Autore Topic: Tempo di Avvento  (Letto 6323 volte)

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #15 il: Novembre 22, 2013, 09:04:36 »
testi interessanti, dott.
da bambina li ascoltavo questi zampognari, ora non si sentono più, probabilmente si sono estinti in qualche industrializzazione. Di sicuro i miei nipotini non li conoscono nemmeno. Chissà se su youtube li troverei. Mò ci provo.  ;)

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #16 il: Novembre 22, 2013, 09:06:57 »
Azzurra, ti prego di essere meno acida e attenerti nei commenti al senso del testo, e non divagare con attacchi personali.

Doxa

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #17 il: Novembre 22, 2013, 13:08:50 »

Azzurra già ti ho detto che non voglio dialogare con te ma tu insisti.

Mi dici presuntuoso. Si lo sono nei tuoi confronti, perché sei ignorante, nel senso che ignori molte cose e ti permetti di giudicare, di fare del sarcasmo.

Non voglio avere ragione ma non pensare che per accondiscendenza io dia ragione a te.

Io dico sciocchezze sulla Stein ? Avanti dimmi quali sono le sciocchezze.  All’università ho studiato Edmund Husserl   e so bene chi è. Ma tu mi sottovaluti e sottovaluti troppe persone. Il tuo narcisismo è esperante.

Se non vuoi di nuovo essere bannata smettila di provocarmi.

Sei una bugiarda, bugiarda, bugiarda. Io non sono stato bannato da altri forum, al plurale, ma da un solo forum, quello di “Cattolici romani” per una controversia  storica sul crocefisso. Io con dati archeologici e storici dicevo che era fatto in un certo modo, ma l’amministratore, che è un prete, non poteva tollerare una dissonanza dalla iconografia ufficiale. Tutto si è svolto con la massima educazione.

Ed in altri forum non ho mai avuto a che fare con persone come te.  Fortunatamente.

nihil

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #18 il: Novembre 22, 2013, 13:35:54 »
fortunatamente!   Azzurra, ti rinnovo l'invito di commentare i testi e non le persone.

Doxa

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #19 il: Novembre 22, 2013, 14:51:29 »
Presepio

Presèpe o presepio ? Qual è la giusta denominazione ? Entrambe le parole vanno bene ! Sono varianti d’origine latina accolte nella lingua italiana. Il vocabolo prèsepe proviene dal latino  “praesaepe“: parola composta, formata da “prae” (= davanti)  e “saepes”  (= chiuso, recinto), cioè “davanti al recinto”, nel quale i pastori custodiscono ovini e caprini. Presepio, invece, scaturisce  da praesaepium”, ma ugualmente significa ovile.   
Le due modalità vengono utilizzate in modo alternativo dai parlanti, ma c’è chi dice e scrive “presepe” e chi “presepio. Il loro plurale è unico: “presèpi”, con l’accento sulla seconda e.

Sono due geosinonimi: parole che hanno lo stesso significato ma variano da zona a zona. Scrivo alcuni esempi.

Il siciliano Salvatore Quasimodo usa la parola "presepe" nella sua omonima poesia:

“Natale. Guardo il presepe scolpito
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.

Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.

Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure in legno ed ecco i vecchi
del villaggio e la stalla che risplende
e l'asinello di colore azzurro.”


Salendo verso il nord,  ho ascoltato delle persone in alcune zone nel Molise e nel Gargano che usavano  la parola “presepe”. 

Eduardo De Filippo nella commedia “Natale in casa Cupiello” usa dire  sia presepe   sia presepio (‘o pressebbio).

Il romagnolo Giovanni Pascoli nella poesia “Le ciaramelle” usa la parola “presepe”:

[…]

“Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.”
[…]

Invece il milanese Alessandro Manzoni nel suo inno sacro titolato “Il Natale” ha scritto “presepio:
[…]
La mira Madre in poveri
panni il Figliol compose,
e nell'umil presepio
soavemente il pose;
e l'adorò: beata!
innanzi al Dio prostrata,
che il puro sen le aprì.”
[…]

Doxa

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #20 il: Novembre 22, 2013, 17:06:50 »
/2

Solo i vangeli di Luca e Matteo narrano in 180 versetti la nascita di Gesù a Betlemme,  però non citano il bue e l’asino, che ancòra vengono collocati nella scenografia del presepio.
 
Benedetto XVI nel suo libro “L'infanzia di Gesù” ricostruisce l'iconografia cristiana e natalizia e conferma che il bue e l’asino non erano nella stalla con Gesù. Però, dice Ratzinger,  nell’Antico Testamento il profeta Isaia afferma:  "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende" (1, 3) . Probabilmente, prosegue il papa emerito, anche altri due libri della Bibbia, quello di Abacuc e dell'Esodo ebbero influenza.

L’iconografia della natività fu arricchita dai racconti di altri tre  vangeli apocrifi: il protovangelo di Giacomo, il vangelo dello pseudo Tommaso ed il vangelo arabo dell’infanzia.

Il Protovangelo di Giacomo fu elaborato tra il 140 ed il 170. Amplia i racconti degli evangelisti Luca e Matteo e rielabora le narrazioni canoniche sulla natività. Questo libro è considerato il più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria prima, durante e dopo la nascita di Gesù. Racconta di fantastici miracoli ed indica, per la prima volta,  la grotta come luogo di nascita di Gesù. Questo particolare non è presente nei vangeli canonici. Infatti nel  testo greco del suo Vangelo, Luca usa la parola "kataluma" per identificare il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio e non in una grotta né in una stalla. 
Il significato del termine greco "kataluma" è "caravanserraglio", perciò Gesù dopo la nascita fu deposto in una mangiatoia nel caravanserraglio, luogo di sosta e ristoro per i carovanieri ed il loro bestiame. Ma di questo né riparlerò quando argomenterò nel “tempo di Natale”.

Si attribuisce al filosofo e teologo cristiano Origene Adamanzio (185 – 254) l’ideazione della stalla come luogo della natività di Gesù. Origene nella sua tredicesima omelia parla  della presenza del bue e dell’asino nella  cosiddetta stalla. Tale bugia fu creduta vera e tramandata. Nel vangelo apocrifo del VI secolo attribuito allo pseudo Matteo c’è scritto: “Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il Bambino nella mangiatoia ed il bue e l’asino lo adorarono, e si avverò ciò che era stato preannunciato dal profeta Isaia."
 
Comunque sia, l’imperatore Costantino  I nel 326 fece costruire a Betlemme la basilica della natività sul luogo indicato dalla tradizione come la grotta in cui sarebbe avvenuta la nascita di Gesù.

Il “Vangelo dello pseudo-Tommaso”: fu scritto nella seconda metà del II secolo.  Narra fantasiosi miracoli compiuti da Gesù bambino, che viene considerato capriccioso e vendicativo. Comunque alcuni elementi furono accolti a livello artistico nella tradizione cristiana. 

Invece il cosiddetto “vangelo arabo dell’infanzia”  non si sa quando fu scritto. Gli studiosi presumono tra l’VIII ed il IX secolo. Anche questo testo contiene racconti fantasiosi relativi all'infanzia di Gesù.
« Ultima modifica: Novembre 22, 2013, 17:13:33 da dottorstranamore »

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #21 il: Novembre 23, 2013, 09:28:46 »
/3

Francesco d’Assisi  nella notte di Natale del 1223 con i suoi confratelli volle rievocare la nascita di Gesù in una grotta a circa due chilometri da Greccio, in provincia di Rieti, dove in seguito fu costruita una cappella rurale e successivamente  un complesso conventuale francescano.




(santuario francescano di Greccio)

La “grotta del presepio” nel 1228 venne trasformata in cappella: c'è un altare, e nella lunetta l’affresco rappresenta la “natività di Gesù”,  fu dipinto nel 1409  da Giovanni di Giovannello di Paulello, noto come “maestro pittore di Narni”, attivo in Umbria  nel primo quarto del XV secolo. Questa è la veduta generale



questi sono i due riquadri





Fra Tommaso da Celano, biografo della vita di San Francesco racconta che "C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme."
("Vita prima", cap. XXX, 468 - 469)

Penso che quella rievocazione non si possa considerare precorritrice del presepio che viene allestito nelle case  o nelle chiese nel nostro tempo. Non c’erano i protagonisti principali, la cosiddetta “sacra famiglia”: la Vergine Maria, il suo sposo Giuseppe ed il neonato Gesù. Erano presenti solo la mucca e l’asino ai lati di una mangiatoia nella quale era stato messo del fieno.

Però la prima sacra rappresentazione della natività da parte di Francesco ebbe degli sviluppi successivi di tipo teatrale, con attori, costumi e musiche.  Gli attori erano religiosi e laici delle confraternite; recitavano  nel periodo natalizio all’interno delle chiese o sui palcoscenici  (tavolati) sopra i sagrati. L’usanza divenne tradizione cristiana del “presepe vivente”, che scenograficamente rievoca la nascita di Gesù. 

Dal basso medioevo le rievocazioni della Natività di Gesù seguirono due direttrici diverse:

1) quella della raffigurazione statica tramite dipinti e sculture;

2) quella della sacra rappresentazione teatrale.

« Ultima modifica: Novembre 23, 2013, 16:18:05 da dottorstranamore »

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #22 il: Novembre 25, 2013, 08:56:04 »
/4

I cultori del presepio reputano sbagliato indicare come presepiali le sculture in bassorilievo o altorilievo che raffigurano la Natività. Le statue  per il presepe debbono essere “a tutto tondo”.

Il primo presepe scolpito a tutto tondo è conservato nel Seminario patriarcale di Venezia. Le petrose statue furono realizzate nel 1240 circa. Hanno caratteristiche simili alle statue (in altorilievo) nella lunetta del timpano della basilica forlivese di San Mercuriale, realizzate nel 1230 circa dal “Maestro dei mesi”, che lavorò nel duomo di Ferrara e fu  allievo dello scultore Benedetto Antelami.

Alcuni studiosi considerano il primo presepio con statue in legno a tutto tondo  quello conservato  in una cappella nella chiesa della Trinità che fa parte del complesso ecclesiastico bolognese di Santo Stefano o delle sette chiese.  Rappresenta l’adorazione dei Magi e  fu scolpito alla fine del XIII secolo dal cosiddetto “maestro del crocefisso”.


(adorazione dei Magi)

Nel periodo rinascimentale  furono realizzate da noti artisti delle opere d’arte di tipo presepiale nei dipinti, le realizzazioni scultoree, in legno ed in terracotta. Ma il grande sviluppo dei presepi ci fu nel ‘600 e nel ‘700, e primeggiarono  alcuni artigiani napoletani. Le rigide  statuine furono sostituite con manichini snodabili, vestiti con  pregiate stoffe. Numerose nobili famiglie napoletane fecero a gara  per allestire nelle loro dimore il più bel presepio. Aggiunsero alla scenografia case tipiche dei borghi agricoli,  negozi, statuine che raffigurano commercianti, artigiani, popolani.

Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX   nel periodo natalizio comincio a diffondersi l’allestimento del presepio anche nelle case della borghesia e  poi degli strati sociali marginali. Tale tradizione ancora continua, anche se da almeno 50 anni sta avanzando l’usanza dell’albero di Natale. 

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #23 il: Novembre 25, 2013, 18:05:16 »
interessante, quando capiterò a Bologna ( c'è la mostra del Vermeer) ci farò una capatina per vedere di persona. :-*

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #24 il: Novembre 26, 2013, 07:32:47 »
Albero di Natale: storia e simbologia

L'uso dell'albero natalizio ebbe inizio nel nord Europa. Trae origine  da rituali pagani che simboleggiavano la rinascita del Sole dopo il  solstizio d’inverno. Il vocabolo “solstizio” deriva dal latino “solstitium”, parola composta che significa  “sole fermo” (da sol, “sole”, e sistere, “stare fermo”). Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate.

A Riga, capitale della Lettonia, nella strada  di fronte al municipio c’è  affissa  una composizione marmorea che indica dove nel 1510 nel periodo natalizio fu collocato ed addobbato  con  le mele ed i dolci quello che storicamente viene considerato  il primo  “albero di Natale”.
 

(sui bordi della petrosa lastra ottagonale c’è incisa in otto lingue la scritta: "Il primo albero di Natale, a Riga nel 1510".)

Ma il preteso primato della capitale lettone è contestato dagli estoni, che credono di essere stati loro nel 1441 ad allestire e addobbare il primo abete  a Tallinn, capitale dell’Estonia, in occasione del mercatino dell’Avvento nella loro città, nella piazza del municipio.Lo sostiene lo storico estone Jiri Kūskemā.
 

(Tallinn: la Piazza del Municipio innevata e le casette in legno dove si vendono prodotti natalizi nel periodo dell’Avvento)

Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase nel nord e centro Europa.  I cattolici la consideravano un uso protestante e solo nel '900 questa tradizione si diffuse anche nel mondo cattolico.

Nel 19/esimo secolo la tradizione dell’albero di Natale fu introdotto negli Stati Uniti d’America da immigrati tedeschi.
E soprattutto dagli Stati Uniti la moda dell’albero di Natale giunse in Italia anche attraverso il cinema, con  commoventi films. 
 
L’abete, vero o di plastica, viene addobbato con sfere colorate, luci, festoni, dolciumi ed altro.  Spesso vicino l’albero vengono posate sul pavimento le confezioni natalizie con i regali da offrire ai familiari nel giorno di Natale.

Fra  i numerosi canti natalizi alcuni sono diventati famosi, come l’italiano “Tu scendi dalle stelle”, , il tedesco “O tannenbaum”, l’austriaco “Stille nacht” (in italiano “Astro del ciel”)  gli americani “Jingle bells” e “White Christmas”. E’ invece di origine irlandese il testo e la melodia del canto“Adeste fideles”.



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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #25 il: Novembre 27, 2013, 16:12:03 »
13 dicembre: Santa Lucia

Il nome Lucìa deriva dal latino "lux" (= luce). In quella lingua l’accento tonico nel nome anziché sulla i, come facciamo noi, cadeva sulla u (lùcia): questa modulazione sonora fa comprendere meglio il collegamento con lux.

Lucia era anche il nome della ragazza siracusana che morì martire nella città natia il 13 dicembre del 304. La Chiesa la commemorava nel periodo del solstizio d’inverno proprio per il suo nome collegato con la luce, ma nel 1582 il pontefice Gregorio XIII per correggere le imperfezioni del calendario giuliano, che nei secoli aveva accumulato la sfasatura astronomica di circa 10 giorni,  decretò che si passasse direttamente dal 4 al 15 ottobre, per conseguenza  la festa di Santa Lucia cadde il 13 dicembre.   

Santa Lucia è la patrona di Siracusa e protettrice dalle malattie degli occhi, dei non vedenti, dei medici oculisti e di altri.

Fu scelta come protettrice della vista perchè alcuni agiografi attribuirono alla santa la frase che lei avrebbe pronunciato durante il martirio: “ai non credenti toglierò l’accecamento”, frase che aveva una valenza spirituale ma venne poi interpretata in senso materiale.

Altri agiografi, invece, attribuirono alla martire siracusana una leggenda medievale riferita ad un’altra Lucia, terziaria domenicana, che per non cedere alle tentazioni del fidanzato si "strappò" gli occhi. Ovviamente è un episodio fantastico e le raffigurazioni degli occhi  di santa Lucia posati su un piatto o in una ciotola derivano dalla devozione popolare che l’ha invoca protettrice della vista a motivo del suo nome.



In precedenza veniva rappresentata soltanto con la palma del martirio ed una lampada, simbolo della luce e della fede che illumina il dubbio.
 
Il suo corpo fu  sepolto in un arcosolio scavato nel tufo delle catacombe di Siracusa, che nell’878  fu invasa dai Saraceni. I cristiani del luogo per tutelare i resti della santa li prelevarono dal sepolcro e li nascosero. 

Nel 1039 il generale bizantino Giorgio Maniace, come ricompensa per aver liberato Siracusa dagli Arabi, pretese il corpo  di santa Lucia  e lo portò con sé a Costantinopoli, capitale dell'impero romano d’Oriente,  insieme ai corpi di sant'Agata di Catania e altri santi siciliani, per farne dono alla co-imperatrice Teodora, sorella dell'imperatrice Zoe.

A Siracusa rimase di santa Lucia la sua tunica,le scarpe ed il velo, custoditi nel duomo della città.

Nel 1204, durante la quarta crociata, il doge veneziano Enrico Dandolo fece prelevare a Costantinopoli  i resti del corpo di santa Lucia e li inviò a Venezia, dove già era affermato il culto della martire e c’era anche una chiesa a Lei dedicata.  Ma nel capoluogo lagunare si preferì collocarli nella chiesa di San Giorgio Maggiore, poi, nel 1280 furono  trasferiti  nella chiesa dell'Annunziata.

Nel 1313 fu consacrata una nuova chiesa dedicata a Santa Lucia, e vi fu sistemato anche il suo corpo. Però questo sacro edificio fu demolito nel 1860 per costruire  nella città la prima stazione ferroviaria ed il corpo della santa fu ancora una volta traslato. Venne scelta la vicina chiesa di San Geremia, poi denominata chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dove tuttora si venera. L’attuale stazione ferroviaria fu ricostruita nel 1954.

Il culto per Santa Lucia è diffuso in Europa.

In Svezia, al mattino del 13 dicembre migliaia di bambine vengono vestite con una tunica bianca, sorreggono in mano una candela accesa e sul capo una coroncina di candele, alimentate con le batterie per motivi di sicurezza.  Vengono formate delle processioni guidate da una bambina che rappresenta santa Lucia e la luce spirituale, seguita da damigelle e paggetti. Mentre sfilano cantano canzoni tradizionali natalizie ed illuminano l’oscurità con le loro candele. 
Lucia e le sue damigelle donano brioche allo zafferano e biscotti allo zenzero agli spettatori.
Questa tradizione del Settecento si ripete in chiese, scuole, ospedali e luoghi di lavoro in tutto il Paese e non sarebbe Natale in Svezia senza Lucia, che segna il passaggio alle ultime due settimane di Avvento.

Ogni anno viene incoronata una Lucia in ogni cittá. Le candidate sono giovani residenti e vengono pubblicizzate dai quotidiani e TV locali. La Lucia, che viene scelta dal pubblico, e le altre candidate che diventano le sue damigelle, devono saper cantare per poter poi esibirsi nelle piazze della cittá, negli ospedali, nei centri per gli anziani, nei centri commerciali e nelle fabbriche. Questa iniziativa risale al 1927. In quell’anno  un quotidiano di Stoccolma decise un concorso per eleggere la “Lucia di Svezia”, che con una corona di sette candele sul capo e accompagnata da altre ragazze vestite come lei con tunica bianca doveva raccogliere i doni da distribuire il 13 dicembre ai bisognosi, ai malati ed agli anziani. L’iniziativa è ormai una tradizione nazionale.


« Ultima modifica: Novembre 28, 2013, 09:26:17 da dottorstranamore »

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« Risposta #26 il: Novembre 28, 2013, 07:50:08 »
ma quanto viaggiano i morti!  Questo Giorgio Maniace, era un tipo originale o in sintonia con i tempi, di solito si rubano opere d'arte come Napoleone e i nazisrti!
Anche nella bergamasca è molto sentito il giorno di S.Lucia, che porta i ragali invece di Gesù Bambino.
Io sapevo che gli occhi a S.Lucia erano stati strappati durante il martirio.
Sulle nostre coste c'è un mollusco che si chiude in casa con un opercolo simile al corallo, è di colore che va dall'arancione al rosso ed è chiamato Occhio di S.Lucia, ci si fanno anelli ed orecchini. Sono abbastanza rari.

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« Risposta #27 il: Novembre 28, 2013, 13:40:58 »
ma quanto viaggiano i morti!

Nel medioevo fu fiorente la venerazione per le reliquie, la loro commercializzazione, i trafugamenti,  le ostensioni nelle chiese e nelle processioni,  le truffe.   

Il commercio delle reliquie e la vendita delle indulgenze in ambito cattolico furono tra i motivi della protesta di Martin Lutero e della riforma protestante.

Commerciavano ossa umane  (e non solo) spacciandole per quelle di santi o di martiri. Venivano acquistate dalle comunità o dalle chiese per motivi di fede. Gli scheletri venivano sezionati per venderli come reliquie a più persone. Vendevano anche ciocche di capelli e frammenti di abiti,  pur di far cassa. Cedevano reliquie autentiche e false. A volte venivano prese come bottino di guerra o rubate.

Nel "Decamerone" lo scrittore Giovanni Boccaccio (1313 - 1375)  nella decima novella della sesta giornata descrive la credulità popolare verso le reliquie e l’uso strumentale che i religiosi ne facevano: “Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dello àgnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.”

Il teologo francese Jehan Cauvin (da noi conosciuto col nome e cognome italianizzati, Giovanni Calvino, 1509-1564) scrisse un “Trattato sulle reliquie” in cui svela le falsità e condanna l’idolatria del popolo analfabeta e credulone.

La controriforma cattolica voluta dal Concilio di Trento tentò di fermare gli abusi, autorizzando il culto solo per le reliquie “certificate”.

I santuari che custodivano o custodiscono venerate reliquie erano e sono mete di pellegrinaggio e di afflusso di offerte.  I credenti pensano che col loro viaggio sia più facile ottenere l'intercessione del santo. Chiedono grazie, vogliono toccare o baciare le reliquie, vogliono le immagini, spesso fantasiose, del “taumaturgo”.

Queste pratiche di religiosità popolare hanno permesso al cattolicesimo di diffondersi nel passato e di arricchire la Chiesa, ma fortunatamente nel nostro tempo le persone studiano e sono più attente a non cadere nelle trappole della superstizione.
« Ultima modifica: Novembre 28, 2013, 19:19:45 da dottorstranamore »

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« Risposta #28 il: Novembre 28, 2013, 14:49:56 »
c'è un bellissimo libro, di cui non ricordo il titolo, che elenca varie reliquie. C'è qualche santo che possiede tre lingue, 4 mani, due ginocchia, per non parlare dei vestiti, a cominciare dalla famosa Sindone di Torino, tanto misteriosa quanto truffaldina. A mio avviso la Sindone potrebbe essere vera solo se gli apostoli avessero pensato che Gesù sarebbe diventato ciò che è diventato, altrimenti non avrebbe avuto senso conservare il lenzuolo mortuario. E non parliamo dei chiodi della croce, sparsi ovunque, che nemmeno la Lucchini ne possiede così tanti. E i pezzi di legno della croce!
La religione, come commercio, da sempre. Lutero aveva ragione.

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Re:Tempo di Avvento
« Risposta #29 il: Novembre 29, 2013, 00:08:45 »
Secondo periodo dell’Avvento e novena di Natale

Come già detto nel primo post di questo topic il periodo dell' Avvento è liturgicamente suddiviso in due parti:  la prima parte, fino al 16 dicembre,  orienta i fedeli all'attesa dell'arrivo di Cristo; la seconda parte (17 - 24 dicembre)  è incentrata sulla nascita del figlio di Dio.

Nel secondo periodo dell'Avvento è compresa la novena di Natale. Per novena s’intende un periodo di nove giorni consecutivi, dal 16 al 24 dicembre, dedicati alle  preghiere e devozioni  verso Dio,  la Theotókos (= colei che genera Dio) ed i santi.

Questa  antica prassi religiosa non è compresa nella liturgia cattolica;  trae origine dagli Atti degli Apostoli (1,14): la madre di Gesù con altre pie  donne e gli apostoli pregarono per nove giorni dopo l’ascensione di Cristo e l’attesa dello Spirito Santo. 

Nella serata del 24 dicembre si conclude la novena e finisce il tempo dell’avvento. Comincia il tempo di Natale con i “primi vespri”: recita di preghiere,  letture di salmi, ecc..
La Chiesa per le solennità e  per le domeniche celebra i “primi vespri” la sera del giorno precedente la festa. Questa consuetudine deriva dalla religione ebraica: gli ebrei computano il giorno da un tramonto all’altro e non da mezzanotte a mezzanotte. 

La parola vespro deriva dal latino “vesperus” ed indica il tramonto.

Nell’ambito cattolico i vespri fanno parte della “liturgia delle ore”, e  le preghiere vengono di solito  recitate alle 18.00, la penultima delle ore canoniche, compresa tra la nona (ore 15.00) e la compieta, che conclude la giornata con la recita di un salmo e le preghiere.

Il 24 dicembre oltre la parte religiosa c’è il tradizionale “cenone della vigilia di Natale”, prima di andare alla “Messa di mezzanotte”, e lo scambio di doni (molti preferiscono attendere il giorno successivo per i donativi). La “cena di magro” viene preparata con il pesce e le verdure, ma non solo, ci sono menù (adattamento con accento tonico del vocabolo francese menu) che sono composti da antipasti, primi piatti, secondi, contorni, dolci, vini e spumanti, altro che “cena di magro”, ed ogni regione ha i suoi piatti tipici.

Successivamente, in media verso le ore 23,00,  nelle chiese fanno suonare le campane per chiamare i fedeli alla “veglia notturna”, seguita dalla Messa solenne di mezzanotte in cui viene celebrata la Natività di Gesù. Culmina coi canti del Gloria e dell’Alleluja mentre avviene la deposizione della statuina del Bambino Gesù nella “mangiatoia”.   
« Ultima modifica: Novembre 29, 2013, 00:23:31 da dottorstranamore »