Scrittura creativa
Scrittura creativa => Anch'io Scrivo narrativa! => Altro => Topic aperto da: vasco spagnoli - Marzo 21, 2014, 11:30:25
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Nei suoi ultimi giorni di vita Oscar Wilde racconta la sua tragica odissea.
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bentrovato Vasco!
Oscar fu una persona profondamente triste, il famoso Ritratto di Doria Gray, era la storia del suo amore.
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Mi spiace che non venga pubblicato. E' un monologo molto triste.
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come sarebbe a dire che non viene pubblicato?
Comunque ho letto la sua biografia, e ho dovuto interrompera la lettura, era troppo tristissima.
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Non so per quale motivo non venga pubblicato. Io l'ho inviato ma non c'è. Mi dispiace.
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era un video? quello non viene fuori. Prova con una parte del testo se lo trovi, io non sono riuscita a trovarlo. ;)
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Per esattezza letteraria il romanzo Il garofano verde fu scritto da Robert Hichens. Riporto qui di seguito commento e prefazione dell'edizione Longanesi del 1953.
Il libro più impertinente che si sia mai pubblicato in Inghilterra, così fu definito quando apparve nel 1895. Esso infatti prende di mira con ironia i personaggi principali di quello strano movimento estetico che ebbe in Oscar Wilde il suo maggior poeta ed eroe. Il libro uscì anonimo e che l'autore fosse Robert Hichens, allora appena ventinovenne, lo capirono solamente i due interessati: Oscar Wilde, appunto, e Lord Alfred Douglas, che la presero con spirito.
Lord Reginald Hastings ed Esmé Amarinth sono i due nomi sotto i quali si nascondono i due protagonisti, Lord Douglas e Oscar Wilde, ne Il Garofano verde. Il racconto è davvero esile, si tratta in realtà della descrizione della vita sociale (molto mondana) della Londra elegante di fine secolo. Non mancano le battute spiritose, i paradossi, le audacie di un gruppo sociale che stava passando dal tetro periodo vittoriano alla liberalità del periodo edoardiano; il tutto narrato sotto forma di motti di spirito e brillanti conversazioni. Molte parti sono parafrasi dei discorsi pubblici di Oscar Wilde, e si riconoscono senz'altro se non le sue battute, almeno quelle che potrebbero passare per le sue battute. Un vago accenno di trama può essere la storia che sta alla base di tutta questa mondanità, cioè la richiesta di matrimonio che Lord Reggie fa a Lady Locke, venendone respinto, nel finale del libro, ma sappiamo che si tratta in realtà di un mero espediente di Hichens per mettere in bocca al personaggio di Lady Locke quello che deve essere stato il suo pensiero nei confronti di questi esteti che credevano, col solo apporre all'occhiello un garofano verde, di rivoluzionare il pensiero. "
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Il mio non è un romanzo, è un lungo monologo che ho tratto principalmente dal "De profundis" ma anche da vari scritti di Oscar Wilde.
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(La scena è in penombra. Scopriamo un tavolino, un paio di vecchie sedie impagliate, uno sgangherato comò, un letto fatiscente su cui è sdraiato Oscar Wilde. La stanza è un tugurio. Oscar fuma lentamente una sigaretta, mentre udiamo, amplificato, un dialogo che si svolge fuori scena. OSCAR: Alfred, ho bisogno del tuo aiuto. BOSIE: Quando mi chiami Alfred capisco che vuoi del denaro. OSCAR: Alfred, Bosie caro, stanno per buttarmi fuori dall'albergo. BOSIE: Il tuo ragazzo di turno fa troppo rumore? Oppure sei tu che fai troppo rumore? OSCAR: Sai quanto mi costi parlare di questioni finanziarie. BOSIE: Soltanto quando ti riguardano, Oscar, solo quando ti riguardano. OSCAR : Ti prego Bosie, non profanare la nostra amicizia con parole di disprezzo. BOSIE: La nostra amicizia, come la chiami tu, è stata profanata fin dall'inizio. OSCAR: Sarò franco, Bosie, ho bisogno di soldi, ne ho un bisogno disperato. Il proprietario dell'albergo minaccia di farmi andare in prigione per debiti. BOSIE : Oscar, accampasti la stessa scusa anche il mese scorso. OSCAR: Davvero? Mi dispiace. E' la dimostrazione di come la fantasia sia andata completamente esaurendosi per effetto della miseria. La situazione tuttavia non cambia. Dipendo dal tuo buon cuore. BOSIE: Sai una cosa, Oscar? Ti comporti come una prostituta. (Sentiamo una porta sbattere. Luce piena sulla scena. Oscar si siede sulla sponda del letto con la faccia tra le mani).
OSCAR - Ah, Bosie, Bosie!... (Si alza, è stanco, siede dietro il tavolo su cui c'è l'occorrente per arsi le sigarette. (Al pubblico) Ecco a che punto sono ridotto...Approssimativamente vivo, ma vivo...Anche se non so ancora per quanto...A Parigi, sotto falso nome, in un buco fetido a leccarmi le ferite, come un cane bastonato.............................
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(La scena è in penombra. Scopriamo un tavolino, un paio di vecchie sedie impagliate, uno sgangherato comò, un letto fatiscente su cui è sdraiato Oscar Wilde. La stanza è un tugurio. Oscar fuma lentamente una sigaretta, mentre udiamo, amplificato, un dialogo che si svolge fuori scena. OSCAR: Alfred, ho bisogno del tuo aiuto. BOSIE: Quando mi chiami Alfred capisco che vuoi del denaro. OSCAR: Alfred, Bosie caro, stanno per buttarmi fuori dall'albergo. BOSIE: Il tuo ragazzo di turno fa troppo rumore? Oppure sei tu che fai troppo rumore? OSCAR: Sai quanto mi costi parlare di questioni finanziarie. BOSIE: Soltanto quando ti riguardano, Oscar, solo quando ti riguardano. OSCAR : Ti prego Bosie, non profanare la nostra amicizia con parole di disprezzo. BOSIE: La nostra amicizia, come la chiami tu, è stata profanata fin dall'inizio. OSCAR: Sarò franco, Bosie, ho bisogno di soldi, ne ho un bisogno disperato. Il proprietario dell'albergo minaccia di farmi andare in prigione per debiti. BOSIE : Oscar, accampasti la stessa scusa anche il mese scorso. OSCAR: Davvero? Mi dispiace. E' la dimostrazione di come la fantasia sia andata completamente esaurendosi per effetto della miseria. La situazione tuttavia non cambia. Dipendo dal tuo buon cuore. BOSIE: Sai una cosa, Oscar? Ti comporti come una prostituta. (Sentiamo una porta sbattere. Luce piena sulla scena. Oscar si siede sulla sponda del letto con la faccia tra le mani).
OSCAR - Ah, Bosie, Bosie!... (Si alza, è stanco, siede dietro il tavolo su cui c'è l'occorrente per arsi le sigarette. (Al pubblico) Ecco a che punto sono ridotto...Approssimativamente vivo, ma vivo...Anche se non so ancora per quanto...A Parigi, sotto falso nome, in un buco fetido a leccarmi le ferite, come un cane bastonato.............................
Bene, hai riammesso Oscar nei nostri ricordi. Grande uomo che ha pagato il suo genio e la sua diversità. Mi hai fatto venire voglia di rimettermi a leggerlo e magari vedere i film de Il garofano verda.
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(II puntata) Non sono più io, non sono più nessuno. Se mi guardo nello specchio penso che ora potrei recitare in una delle più terrificanti commedie di Moliere. Perché no? Potrei interpretare la parte di un vecchio libertino...faccia dipinta, occhiaie violacee, capelli di stoppa...un vecchio laido che suscita l'ilarità ogni volta che compare in scena. Il pubblico lo vede e ride, ma ignora che sta ridendo di se stesso. Il mondo ride sempre delle proprie tragedie, è il solo modo per poterle sopportare. Una volta dissi a Bosie che il momento più alto nella vita di un uomo è quando si inginocchia nella polvere e racconta i suoi peccati. Ora devo raccontare i mie e non ho modelli a cui ispirarmi. Baudelaire avrebbe voluto richiamare l'attenzione del cielo e dell'inferno sulle proprie colpe e, dato che non visse a lungo, può darsi che ci sia riuscito. Io non sono in grado di fare simili miracoli, non so mutare il fango in argento. Posso solo fare come gli antichi romani: raccogliere fra le mani le mie viscere e morire due volte. (Sorride) Incredibile! Per l'etica moderna sono diventato un problema. Tutti ora parlano delle mie tendenze particolari, probabilmente perché ho anticipato i tempi, ho scelto il momento meno adatto per rivelare al mondo la mia sessualità. (Schiaccia sotto i piedi la cicca e si arrotola un'altra sigaretta) E' triste doverlo ammettere, ma temo che di tutti i fatti straordinari che mi sono capitati, il più straordinario sarebbe quello di venire ricordato non come artista, ma come caso clinico, come studio psicologico da catalogare tra Onan e Erodiade. (Accende la sigaretta) Edward Carpenter ha scritto che il senso del peccato denota una debolezza dell'uomo. Non sono d'accordo. La nostra vera debolezza è ben più interessante. Alcune attività le definiamo peccaminose per goderne più intensamente. Come appunto l'amore fra persone dello stesso sesso, che è il più nobile degli amori.................
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ottimo testo e di profondità. Povero Oscar, davvero costretto a una doppia vita, sia psicologica che sessuale. Puoi anche mettere pezzi più lunghi, se vuoi. :rose:
Sarebbe carino se passassi dal forum presentazioni e ci parlassi un poco di te. abow
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(III puntata) Per la civiltà moderna è un reato, ma grandi filosofi lo hanno indicato come esempio di amore ideale. E grandi artisti come Michelangelo e Leonardo lo hanno praticato serenamente. Quando nel Simposio, Socrate confuta decisamente le argomentazioni di Aristofane - secondo cui l'uomo e la donna sono due nature divise che lottano per essere riunite - Socrate proclama una grande verità, che la civiltà moderna sembra aver dimenticato: in amore uomini e donne non sono complementari, ma antagonisti. Certo che l'amore tra uomini o tra persone presuppone una vera uguaglianza fra i partner, purtroppo c'è chi sprofonda nel fango di accoppiamenti scellerati...(Si commuove) e vede la propria immagine riprodotta soltanto nella polvere. (Beve, fuma) DDella mia rovina posso incolpare soltanto me stesso. Avevo tutto: il genio, un nome famoso, un'alta posizione sociale, uno spirito brillante...Non c'era nulla che dicessi o facessi che non destasse meraviglia. Teatro, romanzo, poesia, dialogo, polemica, qualsiasi cosa toccassi diventava bella...la plasmavo dandole una nuova bellezza. Ero diventato un mito, una leggenda. E non m'accorsi che stavo ballando sul ciglio del precipizio. (Dopo una lunga pausa) Mi lasciai andare, questa è la verità. Cedetti alla tentazione di lunghi periodi di sciocco e sensuale languore. Mi divertivo a fare il flaneur, il dandy, l'uomo di mondo. Mi circondai di gente meschina priva di qualsiasi ideale e senza scrupoli...Divenni lo scialacquatore del mio genio, sperperai tutto me stesso con la gioia folle di un clown impazzito. Stare sulla cima mi aveva annoiato e stancato, scesi perciò deliberatamente, gradino dopo gradino, nell'abisso dell'amore mercenario. Diventai una di quelle figure che di notte vagano nelle strade buie delle grandi città, alla ricerca continua di sempre nuove sensazioni. Non m'importava più nulla degli altri, nemmeno di mia moglie e dei miei figli, per me contava soltanto la mia passione. Prendevo il piacere dove lo trovavo e passavo oltre. Non ero più padrone di me stesso, era il piacere a dominarmi. Ero finito in un vortice rutilante che mi allontanava sempre più dalla terra ferma. Non ho mai capito la natura di quel bisogno ardente che mi trascinava. Era come la droga per un fumatore d'oppio: interferenze luminose improvvisamente attraversavano il mio cervello e mi impedivano di pensare ad altro. Certe sere trovavo un pretesto con mia moglie, di solito una scusa banale, e partivo alla ricerca della notte. Vagavo per vie sordide e grigie della città, con la mia passione come unica compagna. I miei amici erano preoccupati, mi avvertivano dei pericoli che avrei trovato in quei luoghi e di come quelle spedizioni fossero rischiose per la mia vita. Ma che cosa stupenda, rispondevo, rischiare la vita per un solo minuto di piacere! Ora mi trovo qui, privo di denaro e completamente derelitto. (Beve).
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e alla fine tutti gli sbatterono la porta in faccia!
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(IV puntata) Perfino Gide, André Gide, quando mi vede cambia marciapiede. Abbiamo passato insieme lunghi momenti di torrida passione ed ora va in giro a dire che io ero assolutamente satanico. Sinceramente, se anche lo fui, devo dire che trovai in lui un discepolo assai compiacente: (Sorride) Povero André, ha il volto di un seduttore e i modi di una vergine che si senta continuamente sul punto di essere stuprata. La fine di un artista, credetemi, è una cosa spaventosa. Un poeta italiano, Pietro Aretino, ha scritto che "non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali". Nel mio caso, peggiore della morte è perdere l proprio talento d'artista. Questa è una punizione veramente insopportabile, un supplizio uguale a quello di Tantalo: avere meravigliose visioni ed essere continuamente costretto a rinunciarvi. Il dolore e tutto ciò che il dolore insegna è ora il mio nuovo mondo. Dietro la gioia e il riso ci può essere un temperamento rude, grossolano, ma dietro il dolore c'è sempre e soltanto il dolore. La sofferenza non porta maschere di nessun genere. Vi sono momenti in cui il dolore mi sembra l'unica verità esistente. Molte cose possono essere illusioni degli occhi o del desiderio, ma il dolore è realmente presente nella nostra vita fin dalla nascita. Quando cominciamo a vivere quello che è dolce lo sentiamo dolce, ma quello che è amaro è così amaro che inevitabilmente indirizziamo i nostri desideri verso il piacere. E non ci accontentiamo di qualche intermezzo, lo cerchiamo per tutta la vita. Rifiutandoci di pensare che tutte le dolcezze dovremo pagarle con altrettante amarezze, più gli interessi. (Si arrotola e accende un'altra sigaretta) Ho distrutto la vita di chiunque sia stato in contatto con me. Costance, mia moglie, è sepolta in una piccola tomba nei pressi di Genova, sotto una lapide che non porta nessuna indicazione del nome. Le vite dei miei due figli, sono rovinate, malgrado ora abbiano un altro cognome. Mia madre è come se l'avessi uccisa io, piantandole un pugnale nel cuore. D'altra parte, in fondo, non mi è di alcun conforto sapere che colui che ha distrutto la mia vita, il marchese di Queensberry, padre di Bosie, sia morto alcuni giorni fa. Pare che sul letto di morte abbia sputato contro suo figlio e quando era già in agonia abbia gridato il mio nome. Parce sepulto. Gli auguro di volare in paradiso prima che il diavolo si accorga della sua morte. (Beve)
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(V puntata) Ho smesso di cercare il mondo quando il mondo ha cominciato a ritirarsi da me, senza parere, come il mare in bassa marea. L'onda si allontanava, lasciando fra me e lei un rigoglio di oggetti inanimati. Quando iniziò il mio processo, nei maggiori teatri di Londra si rappresentavano con successo due mie commedie: Il ventaglio di Lady Windermere e L'importanza di chiamarsi Ernesto. Il giorno stesso in cui si seppe della mia condanna, vennero tolte dai cartelloni e mai più riammesse. Sarah Bernhardt, la grande Sarah Bernhardt, tanto innamorata della mia Salomè da volerla mettere in scena lei per prima, malgrado fosse avanti con le prove, per paura che lo scandalo che mi aveva coinvolto lambisse l'orlo immacolato della sua veste, sciolse la compagnia. (Alcune boccate in silenzio) Ognuno di noi ha un destino diverso dagli altri. Il mio è stato un destino colmo di pubblica ignominia, di una lunga prigionia, di infelicità, di rovina, di vergogna. Ricordo d'aver detto una volta che pensavo di poter sopportare una vera tragedia purché si presentasse con la maschera del nobile cordoglio. Ma il lato spaventoso dell'epoca moderna consiste nel proporre la tragedia travestita da commedia, così le grandi realtà appaiono banali, grottesche, prive di stile. E' stato detto che tutti i martiri apparivano meschini agli occhi degli spettatori. Il diciannovesimo secolo non fa eccezione alla regola. Tutto intorno alla mia tragedia è stato orrendo, meschino, repellente, privo di stile. MI hanno cucito addosso un abito che mi rende grottesco. Sono diventato un buffone del dolore, un pagliaccio dal cuore spezzato. Capite quanto sia difficile trovare qualcosa nel mio castigo che non sia amarezza e disperazione? In un punto del Dorian Gray ho scritto che un uomo non è mai abbastanza attento nella scelta dei suoi nemici. Non avrei mai immaginato che da un amico sarei stato mutato in nemico di me stesso. La gente pensava fosse ignobile da parte mia intrattenere rapporti con la feccia della società. Ma la gente non capiva che dal mio punto di vista, dal punta di vista cioè di un artista, la compagnia di quelle persone era suggestiva e stimolante. Era come cenare in compagnia di un branco di leoni. Buona parte dell'eccitazione stava proprio nel pericolo che rappresentavano. Mi sentivo come l'incantatore di serpenti, che fa sollevare il cobra dal canestro in cui lo tiene e lo fa dondolare a proprio piacimento e sa che un errore potrebbe essergli fatale. Sapevo che stavo giocando col fuoco, ma in fondo non è la cosa più bella con cui giocare?
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(VI puntata) Ricordo che quando sedevo al banco degli accusati, durante il mio ultimo processo, e ascoltavo la spaventosa arringa di Carson, il Pubblico Ministero, che pareva un'invettiva di Savonarola contro il Papa, sentendomi mancare per l'orrore di ciò che udivo, a un tratto pensai "Non sta parlando di me. Non sono io quello". Evidentemente la mia capacità di giudizio mi aveva abbandonato. E quando si giunse alla sentenza barcollai, come un bue colpito dalla mazzata in fronte nel mattatoio. Non me l'aspettavo. Avevo sempre pensato che il mio cedere alla passione che mi divorava non fosse poi tanto biasimevole. E in ogni caso, se si fosse arrivati a un momento come quello che stavo vivendo in tribunale, avrei potuto ristabilire la mia forza di volontà nella sua naturale superiorità. Non fu così. Nel grande momento la forza di volontà mi mancò completamente. E mi resi conto che fino allora avevo guardato la vita con le lenti della mia intelligenza e con l'orgoglio che proviene dall'intelligenza, non attraverso le emozioni che ora mi agitavano e che soffrivo per la prima volta. Quando venne pronunciata quella terribile parola "Colpevole" fu come se la mia vita fosse giunta al consummatum est, alla fine. Ma era una morte peggiore di quella fisica, perché sapevo che sarei sopravvissuto e avrei dovuto vivere un'altra vita. Come Lazzaro che, dopo la resurrezione, pianse per tutto il resto dei suoi giorni, sapendo di dover morire un'altra volta. (Beve e fuma) E' difficile credere, sembra un paradosso, ma il libro che più ha contribuito alla mia rovina è stato Il ritratto di Dorian Gray. Bosie l'aveva letto, volle conoscermi, mi fu presentato dal poeta Lionel Johnson...Quando lo vidi la prima volta ne rimasi incantato. Possedeva quella che qualcuno ha definito "pagana malinconia del giovane bello che vede tutta la corruzione del mondo e non ne è ancora contaminato". Sembrava uno di quei fiori dal profumo inebriante che crescono soltanto nel fango delle paludi. Me ne innamorai perdutamente. E fu il primo di una lunga serie di errori imperdonabili. Gli inglesi tolleravano con occhi benevoli che avessi amori mercenari, specie con ragazzi delle classi meno elevate. Era considerato una sorta di tributo alla nobiltà, alla fama, come nell'antica Roma. Ma che avessi potuto concepire un amore tra uguali, questo non potevano accettarlo. Avrei dovuto continuare a razzolare nella feccia, non portarmi a letto un nobile. E per giunta molto più giovane di me! Ecco l'amore senza nome che sbalordì e fece inorridire i giudici! L'amore di un vecchio per un giovane! Peggio ancora, l'amore di un giovane per un vecchio!
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sei molto fedele all'anima di Oscar, complimenti, c'è tutto l'affanno del suo dolore. Povero Oscar, che ha pagato, proprio come ricordi, l'aver amato un giovane nobile e a dirla tutta pure stronzo, perchè lo sfruttò fino alla fine.
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Hai perfettamente ragione, ma più colpevole ancora fu la borghesia bacchettona ed oscurantista dell'epoca. Pensa che fu condannato non per omosessualità, ma per sodomia. La differenza credo stia nell'essere attivo o passivo durante il rapporto. Roba da matti!
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ah, questa differenza non la conoscevo. E gli andò ancora bene, ora in certi paesi danno l'ergastolo o la pena di morte. Insomma, non è che si siano fatti grandi passi avanti, il diverso, seppur geniale, rimane diverso. Che poi alla gente non dovrebbe fregare niente di cosa fa nel suo privato. :o
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Certo si danno ancora pene, ma non nella civile Europa. A proposito, la sai la storia di quel naufrago dei tempi di Wilde, che nuotando nuotando si approssimò alla costa inglese? Ma non sapeva dov'era arrivato. Finché vide una forca con appeso un uomo. Allora si disse "Grazie a Dio sono arrivato in un paese "civile".
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civile eh? :imyourfather:
In Europa non ti impiccano, ma ti menano anche sino a farti schiantare. gnogno
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(VII puntata) Amavo Lord Alfred Douglas e Alfred mi amava. Il nostro era un bellissimo rapporto fra uomini, un amore reso ancora più bello dall'uguaglianza. Fra noi non c'era il ricco che paga il ragazzetto che si vende per fame, né il personaggio famoso che frequenta bordelli maschili a cielo aperto. Eravamo una coppia felice, incurante degli sguardi e dei pettegolezzi dei bravi borghesi. Ci amavamo alla luce del sole. Stavamo insieme a Oxford e quando la campagna ci annoiava prendevamo un appartamento al Savoy, nel centro di Londra. Un amico che mi era molto caro volle mettermi in guardia. "Quel giovane", mi disse, è pericoloso per te. Faresti bene a lasciarlo al suo destino". Ed io non solo non ascoltai il suo consiglio, ma ruppi con lui ogni rapporto. Oggi, a mente fredda, devo dire che gli indizi della mia rovina per opera di Bosie non mancavano. Soltanto la mia vanità me li teneva nascosti. Bosie mi adorava, mi colmava di attenzioni e questo stuzzicava il mio amor proprio. Ma nello stesso tempo chiudevo gli occhi sulla sua insistenza per una vita di sfrenata prodigalità, la sua costante richiesta di denaro, la pretesa che tutti i suoi piaceri dovessero essere pagati da me, sia ch'io fossi con lui o no. Chiedeva senza garbo e riceveva senza un grazie. Arrivò a pensare di avere una specie di diritto di vivere a mie spese, in un lusso pacchiano e dissoluto cui non era abituato. Chiedeva sicuro che lo avrei esaudito e ciò rendeva più acuto il suo appetito. E quando perdeva grosse cifre in qualche casinò di Algeri, mi telegrafava a Londra di trasferire sul mio conto in banca l'ammontare delle sue perdite. Semplicemente. Un anno dovetti indebitarmi per far fronte alle sue spese pazze che in due mesi ammontarono a cinquemila sterline. Ricordo ancora gli sguardi penosi del direttore della banca, mentre firmavo una montagna di pagherò. (Si arrotola un'altra sigaretta) Temevo di perderlo se non lo avessi accontentato in tutti i suoi capricci, e lui ne approfittava. Con lui dovevo rinunciare a me stesso o rinunciare a lui. Così., le sue pretese, le sue esigenze diventarono sempre più irragionevoli. Al punto che la mia vita ormai era appesa al gancio del suo capriccio. Avrebbe potuta togliermela quando e come avesse voluto. Sapendo che con una scenata poteva sempre spuntarla, era naturale che le scenate si facessero sempre più frequenti, sempre più violente. E ogni volta se ne andava sbattendo la porta, cupo e imbronciato. Ma poi mi scriveva lettere tenerissime, mi implorava di perdonarlo, di farlo tornare...Non ho mai saputo rifiutargli qualsiasi cosa mi chiedesse. Non avevo più alcuna capacità di giudizio. "Sai cosa facciamo Oscar per festeggiare il tuo compleanno? Andiamo due settimane a Montecarlo". Montecarlo, uno dei posti più disgustosi di questo mondo. Ci andavamo soltanto perché lui potesse giocare tutto il giorno e tutta la notte, finché il casinò restava aperto. Intanto io me ne stavo fuori, solo con me stesso. La mia parte era quella di pagare i conti dell'albergo e le sue perdite al gioco.
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(VIII puntata) Più lo amavo, più mi biasimavo per aver permesso che la mia vita arrivasse a quel punto. E biasimavo anche lui, malgrado certe volte fossi io, o meglio la mia vanità, a incoraggiarlo verso nuovi eccessi per vedere fini a che punto si sarebbe spinto per compiacermi. Naturalmente avrei dovuto cercare di liberarmi di lui...E non lo feci? Quando la benda della passione mi cadeva dagli occhi gli proponevo una separazione temporanea, una pausa di riflessione; proposte dettate dal buon senso, che lo mandavano su tutte le furie. Tra noi non ci furono soltanto scene d'amore, ci furono anche scene di una violenza indescrivibile. Una sera, in un ristorante, estrasse una pistola e me la puntò in mezzo agli occhi. Non mi sparò, ma mentre se ne stava andando sparò al lampadario. Il giorno dopo eravamo sulle prima pagine dei giornali di mezza Europa. LLe conseguenze di queste scenate in pubblico furono che venni espulso dal Savile Club e gli inviti a ricevimenti e conferenze diminuirono immediatamente. La gente cominciò ad insultarmi per strada. Non potevo presentarmi in pubblico senza che qualcuno mi sputasse addosso. Tentai di riprendermi la mia vita scappando da Londra e dall'Inghilterra. Accadde dopo una serie di quelle scenate, una più rivoltante dell'altra. Partii per Parigi di notte, lasciando un falso indirizzo al mio domestico, nel timore che Bosie volesse seguirmi, e inventando per la mia famiglia qualche assurda ragione che bene o male giustificasse la mia improvvisa partenza. Ricordo che quella notte, mentre viaggiavo verso Parigi, pensai con orrore alla tragica situazione in cui era ridotta la mia vita. Io, conosciuto e stimato in tutto il mondo, costretto a fuggire dall'Inghilterra, nel tentativo di liberarmi di un'amicizia che mi stava distruggendo completamente, sia dal punto di vista etico che intellettuale. Sapevo fin dall'inizio della nostra relazione che tra me e Bosie esisteva un baratro difficilmente colmabile. Era stato ozioso a scuola e più che ozioso all'università. Non aveva idea delle condizioni necessarie alla creazione di un lavoro artistico. Non si rendeva conto che un artista ha necessità di uno spazio tutto suo per sviluppare la propria personalità. Io, per creare avevo bisogno di un'atmosfera intellettuale, di quiete, di pace, di solitudine...Quando stavamo insieme, passavano mesi senza che scrivessi una sola riga. In una settimana in cui mi stette lontano - la passò da solo al Casinò di Baden - scrissi, come fu poi rappresentato , quindi senza correzioni o ripensamenti, il primo atto della commedia Un marito ideale. Poi tornò e passò quasi un anno prima che potessi riprendere in mano quella commedia.
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(IX puntata) Mezz'ora con l'arte ebbe sempre più valore per me che un intero ciclo in sua compagnia. In un artista la debolezza non è meno di un crimine, quando è debolezza che paralizza l'immaginazione. Non ho mai saputo da chi ebbe il mio indirizzo di Parigi. Comunque, cominciò a tempestarmi di telegrammi - uno era lungo undici pagine - di suppliche, di rimorsi...Infine minacciò di uccidersi, se non l'avessi ricevuto. Non so se si sarebbe suicidato, sapevo però che suo nonno e un suo zio l'avevano fatto,a distanza di anni uno dall'altro, uno col veleno, l'altro impiccandosi. E se nella sua psiche vi fosse stata una componente ereditaria votata al suicidio? Gli scrissi. Ricordo benissimo il contenuto del telegramma. "Caro Bosie, il tempo sana ogni ferita. Per qualche mese ancora non ho alcuna intenzione di vederti, né di scriverti". Immaginavo che non avrebbe tenuto in alcun conto la seconda parte del telegramma, ma non immaginavo che sarebbe partito immediatamente per Parigi. Me lo trovai improvvisamente di fronte nella hall dell'albergo. Piangeva e singhiozzava come un bambino. Sono certo che il quel momento fosse veramente pentito. Cenammo insieme e per tutta la serata appena poteva teneva una mia mano fra le sue. Era pentito...e sincero. Potevo non acconsentire a rinnovare la nostra amicizia? Dopo di che, senza dar conto a nessuno, decidemmo di prenderci una lunga vacanza. Quasi volessimo degradarci fino in fondo, andammo ancora una volta ad Algeri. E qui, a rischio delle nostre vite, cominciammo a frequentare sudici covi di infimo ordine in cui ghirlande di oppio e di hascisc correvano lungo soffitti anneriti e dove torme di ragazzi di ogni età si vendevano per pochi franchi. Dopo Algeri portammo la nostra degradazione a Firenze e con il nostro comportamento riuscimmo a scandalizzare anche gli italiani. Ciò che restava della nostra passione era ormai soltanto perdizione...perdizione e nient'altro. Eravamo entrambi perduti per sempre. Se la mia vita con Bosie fosse stata come gli altri immaginavano, una vita di piacere, dissolutezza e allegria avrei soltanto ricordi piacevoli. Ma non fu così. La mia vita, come oggi sono costretto a ricordare, mi appare come una lunga sinfonia di dolore, con qualche intermezzo felice ma che preludeva comunque angosce future. Quando tornammo a Londra, il padre di Bosie cominciò a perseguitarmi. Venne perfino a casa mia per insultarmi. Fortunatamente mia moglie ed i miei figli non c'erano. L' buttai fuori, ma quell'uomo era ormai come un toro dentro un negozio di cristallerie: fino a quando non avesse sfasciato tutto non se ne sarebbe andato.
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(X puntata) Una sera comparve al St James Theatre - ricordo che vi rappresentava Il ventaglio di Lady Windermere e c'era un gran bel pubblico - Si presentò con un fascio di ortaggi che scaraventò sul palcoscenico prima che si aprisse il sipario. Qualche sera dopo sulla locandina dello spettacolo, sotto il mio nome scrisse "sodomita". Ero furioso...e commisi un altro imperdonabile errore. Invece di starmene quieto, distaccato, aspettando che la tempesta si esaurisse da sola, come tutte le tempeste di questo mondo, persi la testa e da spettatore volli diventare protagonista. Tutti, amici e conoscenti mi sollecitavano affinché prendessi provvedimenti seri e definitivi contro il mio persecutore. Io ero terrorizzato all'idea delle conseguenze che avrebbe prodotto uno scandalo. Volevo uscire da quella incresciosa situazione, ma non sapevo in che modo. Ero entrato in un labirinto di cui non conoscevo la mappa. Era come girare intorno dentro una gabbia inseguito da una tigre. Credetti di poterne uscire con un colpo di testa, senza pensare che qualsiasi azione avessi intrapreso si sarebbe ritorta contro di me. Lo citai per diffamazione. Mi legai da solo una benda sugli occhi prima di attraversare una strada piena di traffico. Com'era prevedibile, venni travolto irrimediabilmente. Persi la causa, ma la vittoria non soddisfece il marchese di Queensberry. Si appellò ai più alti gradi della magistratura londinese affinché fossi processato per sodomia. Da principio non me la presi molto. In fondo mi si presentava l'occasione di trasformare i tribunale in un teatro in cui avrei potuto recitare la parte dell'artista perseguitato dal demone dell'ignoranza. Una ghiotta occasione per fare sfoggio della mia cultura e mettere in ridicolo la beceraggine dei miei accusatori. Sapevo che sarei stato attaccato sia per la mia arte e sia per le mie cattive compagnie. Ciò mi conferiva una certa superiorità sul Pubblico Ministero Edward Carson. (Fruga nel cassetto del tavolino, ne estrae una cartella piena di fogli, ne scorre qualcuno, poi legge un estratto del verbale del processo)
CARSON - Signor Wilde, lei ha letto Il prete e il chierichetto?
IO - Si, qualche tempo fa.
CARSON - Non ritiene che quello fosse un racconto sconveniente?
IO - Dal punto di vista letterario è altamente sconveniente. Per uno che si occupi di letteratura è impossibile giudicarlo diversamente. Per letteratura intendo il trattamento, la scelta del tema e così via. Giudica pessima la forma e pessimo il soggetto.
CARSON - Se non sbaglio lei è dell'idea che non esistono libri immorali.
IO - Infatti.
CARSON - Posso concludere che per lei Il prete e il chierichetto non è uno scritto immorale?
IO - E' peggio che immorale. E' scritto malissimo
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come mai questo interesse così colto e profondo per Oscar? :rose: e' il tuo autore preferito, o ti ha angosciato il suo destino, come è accaduto a me?
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Da sempre mi sento più vicino alle vittime che ai carnefici. La vita di Oscar Wilde mi ha commosso. Un genio vittima di personaggi senza scrupoli e condannato da giudici bacchettoni ed oscurantisti, roba da caccia alle streghe. Il giudice che lo condannò me lo figuro come un Torquemada invasato da un perbenismo da auto da fè. Povero Oscar. E poveri noi, orfani di un autentico genio della letteratura mondiale. Ora sto scrivendo un monologo in difesa di Shylock, l'ebreo vilipeso e ridotto sul lastrico da un branco di mercanti veneziani, razzisti, xenofobi, antesignani dei nazisti. Vedremo come andrà a finire.
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e da oggi si possono sposare i gay, in Inghilterra ovviamento, da noi chissà quando....
L'ebreo è già perfetto come lo ha descritto William, e William è stato imparziale ;) . Oltre che geniale.
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Ho la presunzione di poter dire qualcosa di diverso da quello che ha detto Shakespeare a proposito di Shylock, soprattutto alla luce dei cambiamenti che sono avvenuti nel mondo e nella morale. Intanto, Shylock non è una creatura originale di Shakespeare, per cui ognuno può interpretarla secondo la sua cultura e la sua educazione. Staremo a vedere, ho quasi finito. Cordialità.
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e noi aspettiamo di leggerti. ;)
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Sarà un piacere. Ci vorrà ancora qualche giorno.
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(XI puntata) CARSON - Non è la storia di un prete che si innamora di un ragazzo che lo aiuta all'altare, che poi viene scoperto da un curato nella stanza del prete con conseguente scandalo?
IO - L'ho letto una sola volta e per niente al mondo lo rileggerei. Non mi piace, non mi interessa.
CARSON Lei lo ritiene un racconto blasfemo?
IO - Ritengo che abbia violato ogni canone di bellezza artistica.
CARSON - Risponda alla domanda, signor Wilde. Considera il racconto blasfemo oppure no?
IO - Lo reputo disgustoso.
CARSON - Capisco. Lo sa che nel racconto, quando il prete dà il veleno al ragazzo pronuncia le parole della consacrazione anglicana?
IO - L'avevo completamente dimenticato.
CARSON - E questo non lo considera blasfemo?
IO - A me sembra orribile. Blasfemo non appartiene al mio vocabolario.
CARSON - Ho ragione se dico che lei non si preoccupa degli effetti morali o immorali che un'opera può produrre?
IO - La penso esattamente così. Quando scrivo una commedia o un libro, mi occupo esclusivamente di letteratura, cioè di arte. Non mi preoccupo di fare del bene o del male, ma di creare una cosa che abbia un certo grado di bellezza.
CARSON - Cito dalla sua introduzione a Dorian Gray: Non esistono libri morali o immorali, come crede la maggior parte della gente. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo esprime la sua opinione sull'arte?
IO - Si, certo.
CARSON - Ne deduco che quando un libro è scritto bene, per quanto immorale possa essere, secondo lei è un bel libro?
IO - Si, se è scritto così bene da suscitare un sentimento di bellezza, che è il sentimento più alto che un essere umano possa provare. Se fosse scritto male provocherebbe una sensazione di disgusto.
CARSON - Allora, un libro scritto bene, ma che sostenga principi corrotti, potrebbe essere un buon libro?
IO - Nessuna opera sostiene dei principi. I principi appartengono a chi non è un artista.
CARSON - Un romanzo corrotto potrebbe essere un buon libro?
IO - Non so cosa intenda per romanzo corrotto.
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Oscar sotto processo. 0ggi lo avremmo protetto, ci sarebbe stato un movimenti a suo favore. Oggi in alcune parti del mondo continua ad accadere.
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(XII puntata) CARSON - Posso dire che Dorian Gray si presta a essere considerato corrotto?
IO - Solo da parte di bruti e illetterati. Le opinioni dei filistei sono di una imbecillità incalcolabile.
CARSON - Un illetterato che leggesse Dorian Gray potrebbe considerarlo corrotto?
IO - Le opinioni degli illetterati sull'arte sono bizzarre. Io mi occupo soltanto delle mie opinioni sull'arte. Di quello che pensano gli altri non mi importa un accidente.
CARSON - Signor Wilde, non potrebbe rispondere una buona volta prescindendo dall'arte?
IO - Non so rispondere a prescindere dall'arte.
(Chiude la cartella)
Ma a che serve ormai? Nemmeno allora servì a qualcosa la mia difesa. Queensberry e i suoi scagnozzi avevano battuto i bassifondi di Londra e avevano scovato ragazzi con i quali ero stato...amico. E quando Carson mi interrogò su quei ragazzi, vacillai e cominciai ad avere veramente paura. Citò nomi e luoghi, alluse a fatti "disgustosi" e poi mi interrogò sui regali che avevo fatto a quei ragazzi. Ero frastornato, balbettavo, un velo di tenebre scendeva lentamente sui miei occhi, sentivo che stavo per svenire...E poi la condanna: due anni di lavoro forzati. Due anni che finirono per distruggermi anche fisicamente. Mia moglie tornò dai suoi parenti,in Italia, con i miei figli. I miei beni vennero venduti all'asta per pagare le spese processuali. Bosie, che non aveva partecipato a una sola seduta del processo, parti, con la benedizione di sua madre, per una lunghissima vacanza in Egitto. (Si commuove, si soffia il naso, arrotola ed accende un'altra sigaretta) Davanti a me ora c'è solo il mio passato. Devo costringermi a guardarlo con occhi diversi. Ma non posso arrivarci ignorando il mio passato, o diminuendolo, o lodandolo, né rinnegandolo. Mi sarà possibile arrivarci solo piegando la testa dinanzi a tutto quello che ho sofferto. (Tira alcune boccate in silenzio) Gesù Cristo ha detto "Sarete salvati perché avete amato". Io per aver amato sono stato condannato. Sono certo che un giorno il mondo condannerà chi mi ha condannato.
(Si chiude lentamente il sipario)
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sì, penso che chi ha condannato sia stato condannato. Speriamo non vi siano ricorsi storici, perchè ora in certi Paesi le cose sono accettate ( in Italia non proprio).
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Troppo spesso dimentichiamo che in Italia viviamo sotto il tallone di ferro del Vaticano.
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Non c'è la faremo mai ad avere il cervello sgombro da pregiudizi! Sig e strasig!!