Autore Topic: Profezie 2  (Letto 629 volte)

ninag

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Profezie 2
« il: Luglio 09, 2011, 23:16:25 »



 Sentì  il bambino chiamarla, “mami, fame” Il piccolo era seduto sul divano e reclamava a gran voce la sua attenzione.
Aveva la sensazione di aver dormito solo pochi minuti, invece il suo orologio segnava le sette e trenta.
“Voglio il latte” continuò il piccolo in modo cantilenante. “ Un attimo tesoro, dovrai avere un po’ di pazienza, ora te lo preparo”.
Per fortuna la sera prima era riuscita a comprarlo, altrimenti non sarebbe stato semplice trovare un bar o un negozio aperto nelle vicinanze.
La zona sembrava quella tipica residenziale con casette singole, probabilmente vi abitavano persone agiate, non era un quartiere di lusso, ma aveva un aspetto molto curato.
Dopo aver preparato il latte provò a riordinare le idee.
 Voleva vedere meglio la casa prima di uscire per andare in banca, il notaio aveva detto che sarebbe passato verso le undici perciò aveva tutto il tempo.
Vista di giorno la casa le apparve meno triste, l’essere arrivata col buio non l’aveva certo aiutata ad avere una buona impressione.
Mangiò dei dolci che aveva preso la sera prima, poi lavò e cambiò Alessandro, il piccolo aveva compiuto due anni da poco, ma sembrava più grande della sua età.
Assomigliava moltissimo a suo marito, infatti, di Alberto aveva lo stesso sguardo, le ciglia lunghe e i capelli lisci, era un bambino molto tranquillo.
Lei aveva preso un anno di aspettativa dopo il periodo di maternità non se l’era sentita di portare il bambino troppo presto al nido, per fortuna il suo lavoro da impiegata le dava questa possibilità.
Sua madre le aveva lasciato una piccola rendita e i genitori di Alberto gli avevano donato un appartamento come regalo di nozze.
La casa l’avevano arredata di comune accordo, con grande amore, avevano curato tutto l’arredamento fino a rendere l'appartamento un piccolo nido, così lo chiamava lei ogni volta che si assentava più di qualche giorno.
Ora invece questa casa le appariva estranea, ma comunque piena di misteri da scoprire, anche se il mistero più grande restava quello del perché Ghofferd, le aveva fatto questo dono.
 La casa era veramente grande, le camere da letto sembravano in ordine, per un momento si pentì di aver dormito sul divano, in effetti, le doleva il collo.
Mentre girava per le camere decise che sarebbe rimasta qualche giorno in più, magari suo marito o suo padre l’avrebbero raggiunta.
Sentiva la voce di suo figlio che giocava con un’automobilina, per fortuna aveva portato alcuni dei suoi giochi preferiti.
Aprì l’armadio di quella che sembrava la camera del proprietario della casa, vi erano molti abiti, tutti da uomo e in perfetto ordine, come pure i cassetti, pieni di biancheria.
La cosa la stupì, forse Ghoffred pensava di tornare, desiderò sapere qualcosa in più di quell’uomo,  trovare magari una foto o un indizio per capire qualcosa.
Per un istante venne presa da uno strano timore, pensò a sua madre, le venne il dubbio che potesse averle nascoste qualcosa.
Il dubbio durò solo pochi attimi, sicuramente a tutto ciò vi era un’altra spiegazione.
In quel momento squillò il suo telefono.
“Si”rispose
“ Buongiorno signora De Lugis, sono il notaio Leaders.” ” Buongiorno mi dica”
   
“Volevo solo comunicarle che a causa di un impegno, questa mattina non potrò accompagnarla in banca, ma se le va bene posso mandarle il mio assistente Ludvig, che sarà felice di accompagnarla, poi gli ho detto che è una bella ragazza italiana.”
“ Non mi aduli signor Leader.” Disse lei ridendo.
“Mi perdoni, sul serio non so come scusarmi.”
“ Va bene rispose lei, gli dica che alle undici sarò pronta.”
“ Non so come ringraziarla…”
“Di nulla non si dia pensiero.”
Chiuse il telefono mentre con un occhio guardava il bambino, intanto il sole filtrava attraverso le finestre inondando le stanze di luce.




 

.
































                                                                          3

L’auto si era fermata davanti alla casa alle undici in punto, un uomo sui quarantanni era sceso e si accingeva a suonare il campanello.
Margaret aprì la porta, l’uomo le sorrise cordialmente: “ Signora mi permette, sono Braim Ludwig mi spiace, io non parlo molto Italiane, ma sarei liete di accompagnarla con la mia auto.”
“ Va bene, la ringrazio, mi chiami pure Margaret…” aggiunse senza finire la frase.
“ Il direttore ci sta aspettando”
“ Perché?” Chiese Margaret con un certo imbarazzo.
“ Lo saprà presto!” Esclamò l’uomo con gesto eloquente.
La Volkswagen sembrava appena uscita dal concessionario, lucida e nera, senza l’ombra di usura, lei si sedette col bambino sul sedile posteriore, infatti, vi era stato apposto anche il seggiolino per il bimbo.
Alessandro era tranquillo e guardava curioso il paesaggio; lei aveva sempre l’impressione che il bambino non avesse un grande bisogno della mamma, era dolce, curioso ma irremovibile, a volte sembrava un adulto, adorava giocare, talvolta lei si sentiva in colpa, forse gli dedicava meno attenzioni per il fatto che lui non la cercava spesso, se non per quelle esigenze normali;la sera andava a letto presto e non le chiedeva mai di restarle accanto.
L’auto filava veloce, dopo aver lasciato quella zona tranquilla si era inoltrata nel traffico cittadino, per altro molto ordinato.
La giornata era tiepida, per essere a settembre, normalmente da quelle parti il clima era più rigido.
Da quando era arrivata la sua mente era continuamente impegnata nel chiedersi il perché della cosa, un turbinio di domande le scorrevano come un rosario nella sua mente.
L’auto si era fermata in un grande parcheggio, Ludwig si voltò verso di lei con un sorriso” Siamo arrivati da qui dobbiamo andare piedi.”


























                                                             4



In una località vicino a Berlino alcuni uomini tenevano un’importante riunione.
Erano riuniti davanti ad un tavolo ovale di cristallo.
Un uomo con i cappelli ancora scuri, nonostante l’età non tanto giovane, iniziò a parlare.
“ Fratelli, un fatto nuovo ci ha costretti a questa urgente riunione, vi devo comunicare che fratello Acqua è morto, non che la cosa non fosse prevista, ma è per dirvi che dobbiamo agire subito per il bene della comunità, se egli avesse lasciato anche solo qualche traccia, lo sapete la nostra riservatezza potrebbe essere compromessa”.
“Mi sembra che non ci siano grossi problemi “disse un uomo dall’aspetto nordico, che aveva una carnagione così bianchiccia da sembrare malato, gli occhi azzurri leggermente piccoli, la bocca sottile ed esangue.
“ Sei troppo fiducioso, la natura umana è sempre un enigma”rispose il confratello seduto alla sua destra. Davanti a lui c’era un uomo piuttosto alto e robusto, che sembrava annoiarsi.
Il più anziano del gruppo fece un gesto per indicare a tutti di fare silenzio.
“Il momento è grave e voi lo sapete, perciò ci comporteremo secondo le regole, niente di diverso, non tollero nessun errore, sia ben chiaro”.
L’uomo con gli occhi azzurri fece un cenno col capo.
“ E sia” rispose
 L’uomo anziano si alzò, ” mi aspetto che siate degni di quello che rappresentiamo”.
Pochi minuti dopo si alzarono tutti e la riunione si sciolse.

                                                          



























                                                           5



Il grande edificio di cristallo era alquanto moderno, sul lato destro in bella evidenza accanto al numero nove, c’era la targa in caratteri dorati della banca.
Margaret pensò che dovesse essere una grande banca, o almeno era quello che sembrava. Sapeva per esperienza che le apparenze possono ingannare, specialmente per quanto riguarda le banche, di recente negli Stati Uniti erano fallite diverse banche come la Lehman  Brothers, solo pochi anni prima se qualcuno lo avesse annunciato sarebbe stato dichiarato eretico.
La vecchia storia che la banca vince sempre si era sgretolata come un castello di carte, i giornali e i TG ne avevano parlato per diversi giorni, anche se sembravano molto imbarazzati.
L’ingresso era completamente in cristallo e per entrare bisognava attendere che aprissero dall’interno, con il sistema di sicurezza.
“Vede sono molto efficiente!” Esclamò Ludwig.  Margaret non rispose teneva il bambino in braccio e un po’ le pesava.
L’atrio dell’edificio era imponente, eppure sembrava di essere in una chiesa, non si udivano rumori ma solo frusci.
Si avviarono verso uno sportello per chiedere informazioni.
Ludwig si avvicinò e mostrò un documento di cui Margaret non capiva la necessità.
L’uomo dietro lo sportello chiamò qualcuno al telefono e in pochi minuti dietro di loro si presentò una donna, aveva un aspetto severo o forse erano i cappelli raccolti dietro la nuca che le davano quell’aspetto, probabilmente era sulla sessantina.
Li salutò e li pregò di seguirli, o almeno così aveva capito Margaret.
La donna li introdusse all’interno, da dove presero un ascensore. Margaret respirava come se avesse timore di turbare il silenzio di quel luogo.
 Ludwig continuava a sorridere dicendo ogni tanto “ja, ja, dachescen.”
Margaret guardava davanti a se ma era come se non vedesse nulla.
Usciti dall’ascensore si diressero verso un lungo corridoio, le porte erano tutte chiuse, e i loro passi erano silenziosi a contatto con la moquette.
Margaret mise giù il bambino il braccio iniziava a dolerle e si pentì di non aver preso il passeggino che l’avrebbe aiutata, ma le era sembrata una cosa inutile.
A metà circa del corridoio si fermarono, la donna bussò e aprì la porta, li fece entrare e accomodare su due poltroncine grigie poste accanto alla posta, poi si scusò e si allontanò verso un’altra porta, la moquette era più morbida di quella del corridoio il luogo aveva un aspetto molto curato, sebbene da un lato l’ambiente risultasse piuttosto freddo e spoglio.
“ Lo sa”disse Ludwig “ è la prima volta che vencho qui dentro.”
Margaret non aveva voglia di parlare si sentiva nervosa, il bambino per fortuna era tranquillo si era seduto per terra e continuava a giocare.
Pochi minuti dopo la donna apparve sulla porta dove era scomparsa pochi minuti prima.
“Prego.” Disse in Italiano
Si alzarono e avvicinarono alla porta, Ludwig fece passare prima Margaret con  fare cavalleresco.
“Signora, la prego si accomodi sono Alfred Martes funzionario della Suisse Bank ” un uomo sulla cinquantina con i cappelli brizzolati le indicò una poltroncina posta accanto ad un tavolo di cristallo al centro della stanza, l’uomo sembrava molto cordiale e Margaret si sentì confusa per tutte quelle attenzioni.
“ Tutto bene signora, ha fatto un buon viaggio” disse in perfetto Italiano con forte accento Tedesco.
“ Molto bene, grazie” rispose Margaret” Se vuole il bambino lo possiamo lasciare alla mia segretaria.”
“ La ringrazio, va bene così”rispose lei cercando di sorridere, ma quello che uscì fu più che atro una lieve smorfia, cosa che le capitava quando era nervosa.
“ So, che il notaio le ha letto il testamento, e le ha consegnato la chiave della cassetta di sicurezza, il povero signor Ghofferd Stunis era nostro cliente da molti anni, prima ancora che lei nascesse, a quei tempi la nostra era una giovane banca e usavamo ancora i Marchi, bei tempi…”
Margaret lo guardò cercando di dire qualcosa, ma non ci riuscì, fece solo un breve cenno di assenso col capo.
Margaret aveva un lieve senso di claustrofobia di cui non ricordava aver mai sofferto prima.
Pensò di aver scoperto un lato di se stessa che non conosceva, l’uomo continuava a parlare, sembrava entusiasta della loro presenza, anche Ludwig sembrava a suo agio, in effetti, ora che lo guardava meglio aveva un aspetto molto elegante e curato, lei aveva indossato una gonna al ginocchio e il golfino azzurro, ma ora aveva quella strana sensazione di aver sbagliato abbigliamento.
Da quando era diventata mamma aveva abbandonato i pantaloni aderenti i tacchi alti, anche il trucco lo aveva ridotto al minimo e questo le dava un aspetto ancora fanciullesco.
Stava perdendo il filo del discorso, il bambino la richiamò, “mami ho sete”, ” subito tesoro ora ti do l’acqua”.
Margaret si chinò verso il bambino e gli passo la sua bottiglietta.
“ Scusate” disse sentendosi come una studentessa che è stata pizzicata dal preside.
“ Non si scusi signora, vedo poca gente, sa… il mio è un incarico impegnativo, poi grazie a lei ho potuto spolverare il mio Italiano.”
“ Capisco.” rispose lei sorridendo.
Qualche minuto dopo l’uomo le consegnò una chiave poi si alzarono, uscirono dall’ufficio e proseguirono ancora per il corridoio, che si diramava in due direzioni.
Svoltarono a destra, dopo pochi passi presero un altro ascensore, questa volta scesero di parecchi piani, intanto l’uomo continuava a parlare, stava raccontando di quando era stato in Italia e del suo lungo soggiorno a Venezia, dove aveva conosciuto il dottor Ghofferd, che non era ancora dottore, così dicendo era scoppiato a ridere, la cosa doveva essergli sembrata molto ilare.
Finalmente le porte si aprirono, erano nel caveau della banca, c’erano due guardie armate, che li fecero passare.
“ Vede signora “disse il funzionario” la nostra banca è una delle più sicure del paese, e… se lei volesse diventare nostra cliente saremmo pronti a darle tutto il supporto necessario.”
“ La ringrazio!”Rispose Margaret assai meravigliata da tale offerta.
“Prego la sua cassetta”.
Margaret lasciò la mano del bambino per prendere la chiave dalla sua borsa.
“ Guardi se vuole può porre il contenuto della cassetta su quel tavolo” disse indicando un tavolo di metallo alla sinistra del caveau.
Le cassette erano di varie dimensioni, e lei non riusciva ad individuare quella che cercava, il numero nove, infatti, i numeri non seguivano una cronologia, sembrano messi a caso, oppure era lei che non riusciva seguirne la logica.
Si rese conto che i numeri più bassi erano posti in alto e al centro, ora a guardar bene vide una specie di disegno una sorta di croce stilizzata, per un attimo pensò alla croce uncinata che le ricordava un periodo storico molto complesso, anche se in fondo sapeva poco di quell’epoca, le sue conoscenze erano basate su quanto appreso a scuola.
Certo i nomi di Dachao, Aucshwitz, Buckelwal non le erano sconosciuti e quei nomi le incutevano sgomento.
Anche se erano passati molti anni dalla guerra e personalmente non aveva mai conosciuto nessuno che aveva avuto un’esperienza diretta da quegli accadimenti.
Suo padre le aveva raccontato alcuni episodi della guerra in Iugoslavia, a cui aveva  partecipato, sebbene per poco tempo, anche perché come addetto alle comunicazioni non aveva esperienze dirette di combattimento, ma quelle cose che aveva raccontato le erano bastate per pensare quanto questa fosse tremenda.
Le mani le tremavano leggermente mentre si apprestava ad aprire la cassetta, Alessandro accanto a lei si guardava intorno con un’aria molto tranquilla.
Il clic della serratura scattò come un proiettile in un tempio.
Con una lieve pressione si aprì lo sportellino, Margaret si sentiva frastornata come se fosse appena scesa da una giostra.
Intorno a lei c’era silenzio, anche i due uomini tacevano, per un istante ebbe la sensazione di essere in un altro universo e che tutto girasse al contrario.
Lei che si trovava in Germania ad aprire una cassetta di sicurezza, per prendere possesso di un’eredità da uno sconosciuto.
Un sorriso le salì spontaneo sulle labbra, forse stava sognando, ma si, uno di quei sogni che sembrano reali.
Si pizzicò una mano, era tutto reale.
Rovesciò il contenuto sul tavolo, c’erano alcune buste di carta piuttosto grandi, una bianca, due rosso scuro, una trasparente come quelle che si usano per mettere documenti.
Poi c’era pacco di piccole dimensioni chiuso con la ceralacca, anche le buste avevano dei sigilli.
Sembrava un gioco a premi, la uno la due la tre, il pacco, forse il dottor Stunis aveva un debole per i quiz televisivi.
Aprì la busta bianca, dentro c’era una busta più piccola, sopra c’era il suo nome, la aprì e iniziò a leggerla.

                                                                                                              Colonia 20 marzo 2000

Carissima Margaret

Quando lei leggerà questa lettera vorrà dire che io sarò morto.
Sono sicuro che sarà molto stupita da tutto questo, ma sappia che quello che ho fatto l’ho fatto nel pieno possesso delle mie facoltà mentali.
Spiegarle tutto in una lettera mi appare troppo complicato, ma sono sicuro che lei capirà.

Un abbraccio
Suo devoto


Ghofferd Stunis
« Ultima modifica: Luglio 11, 2011, 20:47:31 da ninag »

eziodellagondola

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Re: Profezie 2
« Risposta #1 il: Luglio 10, 2011, 09:31:28 »
qualche refuso qua e la, ma quel che conta è che l'incipit diventa sempre più intrigante

E
eziodellagondola

ninag

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Re: Profezie 2
« Risposta #2 il: Luglio 10, 2011, 20:13:12 »
 :rose: ;D