Autore Topic: Universitari.  (Letto 1277 volte)

.Mya

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Universitari.
« il: Agosto 16, 2011, 18:19:33 »
Quando stavo per diplomarmi, tutti mi chiedevano a quale facoltà mi sarei iscritta.
La mia risposta era sempre la solita: "Non andrò all'univeristà".
La cosa scatenava risposte irritanti sul perchè, sul come avrei sprecato le mie capacità e su eventuali futuri pentimenti... ebbene, dopo qualche anno, ho tirato le somme.
Ho capito come nel mondo attuale, specialmente quello lavorativo, l'unica cosa che ti serve è solo una gran botta di c... fortuna. Ma più di qualsiasi altra cosa, ho capito di essere scampata ad un pericolo letale: diventare un'universitaria.

Sì.
Gli universitari, competitivi per natura, si classificano tra di loro, come si fa con le categorie animali.
Anch'io ho imparato a classificarli, ma in maniera diversa, e anche voi potete imparare.

Il metro di giudizio è la loro ossessione disumana per l' UNIVERSITA' (parola che va detta inchinandosi ripetutamente).

La prima fascia è abbastanza ristretta e di breve durata: vi appartengono tutti coloro che si iscrivono ma non venerano l'istituzione, abbandonandola poco dopo per dedicarsi ad una vita migliore.

La seconda fascia già è una cosa seria.
Prendiamo mio fratello.
Se tu,si, proprio tu lettore, che hai lavorato per 17 ore, ti se è rotta la macchina e sei tornato a piedi a casa, gli chiedi un qualsiasi favore, avrai come risposta "Ma io sto studiando".

Ecco. Lui sta studiando. Tu, persona qualsiasi, potresti morire dissanguato, potresti patire la fame o avere un parto prematuro, scordati il suo aiuto, perchè lui sta studiando. Una risposta alternativa allo "sto studiando" è "ma io sono andato all'università".

Esempio:

Tu: "Non ho più le gambe, ho fatto la Salerno-Reggio Calabria a piedi"
Universitario: "Eh... ma io sono andato all'UNIVERSITA'"

E qui siamo ancora al livello medio!
Esiste, incredibile ma vero, di peggio. Come mia cognata. Lei, cara, respira università, mangia, beve, dorme, sogna università.
Quando fai una domanda su cosa sta studiando, la risposta è un dedalo di paroloni.

"Storia dell'architettura, dell'urbanistica e facoltatice dell'arte"

Anche mio fratello, che sta per passare dalla seconda alla terza fascia di rompicazzosità, dà risposte del genere.

"Cosa studi?"
"Storia del pensiero economico"
"Ah, Smith, Keyness, Say..."
"No! STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO"  - precisa lui.

Embè, io che ho detto?

E poi parlo con la mia collega, adorabile ragazza, intelligente, laureata, che a tale racconto mi riponde "Ma che andassero al diavolo, guarda che lavoro del caspio faccio io, non hanno capito niente".

 

 
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia,
signora Libertà, signorina fantasia.

Brunello

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Re: Universitari.
« Risposta #1 il: Agosto 18, 2011, 10:45:49 »
 ;D ;D Brava!

Micio93

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Re: Universitari.
« Risposta #2 il: Agosto 18, 2011, 12:29:28 »
Tecnicamente è vero. Avere la laurea ora come ora vale ben poco, una persona per laurearsi ci impiega mediamente 5 anni di duro studio, a mio avviso 5 anni buttati, così si ottengono conoscenze teoriche non pratiche, il che vuol dire che quando vai a cercare lavoro ti accorgi di non saper fare un piffero, praticamente è così, meglio un fare un corso di neanche un anno, in un campo come per esempio il fotovoltaico, o altro, corsi pratici, dove principalmente si impara a saper fare qualcosa, piuttosto che fare un corso di sola teoria, viso il costo vista la durata, uno in 5 anni, dipende da come si gestisce il tempo, si può fare non meno di 3 corsi, l'università costa, anche il corso costa, ma facendo una valutazione basandosi su ciò che si vuol fare più in là, basandosi sulla quantità di conoscenze pratiche acquisite, bè una persona a maggiori possibilità, di trovare un lavoro semplicemente facendo un corso, anziché intraprendere un corso di studi universitari, quando si presenta un curriculum, chi esamina il curriculum interessa sapere ciò che sa fare la persona che le lo ha presentato, poi ovviamente anche prendersi una laurea, può presentare "vantaggi" ma a questo punto preferirei studiare 5 anni inglese piuttosto che laurearmi, la conoscenza di una o più lingue apre molte porte.
Complimenti, divertente :)

presenza

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Re: Universitari.
« Risposta #3 il: Agosto 18, 2011, 14:45:35 »
Un corso di studi universitari non è paragonabile ad un corso qualunque che sia finalizzato ad un'attività lavorativa immediata (per quanto l'immediatezza lavorativa, al giorno d'oggi,  nemmeno il corso qualunque riesce a garantire).
Una laurea accresce il proprio orizzonte culturale e professionale, e certo non viene conseguita per fini pratici, ma squisitamente professionali. E' chiaro che il mondo del lavoro è un universo sempre più complicato, manca l'impiego spicciolo, figuriamoci le alte cariche professionali, è per questo che si è quasi tutti a spasso, sia coloro in possesso di un diploma cosiddetto  "finito" o di un corso professionale tra i più disparati, sia coloro in possesso di una laurea spendibile in campo professionale e culturale. E' altresì vero che studiare oltre il diploma è un impegno personale ed economico, quest'ultimo spesso a carico della famiglia, ma chi sceglie di continuare a studiare valuta sempre i pro e i contro della propria scelta, in riferimento soprattutto agli obiettivi che si prefigge di raggiungere. Pertanto, se studiare è diventato nuovamente un privilegio a seguito del carico economico a cui si va incontro nel corso degli studi, tuttavia rappresenta comunque  un investimento la cui spesa verrà ammortizzata nel tempo. Per quanto riguarda invece coloro che intraprendono gli studi universitari, rispetto a coloro che si fermano al diploma, lì credo che la differenza sta solo nellla personalità e nella sensibilità del singolo, il mondo è così variegato che spesso si trova il diplomato con arie da super esperto, e il laureato che prende spesso le sembianze di uno scaricatore di porto, con tutto il rispetto per una tale categoria, non me ne voglia questo lavoratore!

nihil

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Re: Universitari.
« Risposta #4 il: Agosto 30, 2011, 13:41:34 »
l'università ultimamente dà grande prospettive di lavoro al call center, per lussuosi 5 euro all'ora! L'università attualmente serve a diplomare illusioni (illusioni non illusi) perchè sul pezzo di carta dovrebbe esserci scritto proprio illusioni. Qualcuno la sfanga, ma i baroni non lasciano spazio a nessuno, la torta è piccola e non basta per tutti (secondo loro).
Però c'è di bello che quando uno è universitario sembra felice, crede di avere dei diritti, non ultimo quello di essere sempre giovane, può permettersi battaglie spericolate, tanto nessuno lo licenzierà! e avrà tutta la vita per ricredersi su tutta la linea. :sbav:

.Mya

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Re: Universitari.
« Risposta #5 il: Agosto 31, 2011, 22:43:38 »
La mia intenzione non era criticare l'UNIVERSITA' (amen), ma i modi di fare che molti assumono nel frequentarla.
Il discorso era un po' comico, è vero, ma è anche vero che mi sono sentita dare risposte di quel genere da molto persone visto che per loro quel posto, quell'impegno, equivale a tutta la loro esistenza. Mi sembra veramente troppo. ;D
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signora Libertà, signorina fantasia.

nihil

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Re: Universitari.
« Risposta #6 il: Settembre 01, 2011, 08:42:23 »
hai ragione, sembra a volte che essere universitari sia una specie di salvacondotto!   :prtr:

victor

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Re: Universitari.
« Risposta #7 il: Settembre 22, 2011, 23:21:37 »
È da pochi giorni che ho scoperto questo sito e la sera passo il tempo a visitarlo. Fino a questo momento mi sono limitato a leggere e a esprimere qualche commento, più sul contenuto che sulla forma.

Anche io ho scritto molte cose. Prevalentemente si tratta di appunti di vita vissuta. Ma, non ho mai pubblicato nulla. È tutto conservato nel mio computer.

Pensavo di dedicare queste mie memorie principalmente ai miei nipoti. Così, quando saranno più grandi, potranno leggerle e apprendere quanto era folle il loro nonno …

Questo racconto di Mya (ho già commentato qualche suo scritto che mi è piaciuto) mi ha stimolato e mi ha fatto venire in mente l’idea di dare una visione di come era la vita universitaria più di cinquanta anni fa …

Così mi sono lanciato anch’io nell’agone degli Zammiani …

A voi questo mio scritto …
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

victor

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Re: Universitari.
« Risposta #8 il: Settembre 22, 2011, 23:26:20 »
E410 026 1957 - 21 anni - La consegna delle arance

(scritto il 6 agosto 2010)

Una sera mio padre mi disse “domani raccolgono le arance e dopodomani mattina devono essere consegnate alla ditta MS. Io non ci posso andare e ci devi andare tu. Domani ti prendi la macchina, non torni a casa, ma vai a dormire in campagna. Il camion arriva all'alba e fai la consegna delle arance. Poi te ne vai all'università”. La ditta MS era un commerciante di agrumi particolarmente “difficile” e mio padre cercava sempre di evitare di trattare e vendere le arance a lui. Quell'anno il mercato era piatto e mio padre fu costretto a vendere le arance proprio a lui. Io sapevo bene chi era la ditta MS e quanto difficile fosse il compito che mi aspettava.

La sera, dopo l'università andai direttamente in campagna. Arrivato, trovai tutti gli operai che avevano raccolto le arance (oltre quindici persone) seduti attorno al fuoco che mangiavano.

Infatti durante la raccolta era consuetudine che gli operai non tornassero a casa, ma rimanevano in campagna e dormivano nel magazzino sopra la paglia. Attorno al fuoco, assieme agli operai, c'era anche massaro Alfio armato di fucile. Posai la macchina, mi avvicinai e salutai tutti.

Risposero al mio saluto e mi invitarono a mangiare con loro. Sapevo che non accettare l'invito sarebbe stato scortesia pertanto risposi che accettavo l'invito e avrei mangiato con loro soltanto dopo aver fatto il controllo delle arance raccolte e del lavoro fatto.

Con massaro Alfio feci un giro per controllare il lavoro fatto e le arance raccolte, le quali erano accatastate in cassette di plastica dentro il magazzino. Resomi perfettamente conto della situazione (sapevo che avrei dovuto fare rapporto dettagliato a mio padre) tornai dagli operai e mi sedetti assieme a loro attorno al fuoco. Mi offrirono il loro pane e le olive che arrostivano sulla brace accesa, che accettai, anzi mangiavo con piacere, perché quel cibo per me era veramente buono.

Mentre mangiavamo tutti insieme cominciarono a scherzare sugli studenti universitari che anziché andare a lavorare facevano finta di studiare e si divertivano con le ragazze, facevano battute pesanti anche sulle ragazze che anziché stare a casa a fare la calza andavano all'università per farsi scopare. Io stavo allo scherzo anche se in certi momenti diventava pesante. Mi chiedevano quante ragazze mi ero portato in macchina, se cambiavo una ragazza ogni settimana oppure una al giorno, e via di questo passo. Io stavo al gioco e non mi tiravo indietro anzi vantavo anche avventure immaginarie. Nel frattempo studiavo tutti. Con la coda dell'occhio studiavo il capo ciurma, che stava silenzioso. Quasi sicuramente anche lui osservava me e si chiedeva se ero un figlio di papà imbecille che lui avrebbe potuto raggirare tranquillamente. Anche massaro Alfio era seduto, con il fucile accanto, attorno al fuoco e mangiava in silenzio assieme a noi.

Poi ce ne andammo tutti a riposare perché l'indomani, prima del sorgere del sole bisognava essere tutti alzati e pronti per il lavoro. Prima di andare a letto parlai con massaro Alfio e pianificammo il lavoro dell'indomani per la consegna delle arance: in quel posto lì si doveva posteggiare il camion, qui avremmo posto la basculla per la pesa delle casse, invece in questo altro posto sarebbero state accatastate le casse prima di essere pesate e in quest'altro dopo la pesa, e così via.

La mattina presto, il cielo cominciava appena a schiarire, io ero già alzato e sul posto di lavoro. C'era anche massaro Alfio, il capo ciurma e solo uno o due operai appena alzati che si lavavano il viso vicino al pozzo. “Mattiniero è il signorino!” esclamò il capo ciurma con meraviglia. Non risposi alla battuta. Poco dopo arrivò il camion e il capo ciurma lo fece mettere in un posto che non era quello che avevo stabilito la sera prima con massaro Alfio. “No – dissi io – il camion deve stare lì”.

Il capo ciurma mi guardò e fece mettere il camion dove avevo indicato io. Nel frattempo gli operai si erano alzati e cominciavano a mettersi al lavoro. Il capo ciurma diede disposizione di tirare fuori dal magazzino la bascula. Io mi avvicinai agli uomini che la trasportavano e la feci posizionare nel luogo che avevo stabilito la sera prima assieme a massaro Alfio. Il capo ciurma tentò di obiettare che era meglio posizionarla diversamente, ma gli dissi chiaramente che il posto giusto era quello che avevo indicato io.

Nel frattempo alcuni uomini cominciarono a prendere le cassette delle arance e le portavano fuori dal magazzino, ma le posizionavano in maniera disordinata alcune di qua e altre di là. Alla mia osservazione il capo ciurma rispose che non era un problema, le cassette potevano essere posizionate anche in posizione sparsa. Si accese una discussione tra me e lui. Tutti gli operai si fermarono a guardare come sarebbe andata a finire. Mi rivolsi a massaro Alfio e dissi “dammi il tuo fucile – e me lo misi a tracolla – e vai a prendere l'altro fucile che è in casa”. Poi mi rivolsi agli operai che mi guardavano e dissi in maniera risoluta “accatastate le cassette delle arance tutte insieme e qui!” e fu chiaro che le mie parole non ammettevano né discussione, né replica.

In quel momento il capo ciurma lanciò un urlo, aprì le braccia e cadde per terra all'indietro. Rimasi allibito. Pensai che fosse una sceneggiata per distogliere l'attenzione. Mentre stavo attento e con i riflessi pronti a seguire gli eventi per prendere le decisioni più opportune notai che nel cadere all'indietro la testa del capo ciurma aveva sfiorato lo spigolo di ferro della bascula. Mi resi conto che non era una sceneggiata isterica, ma una crisi epilettica vera. Se avesse voluto fare una simulazione si sarebbe buttato per terra in maniera da non rischiare di ferirsi. La schiuma alla bocca più che le convulsioni, mi confermarono che la mia diagnosi era esatta (ero al quarto anno di medicina). Restituii il fucile a massaro Alfio che nel frattempo era tornato e mi inginocchiai accanto a lui, introdussi un legno tra i denti affinché non si ferisse accidentalmente la lingua.

Prestai per quanto possibile assistenza, aspettando che cessassero le convulsioni e quando poco dopo rinvenne ebbi la certezza che si era trattato di una crisi epilettica. Era la prima volta che assistevo ad una crisi epilettica.

Dopo questo episodio tutte le operazioni di pesa e di consegna delle arance si svolsero con assoluta tranquillità e notai come gli operai, che la sera prima avevano cercato di prendermi in giro, mi guardassero con deferenza e rispetto. Ritengo che avessero capito che ero uno studente che andava all'università per studiare seriamente e non solo per divertirsi.

Quando tutte le operazioni di consegna furono terminate era già tardi ed io avevo il laboratorio di Patologia Medica per cui senza neppure cambiarmi né l'abito, né gli scarponi, che erano pieni di fango mi misi in macchina e corsi all'università. Arrivai che la lezione era già cominciata, ed entrai.

L'assistente che teneva la lezione guardò il mio abbigliamento e disse “Da dove viene?” “Dalla campagna – risposi – ho consegnato le arance!” Lui annuì ed io andai a prendere posto.

P.S. -Penso che i miei nipoti resteranno piuttosto sorpresi da questa mia storia. Tanti particolari sembreranno a loro strani. Voglio chiarire alcuni dettagli.
   A quell'epoca, spesso, durante la raccolta delle arance o dell'uva gli operai tornavano a casa solo alla fine della settimana o alla fine della raccolta.
   Negli anni cinquanta era la prima volta che molte ragazze accedevano all'università, per cui non erano ben viste da molte persone, specie da quelle culturalmente poco evolute.
   Era abbastanza frequente che il massaro o il padrone girasse per la sua campagna armato di fucile, era un segno del potere ed anche un deterrente nei confronti di persone malintenzionate.

Voglio ricordare che si tratta di fatti vissuti che sono ancora impressi nella mia mente.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

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Re: Universitari.
« Risposta #9 il: Settembre 23, 2011, 07:55:05 »
piacevolissimi ricordi di un mondo che è cambiato, i tuoi nipoti ricorderanno un nonno che era in grado di fare una cosa e l'altra! quando racconto ai miei figli ( non nipoti) che invece del frigo avevamo la famosa ghiacciaia mi definiscono dinosauro. ma il tempo passa e cambia tante cose, e le cambierà anche per loro.

presenza

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Re: Universitari.
« Risposta #10 il: Settembre 23, 2011, 19:11:08 »
Ciò che non tramonta mai, che non cambia, che sembra fermo nel tempo, che lo sfida è solo e soltanto "il pregiudizio". Saranno pure passati cinquant'anni, frattanto acqua è passata sotto i ponti, ma ancora l'uomo è fermo, oggi come ieri lì, a giudicare.
Mi auguro che i tuoi nipoti oltre che ascoltare o leggere i tuoi racconti di vita vissuta, possano essere protagonisti di un mondo dove il "pregiudizio" è veramente storia passata.