453
« il: Aprile 25, 2014, 19:57:49 »
llCap.IV
Carla
La chat che frequentavo si chiamava Supereva, io non avevo messo foto per paura di essere riconosciuto, e comunque riuscivo a contattare una enorme quantità di donne.
Quando Carla mi scrisse non la leggevo da più di un mese,( seppi dopo che era stata in India) .Già mi aveva parlato di problemi gravi, marito maniaco depresso uscito di casa da qualche giorno e figli allo sbando, una situazione non facile, ma l’istinto mi disse che avrei dovuto conoscerla. Le diedi immediatamente un appuntamento e mi precipitai da lei facendo i sessanta chilometri che ci separavano in mezzora. La mia Alfa aveva un motore da duecentocinquanta cavalli.
Ci incontrammo in un bar appena fuori dall’autostrada e vederla fu una visione.
La figura era snella ma polposetta, sotto il trench color biscotto e la gonnellina al ginocchio si intuivano fianchi snelli e un seno forte , le gambe erano magre. Accavallate e senza calze, lasciavano la visione di un ginocchio piccolo, molto aggraziato, il polpaccio nascosto dagli stivali.
Il viso dalla pelle olivastra era dolce,il sorriso gentile, gli occhi nocciola caldi ed espressivi, solo la voce aveva un po’ stridula, per il resto era una morbidezza.
Chiacchierammo un’oretta prima di accorgermi che avevo trovato la donna che faceva al caso mio. Mai più rapporti occasionali, ma colei che avrebbe saputo darmi quello che cercavo
La guardavo con gli occhi da seduttore e usavo tutte le mie frasi ad effetto, ma non mi sembrava di far colpo. Lei era tutta presa nel racconto dei suoi viaggi in India, dei gioielli che faceva, e anzi, aveva portato qualcosa da farmi vedere. Io facevo finta di guardare interessato ma la sua vicinanza e il suo profumo mi facevano girare la testa. Nel salutarla le sussurrai all’orecchio che avrei voluto baciarla, ma lei fece finta di non sentire. In autostrada cominciai a inondarla di sms, e da quel momento nella mia testa un unico pensiero, farla mia. Capivo che sarebbe stata un’impresa difficile, ma a me vincere facile non è mai piaciuto.
A parte la conquista che prima o poi mi sarebbe riuscita, il problema sarebbe stato mantenere un rapporto lungo nella mia condizione di sposato e soprattutto convincerla a darmi una mano nella mia nuova avventura. Qualsiasi rappresentante o direttore commerciale si sarebbe fatto ingannare da una signora per bene e di bell’aspetto.
Tutto il mio tempo libero era per lei, andavo in negozio mezz’ora prima per incontrarla in chat, e più la conoscevo più capivo che era ciò che mi serviva. Piena di guai fino al collo, ma allegra, simpatica. Capii subito che per consolidare la conoscenza mi sarei dovuto rendere partecipe dei suoi problemi, e così feci, pianificando i debiti che il marito le aveva lasciato e parlando con lei dei figli, soprattutto del più grande che le dava pensieri. Per il resto non la pressavo, era reduce da venticinque anni di monogamia e non volevo forzare i tempi. Sono anche un grande stratega, lei mi sembrava quasi spaventata dalla mia irruenza, ma si divertiva al gioco, voleva essere sedotta ma in maniera raffinata, non era sesso che cercava, ma la sicurezza di un uomo che si prendesse cura di lei. Io ero pronto e poco mi interessavano le conseguenze del mio gesto.
Così la portavo a cena fuori e parlavamo molto, cominciavamo a conoscerci, anche se io le avevo detto di essere separato e non avevo mai accennato al mio piano di battaglia.
Era passato quasi un mese ma lei non mi sembrava dare segni di cedimento, dopo un pranzo in un ristorantino nella sua zona le avevo proposto un albergo, ma lei si era rifiutata, adducendo scuse come “qui in zona mi conoscono e mi sento in imbarazzo.” Io cominciavo a stancarmi, facevo centoventi chilometri un giorno si e uno no per il piacere di vederla e mi sentivo frustrato. Finché una domenica, dopo aver pranzato nel centro storico di Salerno, la feci mia in un albergo a Paestum. Era una bella giornata di fine novembre,l’aria era mite e il cielo limpido. Salimmo in macchina allegri e un po’ brilli, alla ricerca del posticino giusto. La litoranea che ci portava da Salerno a Paestum era una strada dritta col mare e pinete a destra e la piana del Sele a sinistra. Il pomeriggio era ancora luminoso, un sole enorme stava per tuffarsi nel mare piatto e dallo stereo usciva musica di una compilation che avevo commissionato a mio figlio .
Tutto era perfetto, come da programma, sapevo che Carla era una brava ragazza e che forse non era mai stata in albergo con qualcuno che non fosse il marito. Infatti nella hall era imbarazzatissima, tesa e nervosa.
Salimmo in camera e andai in bagno dopo essermi spogliato e aver appoggiato i miei vestiti in ordine su una sedia. Curo la pulizia della mia persona in modo scrupoloso e ho fastidio per qualsiasi odore di umori corporali. Uscito dal bagno la trovai sotto le coperte. Mi applicai con tutto me stesso a un rapporto esteticamente perfetto. Io sono del segno
volevamo lasciare. dea Bilancia , amo l’eleganza e l’armonia, capivo che avrei dovuto usare tatto e delicatezza e così feci. Riuscii piano piano a sbloccarla, scatenando in lei un erotismo forse dovuto a anni di astinenza. Cazzarola la signora era un’amante prodiga di carezze, di dolcezza e un po’ di porconeria che non guasta mai. Dopo forse un paio di ore di sesso ero distrutto e a lei tremavano le gambe. Ma ero felice, mi piaceva e mi piacevamo noi due insieme.
Il viaggio di ritorno risultò velato dalla malinconia del distacco. Ci eravamo trovati e non ci