Scrittura creativa
Scrittura creativa => 15 minuti per creare => Topic aperto da: nihil - Gennaio 23, 2013, 08:43:01
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Lampioni
Lungo la strada che portava al paese c'erano i lampioni.
D’inverno pareva che la loro luce fosse più debole, forse perché assorbita dalla nebbia.
Fu appunto in una notte tenebrosa che mi ritrovai per via pedalando verso casa al termine del turno di lavoro serale; ci vedevo poco ma avevo fiducia nella mia bicicletta che ormai pareva la cavallina storna.
Fu prima della grande curva, quella che rasenta il muro del cimitero, che improvvisamente i lampioni si spensero.
Mi sentii proiettato nel mondo come doveva essere prima dell’avvento dell’elettricità; noi diamo per scontate troppe cose, come per esempio di vedere dove stiamo andando e che la luce ci protegga dall’ignoto nascosto nel buio.
Non ebbi paura, all’inizio fui solo sorpreso, non vedevo più nulla e di preciso non ricordavo quanto mancava alla grande curva. L’essere vicino al cimitero non mi riempiva di gioia, anche se non sono superstizioso, ma tutti i miei sensi erano all’erta.
Ovviamente mi fermai, nella speranza che il guasto ai lampioni fosse cosa di pochi secondi.
Così non fu.
Ebbi tempo, dopo tanti anni di trascuratezza, di ammirare il cielo, così oscuro e contemporaneamente così profondo e immenso; provai quasi una vertigine per quell’infinità che mi sovrastava, temetti quasi di cascare all’insù.
Le stelle stavano lì da sempre, ma ora pareva che stessero guardando proprio me e che pensassero: “Mbè, che c’è, non ci hai mai viste? Cos’hai da guardare tanto?”
Infatti, era tanto che le guardavo senza vederle, dovevo aspettare il guasto ai lampioni per riscoprirle, che stupido!
A volte, anzi spesso, ci lasciamo vivere, senza guardarci intorno e perdiamo il senso dell’insieme.
L’aria gelida mi tagliava le guance, ma non m’importava, tutto preso com’ero da quella commozione improvvisa; avevo riscoperto qualcosa che era sempre esistito e che avrebbe continuato ad esistere dopo di me.
Mi sentii piccolo e insignificante, un niente assoluto, un sospiro occasionale di qualche dio che aveva ben altri progetti per l’universo, che pensare ai miei raffreddori, alle marchette della mia pensione e a qualunque altro accidente si potesse riferire al mio provvisorio vivere.
Fu in quel preciso momento che smisi di avere paura della morte e l’accettai.
Percepii come non mai d’essere solo un uomo.
Sicuramente un uomo solo.
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E' proprio in momenti come quello che tu descrivi che, allentate tutte le difese e allontanati i pensieri che possiedono la nostra mente, scopriamo ciò che ci circonda ed è sempre stato lì, ma non avevamo gli occhi del cuore così aperti da poterlo percepire.
E così si avverte la gelida carezza della notte, si ode il silenzio profondo del buio e ci stupiamo ed emozioniamo di fronte al cielo stellato che, da sempre, sovrasta l'uomo.
Ma bisogna essere soli con se stessi e avere la mente libera per sentirci tutt'uno con l'universo e avere la netta consapevolezza, sia pure per un istante, che la morte non può che essere solo un passaggio di stato.
Claudia
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L'immensità ci fa sentire davvero piccoli e insignificanti e un pochino filosofi. In realtà non siamo nulla, di fronte ad essa, siamo minuscoli virus di una terra che vivrebbe anche senza di noi. L'unica emoziane che dà un senso alla nostra esistenza è l'amore.
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Verissimo!!
:rose: :rose:
Claudia
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Ai tempi non l'avevo letta. E....capperi, quanto mi piace!
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uuuhhhh, manco mi ricordavo di avere scritto questo pezzettino. ;)
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Continua a piacermi, davvero, il pezzettino.
E attendo una nuova stagione di questi risvegli. :scrib:
Ma...so che non si può indurre in alcun modo.
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siamo tutti svagati! bei tempi quando non si faceva in tempo a leggere tutto! :happy:
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E' da un paio d'anni che mi soffermo soprattutto ad osservare e a meravigliarmi. Vedere le cose come se fossero la prima volta. Tante sono . E' come se fossimo sempre entrati nella solita stanza buia con una torcia e, in un preciso momento rientri in quella stanza e la illumini del tutto con la tua presenza e tutto appare diverso e sentito diverso. Bella. Non so se mi sono spiegato ::)
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hai mai fatto caso che cammini per una strada per anni e poi all'improvviso vedi una casa, che non avevi mai notato? accade. abow
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Siccome mi capita di rileggerlo.., solo una piccola critica : questo racconto è nato e doveva essere al femminile. Ma capisco il perché l'hai messo al maschile : dovevi dare rilievo al finale, in cui si parla di essere solo " un uomo " in contrapposizione all'infinito. E' così?
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heheheh no, è al maschile perchè nessuna donna andrebbe in giro di notte in bicicletta vicino ad un cimitero. ;D
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Ma senti questa, come ha bucato il mio palloncino!!!
In effetti però...di notte di questi tempi, e giusto per non farsi mancar nulla vicino al cimitero...già, ci vorrebbe una pazzerella.
E allora o.k, facciamo che è il solito maschio, anzi uomo.
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In realtà tu, Nihil, sei capacissima di pedalare di sera passando anche vicino al cimitero. Come lo so? Lo sento, nello scrivere le persone abitano fra le righe di quanto scrivono. Si, anche se non ti ho mai visto questa è la mia idea. Io rileggo, e continuo a pensare che dovevi lasciarlo come era nato : al femminile....
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hahahah si pedalerei accanto al cimitero, magari cantando a squarciagola OH bella ciao, per farmi coraggio.
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A squarciagola?? Ma se poi gli.. abitanti del luogo si incavolano per il disturbo? Io pedalerei via in tutta fretta, guardando come un faro le luci del paese.
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per farmi coraggio, meglio di un rosario sottovoce, anche se più consono, :happy: