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Pensieri, riflessioni, saggi / Due parole sull'inflazione
« il: Settembre 02, 2022, 12:27:14 »
L'inflazione in questi giorni è sulla bocca di tutti e mi piacerebbe avere una vostra opinione sul tema.
I prezzi sul mercato sono dominati da due fattori: la domanda e l'offerta.
L'aumento dei prezzi dell'offerta di gas e petrolio è inequivocabile. La guerra in Ucraina e l'utilizzo dei prezzi del gas come arma geo-politica da parte della Russia hanno aumentato il valore sui mercati e delle nostre bollette.
L'origine del problema è aver delegato la nostra indipendenza energetica alla Russia per facili e rapidi guadagni e opportunismo politico. Tutti i nodi vengono al pettine e adesso non è così semplice cambiare l'approvvigionamento europeo, e serviranno anni per cambiare le infrastrutture che ci tengono legati alla Russia.
Anche le famose sanzioni non hanno ottenuto i risultati sperati visto che il valore del rublo non solo ha recuperato tutto il crollo dello shock di inizio guerra ma ha guadagnato un ulteriore 43% sull'euro.
Questo significa che, oltre all'aumento del costo delle materie prime, i beni russi ci costano un ulteriore 43% per la differenza del cambio della valuta.
Un altro intervento che si vuole adottare è un tetto ai prezzi del gas. Un calmieramento o un tetto ai prezzi del gas a livello europeo impedirebbe le manovre speculative sulla borsa dei future di Amsterdam e fluttuazioni eccessive della volatilità. Ma, a parte le speculazioni finanziarie, se la Russia chiudesse i rubinetti del gas e i prezzi dovessero nuovamente schizzare alle stelle chi pagherà la differenza con il tetto stabilito dalla comunità europea? Molto probabilmente la differenza verrà pagata dalla banca centrale così come il Giappone si è offerto di distribuire il gas alle aziende in difficoltà. Ma questa manovra non è inflazionaria? La banca centrale acquista il gas creando un debito e diminuendo così il valore del denaro.
Un altra soluzione è importare il gas liquido, LGN dagli Stati Uniti ma l'euro continua a perdere terreno sul dollaro, senza considerare i costi di trasporto, delle navi speciali che devono essere utilizzate e il fatto che gli USA stanno già varando manovre protezionistiche nei confronti delle proprie risorse energetiche.
È molto complesso intervenire sull'offerta perché è necessario creare infrastrutture e accordi che hanno bisogno di almeno un paio di anni per vedere risultati utili.
Analizziamo ora la domanda. Stiamo ancora uscendo da due anni di pandemia e nonostante la domanda sia stata praticamente annullata durante il lockdown e i magazzini siano stati svuotati, ora ci troviamo nella situazione opposta: le filiere produttive devono tornare a riempire il proprio inventario e le persone vogliono tornare a vivere, a viaggiare e cenare al ristorante. Ma l'economia non si può accendere e spegnere con un semplice bottone on/off, serve tempo per riavviare la produzione e riempire i magazzini.
Il governo non può intervenire sull'aumento dei prezzi delle materie prime in modo efficace ma può intervenire sulla domanda, aumentando i tassi di interesse, aumentando così il costo del denaro, gli interessi dei mutui e limitando il potere acquisitivo dei cittadini. In pratica, la famosa recessione non sta arrivando dal nulla ma viene creata dai governi per limitare la domanda dei cittadini e diminuire così l'inflazione.
Come ne usciremo? Servirà tempo, dovrà passare questo inverno freddo e oscuro e dovremo iniziare a ricostruire le basi dell'europa non solo sulla politica monetaria ma anche su una indipendenza energetica.
Gli Stati Uniti potrebbero iniziare a comprare debito europeo per abbassare il tasso Euro/dollaro e permettere all'euro di risalire la china ma non è una soluzione auspicabile perché ci renderebbe ancora più dipendenti dagli Stati Uniti nelle scelte internazionali.
L'Europa si troverebbe, non solo ricattata dalla Russia con il centellinamento delle materie prime, ma verrebbe manipolata dagli USA attraverso la morsa del debito.
Non vedo un'uscita rapida e probabilmente non sarà facile evitare una recessione nel 2023 ma tempi oscuri servono per costruire, per rendersi conto dei propri errori passati e iniziare a gettare le basi di un futuro dove l'Europa sarà indipendente nelle proprie scelte e non un burattino tirata da fili, più o meno visibili, da oriente a occidente.
I prezzi sul mercato sono dominati da due fattori: la domanda e l'offerta.
L'aumento dei prezzi dell'offerta di gas e petrolio è inequivocabile. La guerra in Ucraina e l'utilizzo dei prezzi del gas come arma geo-politica da parte della Russia hanno aumentato il valore sui mercati e delle nostre bollette.
L'origine del problema è aver delegato la nostra indipendenza energetica alla Russia per facili e rapidi guadagni e opportunismo politico. Tutti i nodi vengono al pettine e adesso non è così semplice cambiare l'approvvigionamento europeo, e serviranno anni per cambiare le infrastrutture che ci tengono legati alla Russia.
Anche le famose sanzioni non hanno ottenuto i risultati sperati visto che il valore del rublo non solo ha recuperato tutto il crollo dello shock di inizio guerra ma ha guadagnato un ulteriore 43% sull'euro.
Questo significa che, oltre all'aumento del costo delle materie prime, i beni russi ci costano un ulteriore 43% per la differenza del cambio della valuta.
Un altro intervento che si vuole adottare è un tetto ai prezzi del gas. Un calmieramento o un tetto ai prezzi del gas a livello europeo impedirebbe le manovre speculative sulla borsa dei future di Amsterdam e fluttuazioni eccessive della volatilità. Ma, a parte le speculazioni finanziarie, se la Russia chiudesse i rubinetti del gas e i prezzi dovessero nuovamente schizzare alle stelle chi pagherà la differenza con il tetto stabilito dalla comunità europea? Molto probabilmente la differenza verrà pagata dalla banca centrale così come il Giappone si è offerto di distribuire il gas alle aziende in difficoltà. Ma questa manovra non è inflazionaria? La banca centrale acquista il gas creando un debito e diminuendo così il valore del denaro.
Un altra soluzione è importare il gas liquido, LGN dagli Stati Uniti ma l'euro continua a perdere terreno sul dollaro, senza considerare i costi di trasporto, delle navi speciali che devono essere utilizzate e il fatto che gli USA stanno già varando manovre protezionistiche nei confronti delle proprie risorse energetiche.
È molto complesso intervenire sull'offerta perché è necessario creare infrastrutture e accordi che hanno bisogno di almeno un paio di anni per vedere risultati utili.
Analizziamo ora la domanda. Stiamo ancora uscendo da due anni di pandemia e nonostante la domanda sia stata praticamente annullata durante il lockdown e i magazzini siano stati svuotati, ora ci troviamo nella situazione opposta: le filiere produttive devono tornare a riempire il proprio inventario e le persone vogliono tornare a vivere, a viaggiare e cenare al ristorante. Ma l'economia non si può accendere e spegnere con un semplice bottone on/off, serve tempo per riavviare la produzione e riempire i magazzini.
Il governo non può intervenire sull'aumento dei prezzi delle materie prime in modo efficace ma può intervenire sulla domanda, aumentando i tassi di interesse, aumentando così il costo del denaro, gli interessi dei mutui e limitando il potere acquisitivo dei cittadini. In pratica, la famosa recessione non sta arrivando dal nulla ma viene creata dai governi per limitare la domanda dei cittadini e diminuire così l'inflazione.
Come ne usciremo? Servirà tempo, dovrà passare questo inverno freddo e oscuro e dovremo iniziare a ricostruire le basi dell'europa non solo sulla politica monetaria ma anche su una indipendenza energetica.
Gli Stati Uniti potrebbero iniziare a comprare debito europeo per abbassare il tasso Euro/dollaro e permettere all'euro di risalire la china ma non è una soluzione auspicabile perché ci renderebbe ancora più dipendenti dagli Stati Uniti nelle scelte internazionali.
L'Europa si troverebbe, non solo ricattata dalla Russia con il centellinamento delle materie prime, ma verrebbe manipolata dagli USA attraverso la morsa del debito.
Non vedo un'uscita rapida e probabilmente non sarà facile evitare una recessione nel 2023 ma tempi oscuri servono per costruire, per rendersi conto dei propri errori passati e iniziare a gettare le basi di un futuro dove l'Europa sarà indipendente nelle proprie scelte e non un burattino tirata da fili, più o meno visibili, da oriente a occidente.