli dopo dalla dottrina del bello nasce e si afferma l'estetica come disciplina autonoma riguardante il bello, naturale o artistico.
 
Il termine "estetica" che oggi usiamo nacque  come neologismo ideato dal filosofo  tedesco Gotlieb Alexander Baumgarten (1714 – 1762)  per il suo elaborato titolato: "Meditationes philosophicae de nonnullis ad poema pertinentibus" (= Meditazioni filosofiche su argomenti concernenti la poesia), pubblicato nel 1735.

Si dedicò  anche all'elaborazione di un trattato filosofico (rimasto incompiuto) che titolò  "Aesthetica". Il primo volume lo pubblicò nel 1750, il secondo nel 1758.

E dal 1750 l’estetica è un ramo della filosofia.

Baumgarten definì l’estetica come “scienza della conoscenza sensibile”. Studia il bello nelle sue varie forme.

In seguito il filosofo tedesco Immanul Kant (1724 – 1804) nella “Critica del giudizio”, pubblicata nel 1790,  descrisse la sua teoria del bello.  Le sue indagini non si fermarono sulle questioni oggettive legate ai canoni della bellezza, ma sulle modalità di formulazione del “giudizio estetico.

Kant si pose la domanda sul perché e cosa succede quando si dice che qualcosa è bello e quali sono le caratteristiche del giudizio. 

Se guardo un fiore, oppure un dipinto, lo considero bello, in tal modo esprimo un mio giudizio estetico, e non contesto se il mio vicino afferma il contrario.

Ma se dico: questo tulipano è rosso, esprimo una qualità del fiore, una sua rappresentazione, non un giudizio estetico.

La  bellezza  e il piacere estetico fanno parte delle facoltà conoscitive dell’individuo,  creano l’esperienza estetica del bello e il giudizio estetico.

L’estetica come filosofia dell’arte: la definizione venne data da un altro filosofo tedesco, Friedrich Hegel (1770 – 1831) nei suoi corsi universitari nel 1818.  Per Hegel l'Estetica è filosofia dell'arte poiché il bello artistico è più elevato del bello naturale. Secondo questo filosofo è l’esperienza estetica che ci fa emettere un giudizio (estetico) su ciò che consideriamo bello.

Ugo Foscolo scrisse: “La bellezza è una specie di armonia visibile che penetra soavemente nei cuori umani”.

segue

Doxa:

Gli studiosi  attribuiscono a  Francesco Petrarca (1304-1374) la prima descrizione di un paesaggio, dedotta da una sua lettera: "Ascesa al Monte Ventoso", indirizzata  a Dionigi di Borgo San Sepolcro, teologo e frate agostiniano che gli aveva donato una copia delle "Confessioni" di Sant'Agostino.

Durante la lettura di questo libro meditò sulla seguente frase: "Et eunt homines admirari alta montium et ingentes fluctus maris et latissimos lapsus flumininum et oceani ambitum et giros siderum, et reliquunt se ipsos" (= E vanno gli uomini ad ammirare gli alti monti e le alte onde del mare, i lunghi corsi dei fiumi, la grandezza dell'oceano e i movimenti degli astri,   ma dimenticano sé stessi" ). 

La suddetta  proposizione  invita alla riflessione e a dare poca importanza alle cose terrene,  fa capire al poeta l'importanza del cambiamento interiore e dell'impegno necessario per vincere "terrenis impulsibus appetitus", i "desideri suscitati dalle passioni terrene".

L'allegorica lettera narra la scalata del Mont Ventoux, in Provenza, compiuta dal poeta e dal fratello Gherardo tra il 24 e il 26 aprile 1336.

E' un monologo interiore, suscitato dalla scelta del fratello di diventare monaco. Petrarca s'interroga sul significato simbolico e metaforico della sua esperienza di salire sulla cima della montagna e  sul paesaggio che ha visto durante l'ascesa, come forma esteticamente rilevante.






 
Veduta del Monte Ventoso

La contemplazione di un paesaggio, l'ascolto di una sinfonia, la  bellezza di fiore, l'ammirazione suscitata da un dipinto, sono esperienze che determinano in noi il godimento, perché piace.  Ma non tutto ciò che piace  può essere definito bello.

Il sociologo e filosofo tedesco George Simmel  (1858 – 1918). Nel 1913 pubblicò  un libro titolato "Filosofia del paesaggio": è una raccolta di suoi  saggi pubblicati tra il 1911 e il 1913 dedicati al paesaggio.

Le sue riflessioni sono un tentativo di definire il paesaggio, la sua dimensione estetica, il  rapporto tra l'attività creatrice dell'uomo e quella della natura, che nel paesaggio assume forma visibile e cristallizzata, e sul rapporto tra il paesaggio reale e quello artistico nei dipinti.

Per Simmel nel paesaggio  non sono  i singoli elementi (l'albero, una montagna, il mare, la costa ecc.) a creare il paesaggio, ma la sua visione complessiva, che viene percepita ed elaborata mentalmente dall'osservatore.

Infatti il paesaggio è una costruzione mentale, una organizzazione di elementi. Ognuno di noi compie questa operazione spontaneamente tramite la percezione del paesaggio, ma è solo nella pratica artistica che tale operazione raggiunge l'optimum.

Il pittore paesaggista in modo consapevole  evidenzia nella composizione i tratti più  salienti della veduta,   ne sintetizza le qualità, compone paesaggi anche immaginari,  come esito  della costruzione  mentale  estetica e non di una pittura dal vero.

segue

Doxa:
Cos’è il paesaggio?

È l’insieme  degli elementi  che caratterizzano un luogo.

Il paesaggio varia  nel tempo come conseguenza dei fenomeni naturali e dell'intervento dell'uomo.

Il paesaggio è composto da elementi naturali (laghi, fiumi, montagne, ecc.) e da elementi antropici (città, abitazioni, strade, ecc.). Infatti è possibile distinguere due distinte tipologie di paesaggio: paesaggio naturale e paesaggio antropico.

Il paesaggio naturale è quello plasmato dalla natura, dove l’uomo non ha costruito, non è stato modificato dall’azione dell’antropos (= uomo), come il deserto, la foresta tropicale, ecc..
La sua forma e le caratteristiche sono il prodotto dell'interazione dei suoi componenti climatici, geologici ed ecologici.


Columbia River Gorge (Pacific Northwest, Stati Uniti). La gola del fiume Columbia è uno spettacolare canyon fluviale


Il paesaggio antropico (o antropizzato = umanizzato) è quello modificato  dall’uomo: case, ponti, gallerie, fabbriche, paesaggi rurali, industriali, urbani (città).


paesaggio antropizzato della costiera amalfitana



Milano,  zona Portanuova, sulla destra la torre Unicredit. Questo grattacielo nel centro direzionale è alto 231 metri alla guglia. E’ il più alto in Italia.

segue

Doxa:
Mister buongiorno, ho un quesito da sottoporre al tuo “vaglio”.

Penso che ognuno di noi abbia un hobby, oppure sia esperto o conoscente di un ramo del sapere, allora perché non comincia dei topic con vari post su un tema gradito ?

Io scrivo su varie materie, vedo che vengo letto, ma gli interlocutori sono rari, da che dipende ?

In attesa della tua risposta, riprendo il mio metaforico cammino in questo topic.

Non bisogna confondere il paesaggio con l’ambiente:  questo sostantivo deriva dal latino “ambiens”, participio presente del verbo ambire (= andare attorno, circondare).
 
L’ambiente naturale  è tutto ciò che ci sta intorno, che ci circonda, come l’ambiente subacqueo circonda un pesce.  E’  un sistema complesso, formato da fattori fisici, elementi chimici e biologici, che permettono  l’interazione tra gli esseri viventi.

Invece è paesaggio anche  un locus amoenus: frase usata in letteratura con riferimento ad un  luogo ameno, piacevole, fra piante, alberi, vicinanza di una fonte o di un ruscello, il cinguettio degli uccelli.


Thomas Cowperthwait Eakins, Arcadia, olio su tela, 1883, Metropolitan Museum di New York.

Nel bucolico (= pastorale)  paesaggio il giovane in piedi suona il doppio flauto; il bambino sdraiato suona il flauto di Pan; la ragazza dai lunghi capelli raccolti sulla nuca è distesa di spalle, poggiata sul fianco destro sopra un lenzuolo sul prato e ascolta la musica.

Arcadia è il nome di un territorio montuoso della Grecia, nel Peloponneso. Era ed è  frequentata dai pastori  per la transumanza  degli ovini.

Nella  trasfigurazione letteraria e nella poesia l’Arcadia è considerata un luogo idilliaco: questo aggettivo fa riferimento  al vivere con serenità nella natura agreste e generosa.

Secondo la mitologia greca, l’Arcadia era possedimento di Pan, divinità non dell’Olimpo, dall’aspetto di satiro, protettore della pastorizia ed altro.   Era compagno di Dioniso e  di ninfe,  amava la danza e la musica, era un “viveur”: gli piaceva la vita mondana, i divertimenti e le  avventure amorose con le ninfe. Erano divinità immortali di vari tipi, collegate alla natura: per esempio,  Oreadi (= ninfe di montagna);  Nereidi (= ninfe di mare); Naiadi (= ninfe delle fonti) Driadi (=  ninfe degli alberi).  Compagne della bella dea Artemide (dai Romani denominata Diana), quando Pan suonava il flauto le ninfe danzavano e cantavano in modo melodioso. Spesso partecipavano ai cortei di Dioniso,  di Hermes, di  Pan o della cacciatrice Artemide.

La mitologia greca narra che le ninfe erano bellissime, eternamente giovani, corteggiate da uomini mortali e da eroi.
 
Tornando all’Arcadi è soggetto artistico sin dall’antichità, sia nelle arti visuali, sia in letteratura.

Le immagini di bellissime ninfe che giocano e corrono in una rigogliosa foresta sono state frequenti fonti di ispirazione per pittori e scultori.


Navigazione

[0] Indice dei post

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente

Vai alla versione completa