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Post - ballodasola

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Altro / I Romani
« il: Settembre 13, 2011, 14:04:11 »


Roma mi ha adottata. Amorevolmente, senza farmi subire traumi, in un abbraccio di colori e di calore che chiunque dovrebbe ricevere quando molla gli ormeggi e ricomincia altrove. Da capo.

Io che mi perdo sempre, quando mi è stata regalata la prima auto la lasciavo parcheggiata per giorni. “Sta lì per dividere due auto, in caso litigano”. Sono certa che se mi fossi persa in qualunque altra città che non fosse questa non sarei più tornata a casa. Non alla mia, comunque.
 Non so,  ma devo avere qualcosa in qualche parte del cervello che non si è adeguatamente sviluppata, sono capace di perdermi anche in una casa se ha più di tre stanze. E per fortuna che sono una donna: le donne chiedono sempre, gli uomini mai. Ne va della loro stessa vita se dovessero tirar giù il finestrino e accostarsi. Io viaggio col finestrino abbassato, invece. Vabbè della cervicale chi se ne frega.
 
Dovevo andare a Collina Fleming. Me lo avevano spiegato bene, ma proprio bene. Quando ti dicono la frase: “ Non ti puoi sbagliare” li detesto. Perché invece io sbaglio sempre.

Mi fermo a un semaforo, il finestrino non è da tirar giù, aggancio un tale in auto alla mia destra:”Scusi.. per Collina Fleming?” E il lato meraviglioso dei romani è che per quanto tu possa chiedere di un posto dall’altra parte del mondo loro non si scompongono mai, sono costruttivi, positivi “ Ce devi arrivà pè forza”. Insomma il tale ( mosso a pietà dal mio sguardo supplichevole da cervo che non ha scampo) scende dall’auto (perché si sa, se uno spiega gesticolando si capisce meglio, no?) e con una criniera nero pece (un parrucchino, mi gioco la mamma) intraprende una spiegazione filosofica. Ma accade l’inevitabile: scatta il verde e si solleva un boato di claxon impazziti. Un tassista ( a me, quella accostata malamente con finestrino tirato giù): “ Ahò, è verde! Che stai aspettà. Che se matura?” E di rimando, il mio adorabile soccorritore capellone, brandendo nell’aria un braccio coi muscoli di una ricamatrice novantenne, grida contro le auto inferocite: “ Ah Strooonzi! No o vedete che sto aiutà la signora?”. Ecco. Non può che avvicinarsi il vigile. Mi toglie cinque punti di patente, penso. “Che succede?” “ La signora deve annà a Collina Flemi”. Vabbè ci posso pure andare un altro giorno, dai. “Signora deve tornare indietro” dice il vigile con aria compassata. Per nulla seccato, per nulla contrariato,  mentre si sta snodando una babele alle nostre spalle. Io guardo le tre corsie immense a scorrimento veloce  separate da una grossa fila di aiuole dalle tre corsie che vanno in senso opposto. Come ci torno indietro? Ebbene: succede l’inverosimile. Il vigile con un’autorevolezza che solo un vigile armato di fischietto può avere, blocca il traffico in entrambi i sensi e mi fa cenno di passare. “Inversione a U??” mi sento dire nell’abitacolo con una voce vagamente stridula. Essì. Tutti fermi passo io. Straordinario.

Saranno invadenti, rumorosi, romanisti. Ma io li adoro.

Dal macellaio entra una signora sulla settantina, dei baffi a manubrio molto ben tenuti, vestito fiorato svolazzante. Siamo tutti in silenzio, solo il fruscio della ventola sul soffitto. Molto Casablanca. Ma la signora dice:” Ve devo dì ‘na cosa”. Tutti gli sguardi su di lei, in attesa. Rincara:” Che proprio non la posso dì a nessuno”( Sono meravigliosi).
E dopo una pausa a effetto: “ A me Roul Bova proprio nun me piasce”. Vorrei portarmela a casa sta signora, si può? “Nun m’ha fatto gnente, eh?” E la moglie del macellaio, donna sempre misurata e che frega sul resto ( ce prova): “ Perché, che volevi che te faceva?”
A quel punto è vietato dalla legge non partecipare e la stuzzico un po’: “ E signora dica, chi è che invece le piace?” Una svolazzata vezzosa del vestitino a fiori che si liscia con la mano:” Beh quel giovane..Brad Pitt. Sì, Brad Pitt” Annuisce con convinzione. Ma poi, un’ombra di disagio sul volto:” ma mica pè fa gnente eh? Pè ‘na colazione da Mondi. Così je dico: ragazzo mio, che dovemo fa?”
Come si fa a resistere?

Grazie per avermi fatto sentire sempre a casa.





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Altro / Re: 5 attimi di felicità
« il: Agosto 31, 2011, 14:02:57 »
bellissimi 5 attimi come un punto a capo, come la prima parola di una prima riga di un primo capitolo. E le storie saranno bellissime. :rose:

Magari potessimo fermare ogni istante, chiuderlo in qualche stanza del cuore e rivisitarlo a nostro piacimento. Ma la memoria è truffaldina. Grazie per avermi letto.

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Altro / Re: La voce del vento
« il: Agosto 31, 2011, 13:56:45 »
Mi viene in mente un passo bellissimo dell'"Aut-Aut" di Kierkegaard. Paragona il momento della scelta alla rotta di una nave. Il capitano aspetta nel decidere,  illudendosi che le due alternative possibili rimangano inalterate, mentre la nave procede. In realtà c'è un dinamismo continuo e, aspettando, quelle due alternative continuano a modificarsi e arriva un punto in cui non possiamo più scegliere. Quanto meno non quelle.

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Altro / 5 attimi di felicità
« il: Agosto 30, 2011, 15:33:24 »
Estate 1982:
Io e mio nonno torniamo da un giro in bici in campagna. A casa la nonna sta mettendo nei piatti il risotto. Ci sediamo a tavola, chiedo al nonno se posso assaggiare un po' del suo vino. Lui mi guarda soppesando le mie parole col suo sguardo torvo, ma me ne versa un goccio nel mio bicchiere che diventa rosa. So che gli vorrò bene per sempre.

Pasquetta 1987: 
in spiaggia siamo in dieci. E. distribuisce birra perché compie 16 anni e non ha di meglio da offrire; C.  ha la vespa nuova fiammante, mi chiede di fare un giro; corriamo come due ladri verso il ciglio della strada, mi prende la mano. Chiediamo a un pescatore di farci una foto, ma non riesce a scattare. F. e T. nascosti dietro le siepi a spiarci. Risate.

 Londra 1990:
 Ha smesso di piovere, ora solo gocce fini. A. ha una felpa grigia ed è fradicio sulla spalla sinistra, perché in due sotto l'ombrellino di suo fratello si sta stretti. A metà strada tra la scuola e la casa della mia famiglia ospitante, c'è una chiesa col tetto sporgente. Ci fermiamo là sotto,  io  appoggio per terra l'ombrello. A. mi prende il viso tra le mani e spegne sul nascere quello che stavo per dire.

Marzo 1996:
io e C. affacciate alla finestra della nostra casa, è una notte senza stelle. Siamo in silenzio,il suo braccio sfiora il mio. Sento che è la sorella che non ho mai avuto. Ci siamo laureate due giorni prima, lei partirà ma io so che nessuna distanza potrà separarci. Esistono notti in cui il cielo può essere azzurro.

Natale 2001:
sono in un cortile deserto, la neve è fresca, poche impronte di passi. Tiro via il cappuccio dalla testa, mi metto a naso in su per assaggiare quella che sta scendendo. Rumore di passi: sotto il porticato c'è lui che mi guarda sorridendo, mentre appoggia l'ombrello. Canticchia una canzone che non conosco, e più vado verso di lui più mi sembra bellissimo.


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Presentazioni / Re: Ci provo
« il: Agosto 29, 2011, 17:50:06 »
E grazie...

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Altro / Colpo di sfulmine
« il: Agosto 24, 2011, 20:33:24 »
Colpo di sfulmine.

Non ci ho mai creduto nel colpo di fulmine.
 Quella specie di mannaia di luce che ti piomba nel cuore quando guardi qualcuno per la prima volta e pensi : “ Allora esiste”.
Esiste quel guazzabuglio di fascino (ma che cos’è il fascino?) e di magnetismo e di buon odore e di come muove bene le mani e di armonia ormonica fusi insieme in un unico essere. E quella specie di extra terrestre sta guardando proprio te. Beh io non ci ho mai creduto.

Tranne una volta,  ma ho l’alibi di avere avuto diciotto anni,  di aver da dieci passi varcato un maestoso cancello di una città sconosciuta da cui facevo il mio ingresso all’università e al mondo dei grandi. Metteva un po’ paura quel cancello,  senza parlare della scalinata sontuosa che si stagliava su un prato curatissimo a perdita d’occhio (lì finivano molti dei nostri soldi).
Beh il mio extra terrestre quel giorno era lì, jeans e occhiali da sole, mani da suonatore di chitarra,  una specie di miracolo dei sensi. Beata chi ti tocca, penso salendo le scale; ma lì lui si toglie gli occhiali da sole e la situazione precipita perché è anche più dannatamente e sorprendentemente e magneticamente meglio di quanto si fosse prospettato. E mi sta guardando.
Quando ha citofonato la sera al mio portone ho creduto avesse sbagliato persona. Gli extra terrestri non citofonano ai terrestri (o sì?).
Ma avrei dovuto capirlo dal fatto che guidava un Suv e che fischiettava Le ragazze serie di Masini che era un minus. Un portatore insano di occhiali da sole.  E per una volta, forse l’unica nella mia carriera di femmina e lettrice di scritture sgrammaticate degli occhi, di domande impossibili e di geroglifici dell’anima, ho ignorato quello che leggevo nei suoi occhi verdi rigogliosi di pagliuzze gialle. Cioè il nulla.

Insomma. Per me il colpo di fulmine non esiste e quello che interpretiamo come tale si chiama allucinazione (o anche fregatura).

Però credo fermamente che esista il colpo di sfulmine, il contrario del colpo di fulmine: ti viene quando guardi qualcuno e di colpo lo vedi davvero  o lo vedi come non puoi comunque sopportarlo. E' una botta di disamore puro, un black out traumatico che, di solito, non si perdona a nessuno.
E di quelli ne ho disseminata la vita.

E all’improvviso ti senti defraudata di qualcosa che ti ha accompagnata per mesi, un pezzo di cuore che ti strappano senza chiedere il permesso, ma che continua a formicolare e a fare un po’ male, come una sindrome da arto fantasma. Ti chiedi perché hai vissuto la sua indolenza come mistero, la sua incapacità di agire come una sfida, il suo essere greve nell’anima come una forma di ruvida dolcezza. Le sue non risposte come messaggi subliminali quando non erano altro che rifiuti.
E sei invasa dalla percezione lucida della sua “normalità”. Si è spogliato dei vestiti di eccezionalità che tu stessa gli avevi forgiato ( io che non sono capace nemmeno di mettere un bottone, tzé).

Ora che ci penso anche il colpo di fulmine è un po’ una fregatura, né più e né meno del suo contrario.
E quanto fanno male e formicolano ancora tutti i cuori che non ho più.
E quelli che ho ancora.











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Altro / Roulette russa
« il: Agosto 24, 2011, 15:04:59 »
La signora Bianca è due stanze più avanti, mi aspetta distesa sul lettino della sala visite. Sono venuta di qua per poter leggere le sue lastre del torace sulla lavagna luminosa.
Il suo dolore alla gamba è il mio nemico degli ultimi giorni, un nemico più tenace di quanto mi aspettassi. Lei mi guarda con quegli occhi liquidi, azzurrissimi, velati dal dolore che la attanaglia e le toglie il sonno, ma non la speranza. "Lei è il mio angelo" mi dice.
Io non vorrei essere un angelo, vorrei non avere cuore e anima e pelle. Vorrei non sentire nulla, a volte.

Se non portiamo più sangue al suo piede rischia di perdere la gamba. Il chirurgo si rifiuta di operare, dice che è troppo rischioso, che ha poche possibilità di riuscita. Sono andata a protestare dal mio primario: "E' lui che rischia, è lui che decide".
La signora Bianca ha 48 anni e quegli occhi imploranti avvitati nel mio cervello come una vite da dieci.
Entro il sala operatoria, soprascarpe, cuffia, mascherina, devo avere uno sguardo esagitato o forse è solo il tono della mia voce che spinge tutti a guardarmi. Il chirurgo non alza gli occhi dal campo operatorio, sa bene cosa cerco, crede che io abbia già avuto le mie risposte. Io intanto penso che ha mani eccelse, ma non ha fegato e non ha cuore.
"Se è per la paziente di ieri è inutile che insista" dice senza guardarmi. Il mio respiro è affannoso, chiuso nella mascherina. "Firmerà un foglio. Lei non avrà alcuna responsabilità in caso di..fallimento". Finalmente alza gli occhi, mi fissa per pochi istanti, soppesa il mio tono sprezzante, anche l’anestesista mi guarda adesso, la ferrista, solo il rumore del respiratore. E del mio respiro. Dopo un attimo io non esisto già più, tutto riprende il proprio ritmo: ”Faccia tutti gli esami necessari all’intervento” dice asciutto.
Ed eccomi qui, adesso, davanti alla lastra del torace della signora Bianca. Solo una lastra di routine.
Sto per andare di là, per dirle che ha una grossa palla nel polmone e invece vorrei spingere questa scrivania e rovesciarla, correre fuori e andarmi a comprare un rossetto e staccare la spina per non dover ogni volta restare impigliata nelle vite degli altri. Nella vita della signora Bianca, con la nuova casa in cui stanno facendo il controsoffitto e sua figlia che studia per gli esami di patente.

Quanto è labile il confine tra il loro dolore e il mio, quanto è giusto entrarci o restarne fuori, non lo so mai, ogni volta mi porto a casa pezzi delle loro storie, incastrate nei miei silenzi amari.
E’ una roulette russa e io posso solo stare a guardare. Ma prima devo guardare dritto negli occhi tutto quell’azzurro e dire quanto resta. Non so se ce la faccio.

Non posso delegare. Sta a me.

Signora Bianca, ecco cosa può fare il suo angelo.



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Pensieri, riflessioni, saggi / Re: Aiuto
« il: Agosto 24, 2011, 14:58:23 »
Grazie, Brunello...sei stata una piccola luce nel tunnel.

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Presentazioni / Ci provo
« il: Agosto 24, 2011, 14:55:57 »
Buongiorno a tutti, mi sono imbattuta per caso in questo forum, lggendo una recensione del romanzo "I Mandarini". Sembra interessante. Peccato non riesca a capire come offrire il mio contributo scrivendo un testo. Ce la farò? Ciao a tutti.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Aiuto
« il: Agosto 24, 2011, 14:43:47 »
Come si fa a scrivere un testo?

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