Autore Topic: Violenza nell'Antico Testamento  (Letto 752 volte)

Doxa

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Violenza nell'Antico Testamento
« il: Aprile 15, 2016, 10:32:02 »
Nell’Antico Testamento ci sono molti episodi sconcertanti di violenza voluta da Dio, Ecco alcuni esempi:

la morte dei primogeniti egiziani (Es 12,29);

la condanna a morte per i bestemmiatori (Lv 24);

il monito di Mosè ai soldati che volevano risparmiare donne e bambini (Dt 20).

il colpevole di idolatria lapidato (Dt 17,2-5);

chi profana il sabato è condannato a morte (Es 31,14); la stessa cosa vale per lo straniero che entra nel santuario del Tempio (Nm 3,38).

Il libro dei Numeri racconta che la terra si aprì e inghiottì quelli che si erano rivoltati contro Mosè (Nm 16,30).

Nel Primo libro dei Re (cfr. 1 Re 18,40), il profeta Elia, sul monte Carmelo, fa massacrare, in nome di Dio, i sacerdoti di Baal.

Durante la conquista di Gerico, di Ai e di altre città, in nome di Dio viene pronunciata la legge dell'anatema. Tutti coloro che non credevano in Dio dovevano essere uccisi. “Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall'uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l'asino” (Gs 6,21)
.
Nei salmi così detti “imprecatori”, Dio “combatte” con il popolo ebraico e lo sostenerlo nella lotta contro gli altri popoli.

La preghiera diventa talvolta imprecazione e domanda di vendetta: “Pochi siano i suoi giorni e il suo posto l'occupi un altro. I suoi figli rimangano orfani e vedova sua moglie” (Sal 109,8-9).

“Siano confusi e volgano le spalle quanti odiano Sion” (Sal 129,5).

“Spezza il braccio dell'empio e del malvagio” (Sal 10,35).

"Se uno bastona il suo schiavo o la sua schiava fino a farlo morire sotto i colpi, il padrone deve essere punito. Ma se (lo schiavo/a) sopravvive un giorno o due, non sarà punito, perchè è suo denaro". (Es. 21, 20 – 21). In questo passo non solo si approva la schiavitù, ma essa è talmente legittimata al punto da considerare lo schiavo un oggetto, che può essere distrutto dal suo proprietario.

Cercare il significato spirituale nelle suddette frasi è difficile o impossibile. Ed è altrettanto evidente che nessun dio o deo (inesistente) possa averle dette.

Com’è possibile che il Dio, onnipotente, saggio, buono e desideroso di fare del bene al suo “gregge”, abbia permesso di inserire nel “suo libro” dei precetti immorali ? 

Il dio dell’Antico Testamento è un dio a cui si deve obbedienza ed amore per evitare la  sua violenta punizione.
 
L’Antico Testamento è un insieme di testi che furono scritti in un  periodo temporale di circa un millennio e manipolati più volte, secondo le esigenze contigenti.

Possiamo dare infinite interpretazioni a un riflesso confuso nell'acqua, ma l'immagine che dà origine a quel riflesso è soltanto una, quella dell’Uomo al centro dell’universo. 
Chi altro può mettere l'uomo al centro dell'universo se non egli stesso?

Birik

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Re:Violenza nell'Antico Testamento
« Risposta #1 il: Aprile 15, 2016, 18:15:31 »
Nella Torah parole simili, ma si parla solo del Corano.

Doxa

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Re:Violenza nell'Antico Testamento
« Risposta #2 il: Aprile 16, 2016, 17:56:55 »
Nel precedente post ho scritto in modo “provocatorio” del Dio inesistente: “Cercare il significato spirituale nelle suddette frasi è difficile o impossibile. Ed è altrettanto evidente che nessun dio o deo (inesistente) possa averle dette.” Ho scritto tale proposizione per promuovere il dibattito sull’esistenza o meno del dio abramitico.

I credenti e i non credenti sono sullo stesso piano per quello che riguarda la probabilità che essi abbiano ragione.

Credere è un atto di fede, non è un sapere  ma è fiducia. Sostenere che Dio non c'è perché non lo si percepisce denota un significato riduttivo del percepire, che invece può essere anche intuizione.

L'apostolo Paolo afferma che noi percepiamo le opere di Dio ma non possiamo percepire il dio nascosto dietro la “nube” dell’inconoscenza. 

Non si può credere in dio per tradizione, per timore, perché citato nei libri cosiddetti sacri che formano la Bibbia e creduti ispirati da Dio.
 
Se la fede è adesione dell'intelletto per “grazia dello Spirito Santo”, la ragione che pretende di escludere la fede, la credibilità della rivelazione divina, è erronea ? 
 
Credenti e non credenti, creazionisti ed evoluzionisti devono in qualche modo adeguarsi all'impossibilità di dimostrare la “verità” della loro "ideologia".

Il non credente non ha bisogno di sentirsi superiore a chi crede, altrimenti perde la capacità critica che lo rende differente da chi "crede" in un dio creatore e giustiziere.

Chi ha fede nella scienza e non nell’astratto dio compie una libera scelta, non è dominato dal volere di un dio o da una religione.

La fede religiosa si basa sulla speranza, per molti la certezza,  altrimenti che fede è ?

Le “summe teologiche” quando descrivono la fede affrontano anche il problema della ragione e della natura. La fede lega  la natura al suo creatore Dio., lo scienziato la collega alle leggi meccaniche, fisiche e chimiche. O questa organizzazione è autopoietica o esiste una"mano" creatrice che ha determinato un ordine.

La fede è la relazione fra uomo-natura-Dio, per dare un significato eterno alla propria vita.  E' illusione o tutto finisce in nulla? Domanda insolvibile ed ineludibile. Ma ancora di più, quale è il significato della nostra singola esistenza dentro un vettore spazio-temporale ?

Doxa

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Re:Violenza nell'Antico Testamento
« Risposta #3 il: Aprile 18, 2016, 11:13:24 »
Credere o non credere sono due ipotesi con uguale dignità?  Certamente !
Credere nel dio creatore e giustiziere o considerare l’universo  dal punto di vista scientifico sono due ipotesi equivalenti.

Il  seguace della religione abramitica (ebraica, cristiana, islamica) presume che ciò in cui crede sia la Verità,  l’unica verità.  Allo stesso modo il non credente  considera  mitologia questa "religio". 

La fede induce alla certezza dell’esistenza del dio creatore, onnipotente, onnisciente, giustiziere, consolatore. Ma il fedele non può scientificamente dimostrarlo perché “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”, dice Gesù  alla samaritana (Gv 4, 24).

Il filosofo tedesco Friedrich Hegel nel suo saggio “Fenomenologia dello spirito” descrive il percorso che ogni individuo deve compiere, partendo dalla sua coscienza, per identificare le manifestazioni (la "scienza di ciò che appare", la "fenomenologia") attraverso le quali lo spirito si innalza dalle forme più semplici di conoscenza a quelle più generali fino al vero sapere assoluto. Ma coscienza e conoscenza non sono la stessa cosa.

“Credo che Dio esista”,  non ha lo stesso significato di “penso che Dio esista”. Credere per fede, per fiducia nell’esistenza dell’Essere superiore,  ne presuppone l’assenza, perciò Gesù disse all’apostolo Tommaso: “…beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. (Gv 20, 29)

In mancanza dell'oggetto di osservazione (Dio), su cosa si fonda la fede ? Sulla Bibbia ? Sulla propria coscienza , sul proprio desiderio dell’esistenza di dio ?

La fede è collegata alla credulità,  l’ateismo al logos, al ragionamento.
L’a-teismo non è una visione del mondo, ma un diverso approccio verso la realtà. La persona atea, a-religiosa,non cerca e trova le ragioni da un mondo al di là (un mondo dietro un mondo, parafrasando Nietzsche), ma dalle cose e dai fenomeni di cui può fare esperienza. La scienza non cerca la causa finale, il principio ultimo della realtà, bensì la causa efficiente che ha originato l'evento e che può osservare.

Dio non è necessario per conoscere le forze che regolano la natura. 
« Ultima modifica: Aprile 18, 2016, 11:17:14 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:Violenza nell'Antico Testamento
« Risposta #4 il: Aprile 19, 2016, 16:58:26 »
“La scienza non ha bisogno di Dio” e gli scienziati non hanno la necessità di invocare dio per verificare le loro ipotesi. Analizzano le cause dei fenomeni, cercano le leggi della natura che li sottendono sulla base di congetture vagliate da esperimenti ed espresse in termini matematici.

Il sapere scientifico è un insieme di formule e teorie che una volta verificate sono come dei nuclei di verità oggettive,  se non vengono invalidate da ulteriori ricerche e scoperte scientifiche. Le “verità” scientifiche spesso inficiano le “verità” religiose tramandate nei secoli.

La scienza ha una logica coerenza e quando definisce una “verità” è valida per tutti, invece  in una religione i dogmi e le norme servono solo per i  propri credenti.

L’idea di Dio è un’invenzione umana, variabile nei contenuti, nei popoli, nei tempi; e invece diversa il modo di rappresentarla (= la religione), ma non il concetto (= l’oggetto di fede).

L'Uomo ha "inventato" Dio per paura, per bisogno di protezione, per necessità d'invocare un essere superiore giustiziere, consolatore, un essere soprannaturale  che è al di là dell'universo visibile.

L’uomo non cercherebbe Dio se non ci fossero la morte e il dolore.  Molte persone si avvicinano alla "fede" in tarda età, quando lo spettro della fine comincia a riempire i loro giorni e le loro notti, però la paura non è fede.

L'essere divinizzato è ciò che "uno crede" sia l'essenza divina. Ma qual'è l'essenza della divinità ? E’ lo Spirito che aleggia sul creato e che dalle manifestazioni fenomeniche diventa autocoscienza che ogni cosa astratta o concreta ha un senso, è ciò che riassume in sè e per sè tutto quanto.  Per il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach “L’essenza divina che si manifesta nella natura non è altro che la natura stessa che si manifesta, si mostra e si impone all’uomo come un ente divino”.  Ma  “l’esistenza della natura non si fonda, come si illude il teismo, sull’esistenza di Dio – nemmeno per sogno, è proprio il contrario: l’esistenza di Dio, o piuttosto la fede nella sua esistenza, ha il suo unico fondamento nell’esistenza della natura. Tu sei costretto a pensare Dio come un ente esistente soltanto perché sei costretto dalla natura a presupporre alla tua esistenza e alla tua coscienza l’esistenza di essa – e il primo concetto base di Dio non è appunto nient’altro che questo, che esso è l’esistenza che precede la tua…”.