Autore Topic: Tarcisio  (Letto 662 volte)

eziodellagondola

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Tarcisio
« il: Giugno 25, 2011, 13:37:09 »
Tarcisio aveva sempre al collo la fida macchina fotografica; era quasi un’appendice, o un ornamento della cravatta.
Ogni occasione era buona per fermare in un fotogramma il susseguirsi della sua vita: al lavoro o in vacanza, ritraendo cose, persone, fatti o paesaggi.
Stampava pochissime istantanee, che invece accumulava con spirito da collezionista su vari CD, ordinatamente in cartelle nominate con la data del giorno: 991225, 001225, 011225 erano i suoi giorni di natale scanditi su memorie di silicio.
Stamperò tutto, quando andrò in pensione, sarà il passatempo della mia vecchiaia.
Contava di vivere a lungo Tarcisio, anche perché, da quando si era dedicato al digitale, aveva ripreso il gusto di fotografare ogni cosa, tanto non c’era più la spesa della pellicola; anche gli oggetti più insignificanti e banali diventavano soggetto di magistrali composizioni, piccoli giochi di bravura fine a se stessi; non li esibiva nemmeno più nel suo circolo fotografico, gli amici avrebbero senz’altro storto il naso: "Questa non è fotografia, è maniacale perversione".
Ogni tanto si riguardava tutto sul monitor, brandelli di passato, recente e lontano (aveva acquisito con lo scanner anche gli scatti analogici, negativi e diapositive, un bel cumulo di ricordi).
Poco a poco ogni fotogramma, visto e rivisto, si era radicato profondamente nella sua mente, cosicché Tarcisio pensava oramai di vivere in una immensa esposizione fotografica.
Un giorno pèrò gli prese una strana angoscia: non riusciva a ricordare il volto ed il nome di un collega (o una collega) che qualche mese prima era andato in pensione, perché il giorno della festa di addio si era stranamente dimenticato l’apparecchio fotografico a casa.
Questo sì lo ricordava chiaramente, ed ancora portava dentro di se il rimorso di una simile sbadataggine.
Si arrovellò tutta la giornata, senza venire a capo di nulla.
Riuscì in ogni caso a maturare una decisione irrevocabile, sulla quale rimuginò nel pomeriggio.
Arrivato a casa, prese tutti i CD con le foto e gli apparecchi fotografici e li richiuse in cassaforte, diventata pressoché inutile con l’avvento di bancomat, carte di credito e conti correnti informatici. Fece un grazioso pacchettino con l’unica chiave della cassaforte e uscì a spedirlo senza indugio, approfittando del fatto che l’ufficio postale centrale chiudeva a tarda ora; destinazione, Argentina, presso uno zio.
Aveva deciso di ricominciare a vivere, per un lungo periodo, la sua vita in presa diretta, senza mediazioni.
eziodellagondola

nihil

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Re: Tarcisio
« Risposta #1 il: Giugno 25, 2011, 22:55:10 »
Ambiguo ed eroico finale, rinunciare a vivere di ricordi per cercarne di nuovi. Accumulare ricordi è come demandare la vita ad un domani, invece che ad un presente e si unisce alla paura di perdere un pezzo della nostra vita qualora ne manchi un tassello.
Alla fine ci manca solo che di noi si dica " è vissuto alla memoria!"
Inoltre le foto non andrebbero mai guardate, è devastante vedere uno sconosciuto che ci guarda con i nostri occhi.

eziodellagondola

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Re: Tarcisio
« Risposta #2 il: Giugno 26, 2011, 07:30:32 »
Inoltre le foto non andrebbero mai guardate, è devastante vedere uno sconosciuto che ci guarda con i nostri occhi.
per evitare tale devastazione basta non farsi fotografare ;D
eziodellagondola

Unius

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Re: Tarcisio
« Risposta #3 il: Giugno 27, 2011, 17:43:56 »
Il finale mi ha lasciato un po' perplesso, pur colpendomi. Confesso che mi aspettavo un diverso epilogo, specie dal punto  dove Tarcisio non ricorda il nome del collega solo perchè non lo ha fotografato. Si poteva innescare un prosieguo kafkiano, la  spaventosa consapevolezza del protagonista di vivere in un mondo che si era fatto a sua immagine, ma messa da parte questa immagine, dietro c'era il nulla, che lo avrebbe gettato in un baratro spaventoso, per quanto surreale. Il fatto di spedire la chiave della cassaforte in Argentina pur essendo eccessivo, sempre a mio parere, serve però ad illustrare il chiudere definitivo con un sistema di vita, mandando le chiavi di quel mondo artificiale in un mondo reale al di là dell'oceano, a significare una lontananza immensa, la voglia di iniziare faticosamente una nuova, reale vita.
Secondo me rielaborando alcuni punti si potrebbe ricavare un racconto lungo dagli sviluppi imprevedibili e ancora più interessanti.
Quando l'inferno è nell'anima, può essere bello vivere accanto a un fraterno burlone sotto l'occulto potere di Dio; puoi ancora aprire i divini cancelli del Cielo con le chiavi pesanti del tuo stesso tormento.
(Sven Hassel)

eziodellagondola

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Re: Tarcisio
« Risposta #4 il: Giugno 28, 2011, 00:08:02 »
Ti ringrazio per il suggerimento.
Il racconto lungo c'è già, al quale mi sono immodestamente ma liberamente ispirato:
“Con la primavera a centinaia di migliaia, i cittadini escono la domenica con l’astuccio a tracolla. E si fotografano. Tornano contenti come cacciatori dal carniere ricolmo, passano i giorni aspettando con dolce ansia di vedere le foto sviluppate […], e solo quando hanno le foto sotto gli occhi sembrano prendere tangibile possesso della giornata trascorsa, […]”.

Così inizia “Avventura di un fotografo”, uno dei racconti di Calvino inseriti nella raccolta “Gli amori difficili”, che narra dell’avvicinamento e del rapporto ossessivo che il (inizialmente) non-fotografo Antonino Paraggi instaura con il mezzo e con la filosofia della fotografia...

E
eziodellagondola