Linda si trascinò ciabattando verso la finestra e l’aprì per fare entrare quell’incredibile profumo di salmastro che il libeccio trascinava o meglio spingeva nella piccola cucina.
Aspirò voluttuosamente quell’odore di vento e sabbia bagnata, lisciò con la mano il telaio dell’infisso ormai ruvido e scrostato. Lo paragonava alla sua anima, ma esso aveva in più il profumo del sole che lo scaldava tutto il giorno.
-Ed io come mi scaldo?- era una domanda retorica, non cercava una risposta vera.
Prese dal tavolo la caffettiera, la riempì lentamente come eseguendo un rito, la mise sul fornello e si accasciò sulla sedia con gli occhi socchiusi, lisciandosi i capelli ormai grigi.
Per Linda il mondo era immobile sino alla prima tazzina di caffè che si gustava con religione, dopo sarebbe stato egualmente immobile, ma a lei non interessava.
-Eccolo!- Il borbottio era sommesso, aveva un suono rotondeggiante, discreto, sussiegoso. Il leggero filo di vapore che usciva dal beccuccio era come una preghiera mattutina, senza quella nemmeno l’angelo custode si sarebbe messo al lavoro. Il profumo di caffè assomigliava ad una promessa.
E poi lo vide.
Era seduto sul muretto del giardino, era piccolo piccolo, nero e con i suoi occhi gialli e tondi la guardava non chiedendo nulla, la coda era raccolta signorilmente intorno al corpo. Stava lì, aspettando e basta; suscitava una tenerezza infinita e la voglia di coccolarlo. Poi iniziò a dondolare appena la coda, cercando di darsi un contegno.
Accanto a lui c’era un altro tipo nero, grosso, con due grandi occhi stanchi, la pelle leggermente lucida di tristezza e sudore, e un borsone a tracolla. Si assomigliavano.
Entrambi la guardavano in silenzio; lei avrebbe preso volentieri in braccio il piccolo gattino, ma l’altro no, lo avrebbe preso subito a scopate, non ce lo voleva intorno, ma le rimordeva la coscienza, era evidente che avevano una cosa in comune: la fame.
Prese da frigo un poco di latte per il gattino e lo mise in un piattino; per l’altro nero preparò un panino al formaggio, niente prosciutto , probabilmente era mussulmano. Mise tutto su un piccolo vassoio insieme al caffè che aveva preparato per sé e che ora avrebbe trovato un altro destinatario ed entrò nel libeccio attraversando il piccolo giardino. Quel muretto sembrava un piccolo altare e quella colazione una vera comunione .
Non fu detta nemmeno una parola, ma due sorrisi si intrecciarono semplicemente; poi se ne aggiunse un terzo, perché anche i gatti a volte sorridono.
