Autore Topic: Velatio  (Letto 670 volte)

Doxa

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Velatio
« il: Maggio 06, 2021, 17:30:39 »
Di solito le statue o le icone  che raffigurano Maria, la “madre di Dio”, vengono realizzate  con i capelli della donna  coperti da un velo o dal manto.

Anche a Lourdes e a Fatima  miracolosamente “apparve” con il copricapo.  :mah:

Invece Raffaello Sanzio la dipinse più volte  anche senza velo o maphorion: manto femminile  che veniva usato a Bisanzio; copre il capo e la tunica.

Come esempio vi faccio vedere uno dei dipinti realizzati dal Sanzio di Madonna senza velo sul capo.
 

Raffaello Sanzio, Madonna Esterházy, 1508 circa, tempera e olio su tavola, Szépművészeti Múzeum di Budapest, il Museo Nazionale di Belle Arti ungherese.

La composizione:  al centro la Madonna senza il sulla testa mentre sorregge il Bambino Gesù;  entrambi  volgono lo sguardo verso il piccolo San Giovanni, inginocchiato e intento a leggere il cartiglio.

Sarebbe illegittima la raffigurazione della Vergine senza il velo sul capo, se si rispetta l’ammonimento di Paolo di Tarso nella prima lettera ai Corinzi, indirizzata alla comunità cristiana di Corinto, città greca: “Ogni uomo che prega  o profetizza con il capo coperto, manca di rispetto al proprio capo (= Cristo, = Dio). Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo (= al marito), poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo si tagli anche i capelli ! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è la gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo: né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.
Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo (= da Adamo), così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.
Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto ? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere ? La chioma le è stata data a  forma di velo”
(1Cor 11, 4 – 15).

Ovviamente l’ammonimento di Paolo rispecchia gli usi rabbinici del suo tempo.

Per convincere la donna ad indossare il velo, il tarsiota (o chi per lui) usa affermazioni e argomenti che vanno compresi nel contesto della dottrina paolina.

Egli pretendeva il velo sulla testa delle donne durante le assemblee liturgiche, e non in modo permanente. Ma sappiamo che all’epoca in pubblico le donne indossavano sempre il velo.

Nel passato famosi pittori nelle realizzazioni mariane si compiacevano di saper evidenziare con maestria i capelli della Madonna.

Esempi: la “Vergine delle rocce”, di Leonardo da Vinci; la “Purissima”, del Murillo; l’Annunciata di Filippino Lippi.

Ci sono anche statue dedicate alla “Madonna del rosario” realizzate senza velo, come quelle venerate a San Luca o a Bagnara, in prov. di Reggio Calabria.
« Ultima modifica: Maggio 12, 2021, 22:18:27 da ninag »

Doxa

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Velatio Mater Dei
« Risposta #1 il: Maggio 06, 2021, 18:02:55 »
L’usanza del velo come copricapo femminile.

Una legge assira del 12/esimo sec. a.C. proibiva alle donne sposate  e alle figlie di “uomini liberi” di mostrarsi pubblicamente a capo scoperto.



Nella lingua assira “kallàtu” indica “colei che è velata”.

Dagli Assiri c’è l’antica testimonianza che in Mesopotamia il velo aveva anche un significato di distinzione e di appartenenza.

Nell’antichità il “velo”  definiva lo stato sociale della donna, possesso del padre  o del marito. Era obbligatorio soltanto per  quelle appartenenti ai ceti economicamente benestanti.  Le schiave e le prostitute non potevano indossarlo.

Le tre religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo ed islam)  fecero continuare alle donne la tradizionale usanza del velo.
« Ultima modifica: Maggio 06, 2021, 18:17:23 da Doxa »

Doxa

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Re:Velatio
« Risposta #2 il: Maggio 09, 2021, 18:01:18 »
Velatio ed Ebraismo

La velatura della donna deriva da una tradizione millenaria nell’area mesopotamica e nel  Medio Oriente.

Nel XII secolo a.C.  il sovrano assiro Tiglatpileser I (1114 a.C. — 1076 a.C.) emanò una legge che obbligava la donna sposata di indossare  il velo  all’esterno della  sua casa.

Il sostantivo “velo” comprende differenti tipologie: dai veli che coprono solo il capo a quelli che coprono interamente il corpo e il volto.

Nell'ebraismo il velo  indossato dalla donna sposata simboleggia  appartenenza e identità religiosa.

Nella Genesi è descritto l’incontro fra Rebecca, figlia di Bathuel, di origini mesopotamiche, ed Isacco, suo futuro sposo. Lei disse al servo: “Chi è quell'uomo che dal campo viene  verso di noi ? Il servo rispose: E' il mio padrone. Allora ella prese il suo velo e si coprì” (24, 65).

Ancora nella Genesi: “Ella si tolse le vesti da vedova, si coprì d’un velo, se ne avvolse tutta e si mise seduta alla porta di Enaim” (38, 14).

Nel “Cantico dei Cantici”:

“Come sei bella, amica mia, come sei bella! / Gli occhi tuoi sono colombe, / dietro il tuo velo” (4, 1);


“Come spicchio di melagrana è la tua tempia, / dietro il tuo velo. / Siano pure sessanta le mogli del re, / ottanta le concubine, /innumerevoli le ragazze! /  Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, unica per sua madre, / la preferita di colei che l'ha generata”
(6, 7 – 9).

Secondo la tradizione tramandata da vari testi sacri dell’ebraismo, come la Torah e il Talmud, le donne ebree hassidimite il giorno del matrimonio avevano l’obbligo di tagliarsi i capelli e dal quel momento portare un velo colorato per coprirsi.

La Torah stabilisce che una donna deve coprirsi completamente i capelli quando è fuori casa.  Alcune opinioni rabbiniche affermano che non si debba mostrare più di un tefach (circa tre centimetri  di capelli, una ciocca).

Il Talmud (Ketuboth 72) offre una mediazione: la copertura minima dei capelli è un obbligo biblico mentre altre norme di come e quando coprirsi i capelli sono determinate dalla comunità in cui si vive.

La Halakhah (plurale halakhot) è la tradizione "normativa" religiosa dell'ebraismo. Include le 613 mitzvòt,  le successive leggi talmudiche e rabbiniche, le  tradizioni e  le usanze, ma anche numerosi aspetti della vita quotidiana. Per esempio, obbliga le donne sposate a coprire i capelli, considerati   come una parte sensuale e privata.

Nel nostro tempo le donne ebree osservanti indossano diversi tipi di velo: Tichel, Snood e Sheitl.

Il tichel, chiamato anche mitpachat, è un foulard usato come copricapo dalle donne sposate. 


tichel tradizionale

In sostituzione del tichel la  legge ebraica permette alle donne sposate di indossare sopra i capelli naturali la sheitel, la parrucca.  Di solito viene indossata dalle  seguaci della corrente ortodossa.


Una donna ebrea sposata che indossa una parrucca (sheitel) e un copricapo "snood".
 
Anche gli uomini usano il copricapo: la  kippah (plurale kippot), la indossano quando entrano nella sinagoga.

Gli ebrei osservanti  la indossano  anche durante la vita quotidiana  in segno di rispetto verso Dio, per onorarlo.

La kippah  è un simbolo sociale di appartenenza religiosa.

Oltre la kippah gli uomini indossano anche lo "scialle di preghiera": il tallèd (o tallìt). Il tipo più diffuso è il “talled gadol”: un telo rettangolare di varie grandezze, più o meno decorato e dotato obbligatoriamente di frange ai quattro angoli, ma di solito anche sui due lati più corti.  Tali frange si chiamano tzitzit o zizzit e servono per adempiere il comandamento espresso nella Torah: "metterai delle frange alle quattro estremità del mantello con cui ti copri" (Dt 22, 12). 

Le frange sono formate da quattro fili doppi, in modo da risultarne otto, uno dei quali più lungo, che si avvolge intorno agli altri; sono legate in un determinato numero di nodi, corrispondente al valore numerico delle lettere che compongono il nome di Dio.


Talled tradizionale indossato da un ebreo che prega.

Il rito della velazione nel matrimonio ebraico

Un nuovo momento importante della vita è segnato dal matrimonio.  Il dovere di creare una famiglia, secondo la tradizione, è il primo dei 613 precetti della Torah.

Il matrimonio si celebra in sinagoga ma anche nella casa della sposa o dello sposo, oppure in un giardino.

La cerimonia si svolge in due fasi. Con la consacrazione (qiddushìn), lo sposo alla presenza di due testimoni infila l’anello nell’indice destro della sposa e la dichiara sua moglie. Solo il divorzio può ora separarli.

Con lo sposalizio (nissuìm), i giovani, alla presenza di dieci uomini, vanno sotto il baldacchino nuziale (kuppà) o sotto il manto di preghiera (tallèd), simbolo di coabitazione. L’officiante recita sette benedizioni, gli sposi bevono vino da un unico calice che lo sposo poi rompe.
 
Prima della cerimonia lo sposo consegna alla madre della sposa il contratto nuziale (ketubbà), la carta dotale tradizionale. Essa contiene i nomi degli sposi e dei rispettivi padri ed è firmata dallo sposo e da due testimoni. La scrittura e la consegna della ketubbà sono una parte integrante del rito nuziale. Con tale documento il marito si impegna ad assicurare alla sposa, in caso di morte o divorzio, una somma tale da garantirle un tenore di vita indipendente e decoroso.



Nel rituale ebraico il baldacchino simboleggia l'abbraccio di Dio alla terra e la sua protezione verso essa.




« Ultima modifica: Maggio 20, 2021, 08:44:34 da Doxa »

ninag

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Re:Velatio
« Risposta #3 il: Maggio 14, 2021, 19:36:09 »
Tema interessante.

Platino

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Re:Velatio
« Risposta #4 il: Maggio 15, 2021, 20:52:28 »
Assai interessante...