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Post - senzanick61

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Altro / La resa
« il: Aprile 25, 2012, 20:39:27 »

25 gennaio 20..?


La coda è lunghissima, come sempre. Le persone che la compongono si stringono nei cappotti, la temperatura è abbondantemente sotto lo zero. Dal negozio esce un uomo anziano. Indossa un elegante completo grigio, sembra quasi non sentire il freddo. Incurante della gente che lo osserva con ansia, infila una chiave nella serratura incassata nel muro. Dopo qualche istante una pesante lastra d'acciaio inizia a scendere lentamente coprendo la vetrina. L'uomo si volta e fissa la folla ammutolita.
- Andate a casa, ho finito tutto, tornate domani. - Una coppia di anziane donne vicino all'entrata inizia a piangere sommessamente. Uno dei pochi bambini presenti strattona la madre urlando. - Ho fame... ho fame! - Un violento ceffone gli spegne le parole in gola, prima d'essere trascinato via. Un giovane uomo, inutilmente trattenuto dalla fidanzata, afferra il negoziante per le spalle facendolo voltare. Non ha nemmeno il tempo d'alzare il braccio per colpire. La sua testa esplode con un rumore raccapricciante. Sangue e materia cerebrale investono l'uomo che gli sta di fronte e parte della vetrina.
La fidanzata, inorridita, osserva i due uomini apparsi come dal nulla. Riconosce i famigerati miliziani, gli spietati tutori dell'ordine, corpi speciali voluti dal dittatore in persona. Indossano tute d'assalto nere, il volto coperto da passamontagna che lasciano intravedere solo gli occhi, ghiaccio puro. Sconvolta e furibonda si lancia contro di loro. Una raffica delle micidiali mitragliette a puntamento laser la coglie all'altezza del petto, muore ancora prima di toccare il suolo. I paramilitari la oltrepassano senza degnarla d'uno sguardo. Quando arrivano davanti al negozio, l'uomo anziano è ormai solo, la gente è fuggita. Con un fazzoletto cerca maldestramente di togliere le macchie dal costoso abito.
- Tutto bene signore? - L'uomo li guarda spazientito per poi ribattere. - No, non va tutto bene, i vostri capi mi avevano assicurato protezione continua! A momenti ci lascio le penne! - I due si lanciano uno sguardo d'intesa poi quello che aveva parlato per primo continua. - Mi dispiace signore, siamo intervenuti appena ci hanno avvisato dal comando, non succederà più. - L'uomo smette di pulirsi e li fissa sarcastico scuotendo il capo. Estrae quindi le chiavi dalla serratura e indica le decine di telecamere installate praticamente dappertutto. - Ho pagato fior di quattrini al vostro capo per la protezione ed ora... ora mi trovo due cadaveri davanti al negozio! E sono stato aggredito! - Il miliziano che sino a quel momento era rimasto in silenzio scatta come un serpente che si avventi sulla preda. - Senti figlio di puttana, il fatto che tu abbia sempre pagato le tasse non ti da il diritto di rivolgerti così al signor presidente! - L'uomo spalanca gli occhi ed inizia a tremare convulsamente. La morsa dell'altro è ferrea. - Domani potresti trovarti in fila davanti al tuo stesso negozio, assieme a questi miserabili. - Il vecchio annuisce freneticamente e il militare allenta la presa. - Per questa volta non farò rapporto, ma ora liberati di quei due cadaveri. - Indicando col mento gli sventurati fidanzati. Il vecchio scuote ancor di più la testa e, vincendo la nausea, afferra il giovane morto sotto le ascelle per poi trascinarlo verso la porticina di fianco al negozio.
- Incredibile come la gente si faccia ammazzare per un pezzo di pane... - osserva uno dei due mentre si allontanano dalla panetteria. - Vero... - risponde l'altro. - Anche se costa duecento euro al chilo le code sono sempre chilometriche. - A un tratto la radio appesa alle loro cinture emette un crepitio. - Attenzione pattuglia due, movimenti sospetti nei pressi del distributore di carburante di via primo maggio ... passo. - Il più anziano si affretta a rispondere. - Ricevuto comando, siamo in zona, interveniamo subito... passo e chiudo. - Dirigendosi quindi velocemente verso il posto indicato. - Spero di non dover sparare ancora oggi. - afferma il più giovane. - Se le persone reagiscono così per il pane, cosa faranno per la benzina? Proprio oggi ho sentito che ha raggiunto i mille euro al litro. -


25 aprile 20..?


L'anziano dittatore osservò impassibile i monitor. Era la fine ormai. Davanti agli occhi acquosi e stanchi, migliaia di persone stavano mettendo a ferro e fuoco la capitale. Seppe con certezza che, a breve, avrebbero scoperto anche il bunker in cui se ne stava rintanato assieme ai pochi fedelissimi. Vide la propria statua, eretta anni prima nella piazza principale, venir demolita in un batter d'occhio. Vide i pochi miliziani ancora in prima linea, venir circondati e linciati dalla folla affamata e inferocita.
Anni prima, molti anni prima, era stato incaricato di risolvere la crisi che attanagliava il paese. Una situazione temporanea, gli era stato assicurato. E lui, stimato professore ed economista che di politica masticava poco o nulla, aveva accettato subito, conscio che l'impresa sarebbe stata ardua ma con la prospettiva di forti guadagni personali. Tra le prime cose aveva, da subito, introdotto tasse altissime che avevano gettato la popolazione nel panico. I suicidi per disperazione ormai non si contavano più, le famiglie faticavano anche solo a fare la spesa settimanale. Migliaia di negozi avevano dovuto chiudere i battenti, i prezzi, già esorbitanti, erano aumentati in maniera esponenziale, si era ormai sull'orlo del baratro. Nonostante ciò il popolo aveva tentennato a reagire, aveva esitato, ognuno aveva pensato unicamente a se stesso, a come poter risolvere la propria, di situazione. Ed egli aveva sfruttato quelle debolezze, aveva imposto la dittatura con la forza e senza particolari difficoltà.
Questo sino a pochi mesi prima, quando una coppia di giovani fidanzati era stata trucidata davanti a una panetteria. Le persone presenti al fatto, disgustate e ormai al limite, avevano assaltato un distributore di carburante poco distante appiccando il fuoco. Fu il primo segnale della disfatta, a poco a poco gli incendi si erano moltiplicati, la caccia ai miliziani diventò lo sport preferito, nessun prigioniero. Tre mesi di guerra civile misero a ferro e fuoco il paese, morti e feriti non si contavano ormai più.
L'anziano dittatore si passò le mani nodose sul volto quindi fissò il gruppetto di persone che lo attorniavano. Senza dire una parola, si alzò appoggiandosi al bastone e si diresse verso l'uscita del bunker. Gli altri, mestamente, lo seguirono.

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Salute & Benessere / Re:Lo sapevate che...
« il: Aprile 21, 2012, 08:44:08 »
Alla faccia di cerotti e pastiglie costosissime! Non lo sapevo, io non ho mai sofferto di questo disturbo, ma lo farò presente ad un paio di miei amici ;)

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15 minuti per creare / Il grande fiume
« il: Aprile 20, 2012, 23:25:20 »
Passeggiare sulle rive del fiume era sempre stata una sua passione. Quando un problema lo assillava, quando il frastuono della città gli penetrava nella testa, impedendogli di pensare con serenità e assennatezza, si recava senza indugio sulle lanche desolate e solitarie del Po. La giornata si presentava nuvolosa, ogni tanto qualche goccia di pioggia gli bagnava i radi capelli, faceva freddo. Si era giunti ormai alla fine d'aprile, ma sembrava una giornata di metà autunno, il vento sferzava gli alberi e gli faceva lacrimare gli occhi. Si era tolto le scarpe e le calze, i piedi affondavano nella sabbia umida, quindi si era seduto e osservava, in lontananza, i tetti della città. Scegliere quel posto gli era sembrato naturale, sentiva dentro una grande calma. Stormi di gabbiani reali e cornacchie grigie lo sorvolavano di continuo, sembravano presagire qualcosa. Seguiva con lo sguardo le loro piroette, le geometrie virtuali che si disegnavano contro la volta del cielo grigio, e ogni tanto se lo perdeva verso l'estremo orizzonte. Una volta spariti dalla sua vista, tornava a rimirare il gruppo di case a qualche centinaio di metri dal punto in cui si era seduto. La sua si trovava là in mezzo, anche se non riusciva a distinguerla. Quella casa che aveva tanto desiderato, quella per cui aveva sputato sangue. Ora era vuota, i mobili venduti. I futuri proprietari non sarebbero mai venuti a conoscenza del dolore immenso che aveva albergato protetto da quelle pareti, quel fardello era suo, solo suo. Si era alzato di scatto e avvicinato alla riva. Nel momento in cui l'acqua gelida gli aveva bagnato le dita dei piedi, aveva sussultato leggermente, quindi aveva proseguito. Il fiume era in secca e prevedeva di arrivare sino alla metà della sua larghezza, ma non era un problema. La corrente era forte, ma la sua risolutezza lo era ancora di più, lentamente avanzava. L'acqua gli arrivava ormai al petto, ancora pochi passi e sarà finita, aveva pensato. D'un tratto si era sentito afferrare per le caviglie, una forza mostruosa lo trascinava verso il fondo. L'istinto di conservazione lo aveva spinto a roteare ferocemente le braccia, la lotta era impari. In uno squarcio di lucidità aveva finalmente capito cosa stava succedendo. Mulinelli. Uno dei micidiali gorghi del fiume lo stava risucchiando, aveva smesso di agitarsi.



Era stato solo un attimo e si era ritrovato di nuovo in auto con sua moglie. Sono di ritorno da una festa e ha bevuto molto. Lei ha insistito per guidare ma lui non ha voluto sentir ragioni “Meglio io ubriaco che tu sobria” aveva sghignazzato. Subito dopo, lo schianto. L'auto accartocciata, il fumo e lui che riesce ad uscire dal rogo, lui solo. La moglie e il figlio che portava in grembo ardevano all'interno dell'ammasso di lamiere.



Aveva sentito l'acqua riempirgli i polmoni, ancora poco e li avrebbe raggiunti, finalmente. Poi, come l'aveva ghermito, il mulinello lo aveva "sputato" letteralmente fuori. L'aria gli aveva riempito di nuovo il torace indolenzito. Poi alcune voci, una barca che si avvicinava. Il fiume aveva deciso, non era ancora tempo.

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Cassonetto differenziato / Amarezza
« il: Aprile 20, 2012, 12:44:38 »
Sono decisamente amareggiato in questo periodo. La mia ditta mi ha messo in cassa integrazione con prospettive non certo rosee per il futuro. Ma quello che mi fa veramente male è che i cinquantenni come me ormai, nel mondo del lavoro sono considerati CARIATIDI. Ho maturato tanta esperienza in 35 anni di lavoro, poi con le recenti norme a livello pensionistico mi ritrovo ancora una decina d'anni davanti. Perchè veniamo esclusi a priori? La risposta è chiara e lampante. Prima si privilegiavano i giovani, magari ancora in casa dei genitori e senza grandi pretese di stipendio, senza una famiglia da mantenere. Oggi si sono aggiunti gli extracomunitari, persone disposte a tutto per 400-500 euro al mese. Logico che le ditte si rivolgano a loro. E noi cinquantenni, troppo giovani per andare in pensione, ma vecchi abbastanza per essere rifiutati, viviamo nella perenne incertezza.

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15 minuti per creare / Re:L'uovo di Pasqua
« il: Aprile 18, 2012, 20:56:24 »
Grazie :)

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Altro / Re:La Cura
« il: Aprile 14, 2012, 09:08:41 »
Grazie a tutti  :rose:

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Altro / La Cura
« il: Aprile 12, 2012, 14:41:01 »



Come avrebbe affrontato Chiara? Questo si chiedeva mentre, le mani affondate nelle tasche, si avviava stancamente verso casa. Sino a quel momento era riuscito a nascondere il tutto abbastanza bene, anzi, si era stupito della facilità con cui l'aveva ingannata. Ma Chiara era perdutamente innamorata, non faceva testo. Lei pendeva letteralmente dalle sue labbra, accettava senza troppe domande ciò che lui le propinava. Eppure i segnali c'erano stati. Sposati da sette anni, avevano deciso di aspettarne almeno un paio prima di avere figli, erano giovani, ci sarebbe stato tempo. Ma le stagioni passavano, avevano abbandonato qualsiasi tipo di precauzione e facevano l'amore quasi tutte le sere. Ma Chiara non rimaneva incinta e questo lo fece decidere. Senza dire nulla a sua moglie si era sottoposto ad alcuni esami. Se fosse risultato completamente sano avrebbe convinto anche lei a farli, sicuro che non avrebbe fatto obiezioni. Era una gelida mattina di febbraio quando si recò allo studio medico per ritirare il referto. Fabio era un andrologo molto conosciuto in città, ma era anche suo amico da una vita. Quando varcò la soglia dello studio capì subito che qualcosa non andava. Il medico lo fece accomodare e parlò subito chiaro. Non avrebbe potuto avere figli. La notizia lo sconvolse a tal punto che le successive parole dell'amico gli risultarono incomprensibili. Quando si scosse riuscì a captare solo la fine del discorso. - … ma è una cura costosa,molto costosa. - Fabio gli aveva ripetuto pazientemente in cosa consisteva il trattamento. Si trattava di una cura innovativa e senza garanzie di successo per il momento. Nessuna traccia di compassione nella sua voce, solo la realtà dei fatti. Uscito dallo studio aveva fatto due conti, non ce l'avrebbe mai fatta. Avevano già un mutuo e la rata della macchina sulle spalle, nessuna banca gli avrebbe concesso un prestito, nemmeno quella per cui lavorava. Nel breve tragitto verso casa giunse a due conclusioni. La prima era che non avrebbe detto nulla a Chiara, almeno per il momento. La seconda lo terrorizzava ma, con suo grande stupore, aveva iniziato a porla in atto già dal mattino dopo, sino ad oggi. Meno di due ore prima, infatti, il direttore l'aveva convocato nel suo ufficio. Senza tanti preamboli l' aveva accusato di essersi appropriato dei soldi della banca, piccole cifre che, giornalmente, sottraeva dai versamenti dei clienti. Come aveva potuto fare una cosa simile? Come aveva solo pensato di farla franca? Era rimasto in silenzio e con il capo chino per tutta la durata del colloquio, incapace di difendersi. Difendersi da cosa poi, sapeva benissimo che avrebbero potuto scoprirlo, era stato un pazzo a pensare di passare inosservato. Il direttore gli aveva messo un foglio davanti, erano le sue dimissioni. Aveva preso meccanicamente una penna e aveva firmato subito. Solo allora aveva trovato la forza di alzare la testa fissando il direttore. - Bianchi... - aveva proseguito questi in tono più indulgente. - Suo padre morirebbe per questo, se ne rende conto vero? -  egli aveva annuito e l'altro aveva continuato. - Solo l'amicizia che mi legava a lui mi impedisce di denunciarla immediatamente, ha una settimana di tempo per restituire ciò che ha preso... - Aveva lasciato la frase in sospeso, ma il significato era sin troppo chiaro, sarebbe andato in galera se non l'avesse fatto. Tutto ciò che aveva “prelevato” sino a quel momento si trovava sul conto corrente del medico che aveva iniziato la cura. Fabio aveva infatti convinto il collega a dilazionare il pagamento, l'aveva ringraziato per questo. E ora avrebbe dovuto affrontare Chiara. Era ormai giunto dinanzi alla villetta in cui abitavano. Non vide l'auto e quasi se ne rallegrò, come se il poter rimandare il confronto gli fosse d'aiuto. Andò in salotto e si lasciò cadere sul divano. Prese il cellulare dalla tasca e chiamò il medico che stava cercando di farlo tornare uomo. Un paio di giorni prima aveva rifatto gli esami, una delusione. Dopo tre mesi di cura gli spermatozoi risultavano sempre deboli, doveva portare pazienza gli disse l'altro. Gli ricordò altresì che le probabilità erano scarse, che era stato avvisato sin dall'inizio. Annuì nervosamente e chiuse la conversazione. Aveva fatto tutto per niente. Sarebbe andato in prigione per niente. Il rumore dell'auto che entrava nel vialetto lo distolse da quei pensieri. Quando Chiara entrò in casa lo trovò seduto in cucina. Sul tavolo, davanti a se, un bicchiere di vino con accanto la bottiglia mezza vuota. Lo guardò stupita e allarmata. Gli chiese il perché di quella sorpresa, come mai non si trovasse al lavoro. - Chiara, ti devo parlare... - cominciò, ma lei lo zittì ponendogli l'indice sulle labbra. - No amore, qualsiasi cosa tu debba dirmi non potrà mai essere più importante di ciò che ti devo dire io...- Lo prese per mano e lo trascinò in salotto, sul divano.- Mi odierai per questo lo so, ma te lo devo dire... - Un campanello d'allarme gli squillò prepotente nella testa. Che avesse scoperto tutto? Forse che il direttore l'avesse informata dei fatti? Scoprì di avere le mani sudate, le gambe martellavano violentemente il pavimento, era tesissimo. . Tesoro... - continuò lei... - Ho fatto alcune visite, purtroppo non potremo avere dei figli... - gli gettò le braccia al collo e scoppiò in un pianto dirotto. Lui rimase come impietrito, gli venne da ridere e piangere al tempo stesso. - Lo so... - continuò lei tra i singhiozzi. - Avrei dovuto dirtelo, parlartene. Ma avevo paura di perderti, conosco il tuo desiderio di avere un figlio... perdonami. - Le accarezzò i capelli e quando l'attirò a se stava tremando. - A meno che... - proseguì lei. - … a meno che non segua una cura, è molto costosa e non ci sono garanzie, ma sarebbe l'unica strada...

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15 minuti per creare / L'uovo di Pasqua
« il: Aprile 08, 2012, 08:52:25 »
Il mercato è gremito. Una moltitudine di persone si incrocia, si prende a spallate, impreca. Mi inserisco anch'io nella fiumana e subito gli odori mi assalgono pregnanti e pungenti. Il vociare continuo mi fa quasi dimenticare il motivo per cui sono arrivato sino al centro di quella confusione. Ho sempre detestato i luoghi troppo affollati. Punto diritto alla bancarella che m'interessa, in questo sabato pasquale è quella più affollata naturalmente. Le uova di cioccolata esposte sono di ogni tipo. Piccole, medie, grandi ed enormi. Non guardo i prezzi, non mi interessano. Un bimbo mi passa accanto piangendo disperatamente, vuole l'uovo della sua squadra del cuore. Finiti. La madre lo strattona borbottando di altre bancarelle, al massimo andranno all'ipermercato dice. Distolgo lo sguardo e mi concentro sul venditore anzi, sui venditori. Sono marito e moglie e li conosco di vista. Abitano nel mio stesso quartiere e mi ripugna quello che sto per fare, ma la loro bancarella è la più vicina a una via di fuga. Sono indaffaratissimi, attendo. Ho già adocchiato l'uovo che m'interessa, non grandissimo ma carino. Nonostante la giornata sia fresca sento il sudore colarmi sulla schiena. Cerco di darmi un contegno. Mi guardo intorno e alzo il braccio per guardare l'ora. Che scemo, l'orologio ora è al polso di uno che nemmeno conosco. L'ho venduto un paio di giorni prima, diciamo che l'ho regalato visto il valore e quello che ho spuntato. Mi volto per l'ennesima volta a controllare. Quando mi rigiro il braccio scatta veloce. Strappo l'uovo dalla sua sede e mi allontano senza fretta. Non oso voltarmi di nuovo. Le gocce di sudore sulla schiena sembrano essersi trasformate in cubetti di ghiaccio. Ancora pochi metri e sarò fuori dalla bolgia, al sicuro. EHI LEI...FERMO! La voce è decisa, autoritaria. Mi blocco sul posto e chiudo gli occhi. Una mano mi cinge il bicipite costringendomi a voltarmi. Quando li riapro la testa inizia a girarmi in maniera vorticosa, sapevo che sarebbe accaduto, la mia carriera di ladro è finita ancor prima di cominciare. Scortato dai vigili in servizio al mercato ritorno verso la bancarella. La gente si scosta e mi guarda con ribrezzo, alcuni forse mostrano pietà, compassione. Il venditore mi osserva senza dire una parola poi si rivolge agli agenti. Uno di loro gli restituisce l'uovo e dice che no, non serve la sua denuncia, sono stato colto sul fatto. Arrivo al comando distrutto. Quando mi chiedono se voglio chiamare il mio avvocato scuoto la testa. E chi se lo può permettere un avvocato? Non mi rinchiudono in una cella, questo succede solo nei telefilm. Resto seduto in un ufficio con un agente che mi guarda distrattamente. Osservo la porta e l'idea di fuggire mi attraversa la mente. Ma non sono sicuro che le gambe possano reggere. Un paio d'ore più tardi un ufficiale fa il suo ingresso e congeda l'agente prendendo il suo posto. In mano ha un foglio che appoggia sulla scrivania. Inizia a leggerlo. Ogni tanto alza gli occhi e mi fissa. Quando finisce si lascia andare sulla poltrona. Non dice nulla ma la domanda è implicita. Potrei dirgli che sino a pochi mesi prima possedevo una piccola azienda. Potrei dirgli che ho dovuto licenziare i miei cinque dipendenti per mancanza di ordinazioni. Potrei dirgli che le tasse mi stavano ammazzando. Potrei dirgli che il mio attuale domicilio è la mia auto, senza assicurazione, senza bollo e sopratutto senza benzina. Potrei dirgli che mia moglie ha voluto il divorzio. Invece mi limito a sussurrare - Volevo solo un uovo per il mio nipotino...

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15 minuti per creare / Il Nulla
« il: Marzo 31, 2012, 23:12:29 »
Fisso il monitor da circa un paio d'ore. Nulla. Miriadi di idee attraversano il mio cervello cercando un punto d'incontro. Nulla. Mi butto sui tasti in maniera frenetica quando, per un istante, credo d'aver trovato la via giusta, la storia perfetta. Dopo una cinquantina di righe rialzo la testa dolente, seleziono il tutto...cancello. Nulla. Ma non demordo, domani è domenica, la sveglia resterà muta e la voglia di scrivere è impellente, quasi arrogante direi, è lei che comanda il gioco. Stasera non ho nemmeno cenato, sono arrivato a casa quasi in stato di trance, nemmeno il tempo di togliere il giubbotto che il computer già emetteva i suoi ronzii...Il cibo? Un'appendice, un surrogato. Riparto frenetico sui tasti, altre cinquanta righe e cancello. Nulla. I palmi delle mani raschiano le guance ruvide di barba non fatta. Il mal di testa aumenta di pari passo alla mia frustrazione. Sono le cinque del mattino e la suoneria del cellulare mi fa sussultare. Guardo il numero e metto il silenzioso. Non ho voglia di nessuno in questo momento, siamo soli, io e il mio computer, è una sfida. Nulla. Ha vinto lui. Trascinandomi su gambe insensibili mi avvio verso il letto sfatto dalla notte prima. Appoggio la testa sul cuscino e la stanza sembra girare, dapprima lentamente poi, come un vortice, sempre più veloce. Chiudo gli occhi e la storia, come per incanto, mi appare nitida e chiara. Faccio per alzarmi ma le gambe non rispondono. Più aumenta lo sforzo più la storia prende forma, ma è inutile, la spossatezza ha il sopravvento e mi lascio andare. Domani, mi dico, sarà per domani...Nulla.

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Anch'io Scrivo poesia! / Sognare
« il: Marzo 30, 2012, 22:58:48 »
Una telefonata ti riempie la giornata

ma può bensì distrugger  la tua  vita

Quella voce così tanto sognata

quella voce così tenacemente inseguita.


Euforico e raggiante prima

depresso e annichilito in un istante

ti chiedi se l'altrui stima

non sia solo un soffio d'ali volante.


Il telefono ora muto tace nella mano

l'eco di quella voce ormai lontano

in un silenzio da far tremare.


Trascinando anima e corpo al riposo

ti accorgi d'andare a ritroso

non ti resta che sognare.

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15 minuti per creare / All'alba
« il: Marzo 25, 2012, 09:38:32 »
Mi sveglio alle prime luci dell'alba e, con gli occhi chiusi, mi giro su un fianco. Il mio braccio le cinge la vita, le mie dita percorrono con delicatezza ogni curva di quel corpo che, sino a qualche ora prima, vibrava e si contorceva sotto di me. Poi lo squillo lacerante della sveglia...no...non adesso per favore! Poi mi accorgo che si tratta del cellulare, svogliatamente schiaccio il tasto verde. - Ciao amore, scusa se ti ho svegliato, ma volevo dirti che è stato bellissimo, mi manchi. Vorrei fosse già sabato, ti amo. -  Sorrido. Tasto di nuovo il cuscino accanto a me e rispondo. - Anche tu mi manchi tesoro, non sai quanto... a presto.

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Sentimentale / Re:Per sempre insieme
« il: Marzo 18, 2012, 10:23:10 »
amore e morte, tema sempre presente in noi. Bravo, scritto senza enfasi,  con le note ben calibrate.

Felice ti sia piaciuto, grazie  :rose:

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Sentimentale / Per sempre insieme
« il: Marzo 18, 2012, 08:17:47 »
La notte prima avevano fatto all'amore in modo sublime. Seppure fossero trascorsi mesi dalla volta precedente, i loro corpi si erano riconosciuti immediatamente. Le mani sapevano esattamente come stimolare le corde esatte, un incastro magico che aveva il potere di far ricominciare tutto da capo, un'eterna prima volta. La cosa che lo faceva impazzire più di tutte era la reattività del suo corpo. Anche nel sonno profondo, bastava un solo tocco affinché questi reagisse come d'istinto, inarcandosi e aderendo inconsciamente al suo. Queste cose gli sarebbero mancate in maniera quasi insopportabile ma non avrebbe potuto sopportare quel fardello,le avrebbe parlato, le doveva confessare che, in sua assenza, era andato a letto con un'altra. Una conosciuta per caso certo, ma che differenza poteva esserci? L'aveva fatto e basta. Il silenzio e la menzogna l'avrebbero distrutto, annichilito. Con questo stato d'animo si era coricato al suo fianco quell'ultima sera, conscio del fatto che lei avrebbe potuto percepire il suo turbamento, la sua ansia. Solo la perfetta fusione dei loro corpi l'aveva salvato. Solo quell'armonia perfetta ebbe il potere di cancellare dalla sua mente tutti quei pensieri, sino al subito dopo, sino a quando, finalmente, si decise.

Il mattino successivo la situazione era decisamente cambiata. Avevano percorso i pochi chilometri verso la stazione in un gelido e assoluto silenzio. Lei era restata perfettamente immobile per tutto il tempo, le braccia incrociate sul seno e lo sguardo fisso sulla strada, sembrava non respirasse nemmeno. Una volta arrivati al parcheggio la precedette cercando d'aprire il baule per prendere lo zaino e il trolley. Lei gli impedì di farlo piazzandosi davanti con movimenti secchi e decisi, poi si voltò a fissarlo. Quello che lesse nei suoi occhi fu uno shock tremendo. Quello che vide in quelle splendide iridi si sarebbe potuto riassumere in tre parole: pena, disprezzo, rancore. Fosse stata un'attrice, in quel momento avrebbe sicuramente vinto l'oscar come migliore protagonista. Sentì le gambe trasformarsi in gelatina, la bocca gli si inaridì e il respiro diventò di colpo un problema di vita o di morte. Poi, senza una parola, lei si girò avviandosi verso la stazione. Incapace di muovere un solo muscolo la guardò scomparire in un sottopasso. Fu in quell'istante che capì di non poter vivere senza di lei. Come colpito da una violenta scossa si mise a correre all'impazzata, non sapeva per quanto tempo fosse rimasto imbambolato, forse avrebbe fatto ancora in tempo, si maledisse per non aver agito prima. Attraversò il viale rischiando di essere investito più volte. Sentì la caviglia piegarsi in modo anomalo quando prese una buca a tutta velocità. Il dolore lancinante non gli impedì tuttavia di continuare nella sua corsa sfrenata. Una volta giunto sulla banchina affollata si fermò di colpo ansimando. Nonostante la ressa riuscì a individuarla immediatamente. Stava salendo su un treno sulla banchina opposta, un treno che sarebbe partito di lì a un minuto. Con la caviglia ormai gonfia e sempre più dolorante non l'avrebbe mai raggiunta prendendo il sottopasso.

Il tutto avvenne in un attimo. Diede una rapida occhiata intorno, nessun ferroviere o poliziotto era nei pressi. Con uno slancio superò d'un balzo la linea gialla e atterrò, purtroppo per lui, sulla gamba sbagliata. Al contatto col terreno la sua guancia sbatté violentemente contro la rotaia, perse i sensi. - Attenzione, treno in transito sul binario 2 … allontanarsi dalla linea gialla! - L'altoparlante aveva appena smesso di gracchiare quando si alzarono le prima urla. Un uomo non più giovane fece per lanciarsi sulla massicciata ma venne trattenuto violentemente dalla moglie. Richiamata dal frastuono la giovane donna si bloccò sull'ultimo gradino e si voltò. Riconobbe subito la camicia azzurra e i jeans neri. Un fischio acuto le fece voltare la testa, le luci del treno in transito si stavano avvicinando veloci, troppo veloci. Si sfilò lo zaino che cadde pesantemente a terra e mollò il trolley lanciandosi contemporaneamente verso i binari. Gli cadde praticamente sopra. - Attenzione, treno in transito sul binario 2 … allontanarsi dalla linea gialla! - Altre urla, questa volta molto più numerose, si alzarono appena il treno ad alta velocità fu passato.

Era l'imbrunire e le persone si stavano diradando. Aveva passato la giornata parlandole, facendole domande. Sapeva bene che le risposte non sarebbero mai arrivate, eppure continuava a insistere, perché... perché... Passò un inserviente che gli disse qualcosa, lui annuì pur non avendo capito esattamente le parole. Ma sapeva che era giunto il momento. Appoggiò la stampella e si alzò. La lapide in marmo nero aveva increspature biancastre, nell'angolo superiore sinistro un pezzo era saltato via. Al centro, incorniciata in un rettangolo d'argento, lei gli sorrideva. La vista gli si offuscò quando le lacrime arrivarono improvvise. Prese un fazzoletto dalla tasca e se lo passò sul viso. Quando tornò a guardare la fotografia, l'espressione di lei era cambiata. Come un flash la sua mente ritornò a quella mattina e a quel parcheggio, al momento in cui lo fissò prima di andarsene. Voltò le spalle alla tomba e annuì. Si, era giunto il momento. Percorse il vialetto verso l'uscita del cimitero appoggiandosi alle stampelle. Sentiva, come un marchio a fuoco, lo sguardo di lei sulla schiena, bruciava maledettamente.

Quando si era svegliato, alcuni giorni prima, in un candido e asettico letto d'ospedale, si era trovato di fronte un medico e un'infermiera. Subito dietro un poliziotto. Assicuratisi che stava bene, i sanitari lo avevano lasciato solo con l'agente. Costui aveva cominciato a tempestarlo di domande, chiedendogli sopratutto cosa diavolo gli era venuto in mente di attraversare i binari, non sapeva forse che esistevano i sottopassi? Voleva forse suicidarsi? O più semplicemente stava perdendo il treno? Aveva risposto a monosillabi, i si e i no si erano sprecati. Alla fine però la domanda gli era giunta spontanea. Aveva chiesto al poliziotto come mai fosse ancora vivo, quale miracolo l'aveva preservato da quella fine orribile. L'altro aveva tergiversato giocherellando con l'agenda, poi gli aveva risposto. - Signore, lei deve la vita a una giovane donna. Vedendola in pericolo non ha esitato a lanciarsi sui binari riuscendo a spostarla quel tanto che bastava. Purtroppo il treno era vicinissimo, lei non ce l'ha fatta. La conosceva forse? - Gli disse il nome ma la sua mente era già lontana.

Lasciatosi il cimitero era alle spalle si diresse verso la stazione. Non differiva molto da quella della sua città, si assomigliavano tutte. Rise di quella constatazione, una risatina isterica più che altro e attraversò la strada. Questa volta, vedendolo con le stampelle, gli automobilisti si fermarono lasciandolo passare. L'altoparlante avvisò i passeggeri che un treno in transito sarebbe passato sul binario 1. Li pregava di allontanarsi dalla linea gialla. Stavolta non prese lo slancio, lasciò cadere le stampelle e scese sulla massicciata. L'intercity sfrecciò in pochi secondi, le urla si alzarono pochi istanti più tardi.

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Erotico / Lei era li
« il: Marzo 10, 2012, 07:24:29 »
Lei era lì. Distesa sul tavolo della cucina lo fissava vogliosa. Indossava solamente un perizoma nero. I seni danzavano al ritmo del suo respiro. Si avvicinò lentamente e si sedette su una sedia, osservandola. Con un movimento repentino ma, al tempo stesso aggraziato, gli fece passare una gamba sopra la testa. Il triangolo nero del perizoma all’improvviso si trovò davanti al suo viso. Le afferrò le natiche tirandola ancor più verso di se, la sentì gemere. Iniziò a leccarle l’interno delle cosce, sapeva che la cosa la faceva impazzire. Il profumo di donna, inebriante e potente, non gli fece però perdere il controllo. Infilò entrambi gli anulari sotto il sottilissimo filo degli slip e, lentamente, lo fece scivolare verso il basso. I gemiti di lei aumentarono in maniera vistosa, gli afferrò i capelli cercando di avvicinare il suo volto al paradiso umido del ventre in fiamme. Resistette e lei mollò la presa. Il perizoma scivolò dalle caviglie. Alzò un attimo la testa, gli occhi di lei lo fissarono imploranti mentre il bacino continuava il suo movimento insinuante, di avvicinamento. La sua lingua scattò repentina per poi ritrarsi. Fu come se fosse stata colpita da una scarica elettrica. I polpacci gli artigliarono il collo attirandolo sempre più vicino. Quando finalmente portò l’affondo decisivo lei iniziò a urlare di piacere. Si alzò in piedi calandosi i pantaloni. Il suo membro pulsava in modo quasi fastidioso. La prese per le ascelle e se la calò letteralmente sopra. Fu uno degli amplessi più gratificanti e soddisfacenti che ebbero, fu l’ultimo... forse.

Lo scroscio dell’applauso echeggiò tra le navate della chiesa. Lui le alzò il velo e la baciò sulle labbra, gli applausi aumentarono. Poi si voltò e la vide. Seduta negli ultimi banchi lo stava osservando con un mezzo sorriso stampato sul bel volto. D’un tratto i rumori gli sembrarono ovattati, lontani. Percepì a malapena il braccio della moglie aggrappato al suo. Percorse i pochi metri verso l’uscita come in trance. Quando giunse all’altezza della donna si fermò. La neosposa lo guardò stupita, parenti e invitati si zittirono di colpo. Lei disegnò nell’aria due sole parole: Sei mio...In quel momento decise di ucciderla ...
                              A presto....

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Horror / Re: Il pasto
« il: Marzo 05, 2012, 20:23:53 »
Come la volta precedente non ricordava nulla. Accese la piccola lampada sul comodino e scostò le coperte. Ai piedi del letto, gettati a casaccio sul pavimento, diversi indumenti. Raccolse la camicetta e l'osservò attentamente. Sangue. Chiazze di liquido ormai seccato erano ben visibili sul cotone bianco. Con un gesto di stizza la gettò in un angolo e raccolse la gonna. Stessa storia. Con l'aggiunta di vistosi strappi all'altezza dell'inguine. Era successo di nuovo, l'aveva rifatto. La gonna raggiunse la camicetta nell'angolo. Trascinando i piedi si diresse verso il bagno. La testa pulsava dolorosamente e la nausea arrivò improvvisa. S'inginocchiò davanti al water e vomitò anche l'anima. Si portò quindi a fatica davanti allo specchio. Ciò che vide lo fece inorridire. Aveva appena compiuto quarant'anni ma, in quel momento, ne dimostrava molti di più. I capelli, leggermente ingrigiti sulle tempie, sembravano quasi bianchi. Le profonde occhiaie nere, unite alla barba di tre giorni, gli davano un aspetto terribile, inguardabile. Andrea Rossi, impiegato modello in una delle banche più importanti della città, pianse disperatamente. Era consapevole di aver fatto qualcosa di terribile. Quella sarebbe stata la seconda volta ma, pur spremendosi le meningi, non riusciva a ricordare cosa. Alle nove in punto, pettinato e sbarbato, varcò la soglia del suo ufficio cercando di evitare gli sguardi dei colleghi. Si lasciò andare sulla comoda poltroncina dietro la scrivania e accese il computer. Si collegò quindi a internet e cercò subito il sito delle ultimissime notizie. Nulla. Nessuna delle news riportava qualcosa inerente la sua città.

Un mese più tardi

Carmela arrivò alle quattro del mattino in punto. Un marito disoccupato e tre figli l'avevano costretta a quelle levatacce, ma almeno si occupava di uffici ed era al caldo. Aveva sempre il terrore quando si trattava di aprire la porticina blindata nel cortile della banca. Se la richiuse velocemente alle spalle e si avviò verso gli uffici. Stava prendendo l'occorrente dallo sgabuzzino quando un rumore la fece voltare di scatto. Aveva davvero visto quella cosa? Scosse la testa dandosi della stupida e si voltò di nuovo verso lo sgabuzzino. Quindi, dopo aver preso stracci e scopa intonò un motivetto popolare cercando di scacciare quella strana sensazione. Giunta dinanzi al primo ufficio sospirò. " Rag. Andrea Rossi " diceva la targhetta sulla porta. Carmela sorrise mettendo la mano sulla maniglia. Si ricordava bene di quell'uomo affascinante e sempre elegante, tutto l'opposto del suo trasandato marito. Varcò la soglia e, a tentoni, cercò l'interruttore. Si bloccò di colpo. Un ringhio soffuso proveniva dalla sua sinistra. Con la mano destra paralizzata sull'interruttore ebbe un flash della "cosa" vista nei corridoi. Una CODA... ecco cos'era. E ora quel ringhio a pochi passi da lei! Poi, dopo quella che le era sembrata un'eternità, riuscì a togliere la mano dall'interruttore arretrando lentamente. La prese alla caviglia... Il dolore fu lancinante. Non ebbe nemmeno il tempo d'urlare, venne catapultata a terra e la testa picchiò violentemente contro il pavimento. Le si velarono gli occhi ma non svenne. Cercò di alzarsi ma la caviglia cedette, poi fu trascinata nell'angolo più lontano, vicino alla finestra. La luna piena e la luce della strada le permisero di vederlo. Qualcosa nella sua mente ebbe un corto circuito, fu come se volesse rifiutare assolutamente ciò che gli occhi stavano osservando. Il corpo reagì poco dopo. Senti l'urina calda bagnarle le cosce. Andrea Rossi era ritto dinanzi alla donna. Gli eleganti pantaloni grigi erano strappati all'altezza dei polpacci. Una folta peluria marroncina li copriva così come le braccia e il torace, ricoperto solamente da alcuni brandelli di camicia. La giacca, squarciata, era stata buttata sul pavimento. Quando le azzannò la gola la donna aveva già perso i sensi. Il pasto ebbe inizio.

Gli indumenti dell'impresa di pulizie erano accatastati ai piedi del letto. Andrea Rossi li fissò e li raccolse. Sangue. Corse in bagno e, come sempre, vomitò abbracciato al water. Quando si fissò nello specchio fece una smorfia. Il volume dei capelli ingrigiti, quasi completamente bianchi ormai, era aumentato, le occhiaie sempre più marcate. Pianse. Alle nove in punto arrivò in ufficio cercando di evitare i colleghi. Nessuno di loro gli chiese mai perché non facesse la pausa pranzo. Nessuno di loro aveva mai aperto il suo frigorifero, semplicemente non l'aveva.

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