Scrittura creativa
Scrittura creativa => Anch'io Scrivo narrativa! => Introspettivo => Topic aperto da: Arcobaleno - Febbraio 23, 2012, 12:16:46
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… mio caro Ernesto,
cerco di restare con i piedi e la ragione in terra, mentre la mente vola lontano. Parlarti mi fa sempre battere forte il cuore, e testimoniare la nostra esperienza, vissuta ogni attimo insieme , è più che emozione, è ancora vita!
Esserti vicina , mentre esplodeva un’atomica sul tuo cammino, intuire che un baratro si stava aprendo, fu un pugno allo stomaco e alla testa, una tempesta inattesa nel cuore, feroce come mille bombardamenti o più di mille rappresaglie belliche, un allarme che risuonò cupo come suono di corno nelle valli del pensiero.
In quel l’attimo della notizia, intuita e appena raccolta, si contrasse la storia della nostra vita, che si sarebbe addensata tutta in quell’angolo già pronto a contenerci. Quante tappe, quante siepi di rovi , quante trincee, e difese e assalti e ferite!...
Non finivano mai. Come altalene che ondeggiavano matte offrivano il gioco ora dell’incredulità, ora del rifiuto, ora del non voler credere, del tuo non accettare, del tuo sentirti nel pieno delle forze.
Ricordi? Eri l’eroe che attraversava sempre indomito i campi di battaglia, uscendone indenne. illeso …
Volevo crederti, avevo bisogno di farlo!...ma prima di te sapevo, ero fuori di te e sapevo! Fui fuori di me.
Ricordi il giorno della prima tac, di quella novità che ferma la vita, che invece di parlare di un’aorta indagata si fissò su quel piccolo punto nel polmone? Quella stella piccolissima che lanciava lontano i suoi raggi e continuava a farlo, mentre per te trascorreva quel tempo del non voler fare nulla, del tuo rifiuto a credere. Poi quei raggi fecero sentire lieve la loro presenza durante la tua corsa, poi durante il tuo camminare sportivo, e quella tosse fastidiosa che volesti ignorare, mentre a me faceva stringere il cuore? Il pericolo si era annunciato, l’ostacolo c’era, sconosciuto solo a chi non si voleva fermare e, alquanto silente , si stava rivelando. Fu l’ influenza? Il mio insistere?
Eri ancora incredulo …. poi la strada della mente si apre all’oncologo, a un consiglio, la soluzione ignota fu speranza, così la coscienza fu desta. La chemio, l’operazione, poi ancora chemio e radio … e cisplatino e navelbine … abitavano la casa e il tuo corpo, segnandolo in parte, erano pane quotidiano …. Sempre a lungo altri veleni che scendevano con le gocce delle flebo . Eri paziente, rassegnato a tanto perché pensavi che il leone avrebbe di nuovo attraversato la savana … Eri un bambino buono, da amare soltanto. Nel cuore di chi accompagna questo tipo di cammino c’è la convinzione di sapere o di poter fare ancora qualcosa per risolvere con l’amore. … Ingenuità e speranza .
E’ una sorta di ritorno alla magia dell’infanzia, quando si bacia un bimbo che si è fatto male e con quel bacio gli si asciugano le lacrime. Quanti baci sulla tua fronte! perché ne venissero fugati i pensieri neri.
Quanti sui tuoi occhi buoni e ancora ridarelli quando, solitario, nelle nostre quasi ultime sere estive, nel buio, dalla tua poltrona, scrutavi lontano il mare! So che salutavi, so e sapevo che avresti voluto urlare, ma ancora fiducioso ti affidavi alle cure … Erano indagini faticose e continue, analisi infinite, scandagli preziosi per sorprendere il nemico in fallo, finalmente! ..
Eri ancora in gara, il torneo contava vari personaggi , con molti occhi dagli spalti, ma tanta solitudine . Solo, nella tua corazza di dolore , adesso vulnerato alle ossa , eri il mio cavaliere fiero e provato, malamente in sella, ma alla fine unico nella sua tenzone.
E ancora nulla fu trascurato! Anche le leggende davano corpo alla speranza! Ricordi il risveglio ingenuo con l’aloe preparato al buio la sera? L’attenzione nella scelta dei tempi, i passi fatti per casa affinché le gambe fossero sempre pronte al cammino … la ginnastica che allenasse l’atleta … e nell’energia dei tuoi figli vedevi la tua antica forza. Poi eri costretto subito a piegarti, come un giunco vuoto , trafitto dal dolore di cento spade. Le notti trascorrevano insonni alla ricerca del respiro possibile, e parole, e storie, e carezze sul capo, ti tenevo la mano, i dolori impossibili così si calmavano!
Distrazione, non rimedio all’angoscia . Ricordi le cure per sedarli che accendevano le pareti della stanza di volti e luci? però ti davano tregua ….
Ricordi il fondo degli oceani, gli spazi siderali , i laghi incantati che la nostra fantasia illuminava nelle lunghe notti ? e, alla tua fronte che bruciava, sussurravo le nevi dei più alti ghiacciai per rinfrescarne il pensiero?
Eri buono buono e i tuoi occhi cercavano aria e attraversavano l’ultimo settembre nel deserto dei tartari, eri il tenente Drogo..
Rubai lo zefiro gentile alla primavera che non arrivò , còlto dalle mie dita sfiorai con lui l’argento dei tuoi capelli..…
Speranza ancora ?… libero, come sempre!…
Febbraio 2011
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"La storia di questo viaggio non è la riprova che non c'è medicina contro certi malanni e che tutto quel che ho fatto a cercarla non è servito a nulla. Al contrario: tutto, compreso il malanno stesso, è servito a tantissimo. E' così che sono stato spinto a rivedere le mie priorità, a riflettere, a cambiare prospettiva e soprattutto a cambiare vita. E questo è ciò che posso consigliare ad altri: cambiare vita per curarsi, cambiare vita per cambiare se stessi. Per il resto ognuno deve fare la strada da solo. Non ci sono scorciatoie che posso indicare. I libri sacri, i maestri, i guru, le religioni servono, ma come servono gli ascensori che portano in su facendoci risparmiare le scale. L'ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto dal quale si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quell'ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli... vivo ora, qui, con la sensazione che l'universo è straordinario, che niente, mai ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta... ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra"
Tiziano Terzani - Un altro giro di giostra