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Topics - ectobius

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Cassonetto differenziato / C'era il presepe
« il: Dicembre 16, 2014, 07:42:50 »
Prima dell’occupazione americana, l’albero non usava. Niente regali sotto un albero, ma, a rallegrare la solenne sacra festività, c’erano musiche e canti sommessi; la “strenna” (in forma di piccola somma di denaro da conservare nel salvadanaio)… e c’era il Presepe.
La strenna ormai nessuno sa più cosa sia, e ora anche il Presepe in casa è nell’oblio… nessuno più sa come allestirlo con materiali poveri, piccolo e sacro. 
Ma io ancora la so la gioia del presepe.
C’era uno zio che in attesa del Natale… molto prima della data… sequestrava una stanza della sua casa per costruirci un presepe grande quanto l'intera stanza... la occupava per intero, la stanza con un paesaggio perfetto modellato in cemento e terra: prati con muschio vero ed erba vera e radicata; un fiume vi scorreva davanti alla grotta con acqua… vera da un rubinetto nascosto… e il cielo?: una enorme cupola curva di compensato  colorato blu notte e traforato alle stelle così come si erano trovate in quella notte… proprio il cielo di quella Magica Notte! 
Lo visitavano tanti abitanti del paese, senza distinzione e in silenzio rispettoso… e si segnavano anche nel varcare la soglia della stanza... tutto era sacro.
Il paese era quasi sempre innevato, e in quel paese c’erano ancora tanti  artisti come lo zio che conoscevano il cielo della notte magica di Betlemme!... e la poesia:
“Consolati Maria del tuo peregrinare, ecco Betlemme ornata di trofei…”.

In Terra Santa ancora il presepe lo fanno, ma intorno alla zona della grotta non c’è musica dolce, non "Tu scendi dalle stelle, o Re del Cielo...". Ci sono rumori, invece, di motori di jeep, carri armati, bulldozer… e lamenti disperati… e spari… e kamikaze!

I pastori ancora partono con la speranza in cuore, ma non v’è  cometa che li guidi. Disorientati finiscono ammassati su barconi fatiscenti sul mare in tempesta.
Non incontrano la Vita, ma la morte.

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Altro / Il colportore
« il: Novembre 12, 2014, 11:13:21 »
La nonna materna era una bizzoca! Frequentatrice di messe e funzioni a tutte l’ore;  fedele assidua di sagrestia; presidentessa delle “Dame di S. Vincenzo” (nonostante i poveri la infastidissero); organizzatrice con i preti delle processioni per la pioggia (naturalmente a pagamento)…
La sua religiosità era tutta esteriore… esposta!, e anche vissuta come spazio di potere nel segno di una indiscussa aderenza e conformità alla dottrina della Chiesa cattolica. Uniche leggi per lei, della sua religiosità e della sua stessa vita sociale, erano i precetti delle gerarchie ecclesiastiche, e in casa sua circolava un solo giornale: “L’OSSERVATORE ROMANO”.
Una impostazione di vita certamente in buona parte ereditata: dalla famiglia d’origine mai  le sarà stato dato aiuto, e nemmeno da parte di altre istituzioni, per una più aperta crescita culturale e spirituale.
In seguito la figlia!, mia madre, a sua volta aveva ereditato, autoritariamente, e dallo stesso ristretto ambiente, la medesima visione della realtà, lo stesso stile di vita… e, quanto a cultura aveva forse solo potuto contare su qualche romanzetto  rosa non messo all’indice dal vaticano.
Essere semplice, mia madre! Carattere mite e riservato per natura, al contrario della madre che fu sempre arcigna e autoritaria, ma da lei aveva assorbito, mia madre, gli insegnamenti alla lettera, soprattutto l’obbedienza cieca alle autorità… qualsiasi autorità (anche quella fascista).
Comunque la sua religiosità fu sempre meno esposta di quella della madre, e ciò sia per carattere che per i tanti impegni di madre derivanti dall’assurdità di dieci figli (aveva ricevuto per questo anche il diploma fascista di madre prolifica!). In quanto a cultura ora leggeva solo opuscoli di vite di santi che le forniva mia nonna, e recitava preghiere da qualche libro di orazioni. 
La BIBBIA!, era libro proibito ai cattolici… all’indice!

I figli ormai cresciuti, e la famiglia tutta, per motivi di studio, si è trasferita dal paese a Napoli in appartamento in affitto.
Io avevo una stanza appartata e silenziosa, divisa dall’ingresso da due porte ben isolate dai rumori di casa.
Sono lì che studio nel silenzio, quando percepisco, urlato e chiaro:

“SIAMO CATTOLICI APOSTOLICI ROMANI!!!”.

Segue lo sbattere violento della porta di ingresso che fa vibrare l’aria dell’intero appartamento e forse anche le pareti.
Esco dalla stanza e nell’ingresso trovo mia madre ritta in piedi che brandisce una scopa… no, forse esagero… forse la scopa no, ma l’atteggiamento è chiaramente aggressivo: le braccia leggermente allargate, i pugni serrati. Mai vista in quello stato di irritazione, che se me lo avessero raccontato non ci avrei creduto. 

“Cosa succede?”, domando.

“VOLEVA VENDERMI LA BIBBIA!!!”, risponde inusualmente decisa.

Il tutto prese per me l’aspetto di una caricatura, e, infatti, risi.
Ancora adesso mi diverte il ricordo della scena.
Ma, ritornato ai miei libri, non riuscivo più a studiare.
Pensavo a quel pover’uomo, il colportore, venditore ambulante di libri sacri porta a porta… a piedi e con un sacco o una cassetta piena di Bibbie, porzioni, commentari, romanzetti edificanti, “evangelini”, racconti di vita cristiana (venduti tre a un soldo), almanacchi… Porta a porta… e le porte che gli venivano regolarmente e violentemente sbattute in faccia.
Ho lasciato tutto e, correndo, ho sceso le scale; ho ispezionato la strada sempre in corsa nei due sensi; non l’ho incontrato, il colportore, che gli avrei comprato la Bibbia, la più bella… la più costosa… la più pesante!
Per quel giorno poi non ho più studiato.

Però non è vero!
Fu solo un meditato proposito.
Non l’ho inseguito, il colportore, e invece  avrei dovuto… Avrei dovuto inseguirlo e acquistarla, la Bibbia, da leggere poi ad alta voce a mia madre e a mia nonna, soprattutto.
Ogni giorno ad alta voce!




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Cassonetto differenziato / I salvaqualcosa
« il: Novembre 05, 2014, 10:42:28 »
Ci sono tanti salva qualcosa, e tutti hanno vita precaria… non possono durare!
Qualche esempio?
Prendi il salvadanaio che prima o poi è saturo e allora basta una martellata; il salvaslip che presto è putrido e puzzolente tanto da doverlo allontanare il più lontano possibile; e il pannolone poi che non ci impiega molto a gocciolare  e apparire oltre il pantalone… 
Ma ogni regola ha la sua eccezione: il salvaexcavaliere!  Ultraresistente, inossidabile che mai sarà allontanato nonostante puzzi ad un miglio.

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Umoristico / Umanità!... d'altri tempi
« il: Ottobre 09, 2014, 11:47:09 »
A Cannela , sopa a la c’ttadella non c’erano fognature, e gli uomini per una strazzata andavano a scaricarsi all’aperto. I più regolari, li scarpar’ soprattutto (chissà perché), si riunivano regolarmente in gruppo ogni mattina, sul presto, e si recavano fino a ‘ndret’ l’ caseranove, nel campo a facc’ front a la chiesa d’ l’Incurnata, dove, ad onta di un enorme cartello

VIETATO FARE
A
CESSO

si accoccolavano in fila dopo aver allargato le braccia a mantenere la giusta distanza per la privatezza olfattiva. 
Altri… quelli con funzioni corporee meno regolari, potevano fruire a tutte l’ore r’ l’uort’ r’ Mart’nell’, e cacavano sott’a lu mur’ r’ G’lardin’ Cicerone… e  la loro irregolarità fisiologica ed alimentare la  si poteva arguire anche dalla grande varietà delle emissioni: sciolte; dure come scibale; ornate di noccioli… etcetera.
Le donne, per riservatezza, non usavano andare per campi, e si servivano in casa, al bisogno, del cantero, che poi andavano a vuotare in qualche terreno o nella carretta r’la puzza che era trainata da un asino nelle zone accessibili senza alte scalinate.
Un candelese si era recato una volta a V’sazza e aveva notato che anche là c’erano mica fognature, e per le starzzate ci si serviva dei campi… anche le donne!, che però avevano un terreno riservato.
Il visitatore era meravigliato:
“Ah!...”, fece.
Ma non poté completamente esprimersi, ché la v’sazzara pronta gli rispose:

“Embé!?, culi teniti vui, e culi tenimm’ nui!”.

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Altro / Pazzo come A.
« il: Ottobre 04, 2014, 09:54:03 »
La dignità è un valore morale sotto la cui guida l’individuo sceglie il percorso da compiere per sviluppare il proprio io nella sua originalità.

Da sempre il conformismo, spersonalizzando e appiattendo, ha annullato, e annulla, gli individui attraverso la perdita dei tratti più personali che sono, infine, i soli a presiedere alla costruzione di superiori progetti di vita. In altri termini, il conformarsi è condizione per la perdita di dignità, sentimento fatto di autostima e considerazione delle proprie capacità nell’esercizio geloso di una propria originale identità.

E oggi, oltretutto, viviamo un’epoca di massificazione e di consumismo alienante ove prevale l’avere rispetto all’essere, con tutti i corollari  di svalutazione di cultura; dignità umana; rispetto degli altri, che non sono più considerati pezzi unici di individualità, ma sono ridotti anch’essi alla stregua di oggetti da possedere.

Nella società odierna dovrebbe essere molto più pressante e importante che in altri tempi la scelta tra due categorie: quella dell’avere e quella dell’essere, a favore, naturalmente, di quest’ultima, ma tale scelta risulta oggi anche molto più faticosa e dolorosa che in altri tempi. Scegliere l’essere, cioè l’instaurazione di un rapporto vitale e autentico con il mondo è divenuto arduo, tanto che giustamente ci si chiede con la d.ssa G. E. Armici , in questa stessa sede:             

“… hanno ancora un significato, in tempi come i nostri [ove] il termine dignità appare alquanto desueto, [tanto che è] difficile incontrarlo nella letteratura corrente?”.

 Io, comunque, in tempi forse meno sospetti, avevo ammirato un personaggio che ora mi si dà l’occasione di ricordare nel racconto che propongo.

 

                                   A. è pazzo!

“Conoscere la propria vergogna e

conservare la propria gloria,

un uomo così è un modello

sotto i cieli.”

 Laozi

 

“Pazzo come A.!”, era divenuto un modo di dire nel paese sperduto e conformista.

Ora sono passati tanti anni, e io lo avevo dimenticato, il detto, e anche l’antico personaggio che mi aveva inquietato  in un momento della mia infanzia. Me lo ha riportato, ora, alla memoria l’argomento di questa rubrica, e anche la desueta battuta, imprevista e buttata lì a sproposito da un amico d’altri tempi:

“Pazzo come A.!”.

E così A. è stato recuperato dai bassifondi di memoria… fossile sepolto:

“A. è pazzo!”

A.!

Il ricordo è pallido!

All’epoca ero ancora meno di un ragazzo, ma già, per naturale istinto, percepivo che quell’etichetta, appiccicata al giovanotto A., era un doloroso atto d’ingiustizia. Comunque ero anche cosciente di essere del tutto impotente ad oppormi per imporre una mia tesi contrastante col senso comune: un avvocato di cause perse!

E così A. fu depositato in una zona muta del mio cervello… e nella soffitta della memoria è rimasto sepolto dalla polvere fino a questo richiamo.

Non l’avevo più pensato quel giovanotto, A., che ora salta fuori e si impone come  personaggio da ripensare… Il giovanotto che all’epoca per tutti era quasi meno che niente, e tuttavia anche pericoloso, con la sua  fastidiosa contestazione, in quell’ambiente.

A. veniva spesso trascinato… anche solo per scherzo… in animate discussioni, tanto da essere da alcuni definito “passionale e violento” E i suoi parenti più stretti, anche, ne erano infastiditi e volentieri davano notizia di stranezze… mica lo proteggevano.

Da tutti, infine, fu definito pazzo!

Eppure io… forse io solo… io intuivo, e pensavo che forse A. fosse solo un qualcuno che aveva il coraggio di mettersi fuori dal gregge… uno che conosceva il valore del proprio io e della propria dignità.

Peraltro pensavo anche che certamente molti altri in quel paese, in quella ristretta società dominata da piccoli borghesi, soffrissero dello stesso male, ma non avevano coraggio, e si preoccupavano solo a nascondere la loro particolarità.

E A. fu, per me almeno, quantomeno un “pazzo intelligente”.

Non avrei dovuto depositarlo nel profondo oblio, ma prenderlo, già da allora, a modello… maestro!… in quei tempi e anche in questi, di tempi… ma ero meno che un ragazzo.

Comunque in qualche modo A. si era insinuato profondamente in me, lasciando, quasi a mia insaputa, una traccia nella mia coscienza.

E così è ricomparso. Puro e grande l’ho ritrovato, ed è bastata una battuta!

Le generazioni si sono susseguite, ma Lui è ancora lì.

Seduto da qualche parte senza disturbare.

È ancora A. il pazzo, che chiede si racconti la sua storia… e anch’io… anch’io ci sono ancora, e nella quiete del tempo trascorso sono ancora disposto a riabilitarlo… a fare tardivamente giustizia.

Ci sono io!

Col mio innato istinto… anche se ricordo così poco di Lui.

So che era bello e forte, e intelligente e colto, e buon studente universitario (di medicina mi sembra) E che fu vittima della sua stessa intelligenza e cultura che erano fuori posto nell’ambiente dove era obbligato a vivere: circondato da un’orda di piccoli borghesi benpensanti e ignoranti e esaltati e feroci… Lui che anelava a costruire la sua vita come un’opera d’arte… diverso!… quindi pazzo… stipato in una gabbia.

Ma nella sua breve vita indiscutibilmente si guadagnava quantomeno la dignità di personaggio letterario, e ci sarebbe tanto da scrivere in sua riabilitazione… ah, se avessi avuto età e occasioni per frequentarlo…

Morì giovane e in piena salute… di morte naturale, si disse, ma non so… forse chissà!… in un manicomio.

 

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Altro / Non sole, non stagioni, non geografia
« il: Settembre 22, 2014, 11:41:53 »
E ancora per noi  lo spettacolo continua… sempre più esteso… non più dietro un muretto, ma comodamente seduti su un divano Ci viene ancora generosamente offerto lo spettacolo di fuochi di guerra, rumorosi, seguiti dal silenzio dei corpi di ragazzi straziati sotto lenzuola bianche e rosse e bandiere multicolori.
E seguono sullo schermo le scene di signore alte, molto eleganti, affascinanti ed irraggiungibili, in décolleté vertiginosi su maestosi seni al silicone Pesanti collane pendono lunghe dal collo sui loro busti imperiosi e bracciali… lunghi pendagli scintillanti cadono tintinnanti dai lobi auricolari. Sono  vetrine allestite ed esibite dagli uomini che le accompagnano: uomini robusti stretti in frac neri attillatissimi… uomini d’azione… si vede Ma  dall’aspetto volgare e con voci sgraziate.
Ci sono anche dei nani in abiti scuri che sgattaiolano fra le gambe… riscuotono simpatie e, di quanto in quanto, ricevono delle carezze.
Su cubi e parallelepipedi di varie altezze, giovani donne seminude si agitano mimando gesti impudichi, e anche un cantante su una pedana cerca di esibirsi in certe movenze che risultano solo oscene… ma divertono.
E quello?
Quello ai margini della sala, sono io: in accappatoio liso e ciabatte logore tanto che l’alluce sporge nudo da quella di destra.
Sosto ai margini,  imbarazzato, per quanto nessuno mi degni di uno sguardo.
Come me siamo in tanti a loro invisibili Ma chissà che non ci abbiano notato qualche volta Comunque scelgono di non curarsi di noi acché non sia turbato l’andamento della festa…e siamo veramente innocui.
La nostra posizione è insostenibile… umiliante quest’essere trasparenti.
I nostri occhi vagano alla ricerca di una qualsiasi via di fuga che non riusciamo ad intravvedere… e  si avvicina qualcuno e  apostrofa con durezza:
“Non vi vergognate? Così ben sazi e ben nutriti, partecipare alla festa in queste condizioni? Un po’ di decenza perbacco! Su! Prendete questi abiti, andate a cambiarvi e incominciate a servire Questi distinti signori sono generosi con chi li serve bene senza lamenti e con dignità Questi signori sono generosi in mance e potrebbero anche promuovervi a qualcosa… capo camerieri!”.
Masse di avvoltoi gracchianti affollati intorno ad una carogna… e le ombre al di là delle finestre Chi sono?
Mendicanti!… Esseri inferiori che pretenderebbero di partecipare alla festa, anche solo come camerieri Pretesa assurda: sono neri ed hanno già abbondantemente dimostrato di essere inferiori.
Di quando in quando qualcuno viene assunto, ma solo come sguattero nelle cucine… o nei sotterranei, per servizi innominabili.
Vedi quel signore seduto lì in fondo con la coppola in testa? E’ molto ossequiato nonostante l’abbigliamento non proprio consono… E’ il padrone dei sotterranei, una specie di grande dispensa da dove viene nutrimento abbondante per tutti… Ma ora fate presto, andate a cambiarvi, vedrete che sarete ricompensati.
Abbiamo preso gli abiti adeguati e ci allontaniamo verso la stanza indicataci dove potremo indossare la divisa che ci compete.
Ma siamo molto inquieti… quelli lì fuori…
“Da essi nessuno dipende” - diceva un amico – “ noi rispettiamo soltanto coloro dai quali dipendiamo, e per questo non dobbiamo tollerare la miseria”.
E ora che facciamo?
In fondo non abbiamo altro che un corpo animale e un po’ di tecnologia per navigare negli spazi infiniti della realtà come pretendiamo, ma non contiamo nulla, e, tolte le nostre percezioni sensoriali e le misurazioni degli strumenti, siamo nulla.
Tutto vibra intorno con inaudita violenza… le gambe penzolano dal divano nel vuoto.
La mano si tende verso la porta con fatica, come trattenuta da una forza invisibile.
Ma cosa volete fare?Offrire solidarietà a chi non aspira ad altro che ad entrare qui e diventare come tutti?
Ma la mano non trema più e apre la porta con decisione Ci sostiene la convinzione che tutti, proprio tutti, siamo umanità e il nostro posto è lì, tra i miserabili defraudati di ogni diritto.
Anche se la scelta inquieta e si carica di dubbi, vogliamo andare oltre la nicchia… costi quel che costi!
E siamo oltre la soglia, fuori dall’uscio tra i diseredati della terra.

Sull’uscio!
Tre corpi!
Spazzatura scaricata da un TIR
Sull’uscio
Tre corpi!
Rifiuti vomitati dal mare
Sei capanne!
Inaridite dal sole
Scoperchiate dal vento
Sull’uscio!
Una burqua!
Senza lacrime.
Plaga desolata, fredda e grigia…
Spettrale di  sterpi disegnati da rugiada ghiacciata e sporca…
Gemiti e lamenti.
Non sole, non stagioni, non geografia.

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Introspettivo / Ciclisti alla sagra
« il: Settembre 14, 2014, 18:17:32 »
Bisogna tenersi in forma… ad ogni costo… speranzosi e vivi, perbacco!... pedalare ragazzi!… fino a schiattare ché prima o poi… alla sagra del Paese, su e giù… dieci giri intorno.
La strada è sterrata… faccio girare veloce i pedali.. e non procedo!… sono sempre lì! Eppure pedalo sempre in corsa nella gara che mi si dice si svolge da sempre, dagli albori della storia… gara seria, altrettanto seria che la corsa nei sacchi.
Tramonti di fuoco sul ciclista in gara sbuffante in bicicletta, e senza avanzamento… Concreto vivente e reale!… Purtroppo reale!... Pedalante insieme a tantissimi altri concorrenti... giovani e anche meno giovani al segnale di via con colpo di pistola... alla tempia?… e, infine?... ve lo voglio proprio da dire!… questo Paese sembra destinato a scomparire!, mi è stato assicurato!... anzi… questo Paese non c’è già più!
Intorno, davanti e dietro, altre biciclette in corsa... e non si è in grado di dire chi al momento è in testa... o ultimo... o chissà!... e comunque, pur confusi, in affanno.
Numerosi passanti sulla strada… non lasciano libero alcun varco. Si muovono lenti e disinteressati, e anche attraversano sbadatamente fuori dei passaggi pedonali senza tuttavia essere di intralcio.
Strana… non strana, questa gara... Beh!, in qualche modo è in svolgimento, e comunque, pur oscuramente scoraggiati, bisogna continuare, e ce la mettono tutta... i ragazzi.
Ma...
PFUiiiiiiiiiii!, la gomma anteriore si è afflosciata Ineluttabile!, su queste strade malandate, e c’è sempre un meccanico zoppo, in camice bianco, esperto nel lavoro su camere d’aria forate, e sono mica forature da poco!... tuttavia, a suo ottimistico parere, comunque e sempre riparabili.
Lavora con lena, a pagamento e parlando… o forse solo quasi mormorando fra sé e sé… ma empre convincente… e la gara continua… assurda.
“... Non strafare e non cadere!... buona fortuna!”.
Uscito quasi in corsa, inseguito dallo sguardo degli altri che sono in sala d’attesa in con le gomme sgonfie e sempre fiduciosi in chissà quale miracolo, pronti a continuare pur con gomme sgonfie.
BOoouum!... Plaff!... un’altra gomma scoppia, che nemmeno lo zoppo potrebbe più riparare…la disperazione infine può arrivare.
Niente più da fare!... La caduta!… Irrimediabile!… Rovinosa!... Rassegnarsi!
Inutile!... inutile fare altri tentativi!... Altre cadute!... Oramai... è  sfiga?
Il sole cala e nella penombra grigia si muovono solo ombre intorno ai ciclisti che ancora assurdamente indossano e sfolgorano sgargianti colori di improbabili divise e risaltano come in rilievo da una fotografia in bianconero.
Bisogna togliersi da questa condizione... eclissarsi... da tutti... e non se ne parli più!
Tutti fuori... ci si imbottiglia!... piove come dio la manda... diluvia!... si alza il vento, l’acqua picchia... acqua, acqua, acqua!... Lampi accecanti perforano l’oscurità fitta affollata di ombre in cerca di riparo… Macché riparo!... qui gocciola tutto... gli alberi, i tetti, le grondaie... Torrenti! fiumi... acciottolato divelto... Di quando in quando un albero si piega, cade, e via!, inghiottito anche lui dalla corrente… Sbarramenti, dighe, laghi... si nuota!... Brividi, tosse, catarro!... Sconquasso e melma e merda… Via profumi lucciole e farfalle… e ... puzzo di fogna!… Morte!





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Cassonetto differenziato / dal mio amico
« il: Agosto 23, 2014, 10:40:22 »
Posto col suo permesso, del mio amico Marcello.

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"..We've trod the maze of error round,
loud wand'ring in the winding glade;
and now the torch of truth is found,
it only shows us where we strayed.."
G. Crabbe, Late wisdom

Parliamo di traduzioni. Quella letterale di questa lirica del poeta inglese Crabbe (1754-1832) sarebbe "Saggezza tardiva". La traduzione che vi propongo, invece, è "Col senno di poi", che è l'arma dei tromboni, come tutti sappiamo. Crabbe, reazionario e sponsorizzato da Burke, che gli procurò un editore e, in qualche modo gli consentì di proseguire gli studi, ordinarsi sacerdote, ottenere una parrocchia e raggiungere una relativa agiatezza; Crabbe, dicevo, ai suoi tempi, ai tempi di uno che scriveva dopo la Rivoluzione Francese, venne definito Pope in pantofole.
Col senno di poi, gli americani si sono resi conto di aver sbagliato i calcoli, sia in Siria sia in Irak, favorendo il consolidamento dei mostri dell'Isis. Col senno di poi, la società inglese si domanda cosa possa indurre dei connazionali, apparentemente pienamente integrati nella realtà socioeconomica del paese, ad arruolarsi nelle fila dei fanatici ed a sgozzare un altro connazionale, con tanto di video e rivendicazione con accento da quartiere della East End londinese, in nome di Allah.
Il Pope in pantofole ha ragione: ci si risveglia dal torpore dell'errore (e, dantescamente, del peccato, che è l'ignavia) e ci si ritrova ugualmente smarriti, con la sola consapevolezza di aver fallito.
Non serve a nulla il senno di poi, quello che fa che uno si domandi cosa ci facciano due ragazzine italiane, probabilmente rapite, in quella terra nullius che si estende tra Siria ed Irak. Ho provato molta pena per loro. Ho provato molta pena per il papà di uno di esse, intervistato dal TG1. Un uomo giovane, dall'accento marcatamente meridionale e trapiantato a Milano, immagino. Ha parlato con enorme dignità, con dolore contenuto, che è quello che commuove davvero. Dice di fidarsi della Farnesina e che i responsabili dell'inevitabile unità di crisi gli hanno promesso di riportare a casa quelle due bambine e di fare tutti gli sforzi, come se fossero loro figlie.
E, in qualche modo, lo sono, mi dispiace. Sono figlie di una società infantilizzata e deresponsabilizzante, di una cultura del superficiale che inizia dalle famiglie, di un contesto educativo in cui tutto è gratis, cioè senza conseguenze. Si perdona, si trascura, si giustifica. Due ragazzine, quasi bambine. Le vedi in fotografia, ridenti, avolte in una bandiera palestinese. Avvolte in un gioco più grande di loro e che, all'improvviso, non è più gioco, e la mamma le chiama disperata dal balcone. Mi dispiace, e spero le riportino a casa. Ma, col senno di poi, Pope in pantofole, mi domando pure come sia possibile consentire che parta gente così, dilettanti allo sbaraglio, in nome di principi non bene assimilati. E, se non il veto del padre in nome della patria potestà (se lo esercitasse, lo farebbero passare per un mostro, magari sionista. Le figlie, maggiorenni, lo denuncerebbero: è solo un’ipotesi di lavoro, non accuso nessuno..) non esiste, mi domando, un filtro del Ministero degli Esteri per chi parte in missioni di cooperazione internazionale? Come vedete, non entro nemmeno nel merito del tipo di cooperazione. Voglio dare per scontata la buonafede, pensare che ci si muova sempre per altruismo, anche se so bene che non sempre è così.
Il vero Pope in pantofole domanderebbe pure quanto ci costa, un capriccio tardoadolescenziale, una solidarietà malintesa e peggio indirizzata. Costi quel che costi, riportate a casa quelle due bambine. Ma che serva da monito. Una volta per tutte, perdio. Qui non si scherza più, ed andiamo in guerra con lo smartphone e l'apparecchio per i denti.


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Altro / "Da Sora Carmela"
« il: Agosto 22, 2014, 16:23:52 »
Viaggio lungo in moto.
Ora ho appetito!, e dovrà forse essere ora da pranzo.
 Alla prima trattoria mi fermo!

 Un piazzale affollato di TIR Ecco! Sono fortunato! È risaputo Dove si fermano i camionisti si mangia bene!

“Da Sora Carmela - cucina casalinga”
Menu fisso! Prezzo fisso!

La trattoria è una gargotta!
Poco illuminata e unto dappertutto Unti pavimento, pareti e i tavoli di legno Una gran confusione! Un vociare frastornante Risate possenti Rutti! Vapori che filtrano da una porta in fondo, che di tratto in tratto si spalanca per lasciar passare, giusto di misura, una donna grassa con le portate.
Un lercio bancone del bar, e dietro non c’è nessuno al momento. Odori indefiniti! Fumo e puzzo di tabacchi di pessima qualità.
Ma ci sono i camionisti! È garantito! Si mangerà bene! 
Hanno davanti dei gran piatti fumanti di tagliatelle rosse al sugo Una montagnola in ogni scodella!
La signora grassa mi ha visto entrare e mi fa cenno di attendere Consegna i piatti ad una comitiva sghignazzante e mi fa accomodare ad un tavolo Da solo!
Apparecchia con un foglio di carta color ocra Un cestino con del pane a fette Una caraffa con vino rosso sfuso della casa Un bicchiere di plastica Posate di latta.
Menu unico Il primo sono tagliatelle alla bolognese!
“Signora!... per me una porzione ridotta!”
“Sì, ma il conto non varia!”, ci tiene a precisare!
Cerco di rassicurarla:
“Non è questo il motivo!”
Si avvia verso la porta in fondo, facendo ballare un culone di rare proporzioni Sodo!
Nel passare accanto al tavolo dell’allegra comitiva Tutti panzuti e senza collo Colorito rubizzo Splaaasc! una gran pacca sul tafanario che la sentono tutti in ogni angolo della sala. E sono risate, scaracchi e rutti.
Lei, manco una piega!
Continua ancheggiando fino alla porta e, prima di attraversarla, molla una scorreggia micidiale Ha fatto vibrare all’unisono e per intero le immense chiappe del suo eccezionale armamentario e anche tutto l’arredo della spelonca!
E poi ha urlato:
“Alla faccia tua!”.
“Alla tua e con la buona salute, sora Carmela!... Tromba di culo sanità di corpo…!!!”. 
Scrosciano gli applausi e si levano i bicchieri.
“Grazie, ragazzi!”, risponde lei, soddisfatta dell’augurio.
Sollevo anch’io il bicchiere per il brindisi e bevo Ma che accidenti! ‘sto sorso mi brucia dalla bocca all’esofago allo stomaco fino al buco del culo Non riesco a trattenere una smorfia I miei vicini di tavolo l’hanno notata, e ridono e urlano.
Sono frastornato! Riesco mica a ben collocarli, ‘sti tizi! mostruosi robot forti ed indistruttibili.
Le tagliatelle che mi ha posto sotto il naso navigano nello strutto fuso e, una volta deglutite, scivolano lubrificate e in un attimo sono giù giù! A metà piatto vorrei smettere, ma per timore della imprevedibile sora Carmela continuo a ingoiare.
Però il vino… non lo bevo e mi faccio portare una caraffa d’acqua. 
“Sono astemio!…”, la rassicuro, ché già mi guarda male… ne ho bevuto solo un sorso per onorare il brindisi alla sua salute!”.
Resta soddisfatta! La scusa è accettata!
I camionisti del tavolo affianco si impossessano del mio vino E giù che mangiano e bevono Rubizzi gonfi Pressi allo scoppio!
Io.
Lo spezzatino d’asino proprio non ce la faccio a finirlo Sono al limite del singhiozzo e per qualche difetto fisico non ce la faccio a ruttare, che poi qui non avrei da farmi problemi. Qui potrei abbandonarmi a qualsiasi rumore corporale senza tante cerimonie.
Ora li invidio ‘sti omoni! Hanno un fisico bestiale, questi qui!… e se la sentono, dopo ‘sta mangiata e bevuta, anche di sfidarsi a braccio di ferro!!
Infine, quasi a comando, si sono messi in moto all’unisono E, scommettendo sui tempi di percorrenza, hanno lasciato il locale.
Tutto finito, quasi di botto!
La sala s’è vuotata e sono rimasto solo io, che chiedo un caffè Non  previsto nel prezzo fisso, mi fa notare la “sora”, a scanso di contestazioni al momento del conto.
Me lo prepara, e mi chiede se io sia rimasto soddisfatto!
“Soddisfattissimo!... perbacco! Dove si fermano i camionisti! Garantito!”.
“Allora vorrà dire che ritornerà… La città non è molto lontana!”. 
Ho bevuto il caffè con molta calma al tavolo e ho rifiutato il grappino artigianale... questo generosamente offerto dalla casa.
Tutto artigianale… e garantito tossico per un fisico inadeguato come il mio.
Il piazzale è ormai sgombro Ho atteso seduto al tavolo ancora un po’ Poi, con calma, mi sono recato alla cassa e ho pagato il prezzo fisso, più il caffè.
Senza sconti!
“Anche se non ha mangiato molto, il prezzo è fisso!”, si giustifica la sora Carmela.


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Cassonetto differenziato / Contenti?
« il: Agosto 12, 2014, 07:17:33 »
Civiltà superiori e civiltà inferiori... buoni e cattivi...
Siamo incorreggibili!
Gli europei sono i buoni; i belli, gli intelligenti, nonostante Eichman e la banalità del male; nonostante sia assodato che in tutti noi, in tutti gli esseri umani, c’è un demone, e che poi a noi italioti... a noi il demone  comanda e ci fa scegliere sempre il migliore manganellatore cui affidare le sorti meravigliose e progressive dello scalcinato e presuntuoso Paese in vui sopravviviamo, sempre pronti a salire in cattedra a predicare di civiltà superiore con tanta supponente ignoranza; noi che non ci sfiora nemmeno il sospetto che ogni civiltà è buona, che ogni civiltà è mondo per l’uomo che la crea; che questo animale, nato inadeguato al mondo di natura senza istinti forti, senza unghie e denti, senza capacità di corsa veloce, incapace ad arrampicarsi… questo animale ha saputo crearsi dappertutto un suo mondo... per lui sempre il migliore dei mondi possibili compatibilmente con le condizioni del luogo, secondo un principio valido e rispettabile per tutti: bianchi, neri, gialli, rossi... Tutti!, ci sono riusciti. Ognuno a modo suo, con una cultura sua originale e sempre rispettabile. Ma questo successo solo ad alcuni ha dato alla testa fin ad eleggersi padroni del pianeta in un delirio di potenza, e così, infine, il Pianeta lo sta distruggendo... taglia qui, e taglia là…l’Amazzonia! il più bel racconto, il sogno di ogni innocente fanciullo… gli indios, la loro cultura e la immensa foresta. Ma hanno detto che era civiltà inferiore da distruggere... Tutto ciò che è inferiore va sfruttato e distrutto con tagli, incendi; schiavitù… e magari erano mondi felici.
Ma inferiori!
Da cancellare!
 E ce l’avete fatta!
Sì, ma soccomberete nel deserto.
Dov’era la foresta umida verde piovosa Prolifica! Ove era un tripudio di vita ora la terra si sgretola sotto le sferzate di un sole implacabile, e le foglie delle nuove piantagioni si inchinano e infine si prostrano
La terra tutta, un giorno giovane e rigogliosa, invecchia, incanutisce … muore calcinata, e un vento selvaggio la solleva in polveri fini che intasano i polmoni d’ogni essere animato Il cielo si oscura ai turbini della polvere e quando il vento cala la polvere lentamente si deposita in dune, e sul deserto appare un sole che non è più vita, ma una sfera rossa di fuoco... di morte.
E si spegnerà la vita; non troveremo più l’ombra di un ultimo albero moribondo; spenta la misteriosa sinfonia di un Pianeta unico e miracoloso nell’Universo. Ora trema al terrificante ruggito dei trattori… e l’uomo che seppe non temere il ruggito della foresta nella notte è ridotto ad un mucchio di ossa calcinate.
Contenti?
 


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Cassonetto differenziato / Ferri vecchi
« il: Agosto 04, 2014, 10:50:06 »
Questo è il misero nuovo millennio della fine delle ideologie…
Sono considerate  ferri vecchi... evviva!
Eppure…
eppure esse hanno a lungo illuminato le menti Le aprivano alle analisi, alle discussioni… al confronto… anche vivace, Sì! A volte anche violento…ma vuoi mettere…? 
Comunque vivaddio!, ché c’erano voglia di cultura… e  la speranza per un mondo migliore proprio qui, su questa terra… un mondo di giustizia e solidarietà che poi sono andate a farsi fottere!
Ora guardiamoci!: immiseriti, opacizzati. Violenti!, nel vero senso della parola.
Isolati nella disperazione…
Dovevano svilupparsi grandi individualità?… non si sono sviluppate!
Al loro posto sono proliferate individualità incolte, volgari Sgomitanti alla ricerca di danaro che è potere su masse inerti e abuliche.
Ma abbiamo buttato giù “il muro”!
Feste, fuochi d’artificio, chiasso e lacrime di commozione.
“Inno alla Gioia”!
Fine della guerra “fredda”!
Ed eccoci con le guerre “Calde”!, e la mattanza degli innocenti… M che spettacoli, ragazzi! Che emozioni, comodamente seduti di fronte allo schermo.
E c’è chi fugge… è un esodo biblico, ma sono altri tempi e il Mediterraneo è troppo grande e non si apre al loro passaggio Li inghiotte!
Ma non è il popolo eletto che fugge, il popolo cui è stata regalata la “terra promessa”… 'sti poveracci sono straccioni, non sono ricchi e pertanto sono considerati esseri inferiori da culture inferiori… emigrano come gli gnu con i coccodrilli e le onde del mare che si chiudono su loro e non sugli eserciti nemici. E quelli che li hanno resi poveri approfittano anche del poco che resta loro.
Dio è morto! 

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Cassonetto differenziato / Non sole, non stagioni, non geografia
« il: Luglio 31, 2014, 11:23:36 »
Grandioso spettacolo pirotecnico offerto dalle truppe tedesche in ritirata: dalla stazione in valle un fungo di fuoco e fumo più alto della cima del paese in collina, poi… un intervallo sorprendente… lungo, e il boato e un rovinar di vetri.
Affascinante rappresentazione di guerra.
Dall’alto tutti gli abitanti del paese schierati dietro ogni muretto, alcuni seduti su sedie portate da casa come in comodo palchetto.
Ancora un fungo ed un altro ancora, e, negli intervalli, si scorge ancora intatta la piccola stazione con il casello un po’ distante Infine, a un diradarsi di fumo il casello è scomparso…
E dopo qualche giorno scomparve anche Ninì con meno chiasso: un improbabile crepitio di mitra per un ragazzo inerme.
E ancora per noi  lo spettacolo continua… sempre più esteso… non più dietro un muretto, ma comodamente seduti su un divano Ci viene ancora generosamente offerto lo spettacolo di fuochi di guerra, rumorosi, seguiti dal silenzio dei corpi di ragazzi straziati sotto lenzuola bianche e rosse e bandiere multicolori.
E seguono sullo schermo le scene di signore alte, molto eleganti, affascinanti ed irraggiungibili, in décolleté vertiginosi su maestosi seni al silicone Pesanti collane pendono lunghe dal collo sui loro busti imperiosi e bracciali… lunghi pendagli scintillanti cadono tintinnanti dai lobi auricolari. Sono  vetrine allestite ed esibite dagli uomini che le accompagnano: uomini robusti stretti in frac neri attillatissimi… uomini d’azione… si vede Ma  dall’aspetto volgare e con voci sgraziate.
Ci sono anche dei nani in abiti scuri che sgattaiolano fra le gambe… riscuotono simpatie e, di quanto in quanto, ricevono delle carezze.
Su cubi e parallelepipedi di varie altezze, giovani donne seminude si agitano mimando gesti impudichi, e anche un cantante su una pedana cerca di esibirsi in certe movenze che risultano solo oscene… ma divertono.
E quello?
Quello ai margini della sala, sono io: in accappatoio liso e ciabatte logore tanto che l’alluce sporge nudo da quella di destra.
Sosto ai margini,  imbarazzato, per quanto nessuno mi degni di uno sguardo.
Come me siamo in tanti a loro invisibili Ma chissà che non ci abbiano notato qualche volta Comunque scelgono di non curarsi di noi acché non sia turbato l’andamento della festa…e siamo veramente innocui.
La nostra posizione è insostenibile… umiliante quest’essere trasparenti.
I nostri occhi vagano alla ricerca di una qualsiasi via di fuga che non riusciamo ad intravvedere… e  si avvicina qualcuno e  apostrofa con durezza:
“Non vi vergognate? Così ben sazi e ben nutriti, partecipare alla festa in queste condizioni? Un po’ di decenza perbacco! Su! Prendete questi abiti, andate a cambiarvi e incominciate a servire Questi distinti signori sono generosi con chi li serve bene senza lamenti e con dignità Questi signori sono generosi in mance e potrebbero anche promuovervi a qualcosa… capo camerieri!”.
Masse di avvoltoi gracchianti affollati intorno ad una carogna… e le ombre al di là delle finestre Chi sono?
Mendicanti!… Esseri inferiori che pretenderebbero di partecipare alla festa, anche solo come camerieri Pretesa assurda: sono neri ed hanno già abbondantemente dimostrato di essere inferiori.
Di quando in quando qualcuno viene assunto, ma solo come sguattero nelle cucine… o nei sotterranei, per servizi innominabili.
Vedi quel signore seduto lì in fondo con la coppola in testa? E’ molto ossequiato nonostante l’abbigliamento non proprio consono… E’ il padrone dei sotterranei, una specie di grande dispensa da dove viene nutrimento abbondante per tutti… Ma ora fate presto, andate a cambiarvi, vedrete che sarete ricompensati.
Abbiamo preso gli abiti adeguati e ci allontaniamo verso la stanza indicataci dove potremo indossare la divisa che ci compete.
Ma siamo molto inquieti… quelli lì fuori…
“Da essi nessuno dipende” - diceva un amico – “ noi rispettiamo soltanto coloro dai quali dipendiamo, e per questo non dobbiamo tollerare la miseria”.
E ora che facciamo?
In fondo non abbiamo altro che un corpo animale e un po’ di tecnologia per navigare negli spazi infiniti della realtà come pretendiamo, ma non contiamo nulla, e, tolte le nostre percezioni sensoriali e le misurazioni degli strumenti, siamo nulla.
Tutto vibra intorno con inaudita violenza… le gambe penzolano dal divano nel vuoto.
La mano si tende verso la porta con fatica, come trattenuta da una forza invisibile.
Ma cosa volete fare?Offrire solidarietà a chi non aspira ad altro che ad entrare qui e diventare come tutti?
Ma la mano non trema più e apre la porta con decisione Ci sostiene la convinzione che tutti, proprio tutti, siamo umanità e il nostro posto è lì, tra i miserabili defraudati di ogni diritto.
Anche se la scelta inquieta e si carica di dubbi, vogliamo andare oltre la nicchia… costi quel che costi!
E siamo oltre la soglia, fuori dall’uscio tra i diseredati della terra.

Sull’uscio!
Tre corpi!
Spazzatura scaricata da un TIR
Sull’uscio
Tre corpi!
Rifiuti vomitati dal mare
Sei capanne!
Inaridite dal sole
Scoperchiate dal vento
Sull’uscio!
Una burqua!
Senza lacrime.
Plaga desolata, fredda e grigia…
Spettrale di  sterpi disegnati da rugiada ghiacciata e sporca…
Gemiti e lamenti.
Non sole, non stagioni, non geografia.

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Cassonetto differenziato / Sbiellato
« il: Luglio 20, 2014, 10:16:31 »
Non è facile reggersi in equilibrio… il terreno è impervio ambiguo, affollato di lestofanti E vi sono scivolato, nonostante non me ne potesse fregar  di meno di questi luoghi Comunque vi ci finisci, prima  o poi. Perché?... perché è roba che ti hanno ficcato con violenza nel cervello già da quando eri in fasce: che hai il dovere di partecipare… cosa che poi ce lo disse anche un cantante di canzonette che “la libertà è partecipazione!” Che bella frase! che ce la ripetono ancora adesso dopo che il cantante… di canzonette... e sono passati tanti anni.   
Vai e persiste sempre il dubbio e così scivoli, e sempre di malavoglia ti avventuri lungo queste vie estranee pur dubitando di tutto ‘sto mondo che continua a chiamarti; ti invita a prendere posizione; ti chiede responsabilità…
Ma tu cosa vuoi?
E io rispondo come quel tizio che non ricordo:
“Voglio morire!”.
E faccio mio anche quel detto… forse dal sessantotto:
“Vivi bene, muori giovane e sarai anche un bel cadavere!”.
Hai vissuto bene?
Un cazzo!
Ogni volta a chiedersi da dove cominciare… e il penoso senso di impotenza.
Un riflesso condizionato!
Ti soffermi per un moto istintivo… solo un attimo, ma sufficiente per farti provare la vertigine e sentirti confuso… sdruccioli e sei imbrattato!, con una stanchezza immensa che è lì per restare… per diventare più penosa.
Nessun sonnellino, nessun cicchetto potrebbe alleviarla…
È uno stato terribile lo stato di coscienza, mentre invece avremmo tutti bisogno di una bella risata… una risata qualsiasi… è un bisogno disperato ché tutti siamo eternamente condannati a trovarci di fronte altri uomini… tutti dobbiamo affrontare un pubblico che può applaudire o fischiare o restare silenzioso o sbadigliare infastidito o semplicemente andarsene emettendo un verdetto sulla nostra recita esistenziale.
E così!
É un monologo interiore praticamente ininterrotto… una sola voce… indistinguibile e sbiellata… ma me ne infischio di essere sbiellato, per quanto abbondino i cosiddetti sani di mente, e ne traggo vero diletto nella convinzione che la pazzia è l’unica cosa bella che mi sia capitata da anni.
A quale genere appartiene la mia vita? Questo è il problema!: non è pastorale; non è epica… è solo una commedia, un tipo particolare, moderno Commedia condita di pietà per le comparse della vita, per le sue orde di cittadini qualsiasi, di esseri monodimensionali, per tutti i non artisti del mondo che non possono usare l’arte come scusa.
E la tentazione di lasciarsi sprofondare… sprofondare nella vastità del proprio errore ad aver stretto un patto.

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Altro / medicina di un tempo
« il: Giugno 17, 2014, 10:14:59 »
Eppure neanche un tetano si ricorda nonostante la strade fossero tutte sterrate e decorate di feci di cavalli, asini, buoi... ma ogni ferita per caduta su quelle colture di bacilli veniva immediatamente disinfettata e bastava all’uopo una qualsiasi cosa che bruciasse.
Nei campi si pisciava sulla ferita
Gran bruciore… ed efficacia assicurata!
Una volta caddi dalla bicicletta
(le strade erano sterrate)
e fu soccorso e disinfettato con abbondante lavaggio di vino nella masseria.
E gli domandavano
“Brucia?”
“SIIìììììì!”
“Allora va bene!”. 
Il tifo però era endemico e di quando in quando qualcuno ci lasciava le penne
Z’ G’lardin’ morì di tifo.
Io stesso me lo beccai e mi lasciò in regalo l’occhio storto.
Nessuno credo abbia compreso più di me Cyrano de Bérgerac che andava in bestia solo a sentire la parola naso...
Io per la parola occhio...
Ah! Se avessi avuto una spada agile ed affilata!!!

L’epatite però era di casa Ma non era classificata tra le malattie gravi.
La si chiamava itterizia.
L’itterizia aveva niente a che fare con la merda... Erano piuttosto le siringate di estratto epatico per curare il fegato che la provocavano.
Siringhe di vetro che non venivano mai bollite.
Simone il barbiere le disinfettava con l’alcool e distribuiva epatite a tutto spiano All'epoca, le siringate di estratto epatico non si negavano a nessuno... e nemmeno le allegre bicchierate di olio di fegato di merluzzo e olio di
ricino...
Anzi ci fu un periodo che l’olio di ricino lo fornivano a gratis con la rivoluzione.
Trattamento obbligatorio! Riservato ai socialisti… bontà loro!
E anche per i bambini… oltre che per i socialisti… ad intervalli regolari era obbligatorio l’olio di ricino.
Li si immobilizzava in grembo
Si chiudeva loro il naso
Cosicché erano obbligati ad aprire la bocca... e ZAC!
Sincronizzati con cucchiaini misti a lacrime li si purgava.
Esigenza dell’ideologia della merda!

Quelli che si facevano gialli restavano a casa per un breve periodo e si rimettevano in circolazione che erano ancora gialli.
“Cosa ti è successo?... Sei stato malato?”
“Oh, niente! Solo un poco di itterizia”.
Simone, barbiere in paese, praticava salassi, incideva ascessi, applicava mignatte e coppe e praticava i cataplasmi con semi di lino bollenti.
Aveva il “Salone” quasi a faccia fronte al bar di Tamburriello
(il saloon del Texas)
e all’esterno, da un lato e l’altro della porta del salone, numerose “caggiole” con canarini e cardellinini dalle prodigiose qualità canore
Che rallegravano tutta la piazza...
(Le caggiole le costruiva L’nard’ lu vrazz’ rutt con fil di ferro, e le arredava con contenitori ricavati da coperchi delle scatole di cromatina e anche con le scatole esagonali della ‘Magnesia S. Pellegrino’, che era il purgante riservato ai personaggi importanti e delicati ai quali non si poteva imporre lo schifoso e potente olio di ricino. E le caggiole L’nard’ le vendeva, oltre che arredate, anche già abitate da un cardellino ‘Canoro garantito’ Catturato dai predatori di nidi… i delinquenti)
E cavava anche i denti, Simone.
Io stesso fui inviato a lui per una estrazione che eseguì in un attimo... E non fu nemmeno necessario farmi sedere.
Veniva a casa a tagliarci i capelli ed adoperava la macchinetta per
fare la sfumatura sulla nuca.
Pizzicava la macchinetta, e per convincerci e tenerci buoni prometteva sempre un cardellino Che io poi andavo a reclamare al salone.
Con una scusa o l’altra non me ne ha mai regalato uno Rare volte un calendarietto profumato, mi regalava, con le donnine disegnate in costume da bagno.
Una volta a Simone gli scappò il rasoio e fece un bel taglio sulla faccia di un
cliente che andò a farsi disinfettare dal dottore
E il dottore commentò:
“Quello è medico!... ma si ostina a fare anche il barbiere!...”.
E lo stesso dottore non sterilizzava le siringhe con la bollitura.
“Il miglior disinfettante è l’acqua corrente!”, sosteneva.
E le sterilizzava, le siringhe, sotto il rubinetto.
E curava le itterizie con olio di fegato di merluzzo ed estratti epatici per iniezioni intramuscolari
(che eseguiva Simone con la sua siringa di vetro)
con epatite annessa da curare con iniezioni intramuscolari di estratti epatici… eccetera…


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Pensieri, riflessioni, saggi / SPLASH!!!
« il: Giugno 14, 2014, 11:43:20 »
Mi sono levato che è ancora buio… buio anch’io.
C’è silenzio.
Un libro?, per riprendermi anche solo un po’ da questo stato che mi impietrisce?
Ma no!, non è la mattina giusta, e un libro stavolta non mi salva. 
Albeggia ed è tutto grigio e piove… nel grigio gli alberi spogli e contorti e grigi là fuori, infangati di smog, il rumore della pioggia, e questi vetri sono come uno schermo che mi rimanda tutto un romanzo… bilanci… imprese in rosso…
La luce si fa largo a fatica sporca e bagnata… il baricentro squilibrato.
Penetro lo sguardo oltre il vetro e le crepe, le macchie sul muro dall’altra parte della strada non formano immagini Non capto nulla di significativo al di fuori di me… non fiuto odori, non ascolto rumori… sono chiuso nel mio romanzo. Neanche il cane che abbaia non mi fa incazzare con i suoi più insensati latrati.
Ieri sera un’ombra era passata rapida al di là dei vetri…
SPLASH!!!
Un flash!
E non ho avuto il tempo, né la vivacità per riflettere.
E ora è torpore.
Torpore nero a livello stabile, che almeno crescesse fino ad angoscia, che potrei piangere, urlare e qualcuno verrebbe a consolarmi con una carezza… lunga tra i capelli, mentre mi lascerei scivolare sul divano… lentamente per non perdere il contatto con la carezza… che non si distolga… e senza parlare lentamente scivolare nel sonno… o nella morte sulla musica di un lungo requiem… a scelta: Cherubini… Mozarth… Verdi… Britten…
Ho innestato le cuffie, mi siedo al computer col requiem.
Mail di cazzate!… Un tempo le cazzate mi piacevano, anche.
Evviva le cazzate!!
No, ma sono un nevrotico ormai con livello di malinconia costante già anche in tempi normali… e  in genere sopravvivo senza arte e sono anche misteriosamente svagato…  a volte e nonostante… Ma questa mattina!… dopo quel flash...
A volte è anche grande la voglia di tirarmi fuori senza pensare… proprio nel senso di andare in giro senza meta… che ho letto da qualche parte di uno che si era tirato fuori ed aveva intrapreso un viaggio a piedi da costa a costa USA… da est a ovest… ed era diventato così magro che lo chiamavano Kyrie… e suonava una chitarra e non immalinconiva… portava in giro vaffanculo e leggerezza… libero.
Ma io non sono come lui.
Io ho il pregio di immalinconire invece… sono contagioso… una lebbra sono, e per potere sovrannaturale semino malinconia… e non so nemmeno suonare la chitarra… ma almeno i pensieri volerebbero liberi lontano nella campagna, come cani sciolti… Senza reticolati… gli spazi… i rumori… gli insetti spiaccicati… vita e morte sdrammatizzati nel fluire…
O, chissà… l’inconscio… la voglia di uscire fuori da tutto e ripartire da zero”.
Ed ecco che sto elemosinano
Mi dovrei far curare… Anche il cane dovrebbe essere curato che abbaia il suo non voler stare rinchiuso… il suo voler essere un cane… Io vorrei solo essere un uomo… senza reticolati… E per questo bisogna essere soli… Basta? Per abbattere ogni reticolato…
C’è chi ha bisogno di farmaci… E sono chi ha lesioni al fegato… chi le ha allo stomaco o ai reni, le sue lesioni…
Che io ce l’abbia nel cervello, la lesione? N
Ma non ci sono lesioni nel cervello dei disagiati, e per curarli bisogna piuttosto produrle le lesioni… in un cervello disagiato… Elettroshock… Perché non lobotomia?… Ce n’è tanti che si autolobotomizzano a seguir stronzate… Altri sono più seri e usano droga… anche incidenti stradali per sopravvivere vegetali in serra.
Ho incontrato dei tossici morti che gli hanno sparato il narcan in vena… cinque fiale… e ritornavano in vita incazzatissimi per essere stati riportati in vita… Il momento della morte dev’essere così dolce!…
Masse di lobotomizzati.
Mamma, che confusione: tu non sei quello nello specchio… Reeves era superman ed era poi in carrozzella… Io non sono io… e chi e quello nello specchio? Questo che mi è antipatico e gli sputo in un occhio…”.

Mi sono scosso, infine.
No, non debbo lasciarmi andare alla disperazione, non ha senso. La mia condizione richiede uno sbocco, anche solo momentaneo: devo uscire dal limbo di questa stanza che non mi concede né chiarezza d’idee né disinteresse… 
Cosa mi è successo?
Improvvisamente ogni avvenimento, anche il più normale e banale, ha chiesto di essere valutato e collocato, e sono caduto nella trappola…. Imprudentemente ho addensato immensi nuvoloni neri, l’uragano è scoppiato puntuale e vivo ora una grande confusione e le idee si abbozzano e vaporizzano.
Ho smesso di lavorare ed ho lasciato porte aperte così che dal varco senza difese i vampiri hanno dilagato e invaso la mia mente.

In cortile un mucchietto di segatura… per coprire!

I fatti accadono… un fatto atroce all’improvviso… tragico… un lampo e si scatena la tempesta, e finalmente ora gli eventi si concatenano con logica, secondo un’orchestrazione imperscrutabile, e la vita assume mi si manifesta con il carattere di una freddura, ché  quando li si fa entrare certi fantasmi non riesci più ad estrometterli.

Gesù… come è successo?

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